Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 42 - GIUGNO 2004

 



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LA NATURA, LUOGO DI ESPRESSIONE DELLE CULTURE

A Lille, si è svolta l’assemblea di Fedenatur, assieme ad un appuntamento chiave del progetto “Metropole nature”

Anche se a Genova quest’anno si parla poco di Lille, e a Lille poco di Genova, queste due città sono nel 2004 le due capitali europee della cultura. Con la differenza che Lille, città “di frontiera” per collocazione naturale ma anche per scelte precise dei suoi amministratori, a differenza di Genova punta nel lungo periodo a riconvertire le sue caratteristiche da centro tessile (cotone, lana, lino), industriale (industria meccanica e chimica, distillerie), a polo attivo di uno sviluppo basato su due risorse trainanti: l’ambiente e la cultura.
A questo scopo è nata una struttura consortile che raccoglie quaranta tra gli 85 comuni della “Grande Lille”, sostanzialmente per volontà del presidente della Comunità urbana “Lille Metropole” (LMCU), Pierre Mauroy, già primo ministro del governo francese, che presiede anche il consorzio misto “Spazio naturale Lille Metropole” che ogni anno riesce ad investire una cifra che per noi è da capogiro (35 milioni di Euro) per raggiungere l’obiettivo “metropoli verde”, a partire dai parchi oggi esistenti, dal Parco della Deule, allo spazio naturale dei Péroseaux, dalla foresta di Phalempin allo spazio rurale e paesaggistico Marcq-Nord, al parco transfrontaliero del Ferrain, utilizzando fiumi, canali e laghi per realizzare una sorta di anello verde di circa dieci mila ettari che favorisca il rapporto tra le città ed i siti naturali restaurati e ricreati, costituendo delle continuità biologiche, favorendo modi di spostamento dolci (canali). Lo slogan è: riportiamo la natura in città.
Grazie a questa scelta politica assunta con forte convinzione dalle istituzioni locali a partire dal 2002, l’area di Lille, che nel 1994 aveva un rapporto tra verde pubblico ed area urbanizzata pari a 15 metri quadrati per abitanti, uno dei più bassi d’Europa (a fronte dei 26 di Bruxelles, dei 44 di Essen, dei 60 di Amsterdam, dei 70 di Colonia e dei 79 dell’Aia), già nel 2000 poteva deliberare un piano volto a realizzare “una metropoli verde e blu” (il blu essendo rappresentato dai suoi fiumi e soprattutto dal ripristino della navigabilità dei suoi vecchi canali), acquistando terreni, modificando il piatto paesaggio fiammingo, le zone dismesse dall’industria chimica e dalle ricadute dell’industrializzazione in declino (depositi di copertoni usati, e cose del genere) in paesaggi a volte ricostruiti di sana pianta, e riconvertiti in aree naturali che già oggi, a soli due anni dall’avvio del progetto, possono essere visitate rappresentando nei fatti la più grande svolta che questi territori abbiano conosciuto dal dopoguerra ad oggi.
Sta prendendo forma, in un territorio di 865 chilometri quadrati nel quale vivono un milione e 108 mila abitanti, a cavallo tra la Francia ed il Belgio, un nuovo modo di sviluppare l’economia, attraverso la cultura dell’incontro, ed il recupero e la ricostruzione dei valori naturali, non solo fiamminghi, ma anche di molti popoli che hanno contribuito come immigranti al precedente sviluppo industriale di Lille, e che oggi hanno il diritto di considerarsi cittadini di quel territorio senza troncare i legami con le proprie radici, ma, al contrario, mettendo le proprie radici culturali a disposizione della nuova identità della regione nella quale hanno deciso di vivere. Sicché all’interno dello spazio naturale “Lille Metropole” esiste già un luogo, chiamato “Mosaico”, nel quale è possibile visitare il “giardino delle culture” con gli animali e le strutture più caratteristiche dei vari popoli immigrati, dai nord africani, all’europa orientale, dal Mediterraneo all’oriente estremo.
A questa offerta di anello verde, fatto di molte altre cose (i battelli sui canali navigabili, le ex fabbriche trasformate in “maison follies”, case di ricreazione, dove è possibile trovare giardini pensili naturali, mostre e molte altre meraviglie, aperte a tematiche mondiali), si aggiunge l’impegno crescente di Lille di offrire teatri, sale di concerti, musei permanenti e grandi mostre, con il terziario che si sta adattando a vivere di turismo culturale e ambientalista.

Il seminario internazionale
Stando così le cose, è molto comprensibile la scelta dell’organizzazione europea Fedenatur, che raccoglie i principali parchi vicini alle aree urbane e con esigenze di interrelazioni positive con territori fortemente antropizzati, di tenere la sua assemblea annuale, ed una delle sue periodiche giornate tecniche di confronto e di studio precisamente a Lille.
Federparchi intrattiene rapporti fruttuosi con Fedenatur, non solo perché di quella organizzazione (rintracciabile su internet al sito www.fedenatur.org) fanno parte un nutrito e combattivo ventaglio di parchi italiani, ma anche perché non avrebbe senso proporsi l’obiettivo di una federazione di parchi che si affacciano sul Mediterraneo, e di politiche comuni tra i parchi d’Europa anche in relazione con l’attività (e/o l’inattività dell’Unione Europea) senza curare con scrupolosa attenzione i rapporti con le principali organizzazioni europee di parchi, tra le quali Fedenatur svolge un preciso ruolo tecnico, culturale e di rappresentanza di interessi.
Da quando noi italiani siamo in Fedenatur abbiamo imparato a confrontarci meglio tra noi, (con il polo milanese, con quello ligure, con i romani di Roma natura, con il Parco del Conero), ma anche con gli anelli verdi spagnoli e francesi, nella convinzione di avere più punti di contatto con quelle realtà di aree protette che con i parchi di montagna, alpini o appenninici, di Ape o della Convenzione delle Alpi, pur ovviamente essenziali per una azione complessiva, e per definire politiche “di sistema” regionali, interregionali e nazionali che vorremmo simili a quelle di Lione o di Barcellona, o di altri “sistemi” con i quali dialoghiamo e ci interfacciamo in sede di incontri internazionali. Si tratta di cose in gran parte note, che ritengo giusto ribadire perché non è difficile che le informazioni si disperdano con i frequenti cambi di amministratori nei parchi italiani e nella stessa Federparchi.
Meno noto è il ruolo di chi scrive questi appunti all’interno di Fedenatur.
Oltre che rappresentare gli interessi del Parco del Conero, ed il punto di vista di Federparchi, chi scrive ha cercato di dare un contributo nel settore della comunicazione, ed è stato inserito nel comitato tecnico ristretto (cinque tecnici) che dovrebbe seguire lo studio “il ruolo degli spazi naturali periurbani (ANP) per una città sostenibile” che sta per essere sottoposto alla DG ENV, cioè alla direzione generale per l’Ambiente della Commissione europea.
Già alla riunione di Barcellona del marzo 2003 l’assemblea di Fedenatur aveva accolto la mia richiesta di svolgere in Italia, ad Ancona, una delle periodiche giornate tecniche, dopo l’allora imminente appuntamento di Lille, dedicandola a come i parchi riescono a comunicare la loro realtà, e come il mondo della comunicazione si occupa dei parchi.
A Lille ho ritenuto opportuno chiedere di far slittare l’appuntamento, che era stato previsto per l’ottobre di quest’anno, motivando il rinvio con la sovrapposizione con un convegno sullo stesso tema che si terrà nel parco ligure del Beigua, e con l’incontro di ottobre a Lione centrato sul lancio della “Carta della governance degli spazi naturali periurbani” al quale appuntamento Fedenatur sta cercando di far partecipare il maggior numero possibile di personalità europee, oltre che di amministratori e tecnici dei parchi, affinché la “carta” (alla quale abbiamo lavorato anche in una delle giornate tecniche di Lille) sia un fatto politico di rilievo europeo.
Tuttavia l’opzione italiana (e anconetana) resta in piedi per l’anno prossimo, sempre che chi amministrerà il parco del Conero e gli amministratori della Provincia e dei Comuni vorranno cogliere questa opportunità, molto prestigiosa a livello europeo, nella continuità di una serie di iniziative già svolte (“i parchi stampati”, il convegno nazionale sulla comunicazione di Federparchi, alcuni incontri nel contesto di “Parco produce”).

Due sessioni di lavoro
A Lille, ovviamente, non si è parlato solo di Ancona e della comunicazione dei parchi. Anzi, questi temi sono stati del tutto laterali, e legati ai contatti nei corridoi.
I lavori veri e propri, divisi in due differenti sessioni, si sono concentrati sul progetto “Metropole nature” (anche lui rintracciabile nella sua articolata complessità in un sito internet: www.metropolenature.org) che, tra il 2002 ed il 2004, con uno specifico finanziamento dell’Unione europea, si propone di affrontare in modo nuovo il rapporto tra spazi naturali periurbani e città sostenibili, superando le antiche ed anacronistiche opposizioni rurale/urbano e città/campagna che hanno alimentato per anni la retorica dell’assetto del territorio e che non sono più di attualità.
Il gruppo di lavoro internazionale ritiene che quel tipo di rappresentazione dicotomica mascherasse, in realtà, la necessità di ben altra integrazione degli spazi naturali periurbani, fragili e minacciati, ma che sono preziosi per la popolazione in generale e per quella urbana in particolare.
Muovendo da questa convinzione i gruppi di lavoro hanno riesaminato le prassi dell’assetto del territorio attuate dalle pubbliche amministrazioni nei diversi paesi d’Europa, con l’obbiettivo di passare da una politica che troppo spesso si limita alla ricerca di sovvenzioni, ad una politica basata su progetti di area vasta, rafforzando i poteri locali, la gestione collettiva e la democrazia partecipativa a livello locale. Il lavoro svolto anche nelle giornate di Lille porta alla necessità di cambiare la scala dei progetti elaborati nei singoli parchi, ammettendo che lo sviluppo dei territori va considerato non più secondo le dimensioni dei singoli comuni, ma secondo quelle degli agglomerati, dei grandi complessi interregionali e dell’Europa intera.
A questo scopo si è cercato di individuare nuovi modi di agire e di favorire la collaborazione, il funzionamento in rete e la produzione collettiva di progetti integrati, utilizzabili in aree molto più vaste di quella di stretta competenza dei singoli parchi.
Vale la pena di ricordare, come non ho mancato di fare a Lille, che nell’esperienza di molti parchi italiani esistono già i piani di sviluppo economico e sociale con forti valenze di intervento in area vasta, e non a caso nella metodologia ed in alcuni contenuti vengono già oggi utilizzati nel contesto dei progetti europei di Agenda 21, di Medoc o di Medor.
Ripeto qui una osservazione al progetto “metropole nature” che ho già fatta a Lille, nel corso della discussione sulla Guida metodologica. L’esperienza concreta dei parchi rappresenta già oggi, almeno in Italia, un fatto concreto a partire dal quale è giusto verificare tassi di partecipazione, di trasparenza nella gestione e di novità da introdurre nella “governance”.
Ma è un limite notevole della Guida metodologica alla quale si sta lavorando considerare i parchi oggi attivamente gestiti alla stregua di ogni altro soggetto operante sul territorio e legittimato dalle sue funzioni a compiere azioni negli spazi protetti o non protetti periurbani.
Non è razionale equiparare gli spazi periurbani protetti e gestiti da parchi, ad ogni altro spazio verde perturbano.
Le politiche delle aree protette perturbane non sono politiche di nicchia e neppure energie progettuali destinate a ricadere esclusivamente all’interno dei confini di ciascuna area protetta. È invece più che possibile utilizzare esplicitamente questi nuclei di buone politiche per costruire anelli verdi in collaborazione con ogni soggetto pubblico e privato disponibile, ma senza nascondersi dietro il dito della “nuova governance” da costruire quasi che l’ombrello della “forma parco” debba ancora essere scoperto dal popolo in un dibattito senza alcun condizionamento informativo.
Esiste un patrimonio di progetti e di risorse culturali nelle aree protette perturbane già gestite da amministrazioni pubbliche, statali o regionali, che vanno subito ed esplicitamente sottoposte al giudizio dei cittadini, non fosse altro che per superarle.
Del resto la richiesta di un confronto internazionale su quello che riusciamo a comunicare e su cosa viene comunicato rispetto alle nostre realtà (la giornata tecnica che ho chiesto di svolgere in Italia) nasce anche dalla consapevolezza che i nostri parchi periurbani dialogano poco tra loro, e che il patrimonio di esperienze e di progetti che hanno accumulato nell’ultimo decennio andrebbe raccordato ed utilizzato molto meglio.
Detto questo, occorre anche registrare l’estremo interesse delle esperienze presentate e confrontate a Lille, nella sessione dedicata agli approfondimenti tematici, si è parlato delle domande urbane di natura e della gestione di spazi naturali in zona metropolitana, con esempi di grande interesse (Isabel Raventòs, responsabile della comunicazione del Parco di Collserola, Franca Balletti, del polo genovese, Véronique Hartmann, del polo di Lione, Serge Kempeneers, direttore dell’IBGE (istituto bruxellese di gestione degli spazi naturali), Jacques Henry, della Comunità di agglomerazione della Regione di Grenoble, hanno fornito esperienze di prima mano per capire meglio il percorso che in vari punti alti delle politiche pubbliche si sta compiendo per rispondere alla domanda di verde e di ambiente tutelato della popolazione europea. Il lavoro sulla “Carta di governance degli spazi naturali metropolitani” è ancora un cantiere aperto, ma sono già visibili le strutture portanti, che sbucano dalle fondamenta. A Lione, nell’ottobre prossimo, verrà definitivamente presentata nel corso di una assemblea che dovrebbe essere frequentata soprattutto da politici e da amministratori che hanno voce in capitolo sulle scelte dei governi e dell’Unione Europea. Chi fosse interessato tenga d’occhio il già citato sito www.metropolenature.org dove esiste una sezione anche in lingua italiana ed uno spazio “calendario” dal quale desumere date e referenti locali.

L’assemblea vera e propria
La seconda parte dei lavori è stata l’assemblea annuale di Fedenatur vera e propria, che ha fatto il punto sul lavoro svolto nell’anno passato ed ha definito il piano di lavoro per il 2004.
Ho già detto del rinvio della giornata tecnica di Ancona. Sono stati discussi ed approvati i bilanci e la relazione di Marià Marti i Viudes, segretario generale, sull’intera attività svolta nell’anno passato ed il piano di lavoro per quest’anno. Sono stati incorporati in Fedenatur tre nuovi soci (il Dipartimento francese della Senna- San Denis; la Giunta di Andalusia, ed il parco ligure di Montemarcello Magra). La prossima assemblea è convocata a Bruxelles, anche per prendere contatto con la nuova realtà amministrativa europea, mentre dopo il lancio della “carta di Lione” sono previsti appuntamenti sulla organizzazione di un tavolo di confronto mediterraneo, che soprattutto Federparchi vuole istituire dopo i buoni risultati della manifestazione di Otranto “Mediterre”.
Non posso chiudere questo ampio resoconto senza ricordare i molteplici contributi dati dall’animatore del progetto dello spazio naturale Lille metropole, Pierre Dhenin, che è riuscito a trasmettere a tutti i partecipanti almeno una parte della sua gioia nel realizzare un sogno che diventa patrimonio di tutti.
Dalla chiara esposizione dei progetti, alla visita guidata delle varie realizzazioni (il canale di Roubaix, un tempo inquinatissimo e oggi risanato e già in parte navigabile sul battello “La Décidée”; il giardino delle culture, con i monumenti, le abitazioni, gli animali caratteristici e rari recuperati per trasportare i visitatori o per soddisfare la loro curiosità, come il coniglio gigante delle Fiandre; i centri visita; l’articultura, vale a dire l’esperimento effimero, che sarebbe piaciuto a Renato Nicolini negli anni della sua gestione delle attività culturali romane, di Land Art gestito da Jacques Simon, ecc) fino alle conversazioni private sui dettagli della gestione amministrativa, io penso che solo la conoscenza con questo personaggio meritasse il viaggio a Lille.

Anche i primi ministri possono cambiare il mondo
Ma ancor più esemplare e coinvolgente è stato l’incontro con Pierre Mauroy.
Perché se è comprensibile riscontrare entusiasmo e forte motivazione in un personaggio come Pierre Dhenin, che a pieno tempo costruisce la trama verde e blu della sua regione, meno normale è ritrovare in un vecchio navigatore della politica francese, senatore della repubblica e già primo ministro di Francia una completa adesione ai nostri progetti di sviluppo sostenibile, e la capacità di mettere la sua grande esperienza amministrativa al servizio della forte trasformazione in corso nella regione Nord Pas de Calais, o meglio nell’area che fu capitale delle Fiandre francesi, trovando ed investendo 35 milioni di euro l’anno nel progetto, certo di far bene, e coinvolgendo amministratori e amministrati. Aver visto e ascoltato Pierre Mauroy mi è servito per superare la mia disperazione nei confronti delle politiche ambientali dei nostri governi nazionali e regionali. Allora non è impossibile che un primo ministro, o un presidente di Regione, sia protagonista di una politica che risani quanto è inquinato, che interrompa le logiche di degrado ambientale e l’entropia industrialista, riuscendo ad essere la locomotiva di un rifiuto dell’industrializzazione totale e del passaggio di fase ad uno sviluppo sostenibile, fondato sulla cultura, il recupero della natura, il turismo ed il piacere condiviso del ritorno alle relazioni interpersonali e alla gioia di vivere con una natura risanata. Una “regione ecologica” è quindi possibile. E anche il fatto di essere, nel 2004, una delle due capitali europee della cultura può essere vissuto sotto il segno della festa e della gioia, “scegliendo la natura per evadere, scoprire, sognare e vivere meglio”. Poi viene anche il resto: la grande mostra su Pietro Paolo Rubens, e cento altri appuntamenti tra mostre, balletto, musica, ma sempre nel segno della festa e della gioia anche un po’ folle (dentro e fuori le “maisons follie”, nella grand place con la foresta sospesa, e nelle foreste da vivere come altrettante piazze). Mentre Pierre Mauroy, come un rinato serpente malioso, affascinava l’uditorio dell’incontro internazionale di Fedenatur si è sentito in sala ripetutamente un muggito. Era la suoneria del cellulare di Pierre Dhenin.
A ulteriore dimostrazione della cifra che accompagna oggi l’impegno per “la natura, luogo di espressione della cultura”, che non a caso era il tema del nostro incontro internazionale. E quando, in un’alba non ancora maturatasi, ho preso il primo TGV alla stazione Lille Europe che mi ha portato alle sette del mattino al terminal tre dell’aereoporto “Charles De Gaulle” per volare da Parigi alla “mia” Ancona con un volo diretto ed economico della compagnia Evolavia, era come se avessi fatto una cura ricostituente.
Uscivo dal futuro per tornare nel presente. Ma avevo le prove che perfino un politico che in Italia considereremmo “vecchio elefante” della passata stagione mitterandiana, può riconvertirsi in giovane e brillante motore del nuovo che serve, diventando un modello da copiare e un riferimento da citare, e che i fondi, se si crede nel progetto, si possono trovare e spendere bene. E che in Europa potrebbe addirittura affermarsi, prima o poi, quanto già è esperienza di vita degli abitanti di Barcellona, di Lille, del bacino della Rhur, e di altre città ancora, metropolitane, periurbane, urbane o inurbane che siano. Questa scoperta non può rimanere un sentimento buono e consolante da accostare ad altri ricordi analoghi, raccolti negli anni. Si tratta di una buona notizia, che chiunque potrà adoperare per accorciare i tempi di attesa del nuovo modo di svilupparci, che è possibile. Farò di tutto per socializzarla. Affinché qualche elefante di casa nostra compia una analoga metamorfosi, senza costringerci a prendere l’aereo per Parigi ed il TGV per Lille per assistere ad un lavoro che potrebbe dare oggi stesso gli stessi frutti in molte regioni d’Italia, e perfino nelle “mie” Marche, governate da una sinistra che considera inutile un assessore regionale alla cultura, e che si occupa di aree protette e di verde nei ritagli di tempo, dopo le cose più importanti che le sembrano essere più concrete e più significative…

di Mariano Guzzini