Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 39 - GIUGNO 2003


LIBRI

Dai giornali dei parchi


Paesaggio e Nord Ovest

Risanamento ambientale e realizzazione di un’area naturalistica a Casal del Marmo - Studio geoambientale nei programmi di recupero urbano.
Claudio Succhiarelli
Comune di Roma - Roma- dicembre 2002
pp.145-s.i.p.

Il volume, promosso dal Dipartimento VI, Ufficio Pianificazione e Progettazione generale e curato dal geologo Claudio Succhiarelli, rappresenta un notevole contributo alla conoscenza del territorio di Casal del Marmo.
Uno studio per certi aspetti esemplare, che testimonia la capacità dell’amministrazione comunale di presentarsi come una fonte di sapere per certi aspetti imprescindibile, ove si tratti di rappresentare ed inquadrare analiticamente (da un punto di vista geologico, urbanistico ed ambientale) ambiti territoriali ristretti o più generali, per l’attuazione di strategie urbanistiche o di specifici interventi.
Lo studio si concentra su un’area di grande valore ambientale (se ne parla come di un’isola verde) ed è guidato da un forte interesse ecologico. Adotta, inoltre, un punto di vista sistemico ossia getta costantemente uno sguardo verso l’intero territorio cittadino, inserendo l’area nel complesso sistema urbano. E proprio l’integrazione del sistema urbano con quello ambientale è la chiave di volta per il recupero ed il completamento di gran parte dell’enorme periferia romana che si affaccia su aree libere o su parchi.
La densità dei tessuti urbano costruiti - borgate o quartieri abusivi - è infatti tale da rendere inefficace ogni tentativo di miglioramento della qualità urbana che agisca solamente al loro interno. Per fare diventare “città” queste parti di Roma è strategica la pianificazione dei “bordi” che consenta, di volta in volta, di realizzare servizi mancanti, di attuare nuova viabilità o migliorare quella esistente, di attestare le linee di trasporto collettivo e i nodi di scambio.
In questa direzione si muove la proposta del nuovo piano regolatore. L’accurato e complesso studio del geologo Claudio Succhiarelli potrà essere di grande utilità per tutti coloro che sentano la responsabilità civile (diretta ed indiretta) della gestione del territorio.


Blumare

La rivista dei parchi e delle aree marine protette

Una nuova rivista è sempre un evento che merita di essere segnalato. Se poi riguarda i parchi, anzi le aree protette marine esso va accolto e salutato con particolare soddisfazione e curiosità.
‘Parchi’, la rivista della associazione delle aree protette da un decennio assolve infatti al compito di rappresentare e discutere le molteplici e complesse tematiche dei parchi. E lo ha fatto e lo fa bene ma da sola.
Che ad essa si affianchi ora una nuova rivista, per di più dedicata al comparto delle aree protette rimasto più indietro rispetto al ‘sistema’ complessivo, non po’ che far piacere a tutti coloro che da tempo rilevano la scarso e spesso distratto interesse dei mezzi di informazione per questi temi delicati e importanti.
La rivista ‘allegata’ a ‘La nuova ecologià’, il mensile di Legambiente che la veicolerà, nasce come progetto della Riserva marina di Punta Campanella che - come ricorda il direttore Venneri - ‘ha trovato l’appoggio di altre sei aree marine protette e il patrocinio di Federparchi’.
Un saluto di benvenuto quindi a Blumare che inizia la sua ‘navigazione’ in acque niente fatto tranquille.
La lettura del primo numero da questo punto di vista è rassicurante; la rivista sembra ben cansapevole dei tempi che corrono e quindi dei problemi che travagliano le aree protette e specialmente quelle marine.
Il saluto di Cosentino e quello di Venneri che ritornano sui problemi aperti in un incontro redazionale con Anzillotti e Niccoletti coordinati da Rita Micoli, mostrano lucida consapevolezza delle molte e irrisolte questioni sul tappeto sulle quali avremo modo di tornare. L’apprezzamento è sincero perché su Parchi e con CIP è da tempo ormai che siamo andati ponendo anche criticamente l’esigenza di far uscire le riserve marine dallo stato di marginalità in cui da anni si trovano. L’avere ricondotto alla gestione unitaria, ossia nel comparto generale delle aree protette, sia pure ad interim come ricorda Cosentino, le riserve marine è senza ombra di dubbio un primo importantissimo passo compiuto nella giusta direzione di integrare terra e mare.
Ma i passi da compiere sono ora molti altri come emerge anche dall’incontro redazionale.
Qui vorrei limitarmi a citarne uno sul quale si finisce ancora - - troppe volte di svicolare, quello della gestione.

Perché se da un lato essa riguarda la integrazione terra mare per evitare che l'Asinara, tanto per fare un esempio, sia gestita da due enti diversi, uno per la terra e l’altro per il mare, quando è evidente anche ad un cieco che si tratta di un ecosistema assolutamente unitario, dall’altro vi è il problema di ‘chi’ deve gestire. Anche qui non può sfuggire una fin troppo palese contraddizione e cioè che le aree protette marine - tranne eccezioni- sono gestire non in ‘leale collaborazione’ da tutti i livelli istituzionali a cominciare dalle province.
Ma non vogliamo ora insistere su questi problemi sui quali, ne sono certo, non mancheranno le occasioni anche sulla nuova rivista per tornare.
Per ora auguri e buon lavoro.

R. M.


Il paesaggio nascosto
Viaggio nella geologia e nella geomorfologia del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi

Danilo Giordano, Lando Toffolet
Parco nazionale Dolomiti Bellunesi- Studi e Ricerche Santa Giustina
(BL) 2002 - pp.285, s.i.p.

Con questo libro gli autori -esperti geologi del territorio feltrino e bellunese- ci guidano in un viaggio nella geologia e nella geomorfologia del Parco nazionale Dolomiti Bellunesi.
Il viaggio è articolato in tre parti: la prima è dedicata all’analisi della successione stratigrafica ed alla ricostruzione della storia geologica del parco a partire dalle più antiche testimonianze paleozoiche.
La seconda riguarda la lettura del mosaico dei paesaggi attuali e di quelli relitti ereditati dall’ultima glaciazione; la terza, infine, è rivolta all’illustrazione sintetica degli aspetti geologici e morfologici dei principali distretti orografici compresi nel parco.
Questi temi sono trattati con un linguaggio semplice e a volte suggestivo, adatto anche a chi non ha una preparazione geologica ma corretto dal punto di vista scientifico.
I dati e le interpretazioni dei fenomeni illustrati risultano aggiornati secondo la più recente letteratura geologica. Il Parco Dolomiti Bellunesi è un grande laboratorio didattico e di ricerca delle Scienze della Terra che richiama gruppi di aspiranti geologici e naturalisti di varie università italiane e straniere, perfino di oltre Atlantico, per attività di studio ed esercitazioni sul territorio: questo volume può fornire un ottimo supporto didattico ed una guida alla lettura dei complessi fenomeni geologici e delle varie forme dei paesaggi che caratterizzano il parco.
La scrittura è corredata da immagini, cartine, schemi e disegni che sostanziano la capacità didattica e comunicativa degli autori.


Escursioni nel Parco Naturale Regionale dei monti Lucretili - Diego Mantero

Parco regionale Monti Lucretili - Provincia di Roma
Saf s.a.s. Roma - pp. 127, s.i.p.

La pubblicazione di questa guida avviene in un momento favorevole per il Parco dei Monti Lucretili. È stato infatti recentemente approvato dal Consiglio della Regione Lazio il Piano di Assetto e dalla Giunta regionale la pianta organica; contemporaneamente sta per essere avviato il secondo Cantiere scuola per settantacinque unità lavorative che per i due terzi dovranno trasformarsi in occupazione permanente. Tutto questo è la positiva conseguenza della svolta impressa dalla Regione Lazio alla politica per l’Ambiente attraverso la quale si stanno assicurando agli enti di gestione delle aree protette le risorse necessarie e sufficienti per passare dalla fase propositiva a quella realizzativa. Molto meritoria anche l’opera svolta dai sindaci e dalle scuole dei tredici Comuni del parco, che hanno saputo far sentire i residenti dell’area protagonisti dell’operazione di valorizzazione del territorio (18.000 ettari), situato a poche decine di chilometri da Roma e costituito da montagne, rupi e foreste.
La chiave di lettura fornita dalla guida è quella della comprensione del profondo rapporto che lega l’azione modificatrice dell’uomo sugli originali assetti dei luoghi con la dinamica evolutiva della natura che si riappropria di spazi perduti.
Un processo ben evidente in tutte le aree del parco anche in quei settori che sembrano caratterizzati da una vera e propria wilderness. Nove gli itinerari decritti, preceduti da una presentazione del parco e da una serie di norme di comportamento e consigli utili.


La pianificazione del sistema delle aree protette di Roma Le nove riserve naturali di RomaNatura

Collana dell’INU - Quaderno n.37 - Roma, 2003-05-09 - pp. 207, 35 euro

Il volume testimonia l’importanza e l’impegno profuso dall’ente regionale RomaNatura per avviare e implementare il lavoro di pianificazione svolto su nove delle aree naturali protette affidate alla sua gestione.
Il pregio naturalistico dei parchi romani è ormai noto a molti, dato che decine di migliaia di visitatori hanno trascorso nei parchi, in questi ultimi anni, il loro tempo libero. Eppure sono ancora molte le opportunità inesplorate che i parchi ci offrono per migliorare in maniera determinante la qualità della vita. La fragilità e l’importanza dal punto di vista sociale e naturalistico di questi territori ha pertanto richiesto un puntuale e approfondito lavoro di analisi e ricerca per giungere alla loro classificazione e zonizzazione secondo criteri scientifici: tale opera è stata resa possibile dalla passione e dalla professionalità che tutti i collaboratori hanno prodigato, partendo dall’Ufficio di Piano, dalla Società Agriconsulting e Cras, dai responsabili scientifici delle ricerche preliminari per arrivare all’ufficio tecnico, al dirigente amministrativo ed a tutti i dipendenti, collaboratori e alla direzione di RomaNatura. Pianificare 9 aree non significa solo svolgere un importante e prezioso lavoro scientifico ma anche attivare una macchina amministrativa capace di metabolizzare pressioni, richieste e contestazioni. Significa costruire un’organizzazione aperta al dialogo, pronta a confrontarsi con i cittadini e soprattutto capace di ripensare continuamente alle scelte effettuate.
La lettura di questo “Quaderno” fornirà certamente una chiara comprensione del compito che attende gli amministratori: applicare saggiamente gli studi compiuti alla gestione quotidiana di un patrimonio “eccezionale” e di tutti.


I tesori del parco
Con le scuole alla scoperta della Val Grande

Parco nazionale Val Grande - Gravellona Toce (Vb), dicembre 2002 - pp.119, s.i.p.

Il 2003 è un anno importante per la Val Grande: il 23 novembre del 1993 nasceva infatti l’Ente Parco Nazionale Val Grande. La ricorrenza del decennale è celebrata nel corso dell’anno con una serie di eventi. Primo tra questi la presentazione dei risultati di un progetto di Educazione Ambientale che nell’anno scolastico 2001-2002 ha visto impegnate 16 scuole della nostra provincia con un totale di circa 50 classi.
Nel febbraio scorso presso l’Auditorium della Famiglia Studenti - Il Chiostro di Verbania Intra-è stato presentato il libro “I Tesori del Parco” che illustra i risultati del progetto, alla presenza della prof.ssa Franca Olmi, Presidente dell’Ente Parco e dei ragazzi delle scuole, coordinati dalla Dott.ssa Cristina Movalli dell’ufficio Promozione e Conservazione, che hanno svolto il lavoro di ricerca alla base dell’opera. Ma da dove nasce il progetto “I Tesori del Parco”?
Nell’anno scolastico 2001-2002 l'Ente Parco Nazionale Val Grande aveva aderito alla proposta "La mappa del tesoro" promossa da Legambiente e da Federparchi e patrocinata dal Ministero dell'Ambiente.
Le classi erano state invitate ad individuare, commentare ed illustrare i "tesori" dell'area protetta intesi come beni ambientali e culturali facilmente raggiungibili e localizzati all'interno del Parco Nazionale della Val Grande o nelle sue immediate vicinanze, con le seguenti ipotesi di lavoro: l'acqua e la foresta nei suoi aspetti ecologici e antropici, la pietra nell'Ossola, la Val Grande nella pittura della Val Vigezzo e del Verbano, la civiltà montana, le incisioni rupestri e la religiosità popolare.
Il censimento di queste risorse costituisce ora una nuova opportunità di offerta turistica da rivolgere ai visitatori del parco, ma questa volta non solo ad escursionisti esperti e ben allenati, ma a tutti. Le mete dei tesori individuate dai ragazzi sono infatti soprattutto alle porte del Parco dove si possono già assaporare la tranquillità e l’atmosfera della Val Grande più selvaggia.


Gazzetta ambiente

Rivista sull’Ambiente e il Territorio - n. 5-6 2002 - Editore Colombo

La ‘nuova Gazzetta Ambiente’ con questo numero compie un anno e lo fa con un fascicolo ricco di documenti e commenti sulla condizione ambientale del mondo. Esso ci dà così l’occasione di esprimere anche i nostri rallegramenti all’editore che un anno fa si accinse a riprendere le pubblicazioni con una nuova veste grafica di un rivista che da un po’ aveva cessato le pubblicazioni.
Anzi da quest’anno l’editore Colombo distribuirà anche la ‘Rivista dell’Agenzia del territorio’ che è una pubblicazione quadrimestrale a carattere tecnico-scientifico. Un anno importante anche per i Dossier che regolarmente accompagnano la rivista.
Avremo modo più avanti di fare qualche osservazione sui primi cinque numeri e i relativi dossier, ma prima vorremmo parlare di questo numero che in coerenza con quelli che l’hanno preceduto accompagna sui temi affrontati una cospicua documentazione a contributi molto qualificati. Si tratta, infatti, generalmente di numeri a carattere quasi monografico.
Il tema di questo fascicolo presentava d’altronde solo l’imbarazzo della scelta tanti ormai sono i documenti internazionali, le risoluzioni, i protocolli, i progetti approvati e discussi in congressi mondiali o in specifiche convenzioni e appuntamenti la cui mappa si sta sempre più arricchendo, ponendo più di un problema a chi deve raccapezzarcisi. Il fascicolo ha il merito di ripercorrere alcune delle fondamentali tappe di questo complesso e faticoso percorso che a partire dagli anni Settanta con la prima conferenza internazionale sull’ambiente umano di Stoccolma (72), passando per il rapporto Brundtland (1987) che definisce il principio di ‘sviluppo sostenibile’, per arrivare ala Conferenza di Rio (1992) che sancisce l’integrazione tra ambiente e sviluppo ed infine al WSSD di Johannesburg del 2002.
Il saggio di apertura di Gianfranco Tamburelli sulle tendenze evolutive del diritto internazionale dello sviluppo sostenibile muove dall’ultima conferenza che, al pari e forse anche di più di quelle che l’hanno preceduta, ha suscitato commenti contrastanti tra chi ha posto l’accento sui limiti e chi ha comunque sottolineato il merito di avere ancora una volta evidenziato la drammaticità dei problemi sia per i paesi sviluppati sia e ancor di più per gli altri.
Tamburelli non si sottrae ad un esame puntuale quanto critico richiamando passaggi e documenti precedenti a proposito anche di definizioni concettuali entrate nell’uso comune ma che conservano- come lo sviluppo sostenibile- un alto grado di ambiguità. Il rapporto sul ‘Futuro di noi tutti’ dell’87, ad esempio, spostava il baricentro del confronto dalle tematiche più strettamente ambientali alla più complessa prospettiva dei rapporti fra ambiente e sviluppo ed elabora il principio dello ‘sviluppo sostenibile’, inteso come sviluppo che non intacca significativamente il patrimonio ambientale, e quello strettamente correlato di integrazione. Principi che saranno confermati nel 1992 a Rio che consacrerà l’idea che la protezione dell’ambiente e crescita economica costituiscono un binomio inscindibile. Ma gli interessi economici degli stati hanno prevalso in più d’un caso sulle ragioni della conservazione.
La Carta mondiale della Natura, ad esempio, dice che gli ecosistemi e i processi naturali essenziali vanno salvaguardati ma Rio e anche la Convenzione sul clima non confermano l’orientamento a considerare anche l’atmosfera e gli equilibri climatici globali come beni da sottoporre a regimi ispirati al principio del patrimonio comune dell'umanità e neppure la tendenza a considerarli beni ambientali globali (global commons) avvalorando invece l’idea che costituiscano beni di ‘interesse comune dell’umanità’ (global concerns).
Scrive giustamente Tamburelli: ‘L’analisi svolta dimostra come non abbia avuto seguito, almeno sul piano delle norme generali, la tendenza ad affermare il diritto della Natura ad essere considerata e protetta di per sé.
Si sono peraltro affermati alcuni nuovi principi; sviluppo sostenibile, integrazione, responsabilità comune ma differenziata.
Tali principi hanno portato ad una diversa configurazione complessiva della materia, che si riflette nel passaggio dell’espressione diritto internazionale dell’ambiente a quella diritto internazionale dello ‘sviluppo sostenibile’.
In qualche caso anche il linguaggio si presta a interpretazioni dubbie e pericolose come nel caso delle risorse naturali la cui protezione andrebbe limitata a quelle al momento utilizzate o utilizzabili dall’uomo, molto lontana come si vede dalla concezione che ha ispirato nell’82 la redazione della Carta mondiale della Natura.
A questi aspetti che possono ingenerare equivoche interpretazioni e soprattutto incoraggiare comportamenti censurabili si aggiunge la debolezza, insufficenza e scarsa efficacia degli strumenti di controllo sul rispetto da parte degli stati e non solo di questi orientamento e programmi.
Ma qui non possiamo seguire oltre né Tamburelli né gli altri che come Corrado Clini, Massimo Leggeri, Gerardo Carente, Francesco D’Alessandro, Walter Sancassini, Matteo Mascia si soffermano su aspetti specifici e specialmente su Agenda 21 i suoi numerosi documenti e in particolare sulla esperienza italiana.
Una osservazione però dobbiamo farla perché essa ci consente di segnalare alla rivista una insufficenza che abbiamo avvertito anche nei numeri precedenti.
La prima osservazione riguarda il complesso dei documenti riportati che pure spaziando a 360 gradi sulle questioni ambientali non fanno mai esplicita menzione dei parchi e delle aree protette. Solo nella parte relativa al mare e alla biodiversità marina si trova un fugace riferimento ad aree di protezione, il resto non è noia ma silenzio.
D’altronde, come su questa rivista abbiamo rilevato più volte, questo accade regolarmente anche nella normativa e nei programmi europei come abbiamo criticamente evidenziato anche in un documento di Federparchi che si può trovare sul nostro sito.
Lo stesso silenzio riguarda Agenda 21 dove sarebbe interessante capire se i circa 500 comuni italiani che si sono impegnati in quel programma e che in parte c’è da presumere siano interessati in qualche modo alle aree protette se ne sono mai occupati.
Da quanto abbiamo letto sembrerebbe di no. Tanto è evidente questa ‘disattenzione’che anche nella Rubrica dedicata all’Anno internazionale della montagna, che a nostro giudizio ha manifestato proprio su questo punto carenze rimarchevoli, non si fa alcun cenno alla questione.
Si può parlare del sistema alpino ignorando la presenza storica e massiccia di parchi nazionali e regionali? Si può, ma poi non ci si deve sorprendere che proprio in coincidenza con l’Anno della montagna circolino proposte di legge volte a rilanciare gli impianti sciistici, il ricorso alla neve artificiale e così via, cementificando.
Queste annotazioni critiche vorremmo girarle agli amici della Gazzetta perché anche nei numeri precedenti l’attenzione a questi problemi (tra in più chiaccherati del momento) non ci è parsa adeguata. Capisco infatti i numerosi Dossier sui rifiuti; ma qualcosa di più sui parchi e sulle aree protette non guasterebbe. Auguri comunque per il secondo anno.

Renzo Moschini


Il parco delle Prealpi Giulie

Dove l’acqua disegna la terra - Giunti-Progetti Educativi- Firenze, 2002 pp.168, euro 10,50.

Il Parco regionale delle Prealpi Giulie, gioiello ancora pressoché incontaminato, si trova nel bello e poco conosciuto Friuli Venezia Giulia. Il parco è un mondo ancora puro di rocce carsiche e grotte, acque trasparenti e boschi cangianti, fiori variopinti e animali inusuali, un mondo in cui l’opera dell’uomo ha lasciato segni che testimoniano il plurisecolare rispetto per la natura; stavoli e pascoli, sentieri ed edicole votive ci parlano di ritmi lontani e lenti, di fatiche ed antiche solidarietà. Nel territorio del parco si incontrano e si incrociano tre grandi aree bio-geografiche -mediterranea, alpina ed illirica- che portano in dote all’ambiente una varietà floristica e faunistica difficilmente rinvenibili altrove.
Gli endemismi, i fenomeni di carsismo ad alta quota, i fontanoni, le miniere abbandonate, le scure faggete, le costruzioni rurali, i pascoli, i contrasti cromatici dell’autunno: tutto concorre a rendere speciale la visita a questi luoghi. Essi, inoltre, rappresentano un ulteriore punto di contatto tra mondi culturali diversi: quello friulano e quello slavo (uno dei confini del parco è con la Slovenia). Sulle montagne, nei boschi e nelle valli si incontrano e si mescolano tradizioni ed idiomi che hanno saputo conservarsi nel corso della storia.
La guida - i cui testi sono curati da Francesco Recami- è stata realizzata da Giunti Progetti Educativi in collaborazione con l’ente parco delle Prealpi Giulie. Costituita da 4 sezioni, è completata da indicazioni utili su come raggiungere e visitare l’area protetta, da suggerimenti su attività sportive e del tempo libero, cucina e piatti tipici, da una bibliografia e dall’indice dei luoghi e delle specie animali e vegetali. È disponibile in libreria.


I frutti di Demetra

Bollettino di storia e ambiente n.0 marzo 2003 Imes Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali

Ha perfettamente ragione il direttore Piero Bevilacqua a scrivere nella presentazione del n.0 che ‘in un paese come l’Italia, dove l’ambientalismo è ancora così poco popolare, la nascita di un bollettino che si occupa ambiente non avrebbe bisogno di tante spiegazioni’. Ma qualche spiegazione di questo nuovo strumento graficamente sobrio e elegante che si aggiunge ‘all’esile letteratura esistente sulla materia’ sicuramente non guasta. Questo primo numero nelle sue 65 pagine si presenta con una serie di argomenti e di firme che fanno davvero ben sperare. Si va da un interessante scritto di apertura (il più ampio) di Giorgio Nebbia sugli archi storico-scientifici sull’ambiente ad un pezzo su ‘Il Museo del mandorlo nella Valle dei Templi’ di Giuseppe Barbera ad un contributo di Marco Arniero sul dust bowl americano negli anni trenta del Novecento.
Segue un ‘Glossario’ con un articolo sulla ‘Sostenibilità’.
Poi la rubrica ‘Libri’ con segnalazioni di Bevilacqua, Stefania Barca, Rita Gravina, un’altra rubrica ‘Antologia’ con scritti dì Pietro Tino su ‘Tedoro Monticelli e il ‘governo della natura’ e sempre di Stefania Barca su ‘Rachel Carson, tra ragione e sentimento’. Su Internet si segnala l’utilissimo scritto di Luigi Piccioni su ‘Risorse telematiche per la storia dell’ambiente’ che passa in rassegna i siti internazionali più importanti sull’argomento. Seguono infine ‘iniziative’ dove Nicoletta Bazzano tratta del Corso di Alta Formazione in Sviluppo Sostenibile e ‘opinioni’ con una intervista a Gianfranco Amendola’ un ‘veterano in materia sull’inquinamento urbano. Un indice che abbiamo voluto riportare per intero perché meglio di ogni commento dà bene l’idea di cosa si propone questa interessante iniziativa.
Su queste pagine non ci siamo mai stancati di lamentare in tantissime occasioni la scarsa attenzione comunque insufficente attenzione culturale verso certi problemi ambientali.
Noi ci riferivamo naturalmente soprattutto a quelli che a noi stanno più a cuore; la protezione della natura, di cui abbiamo avuto modo di parlare anche con Piero Bevilacqua su queste pagine in tempi non lontani.
Ma l’insoddisfazione può e deve essere estesa a tutta la gamma delle problematiche ambientali. Questi bollettino ci conforta ed è inutile dire che ci aspettiamo che nei prossimi numeri anche quelle tematiche a noi più affini trovino lo spazio giusto.

Gabriella Corona Turismo e sostenibilità


Un approccio multidisciplinare all’analisi del movimento e delle strategie di pianificazione territoriale.

A cura di Alberto Capacci, Brigati Editore Genova 2002 pp. 333.

Alberto Capacci, docente di Geografia Politica ed Economica presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Genova, ha raccolto in questo volume i risultati di una serie di studi e ricerche realizzati per lo più da colleghi di Università del Centro e Sud America (Cuba, Repubblica Dominicana, Argentina), oltre che spagnoli e italiani, sul tema del turismo e della sostenibilità del suo sviluppo. I lavori, per la maggior parte redatti in castigliano, sono accomunati dalla condivisione di un’impostazione epistemologica comune, quella geografica, che, analizzando i fenomeni naturali e antropici in chiave sistemica, fornisce efficaci strumenti di analisi, gestione e progettazione territoriale e paesaggistica.
Il turismo, che oggi rappresenta la terza attività economica mondiale, è cresciuto in questi ultimi decenni in maniera esponenziale senza essere accompagnato, nella maggior parte dei casi, da un’attività di pianificazione che consentisse un utilizzo razionale delle risorse territoriali.
Si è così assistito allo sviluppo di forme più o meno spontanee e regolari di attività e strutture turistiche che si sono evolute e incrementate senza tenere conto degli equilibri socio-ambientali nei quali si inserivano.
Le località che maggiormente risentono delle modificazioni ambientali determinate dall’espansione del fenomeno sono quelle balneari, che ogni anno attraggono gruppi sempre più numerosi di vacanzieri.
Le coste diventano il luogo nel quale si concentrano strutture e servizi turistici e ciò spesso a discapito degli ecosistemi marini, terrestri e della biodiversità.
I casi di studio della Repubblica Dominicana e di alcune regioni del Mediterraneo centro occidentale ne sono degli esempi.
Francia, Spagna e Italia si collocano rispettivamente al primo, terzo e quarto posto nella classifica dei paesi più visitati al mondo e circa la metà del movimento complessivo dei tre paesi si concentra in una ridotta porzione dei territori nazionali (su tre delle ventidue regioni francesi, su cinque delle diciassette spagnole e su otto delle venti italiane).
Le problematiche presenti in aree della Spagna a grande carico turistico quali le isole Baleari, la Costa Brava e la Costa del Sol sono oggetto di singoli approfondimenti mentre per l’Italia il tema viene analizzato nelle sue caratteristiche principali (mete preferite, periodi con maggiore presenza di turisti italiani e stranieri) in riferimento alle realtà regionali.
Oltre a ciò, una serie di contributi evidenziano come lo sviluppo del turismo rurale offra la possibilità di ampliare l’offerta sfruttando le potenzialità dei territori interni, ricchi di storia, di tradizioni culturali e di valori paesaggistici, sottraendo così le zone troppo congestionate al rischio di degrado. Le alternative offerte dallo sviluppo del turismo rurale all’interno della realtà cubana sono analizzate in un lavoro redatto da alcuni ricercatori della Facoltà di Geografia dell’Università dell’Avana, mentre altri articoli illustrano le caratteristiche e le potenzialità di tale fenomeno in Argentina. Interessa la realtà italiana l’analisi sul recente incremento dell’offerta agrituristica in Emilia Romagna.
Il volume risulta di particolare interesse per coloro i quali vogliono approfondire ed ampliare la propria conoscenza in relazione ai vari aspetti legati allo sviluppo del turismo in chiave sostenibile e alle proposte metodologiche delineate a livello internazionale nel campo della ricerca. La pianificazione territoriale ha come obiettivo finale quello di determinare la compatibilità dell’ambiente naturale con i diversi progetti di sviluppo mediante l’analisi delle sue componenti fisiche, culturali e socio-economiche, al fine di garantirne un uso razionale, premessa irrinunciabile al mantenimento della qualità dell’offerta.
Solo così lo sviluppo sarà veramente durevole e a beneficio delle generazioni presenti e future.

E.R.