Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 42 - GIUGNO 2004

 



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L’ERPETOFAUNA NELLE AREE PROTETTE MARCHIGIANE

Check-list degli Anfibi e dei Rettili di parchi e riserve delle Marche

Introduzione

La Regione Marche vanta una superficie “protetta”, tra parchi, riserve ed altri istituti di tutela della flora e della fauna, che raggiunge i 100.000 ettari (poco più del 10% del territorio marchigiano) e che, una volta “a regime” - sulla base delle indicazioni del Piano Paesistico Ambientale regionale, dei vari Piani Triennali Aree Protette e della costituenda Rete Ecologica Marchigiana - dovrebbe superare i 140.000 ettari, pari a circa il 14,5% della superficie regionale.
A tutt’oggi sono stati istituiti due Parchi Nazionali (Monti Sibillini, Gran Sasso-Monti della Laga), quattro Parchi Regionali (Conero, Sasso Simone e Simoncello, Monte San Bartolo, Gola della Rossa e di Frasassi), tre Riserve Statali (Torricchio, Abbadia di Fiastra, Gola del Furlo), ed una Riserva Regionale (Ripa Bianca di Jesi), mentre è in corso di definizione l’iter per l’approvazione della seconda riserva regionale (Sentina).
Un vero e proprio mosaico di biodiversità cui dobbiamo giocoforza aggiungere la preziosa rete delle zone speciali di conservazione (ZPS e SIC) designate ai sensi delle direttive 79/409/CEE “Uccelli” e 92/43/CEE “Habitat”, e ricadenti, in alcuni casi, anche al di fuori delle aree protette.
E’ indubbio che la gestione e la conservazione delle “risorse naturali”, sia nei territori protetti che in quelli privi di qualsiasi forma di tutela attiva, passa anche - e soprattutto - attraverso progetti di ricerca faunistica che contribuiscono ad acquisire nuove conoscenze o a migliorare ed arricchire quelle già a disposizione di tecnici ed amministratori pubblici.
Nelle Marche, così come in molte altre regioni italiane, solo in questi ultimi anni si è assistito ad un graduale incremento della ricerca di base che però ha focalizzato l’attenzione degli addetti ai lavori, grazie anche a finanziamenti specificatamente destinati, solo ed esclusivamente su di alcuni gruppi animali (Mammiferi, Uccelli, Pesci) di una certa “importanza” e con un forte “peso” nella gestione faunistica essenzialmente per finalità venatorie, alieutiche e conservazionistiche.
Su Anfibi e Rettili, considerati fino ad oggi come vertebrati “minori” (quasi fossero animali … di serie “B”), non vi sono stati contributi di livello regionale né ricerche erpetologiche di una certa rilevanza, salvo alcune eccezioni.
D’altra parte è nota a tutti l’antipatia e il forte senso di ribrezzo che rospi & serpenti suscitano nell’immaginario collettivo, e forse questa situazione non è del tutto casuale: fin da bambini, infatti, la “saggia ignoranza” degli adulti tende subito a falsare l’approccio con questi animali dalla presunta pelle tossica, dai potenti veleni ed incredibilmente mordaci, rendendoli di fatto sgradevoli e pericolosi.
Sui banchi di scuola, poi, si scopre che sono animali “a sangue freddo” (eterotermi), viscidi e dall’aspetto tutt’altro che attraente.
Alla base della pianificazione territoriale e dei progetti di conservazione, dunque, c’è anche e soprattutto la “conoscenza” dei vari aspetti ambientali del territorio, conoscenza che può essere fornita solo dalle ricerche di base.
Ed è proprio per una migliore conoscenza della distribuzione e della presenza di Anfibi e Rettili a livello regionale, ed in particolare nelle aree protette, che con questo breve articolo si vuol dare un primo, modesto “contributo” alla causa.

Studi e ricerche nel settore erpetologico a livello regionale
Come già accennato le conoscenze distributive ed eco-etologiche sull’erpetofauna delle aree protette marchigiane e più in generale, del territorio regionale, sono assai scarse. Qualche esigua informazione su Anfibi e Rettili marchigiani, relative ai primi del ‘900, si trova nelle collezioni del Paolucci (1915) giunte a noi in uno stato di conservazione pessimo e notevolmente ridotte nel numero di reperti (Piazzini, 1996), alcuni dei quali peraltro provenienti da fuori regione (Umbria, Sardegna, Veneto).

Successivamente altre scarne notizie si hanno nei report erpetologici di Silvio Bruno (1966, 1967 e 1973); negli ultimi anni, infine, se si escludono la raccolta di dati e segnalazioni coordinata dalla Societas Herpetologica Italica, culminata con la pubblicazione dell’Atlante provvisorio degli Anfibi e dei Rettili italiani (1996) - cui seguirà entro breve la versione definitiva - ed i recenti atlanti provinciali curati da erpetologi volontari nel pesarese (Poggiani & Dionisi, 2002) e nell’anconetano (Fiacchini, 2003), per la nostra regione non abbiamo a disposizione alcuna ricerca erpetologica di significativa rilevanza.
Visto e considerato che a livello regionale ospitiamo poco meno della metà dell’erpetofauna italiana, con numerosi endemismi appenninici, gli enti direttamente competenti in materia (parchi, riserve e amministrazioni locali) dovrebbero sin da subito far fronte all’insufficienza di dati iniziando a colmare il “vuoto” conoscitivo con l’avvio di specifici programmi di studio e ricerca.

Check-list degli Anfibi e dei Rettili di parchi e riserve delle Marche
Alla luce di quanto sopra accennato, risulta difficile fare un’analisi storica della precisa composizione dell’erpetofauna nelle Marche e, quindi, operare un confronto tra i popolamenti passati e quelli attuali.
In ogni caso, con i dati a disposizione e grazie alle ricerche avviate in questi ultimi anni - la maggior parte delle quali a titolo volontaristico e condotte dai pochi appassionati del settore - si è in grado di tracciare un quadro generale di riferimento, una sorta di “check-list” che per le Marche vede la presenza di 16 specie di Anfibi autoctoni (cioè originari della regione) e 20 specie di Rettili, delle quali una alloctona (non originaria della regione), tre di dubbia o improbabile acclimatazione per alcune stazioni regionali (in quanto si tratta di specie introdotte più o meno direttamente dall’uomo al di fuori del loro areale di distribuzione e probabilmente ancora non in grado di riprodursi) ed una occasionale (non si riproduce nel territorio regionale, pur frequentandolo).
Nella tabella n.1 viene riportato l’elenco delle specie che compongono l’erpetofauna regionale, con l’indicazione, rispettivamente, del nome scientifico e di quello comune. Sempre sulla base delle informazioni a disposizione e di recenti indagini non ancora concluse, è stata ipotizzata una valutazione dello status distributivo, evidenziando quelle specie che attualmente possono essere considerate rare o poco diffuse a livello regionale, mentre nel caso della Testuggine palustre europea (Emys orbicularis) si può addirittura parlare di specie sull’orlo dell’estinzione per il territorio marchigiano.

Ai fini del presente articolo sono state considerate tutte le aree protette oggi istituite (compresa l’istituenda riserva della Sentina) che ricadono nel territorio della regione Marche, mentre per le segnalazioni relative ad Anfibi e Rettili si è ritenuto opportuno considerare come “marchigiane” anche quelle extraregionali prossime ai confini amministrativi, valutando in particolare quelle situazioni di continuità e contiguità ecologica ed ambientale tali da far supporre la presenza della specie anche nelle vicinanze della singola stazione accertata.

Le 36 specie individuate, di cui 8 endemiche, sono state suddivise per ciascuna area protetta considerata (tabb. 2 e 3) e rappresentano poco più del 41% dell’erpetofauna italiana.
Tra gli Anfibi vengono segnalati Salamandra salamandra gigliolii (attualmente accertata in 4 aree protette su 11), Salamandrina terdigitata (4/11), Triturus alpestris apuanus (2/11), Triturus carnifex (10/11), Triturus italicus (5/11), Triturus vulgaris (4/11), Speleomantes italicus (5/11), Bombina pachypus (4/11), Bufo bufo (11/11), Bufo viridis (4/11), Hyla intermedia (9/11), Rana bergeri - Rana kl. hispanica (11/11), Rana dalmatina (6/11), Rana italica (6/11) e Rana temporaria (1/11).
Per i Rettili le segnalazioni storiche o recenti riguardano Emys orbicularis (attualmente accertata in 1 area protetta su 11), Trachemys scripta (4/11), Testudo hermanni (3/11), Caretta caretta (3/11), Hemidactylus turcicus (2/11), Tarentola mauritanica (2/11), Anguis fragilis (10/11), Lacerta bilineata (11/11), Podarcis muralis (11/11), Podarcis sicula (8/11), Chalcides chalcides (7/11), Coluber viridiflavus (11/11), Coronella austriaca (5/11), Coronella girondica (3/11), Elaphe longissima (10/11), Elaphe quatuorlineata (5/11), Natrix natrix (11/11), Natrix tessellata (8/11), Vipera aspis (6/11) e Vipera ursinii (2/11).
Tra le specie più rare o comunque molto localizzate, sia a livello regionale che per il territorio ricadente nelle aree protette, segnaliamo in particolare Triturus alpestris, Rana temporaria e Vipera ursinii, entità legate a ristretti habitat montani; ma anche specie elusive e localmente molto sensibili alle modificazioni ambientali, come Salamandra salamandra, Salamandrina terdigitata e Coronella girondica.
Al contrario, vi sono alcune specie (come Bufo bufo, Rana kl. hispanica, Lacerta bilineata, Podarcis muralis, Coluber viridiflavus, Natrix natrix) che risultano essere quasi ubiquitarie, anche se la loro maggiore diffusione o presenza deve essere valutata caso per caso, avendo cura di monitorarne la dinamica di popolazione.
Un caso su tutti: il Rospo comune, pur essendo ampiamente distribuito sia localmente che a livello regionale, è legato prevalentemente ad ambienti lentici, oggi in rapida scomparsa, ed è sempre più minacciato dal traffico veicolare e dalla frammentazione degli habitat maggiormente frequentati. Alcune popolazioni in salute possono essere, nel giro di pochissimi anni, facilmente decimate provocandone l’estinzione locale (Fiacchini & Foglia, 2003).
Un discorso più approfondito, infine, merita la situazione di Emys orbicularis, per la quale, come già accennato, si può ipotizzare la quasi certa scomparsa dal territorio marchigiano. Eccezion fatta per un sito nell’ascolano dove la specie viene costantemente monitorata oramai da qualche anno (Di Martino, 2002), il quadro regionale è piuttosto desolante.
Per il territorio pesarese (Poggiani & Dionisi, 2002) può essere considerata quasi certamente estinta: S. Bruno la considerava "sicuramente presente" negli anni '60-'70 lungo il medio corso del Metauro, pur non indicando alcun sito di ritrovamento, e l’unica osservazione diretta risale al 1993 (Apecchio, torrente Biscubio) e riguarda alcuni esemplari rinvenuti morti nel letto del torrente in secca. In provincia di Ancona non ci sono osservazioni recenti (Fiacchini, 2003); in passato era stata segnalata per un sito alle falde del M.te Conero (Bagaloni, 1976) e per il medio corso del fiume Esino (Biondi, 1982). Situazione analoga per il maceratese, dove si registrano un paio di osservazioni non recentissime riferite al medio-alto bacino del fiume Chienti.
La progressiva rarefazione di raccolte d’acqua idonee e con un sufficiente minimum vitale per le necessità biologiche della specie possono solo in parte spiegare lo status distributivo attuale della Testuggine palustre nelle Marche, così come è verosimile che potenziali interazioni con i nuclei di testuggini alloctone, introdotte grazie alle importazioni commerciali per il “pericoloso” canale dei pet-shop ed abbandonate per disaffezione in natura, possa aver causato fenomeni locali di esclusione competitiva.

In futuro la neonata Riserva regionale di Ripabianca di Jesi, sull’esempio dei pochi progetti conservazionistici avviati da qualche anno in Italia, potrebbe ospitare il primo centro regionale per lo studio e la reintroduzione di questo raro emidide, ampliando così l’importanza naturalistica della riserva stessa e gettando le basi per un arricchimento della biodiversità locale.

Per quanto riguarda la ricchezza erpetologica delle aree protette regionali, è possibile operare una sorta di valutazione quantitativa andando semplicemente a calcolare il numero di specie indicate come potenzialmente presenti in ciascun parco o riserva, e rapportando questo valore all’estensione superficiale della stessa area protetta (tab. 4).
E’ così possibile osservare che mentre per numero di specie primeggiano i parchi nazionali e regionali (Gola Rossa - Frasassi, Conero e Sibillini su tutti), valutando il rapporto specie/superficie sono soprattutto le “piccole” riserve a primeggiare (in particolare Ripabianca di Jesi, Torricchio e Sentina).


Conclusioni
Le conoscenze su presenza e distribuzione di Anfibi e Rettili a livello regionale sono ancora scarse, in particolare per il territorio delle province di Macerata ed Ascoli Piceno.
In questo senso la realizzazione di atlanti corologici provinciali rappresenta un punto di partenza fondamentale, utile in particolare per le successive ricerche in aree più circoscritte e per programmare interventi mirati e progetti specie-specifici aventi finalità prettamente conservazionistiche.
Il generalizzato declino che sembra oggi interessare un numero sempre maggiore di popolazioni di Anfibi e Rettili su tutti i livelli (locale, regionale, nazionale e mondiale) è anche riconducibile alla mancanza di “attenzione” nei confronti di questi vertebrati (Scalera, 2003): l’assenza di un quadro normativo idoneo alla loro tutela pesa non poco sulle conseguenti azioni volte sia alla conoscenza distributiva in senso lato, sia per gli isolati interventi di conservazione delle specie a rischio.
Nella tabella 5 viene riportato l’elenco delle specie oggetto di tutela e gestione a livello comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat”: si tratta di una discreta base di partenza, sicuramente migliorabile correggendo le numerose imprecisioni e lacune, sulla quale impostare coscienziosi programmi di conservazione. In questo senso e in considerazione del fatto che le aree protette rappresentano territori di importanza strategica per la tutela della biodiversità locale, si ribadisce la necessità e l’urgenza di avviare prioritariamente in queste zone “privilegiate” appropriate indagini di campo che permettano di avere una migliore conoscenza erpetologica di base che, in definitiva, si traduce in un ulteriore e importante strumento conoscitivo utile, per tecnici ed amministratori, per programmare una corretta e condivisa gestione-pianificazione del territorio e delle risorse naturali.
Di strada da fare per la tutela di questi vertebrati “minori” ce n’è ancora molta, a partire dalla conservazione degli habitat preferenziali e dalla necessità di adottare quanto prima una moderna legge quadro nazionale rivolta specificatamente alla conservazione della fauna eteroterma; si è però consapevoli che il primo passo verso la protezione di Anfibi e Rettili sarà quello di stimolare, specialmente nelle giovani generazioni, un approccio “diverso” basato sulla conoscenza e sul rispetto.
Perché conoscere e rispettare la natura in tutte le sue forme significa, in definitiva, scoprire ogni giorno qualcosa in più sulla straordinaria ricchezza naturalistica dei nostri minacciati ecosistemi e, quindi, attivarsi concretamente per proteggere il nostro stesso ambiente di vita.
Una sfida aperta che - ovviamente - vede le aree protette regionali e nazionali in prima linea.

di David Fiacchini (Biologo - Erpetologo - Esperto in gestione e conservazione della fauna)