Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 43 - OTTOBRE 2004

 




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QUALCHE BUONA NOVITA'

Lo scorso settembre (16/18) tra Chioggia e Venezia due importanti appuntamenti Adriatici, la sesta assemblea annuale del Forum delle Città Adriatiche e Ioniche e il secondo Forum del progetto Aap2020, Adriatic Action Plan 2020 (www.aap2020.net), cofinanziato Interreg 3c (il primo si era svolto a Rjieka un anno fa). Importanti soprattutto per capire se governance e sostenibilità in Adriatico esistono, o almeno hanno qualche possibilità, e se lo schema è development towards sustainability piuttosto che development vs. sustainability...

Arrivo a Chioggia il 16 verso le sei di sera, in autobus, più di 1h e mezza da Venezia, sempre fermi in coda con chi torna a casa dal lavoro. C'è vento, e una luce di fine estate un po' triste, che peggiora un lungomare già di per sé poco allegro, uno fra i tanti dello "sviluppo turistico" italiano negli ultimi 40 anni tra Trieste e Lecce. Nei 100 metri tra l'albergo (anni ‘70, 10 piani) e il mare c'è di tutto: stradone a doppia corsia, pizzerie, bowling, go-kart, minigolf, balere, cinema all'aperto, piscine, negozi, wellness centre, bar, bagni, ombrelloni e, in fondo, anche il mare. Arrivarci senza spendere cifre importanti è quasi impossibile, specie se hai dei bambini. Peccato, perché la città storica è un piacere assoluto, una Venezia più vera e non divorata dai turisti, almeno adesso che siamo fuori stagione. Sulle scale dell'albergo trovo amici austriaci e inglesi, partners di Aap2020. L'attenzione con cui Mr. Krasa (Dirigente del Settore Ambiente della Lower Austria, regione di Vienna, grande frequentatore dell'Adriatico) e Christian Shrefel (consulente tecnico di Vienna) ci hanno accolto ed ospitato a Baden, in uno dei nostri workshop, non potrei scordarmela neanche se volessi. In tre giorni abbiamo visto dal vivo tutto quello di cui in Italia si può quasi solo parlare nei convegni ... ospedali certificati EMAS in cui l'erba delle aiuole è mantenuta corta da pecore in libertà, centri rurali a pochi km da Vienna vicini all'autosufficienza energetica grazie all'eolico e a impianti di biogas di proprietà degli abitanti, programmi di certificazione ambientale che hanno coinvolto tutta Vienna, dal panettiere alla multinazionale.
Soprattutto abbiamo capito che gli "exchanges of knowledge and best practices" scritti in un modulo INTERREG esistono davvero e possono significare molto, un percorso di lavoro che ti porti a casa, ma anche una voglia di imparare a fare e un rispetto reciproco che ti resta dentro, magari per sempre. Ian McCormack è di Bristol, è una delle anime del sistema di indicatori e gestione ambientale della città, da sempre nelle top ten della sostenibilità urbana. Non riesco a togliermi dalla testa quando al Create, il laboratorio ambientale recuperato negli otto piani di un vecchio magazzino portuale, ci raccontava come a Bristol elaborano e utilizzano ogni anno il sistema di indicatori "quality of life", e mi facevo ripetere per essere sicuro di avere capito bene l'esempio dell'indicatore "numero di uccelli nel mio giardino", costruito con i bambini nelle scuole per la valutazione della biodiversità nelle aree urbane, capace di rilevare una biodiversità maggiore nelle aree più povere della città, forse dovuta alla differenza delle coperture degli edifici, o forse alle strade più sporche, chissà ... beh, esattamente in quel momento buona parte degli italiani presenti non trovava di meglio che sghignazzare sotto il banco per il significato recondito della parola "uccelli", il che da l'esatta distanza tra la cultura della sostenibilità nelle città italiane e in quelle inglesi. E spiega anche perché l'Inghilterra è uno dei pochi paesi ad aver ridotto, seppure di poco, le emissioni di CO2. Unforgettable.

Ci riuniamo alla governance adriatica e ai suoi partecipanti (molti, diciamo un centinaio di sindaci adriatici, assessori, consiglieri, amministratori, tecnici, etc.) nella cena di gala. Sede splendida, palazzo storico in affaccio sul canale, cena interrotta da animazioni teatrali in lingua veneta. Preferisco sempre la semplicità, invece si finisce inevitabilmente per essere coinvolti in eventi magari belli, ma comunque formali e faticosi. La mattina dopo alle 9.30 il Forum delle Città Adriatiche è praticamente deserto. Ho frequentato le ultime tre assemblee annuali del Forum (Igoumenitsa, Rijeka e questa), e sono contemporanemante affascinato dalla bio/geodiversità dei presenti (governi locali e stakeholders da tutto l'Adriatico) e spaventato dalla resistenza a darsi un programma di lavoro, ad andare oltre una reciproca conoscenza, sempre utile e stimolante, ma anche un po' frustrante. Non si supera mai la logica del gemellaggio e della cooperazione, non esiste il concetto di network, in definitiva si rivedono vecchi amici per scambiare vecchie parole, per lo più concetti con qualche scarsa informazione, non per sviluppare progetti comuni. Un po' come se non avessimo bisogno di niente, come se l'Adriatico fosse uno status quo e non un sistema in evoluzione, o magari in involuzione. Tutti amici, certo, ma poi ognuno per conto suo. Una cosa un po' levantina, insomma.
A dire il vero il tema scelto per questa sesta assemblea annuale ("Per uno sviluppo del turismo sostenibile nel bacino Adriatico - Ionico) mi da qualche speranza in più, il turismo è un tema molto caro ai governi locali, che spesso vivono di quello, e ne conoscono bene fatti e misfatti. C'è qualche possibilità insomma che la quotidianità del tema favorisca una modalità espressiva più vivace e intensa del solito. Il programma (consultabile su www.adriatic-ionian.org) sembra essere di buona qualità, con contributi competenti e diversificati. Vediamo. In effetti verso le 10.30 (oltre un'ora di ritardo, molto levantino anche questo), e cioè quando la Direzione del Forum lascia liberi i componenti delle commissioni (sempre il protocollo, questa volta elettorale e non di gala), qualcuno arriva. Devo parlare per secondo, raccontando di Aap2020, il primo progetto nato nell'ambito del forum e finanziato INTERREG, subito prima degli amici di Venezia, che devono invece raccontare di IONAS (www.ionasproject.net), il secondo progetto nato nell'ambito del forum e finanziato INTERACT. Ne approfitto, e chiedo al presidente del Forum che verrà eletto nel pomeriggio di assumere l'obiettivo di raddoppiare, nel suo anno di mandato, i finanziamenti EU acquisiti nell'anno trascorso: da due a quattro. La cosa è meno sciocca di quanto potrebbe sembrare, dato che il nuovo presidente sarà Anka Vojvodic, sindaco di Bar, in Montenegro (lo stato "area protetta"), l'amministratore più attivo e presente dentro le sessioni tecniche e i forum per la definizione dell'Adriatic Action Plan. Posso fidarmi, non sarà un mandato formale. La voglia di raccontare il primo anno di attività di Aap mi fa però dimenticare la cosa più importante, la raccomandazione al Forum e ai sindaci di lavorare insieme per ottenere una diversa finalizzazione dei programmi EU (a partire da INTERREG), che consenta il cofinanziamento diretto anche di partners provenienti da paesi terzi. Sono il solito rimbambito, questa era la sede giusta. Mi colpisce però il clima molto diverso rispetto alle assemblee degli anni precedenti. La platea, anche se non numerosissima, è molto attenta. Sono più le persone dentro la sala che quelle fuori, cosa tutt'altro che scontata, almeno in Italia. Sarà così anche nel proseguimento della giornata, e i diversi interventi previsti (Istituzioni EU, Network europei, ONG, Università, etc. - consultare il sito del Forum per un loro dettaglio) manterranno tutti un livello qualitativo elevato e, soprattutto, utile, orientato ad una dimensione operativa già in corso o legata a progetti possibili. In altre parole, se ne esce avendo imparato qualcosa, e non solo avendo conosciuto qualcuno, e si torna a casa avendo qualcosa di nuovo da proporre e da fare. Forse questo Forum sta lentamente entrando nell'idea di network, cioè di un sistema in cui ciascun componente può trarre vantaggio dallo sviluppo e dalle innovazioni delle altre città, e le opzioni e le opportunità si moltiplicano di conseguenza all'infinito. Potrebbe essere Chioggia il primo passo in questa direzione, matura e necessaria. Vediamo.

Il quadro che ne esce non è tuttavia molto rassicurante. Emilio D'Alessio, assessore di Ancona componente della giunta esecutiva del Parco del Conero, e rappresentante italiano nel direttivo della Campagna Europea Città Sostenibili, è efficace nel riassumere la sensazione predominante al Forum:

"Le aree adriatiche ancora in via di sviluppo sono limitate alle coste albanesi, a parte di quelle del Montenegro, porzioni sempre più ridotte della Croazia e della Grecia e ambiti residuali in Slovenia e Italia. Serbia- Montenegro e Albania devono considerare attentamente quanto accaduto altrove, con particolare attenzione alla costa adriatica d'Italia. ... la costa adriatica italiana è ormai completamente edificata.
Il risultato ottenuto non può definirsi un esempio da seguire. La città lineare costiera è composta in massima parte da seconde case e pubblici esercizi, dall'uso essenzialmente stagionale. Questo significa che durante l'inverno queste zone diventano terra di nessuno, facilmente appetibile dalla criminalità, più o meno organizzata. Lo sviluppo immobiliare sconvolge la natura dei luoghi, che perdono le caratteristiche originarie e assumono un carattere neutro, dominato da un'edilizia di bassa qualità. Il turismo residenziale fisso (le seconde case, appunto) porta benefici economici limitati alle comunità locali, con l'aggravante di inflazionare il mercato immobiliare, obbligare la realizzazione di reti di servizi costose e complesse, provocare l'espulsione dei residenti. In molti casi la "capacità di carico" dei luoghi è stata abbondantemente superata. Per impedire che questi errori si ripetano è necessario un controllo molto rigido sullo sviluppo edilizio e sulle previsioni urbanistiche. Applicare norme efficaci e restrittive non è affatto semplice, particolarmente di fronte a forti pressioni del mercato immobiliare, al miraggio di profitti a breve termine, alla carenza di strumenti di pianificazione del territorio. L'attenzione al consumo del territorio costiero rappresenta la principale priorità, perchè gli errori e le distrazioni in questo settore sono irreversibili. Privatizzazione ed edificazione incontrollata sono leggerezze che a lungo termine provocheranno più rimpianti che ricchezza. Altre criticità sono altrettanto evidenti e vanno affrontate in modo tempestivo, anche se non hanno le stesse caratteristiche di irriversibilità. Ad esempio le coste croate sono assalite dalla nautica da diporto, che rende ormai impraticabili alcune località, soffocate dalle imbarcazioni. Probabilmente l'incentivo più efficace è la consapevolezza che, nelle nazioni che subiscono da tempo la pressione del turismo di massa, sono proprio le zone meno contaminate ad essere preferite, mentre le aree dove lo sviluppo turistico non è stato controllato sono considerate destinazioni meno pregiate, con una conseguente riduzione delle tariffe, dei valori immobiliari e dei margini di profitto. Il lavoro non manca, quindi, nel senso che le ipotesi progettuali che si possono innestare su questo ragionamento sono infinite, e il panorama rappresentato al Forum ne è discretamente ricco. A dispetto dell'ultima parte dell'intervento di D'Alessio, però, sono proprio le aree protette, o comunque naturalisticamente rilevanti, a mancare al Forum, un po' inspiegabilmente. Da una parte si riconosce la loro funzione trainante anche in chiave di sviluppo economico, dall'altra però si ragiona in loro assenza, forse sulle orme di una visione urbanocentrica che sembra definitivamente sposata dalla Commissione EU. Una ricerca di sintesi tra ambito urbano e territorio naturale e seminaturale sembra davvero secondaria oggi nel panorama della varie DG, così concentrate sui problemi di mobilità e di gestione operativa. Forse è giusto così, forse no. Lecito attendersi un atteggiamento positivo e propositivo dalle aree protette in questo senso, tanto per uscire da una vita di nicchia? Vediamo. Il giorno successivo partiamo molto presto per l'Isola di San Servolo, dove è previsto il forum Aap2020. C'è il sole, attraversiamo in vaporetto la laguna di Venezia in quasi tutta la sua lunghezza. Difficile star male, la luce della laguna parla un linguaggio universale. Il clima a bordo è dei migliori, una trentina di amministratori di tutto l'Adriatico con due austriaci e un inglese, ormai amici da qualche mese. Non posso pensare a un inizio migliore per quella che è una giornata decisiva nei tre anni di progetto, dato che il forum di oggi deve proporre le prime azioni da inserire nell'Adriatic Action Plan. Si tratta di vedere se gli amministratori hanno capito, se possiamo pensare davvero a una governance adriatica. Il forum precedente (Rijeka 2003) era lontano anni luce da questo, anche le presentazioni erano un problema. Tra poche ore capiremo se questo anno di lavoro ha lasciato qualche traccia... Ci riceve sul moletto di San Servolo Paolo Cacciari, Assessore a Venezia. Molto attivo e appassionato, "un altro di cui fidarsi" penso mentre ci racconta che San Servolo (oggi ristrutturato con ottimi risultati) era un tempo sede del manicomio, e noi ci sentiamo tutti un po' più a casa, la sede di lavoro è tutt'altro che anonima. Cacciari apre il workshop parlando dei cambiamenti climatici, e ricordando i rischi enormi di Venezia e di tutto l'Adriatico. Ian McCormack mi aveva appena raccontato della scelta di Tony Blair di considerare i cambiamenti climatici come il tema centrale dei prossimi anni, avviando una sperimentazione molto spinta di risparmio energetico in alcune città inglesi, tra cui Bristol. Spero tanto che gli adriatici abbiano capito il messaggio, ma non ne sono sicuro, perché nessuno reagisce in modo evidente. Poi cominciamo il lavoro vero e proprio. Tre gruppi (economia, ambiente, società) gestiti da tre facilitatori (io, Ian McCormack e Christian Shrefel), devono proporre azioni, se possibile già riferite al set di indicatori ACI (http://www.adriatic-ionian.net/sito/ACI.htm) a suo tempo elaborato dal progetto. A questo stadio del progetto e stato delle cose, poco più che un brainstorming. Ma riuscire a fare questo con i sindaci di Shkoder, Bar, il vicesindaco di Rijeka e assessori di Venezia, Brindisi e Alessano, oltre a una ventina di tecnici vari, vorrebbe dire molto per Aap. Vorrebbe dire che la governance può esistere anche in Adriatico, almeno come metodo di elaborazione dell'innovazione, se non proprio di gestione. Sarebbe una prima traccia di linguaggio comune. Un primo problema: il terzo gruppo, quello sociale, ha pochissimi partecipanti. Praticamente passiamo un gradevolissimo pomeriggio tra Venezia e Bar, chiaccherando soprattutto sulle differenze dei rispettivi sistemi scolastici ed amministrativi e sui modi di contrastare l'urbanizzazione selvaggia delle coste. Ma non possiamo definirci un gruppo, anche se il nostro contributo di azioni lo produciamo. Mi rendo conto che mi sono trovato in questa situazione già varie volte nel corso di forum Agenda 21 in Italia: tutti chiedono a gran voce un gruppo che si occupa dei temi sociali, poi nessuno ci va. È ora di capire se è qualcosa più di una coincidenza, soprattuto in Adriatico, dove in molti casi un ordine di emergenza dei temi da affrontare in un processo di governance potrebbe vedere 1. problemi sociali 2. aspetti finanziari 3. salute e sicurezza 4. problemi ambientali, a differenza di quanto accade quotidianamente in Italia, dove la graduatoria può essere tranquillamente rovesciata. Gli altri due gruppi invece sono ad alta frequenza e lavorano bene, lo vedo dalle facce dei partecipanti e dal calore con cui difendono quello che hanno prodotto, più che dall'elenco di azioni in se. Facce alleggerite, di chi ha scoperto e prodotto qualcosa, e soprattutto ha scambiato quel qualcosa con altri. Le azioni discusse e proposte da tutti e tre i gruppi sono qui http://www.adriatic-ionian.net/sito/venice_04_report.htm, e chiunque può valutare. È poco? Basterà? Vediamo. Le prime pietre dell'Adriatic Action Plan comunque ci sono, e riguardano anche biodiversità ed aree protette, come si può vedere dall'elenco che segue:

  1. Adriatic sensitive area
  2. To count river diversity
  3. National park istitution
  4. A marine natural park institution
  5. Establish a network sea monitoring
  6. Protection of animals (ex. White eagle)
  7. Fishing control
  8. Reduce power of city light for birds protection
  9. Use of local tv for watching and counting the birds species
  10. Creation of Nationak parks or protected areas to preserve the rare species of animals
  11. Coastal habitat protection (communication, management, fruizione regolamentata)
  12. Monitoring of the environmental management
  13. Monitoring of the fish species in the Adriatic sea (bioindicator)
  14. Fish systems check (kind, species, period, tools)
  15. Protection of others animal species

So benissimo che alcune di queste azioni, forse tutte, possono apparire banali, o scontate, o impraticabili. Ma nel caso sia questo il pensiero dominante, è meglio riflettere su come è difficile raggiungere anche solo questo primo livello di condivisione tra governi locali di paesi che, pur avendo un mare comune, non sono affatto abituati a parlarsi e a interagire, e che nel peggiore dei casi sono stati in guerra tra di loro fino a qualche anno fa. Ho partecipato all'ultima sessione dell'Iniziativa Adriatico Ionica in Slovenia, con rappresentanti dei Ministeri di tutti i paesi Adriatici, proprio per presentare Aap2020.
Posso assicurare che in quella sede, molto più accreditata e potente, la capacità operativa, e soprattutto la possibilità di individuare azioni comuni, è di gran lunga inferiore. Problemi di motivazione o di eccessiva complicazione? Non lo so, probabilmente tutti e due, ma è certo che anche in Adriatico i governi locali possono insegnare (o almeno proporre) qualcosa ai governi centrali. La governance, appunto. In ogni caso, l'Adriatic Action Plan ha cominciato ad esistere, è aperto sul nostro sito oltre che nei fatti, ha due anni di lavoro davanti per crescere e completarsi, fino al forum in mare della primavera 2006, su un traghetto in navigazione tra le varie città partners. Ma già adesso è possibile proporre e inserire azioni, attraverso (www.aap2020.net). Possiamo sperare anche in qualcosa dal sistema delle aree protette? Vediamo...

di Piero Remitti (Comune di Ancona - Project Manager Aap2020 www.aap2020.net)