Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 41 - FEBBRAIO 2004


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TAM TAM

Dai giornali dei parchi

Continua, con il contributo di tutti voi, l’appuntamento con la rubrica aperta alle voci dei parchi.
Uno spazio dove articoli, interviste, commenti, segnalazioni pubblicate nei periodici delle aree protette italiane possono trovare accoglienza e una meritata risonanza.
Per creare rapporti sempre più stretti tra le redazioni e per amplificare progetti, ricerche,
esperienze ed interventi condotti nell’ambito di questi speciali “laboratori”.
Confidando nella vostra collaborazione vi invitiamo a segnalare e trasmettere alla nostra
redazione i testi che voi riterrete più opportuno divulgare.
E-mail: f.zandri@fastnet.it
Materiale fotografico a: Comune di Ancona - P.zza XXIV Maggio, 1 - 60123 Ancona - C.a. F. Zandri

PANORAMI

del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga
Anno 1- n.4 (in due lingue)
Via del Convento- 67010 Assergi (L’Aquila)
tel 0862.60521- fax 0862.606675

Nasce il Polo Agroalimentare

Ad Amatrice è nato il Polo Agroalimentare del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. La sede è lo splendido complesso di San Francesco, restaurato con un accordo tra Parco, Comune e Soprintendenza. L’intervento di recupero, condotto con competenza, è riuscito a coniugare valore storico-artistico della struttura con le esigenze tecnico-culturali dei servizi offerti dal parco.
Con il polo ad Amatrice, che è uno dei comuni a maggiore vocazione agricola, famoso per la sua tradizione culinaria, si intende favorire la salvaguardia di paesaggi agrari e delle produzioni nel parco.
Molte le possibilità per un territorio dove l’”Atlante dei Prodotti tipici dei parchi italiani” ha censito una ricchezza agro-zootecnica che si aggiunge al tradizionale valore naturalistico, paesaggistico e storico espresso da un’area protetta. L’inaugurazione ad Amatrice inserisce un altro tassello al sistema organizzativo del parco che, prevede, nei paesi, una mirata e distribuita rete delle infrastrutture amministrative,culturali e scientifiche, con attenzione a valorizzare i riferimenti provinciali. Lo sviluppo dell’agricoltura e della zootecnia nel parco diventa così espressione di qualità e tutela dell’ambiente. I prodotti costituiscono un valore aggiunto che, opportunamente gestito, integra il turismo naturalistico e culturale diventando occasione economica e sociale per le popolazioni dei paesi.
Il presidente Walter Mazzetti consapevole dell’importanza espressa da tipicità, valore culturale ed aspetti antropologici legati alle produzioni di montagna, intende utilizzare e conservare le colture e le razze mediterranee che nella vallata del Gran Sasso d’Italia, sulla Laga e sui Monti Gemelli, mani attente, con pazienza e sapienza, hanno selezionato e migliorato nel corso dei secoli.

PARCAPUANE

Anno VIII- dicembre 2003
Trimestrale del Parco delle Apuane
Via C.Del Greco 11- Seravezza, Lucca
tel 0584.757551

Quale Turismo per il Parco delle Alpi Apuane?

È un dato molto confortante notare che nel settore del turismo si rivela una crescita pressoché costante negli anni delle presenze turistiche nel parco. Va evidenziato che molti imprenditori che operano nell’area del parco lamentano una grave carenza di ricettività. Complessivamente sono disponibili pochi posti letto e poche sono le strutture ricettive che ne hanno più di venti.
Per questi motivi molte richieste di soggiorni per famiglie e per gruppi trovano difficoltà ad essere soddisfatte. Con questa constatazione non si vuole rappresentare l’esigenza di costruire nuove strutture alberghiere ma si vuole sottoporre all’attenzione di tutti la necessità di favorire, anche con incentivi economici e sociali (più servizi in zone montane) il recupero dell’enorme patrimonio abitativo che si trova negli antichi borghi montani delle Apuane. Borghi o paesi montani delle Apuane dove nel volgere di pochi chilometri si passa dai tranquilli e lineari contorni marini ai profili taglienti delle vetet alpine per poi ridiscendere nelle ombrose valli della Garfagnana, passando per paesaggi mutevoli definiti dalle colline della vite e dell’ulivo, dalle montagne che hanno un cuore di marmo, dai versanti dolci del castagno. Paesaggi, materiali e prodotti che segnano i ritmi della vita delle popolazioni locali, che ne hanno delineato i caratteri, l’economia e la cultura e con tali valori vanno preservati e modernizzati. Paesaggi, economie e culture definite marginali che sono la rappresentazione e l’essenza di una irripetibile ed equilibrata simbiosi tra l’uomo ed il suo ambiente, che hanno rischiato un inesorabile declino e che ancora oggi hanno bisogno, per non morire, di una forte iniziativa di valorizzazione.
Tanti di questi borghi sono ancora abitati anche se a stento sopravvivono alla prepotenza del richiamo consolatorio, banalizzato ed omologato alla vita cittadina.
Restare a vivere e lavorare in montagna, continuare a fare la manutenzione dei paesaggi costruiti delle Apuane è ancora oggi soprattutto una scommessa sul valore della bellezza.
Chi resta in montagna, come si usa scrivere lungo le strade in ripristino, intasate di autoveicoli, sta lavorando per tutti, anche per chi sta nuotando nel bellissimo mare della Versilia. Per questo è necessario che le Apuane siano conosciute, amate, rispettate e godute non solo dai suoi abitanti abituali ma anche da tanti altri che cercano aria pulita, silenzi infiniti, percorsi incantati di marmi e di fiori esclusivi. Per questo le Apuane hanno bisogno di ospiti e clienti sapienti, ai quali va garantita qualità ambientale ma anche qualità dei servizi, qualità delle proposte, qualità dell’offerta.
Piero Sacchetti (estratto)

PARCHI E RISERVE NATURALI

Aree protette di Lombardia e d’Italia
Redazione c/o “Il Verde editoriale”
Via Ariberto 20, 20123 Milano
tel 02.833.118.29/26/27
fax 02.833.118.33
parchi@ilverdeditoriale.com

Cattività e tutela della fauna
I moderni zoo spesso al centro di progetti di salvaguardia


Tra i vari temi che interessano la conservazione della natura, quello della cattività degli animali selvatici è uno dei più difficili da affrontare, soprattutto per i forti risvolti emozionali ed etici che lo interessano. Tuttavia, la questione è quanto mai aperta e attuale: infatti mai come in questa epoca di natura virtuale e sempre più lontana dalla vita quotidiana dell’uomo, le persone sentono, al contrario, l’esigenza di circondarsi di “natura in cattività” (dagli animali da compagnia di ogni specie alle piante di appartamento).
In questo numero abbiamo voluto analizzare alcune categorie di “cattività animale”, che presentano molte analogie ma anche qualche differenza sostanziale.

Parchi e centri faunistici

È quell’insieme piuttosto eterogeneo di strutture destinate ad un pubblico non particolarmente esperto che consente l’osservazione agevolata di animali selvatici di un determinato territorio. La presenza dell’ambiente naturale è quindi un elemento distintivo di queste realtà le cui caratteristiche e i livelli qualitativi variano molto a seconda dei contesti, delle modalità di gestione e delle finalità per cui sono state create. Si passa dai centri visita di aree protette, dove gli animali vengono osservati in natura attraverso percorsi attrezzati, capanni o torri di osservazione, ai veri e propri parchi zoologici dove si possono vedere solo soggetti detenuti in condizione di cattività.
Ma esistono anche situazioni miste (…)

Giardini zoologici

Derivati dai serragli medievali hanno svolto, soprattutto nel 1800 e nei primi decenni del ‘900, un’importante funzione nell’avvicinare le persone, in particolare gli abitanti delle città, alla conoscenza della grande varietà della specie che costituiscono la fauna e della loro bellezza rappresentata soprattutto dagli animali esotici. Oggi il ruolo di un giardino zoologico, oltre al coinvolgimento emozionale, è quello di conservare la natura in una sorta di arca di Noè che lavora in rete con le strutture analoghe dei vari paesi e secondo rigidi standard gestionali.
Ciò accade sotto la supervisione di enti quali l’Associazione mondiale degli zoo (Waza), la European Association of zoos and aquaria (Eaza) o, in Italia, l’Unione italiana zoo e acquari (Uiza). Le ricerche che si svolgono in queste strutture sono di tipo genetico o veterinario o indirizzate allo sviluppo di metodi riproduttivi ai fini della reintroduzione in natura (…)

I vari tipi di “alloggi” per animali

Con una certa dose di malcelato sarcasmo, i più critici li chiamano “zoo senza sbarre”, altri usano termini oggi più attuali come “bioparco” o “centro faunistico” senza tralasciare il più generico “giardino zoologico”. Sono in effetti piuttosto numerose e abbastanza diversificate, nell’immagine e nelle funzioni, le situazioni in cui si possono trovare animali selvatici tenuti in realtà controllate o di vera e propria cattività.
Molte di queste hanno finalità commerciali più o meno dichiarate. Altre, paradossalmente, sono nate per proteggere proprio quegli animali che allevano e curano. Insomma, una realtà complessa e diversificata dove non sempre la cattività è indice di negatività. Tutte queste eterogenee situazioni possono essere raggruppate nelle seguenti 6 categorie principali: parchi e centri faunistici; giardini zoologici; allevamenti; centri di accoglienza per fauna sequestrata; centri di recupero per la fauna selvatica; osservatori e stazioni faunistiche.
A queste andrebbe poi aggiunta, a parte, quella dei circhi, diversa per finalità, gestione e strutture.

PARKS

Parchi naturali in Alto Adige.
Natura-Cultura- Paesaggio
N. 2 - c/o Ufficio parchi naturali
Via Cesare Battisti, 21- 39100 Bolzano
tel 0471.414300 - fax 0471.414309
parchi.naturali.bolzano@provincia.bz.it

Parchi naturali aree privilegiate dell’Alto Adige

Di fronte al crescente squilibrio ecologico che si delinea nell’area alpina, i sette parchi naturali altoatesini acquistano importanza sempre maggiore.
Se si pensa che nelle località turistiche l’inquinamento acustico dovuto al traffico determina una riduzione nella qualità dell’offerta e con ciò danni economici si può comprendere come zone intatte per la ricreazione, quali i parchi naturali, rappresentino il capitale più prezioso che la nostra provincia può offrire. Inizialmente le norme di tutela furono avvertite come intralcio per lo sviluppo economico.
Oggi - dopo 30 anni - sappiamo invece che non è così. Al contrario, i parchi naturali sono zone avvantaggiate; esse fruiscono di notevoli investimenti per la manutenzione dei sentieri, la pulizia, o in forma di premi per la cura dei paesaggi o per i centri visite.
Le condizioni dei nostri parchi naturali dipendono anche dall’impegno dei comitati di gestione.
È giusto, infatti, che i membri degli organi direttivi facciano uso del diritto di voto ma sempre nell’ambito delle norme di tutela. Il modello vincente dei parchi non deve essere sacrificato ad interessi di tipo immediato.
Essi rappresentano anche un potenziale turistico ed è quindi fondamentale opporsi tutti assieme a qualsiasi perdita di qualità, sia per poter essere credibili anche in futuro, sia per poter continuare a fruire dei vantaggi economici che il parco comporta.
Penso che i nostri parchi abbiano raggiunto gli obiettivi previsti dalla legge e che, dal punto di vista delle attrezzature siano al livello di alcuni parchi nazionali.
Per quanto riguarda questa rivista, penso che essa debba contribuire, attraverso l’informazione, alla sensibilizzazione, alla valorizzazione ed allo sviluppo “compatibile” del nostro paesaggio naturale.
Se riusciremo in ciò avremo fatto un passo in avanti verso un ideale di “Heimat” che sta a cuore a tutti noi.
Adolf Hell

PIEMONTE PARCHI

Gennaio 2004
Via Nizza, 18 - 1025 Torino
tel 011.4325652
fax 011.4325919

PARCHI- GIOIELLI D’ITALIA

Luogo e data di nascita: Piemonte, 1989.
Il nome era Coordinamento.
Sono i gioielli verdi dello Stivale, e ormai si estendono su oltre il dieci per cento del territorio nazionale.
Sono la casa degli ultimi orsi, dei lupi, delle lontre superstiti e di altri "connazionali" per i quali quello appena passato è stato un secolo davvero difficile.
Salvo qualche incidente di percorso, in quel dieci percento c'è la più bella Italia della natura: messa al sicuro (mai dire mai, però, e già le eccezioni non mancano) da strade inutili, alberghi e residence inopportuni, cacciatori, tagli forestali e piste da sci.
In via di perfezionamento è una vera e propria rivoluzione culturale, che da isolati e incontaminati santuari della natura vede oggi i parchi come laboratori avanzati di un più generale sviluppo sostenibile.
E la scelta decisiva, sancita dodici anni fa dalla legge quadro 394/91 e che per una volta ha anticipato un diffuso orientamento internazionale solo oggi avvertito con maggiore sensibilità, si è rivelata quella di coinvolgere nella gestione le popolazioni locali. Vagheggiati all'inizio da una minoranza illuminata, osteggiati e poi blanditi da molti amministratori, oggi i parchi italiani ancora attendono però un'adesione che sappia travalicare gli schieramenti politici e le convenienze del momento.
A imporlo ormai è la loro dimensione istituzionale, ma anche solo quella territoriale, che interessa 2675 Comuni su 8101 (il 33%), 283 Comunità montane su 361 (il 78,4%) e circa 30 milioni di italiani (oltre il 50% della popolazione).
Un volto inedito per il Paese dell'arte e della cultura, gipeti e orchidee accanto al Colosseo e alla Torre di Pisa.
Avranno la stessa fortuna?

UNA VOCE PER IL PARCO DELLA MAREMMA

Anno II - n. 4
Dicembre 2003
Via del Bersagliere 7/9
e-mail: stellini@parco-maremma.it

“Allontanata la testuggine americana”

Il Parco della Maremma ospita una delle più numerose popolazioni di testuggine europea, la Emys orbicularis.
Di recente la sopravvivenza di questa specie era stata messa a rischio dalla presenza della cosiddetta testuggine dalle orecchie rosse americana, la Trachemis scripta, intoridotta sul territorio in modo incontrollato.
Le due specie sono infatti in gran competizione. Il Comitato scientifico ha ritenuto opportuno proporre l’allontanamento della specie alloctona.
Per questa ragione l’Ente parco, recependo l’indicazione, ha affidato un incarico al dottor Marco Zuffi del Museo di Storia naturale e del territorio dell’Università di Pisa, il quale ha monitorato l’intero territorio dell’area protetta, posizionando anche alcune trappole, al fine di verificare la presenza della testuggine americana. Allo stato attuale non sono stati ancora individuati esemplari di testuggine palustre americana.
Il dott. Zuffi, intervistato, ritiene pertanto che gli individui un tempo presenti siano deceduti per cause naturali.
Di un grande esemplare di sesso femminile, avvistato qualche anno fa nelle zone umide della Trappola sono stati ritrovati i resti ossei.
“ Si può affermare che la Trachemys scripta non è più presente all’interno del Parco della Maremma- spiega Zuffi- e risulta assai più bassa la probabilità che gli esemplari a suo tempo segnalati si siano spostati in aree limitrofe”.