Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 43 - OTTOBRE 2004

 




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IL PIANO TERRITORIALE DEL PARCO DEI NEBRODI

Superato l'esame di maturità

Il piano territoriale per un parco è un vero e proprio esame di maturità. Segna a tutti gli effetti il passaggio, l'ingresso in una fase nuova nella quale ci si misura con il complesso dei problemi del proprio territorio. Se poi - ed è il caso del parco dei Nebrodi - si tratta di un grande parco che interviene su un territorio ‘che mai prima d'ora era stato oggetto di processi di pianificazione su scala vasta', come sottolinea nella sua presentazione al fascicolo divulgativo il presidente Marcello Fecarotti, il piano assume un valore e un significato ancor più straordinario. Tanto più che esso ‘coinvolge anche le altre emergenze del territorio non comprese al suo interno'. Senza considerare infine che si tratta di uno dei più grandi parchi regionali d'Italia. Ce n'è insomma quanto basta per dire che si tratta di un evento degno della massima attenzione. Che ci aiuta a capire meglio- ed è un aspetto niente affatto secondario- specie in una fase quale è quella che attualmente attraversano i parchi- quale è oggi il ruolo di una area protetta.
La lettura di questo ‘testo divulgativo' corredato di una serie di utili cartine, discusso approfonditamente in un riuscito convegno tenutosi a Luglio, infatti tra gli altri meriti a quello di rinfrescarci in maniera salutare la memoria.
Sì perché dopo tante prediche e avvertimenti su cosa un parco non deve fare; evitare di ricorrere ai vincoli, procurarsi i soldi in qualsiasi modo per gravare il meno possibile sulla casse pubbliche, non pretendere di imporre limitazioni di alcun genere alle attività che si svolgono sul suo territorio in ‘nome del supremo interesse dell'uomo con la U maiuscola e altre amenità e banalità del genere, finalmente qui si dice chiaramente, seriamente cosa deve fare un parco, ma anche la regione, le province, i comuni. Il parco con il suo piano delinea le direzioni, gli obiettivi, il carattere di questi molteplici interventi che si proiettano appunto anche sul territorio esterno al perimetro del parco che si ritiene debba e possa allargarsi a nuovi territori e ambienti. È la risposta forte, convincente, rigorosamente documentata a chi in questo ultimi tempi si è affannato a ricercare, a ‘inventare' per i parchi un posto di seconda o terza fila che disturbasse il meno possibile il manovratore. Il piano territoriale dei Nebrodi ha così un duplice merito; quello di definire con estrema chiarezza il ruolo a tutto tondo del parco che si fa carico di un impegno mai affrontato prima da nessuno su così vasta scala all'insegna per di più di una peculiare impostazione ambientalista e quello di coinvolgere in questa operazione ambiziosissima il complesso delle istituzioni e di tanti altri soggetti senza complessi ma anche senza la pretesa di imporre dall'alto alcunchè.
Ne emerge una carta d'identità del territorio con tutti i suoi tratti e segni caratteristici e ‘particolari', con una diagnosi accurata e realistica di ciò che oggi è a rischio e va recuperato e protetto e ciò - ed è moltissimo - che rimane un patrimonio di grandissimo pregio e valore non soltanto sul piano naturalistico, ma del paesaggio, della cultura, delle tradizioni che va messo a frutto. Quando si leggono documenti del genere così accurati e documentati sulla realtà complessiva del territorio si ha conferma che i parchi non sono stati un infortunio ma una bella invenzione. Purtroppo si tocca con mano anche il ritardo con cui sul piano nazionale (e non solo) certe conoscenze manchino, siano insufficenti o non siano comunque messe a frutto per operare di conseguenza.
Che questo piano territoriale si incroci infine con l'impegno del parco dei Nebrodi sul PIT 33, il progetto al quale è stato recentemente dedicato anche un bel volume della Franco Angeli, conferma al di là di qualsiasi ragionevole dubbio che quando un parco non soffre di nessun complesso fantozziano è utile a se e alle altre istituzioni. E anche questo con i tempi che corrono non è davvero poco.

di Renzo Moschini