Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 44 - FEBBRAIO 2005

 




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DA KYOTO IL RUOLO STRATEGICO DELLE FORESTE

Le relazioni tra cambiamenti climatici e gli ecosistemi vegetali

Con l'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, il 26 febbraio scorso, si è concluso un importante processo internazionale di negoziazione che negli anni ha analizzato e affrontato una serie di problemi metodologici e operativi legati alle diverse decisioni che si sono andate assumendo intorno al tema dei cambiamenti climatici e dell'aumento delle emissioni di gas-serra nell'atmosfera. Il Protocollo di Kyoto è nato proprio dalla volontà di tanti paesi di contrastare il fenomeno dei cambiamenti climatici globali. A Kyoto, infatti, nel 1997, viene approvato un accordo internazionale che prevede l'impegno per i paesi industrializzati di ridurre, tra il 2008 ed il 2012, le emissioni globali dei gas di serra del 5,2% rispetto a quelle del 1990. Già a partire dal 1979, con la Prima Conferenza Mondiale sul Clima, tenutasi a Ginevra, la comunità internazionale riconosce la gravità del problema climatico e impegna i governi a “prevedere e prevenire potenziali cambiamenti del clima ad opera dell'uomo che possano contrastare con il benessere dell'umanità”. Sempre nello stesso anno, la Convenzione di Ginevra affronta il problema dell'inquinamento atmosferico transfrontaliero a grandi distanze, cercando di regolare l'emissione di alcuni gas inquinanti. Ma è solo dieci anni dopo, nel 1987, con il Protocollo di Montreal, che subentra il principio delle “responsabilità comuni ma differenziate”, cioè della condivisione tra i vari Stati, dei doveri derivanti dall'emissione di sostanze inquinanti, ma diversificati per ciascun paese a seconda dei diversi ruoli svolti. Un anno dopo si costituisce l'IPCC, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento del Clima, che assume il ruolo di valutazione dello stato delle conoscenze scientifiche sui problemi del clima mondiale, dei possibili impatti ambientali e socio-economici di eventuali variazioni climatiche e delle potenziali strategie di prevenzione, limitazione o adattamento alle variazioni del clima. A Ginevra, nel 1990, viene presentato, nella Seconda Conferenza Generale sul Clima, il primo Rapporto di Valutazione dell'IPCC che rappresenta un passo decisivo verso una convenzione globale. La Conferenza, infatti, ricca di una serie di negoziati a livello ministeriale tra 137 Stati, oltre all'Unione Europea, promuove una dichiarazione d'intenti contenente, tra i vari principi, quello sul riconoscimento del cambiamento climatico come un “problema comune dell'umanità”. Nel 1992, a Rio de Janeiro, viene firmata la Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico che ha l'obiettivo di “stabilizzare le concentrazioni di gas ad effetto serra nell'atmosfera ad un livello tale da escludere qualsiasi pericolosa interferenza delle attività umane sul sistema climatico”. Ancora una volta viene ribadito il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e viene affermato il principio precauzionale, cioè la limitazione di attività potenzialmente pericolose anche prima che si abbia prova della loro gravità. L'attuazione degli impegni presi con la firma dell'accordo-quadro di questa Convenzione, viene in seguito affidata (1995) alla Conferenza delle Parti. Ed è nella COP-3 che viene presentato e adottato quello che poi verrà definito il Protocollo di Kyoto. D'importanza storica, il Protocollo, che dal 26 febbraio scorso, tutti i paesi che lo hanno ratificato, sono vincolati a rendere operativo, obbliga, attraverso una serie di misure (efficienza energetica, protezione e aumento delle riserve e degli assorbitori, sviluppo e promozione dell'uso di fonti energetiche rinnovabili), la riduzione delle emissioni e contabilizza assorbimenti ed emissioni nei bilanci nazionali. Questo aspetto importantissimo e innovativo dell'accordo di Kyoto, attribuisce un ruolo nuovo al sistema di foreste e di terreni agricoli di cui anche il nostro paese è ricco. Gli ecosistemi vegetali possono, infatti, offrire una serie di opzioni di mitigazione dei cambiamenti climatici ed hanno una grande importanza nelle strategie di contenimento dell'accumulo di gas-serra nell'atmosfera. L'esistenza di parchi e aree protette, la promozione di una gestione forestale sostenibile che riduce i prelievi di legname, la lotta agli incendi, nuove piantagioni su terreni agricoli o su suoli degradati ecc., diventano così, oggi, strategici nella lotta all'aumento del livello di gas-serra. Vi è un aspetto delle relazioni tra cambiamenti climatici ed ecosistemi vegetali, legato alla capacità delle piante di assorbire anidride carbonica, sottraendola all'atmosfera, e fissarla, per periodi più o meno lunghi, nelle diverse componenti che costituiscono un ecosistema vegetale. Ed è proprio questa funzione di mitigazione dell'effetto serra, da parte di foreste e ecosistemi agricoli, che è stata valorizzata dal Protocollo di Kyoto ed è entrata nel sistema di crediti di emissione previsti dal Protocollo stesso. Gli ecosistemi forestali hanno, in realtà, un duplice ruolo nei confronti dei cambiamenti climatici: da una parte rilasciano grandi masse di gas-serra nell'atmosfera e dunque rappresentano una parte del problema; dall'altra, come abbiamo visto, possono offrire una serie di opzioni nelle strategie di mitigazione, basate prioritariamente sulle politiche di espansione della superficie forestale globale, di conservazione delle foreste esistenti e di controllo delle dinamiche di cambiamenti d'uso del suolo. Le foreste, infatti, svolgono funzioni nella regolamentazione di alcuni cicli biogeochimici, quali quello dell'acqua e del carbonio, nella conservazione dei suoli, nel mantenimento e regolazione della biodiversità e nella regolazione delle riserve di carbonio. La loro corretta conservazione ed espansione offre un'ampia serie di servizi di grande valore ambientale ed economico. Le aree protette e le riserve naturali che tutelano e valorizzano i sistemi forestali partecipano con efficacia riconosciuta, alle strategie di stabilizzazione climatica oltre che alla tutela della biodiversità, alla stabilità idrogeologica, alla qualità del paesaggio. Naturalmente il potenziale contributo delle foreste di “cattura” del carbonio, come riconosciuto dal Protocollo di Kyoto, richiede una nuova gestione del sistema agro-forestale per massimizzare l'immagazzinamento del carbonio nel suolo e nelle foreste. Secondo quanto previsto dagli accordi di Kyoto, le strategie di gestione forestale che possono essere usate per raggiungere questo obiettivo, si basano su due tipi di approccio. Il primo è di prevenire o ridurre il rilascio di carbonio dagli stock forestali esistenti, attraverso l'aumento dei parchi e aree protette, la promozione di una gestione forestale sostenibile che riduce i prelievi di legname, la lotta agli incendi (conservation management). Il secondo approccio prevede interventi attivi come nuove piantagioni forestali su terreni agricoli o su suoli degradati, rinfoltimenti in foreste danneggiate da incendi e malattie, controllo delle erbe infestanti, promozione dell'utilizzo di prodotti legnosi (substitution management). I Paesi che hanno ratificato il Protocollo possono contabilizzare le quantità di carbonio sequestrato dalle nuove piantagioni forestali realizzate tra il 1990 e il 2012. Devono, però, riportare nei bilanci nazionali le perdite causate dalla deforestazione. Il Protocollo rende, inoltre possibile, l'inclusione, nei bilanci nazionali degli effetti di altre attività forestali e di uso del suolo con alcune limitazioni, tra cui quelle di essere “direct human induced”. Questo punto sui sink di carbonio è stato tra i più dibattuti in fase di negoziazione dell'accordo come anche, un altro tema cruciale è stato quello relativo alla possibilità di includere nei bilanci nazionali i progetti forestali realizzati nei paesi in via di sviluppo, grazie ai cosidetti “meccanismi flessibili”, concepiti con l'obiettivo di utilizzare strumenti di mercato per facilitare il compito dei paesi industrializzati di raggiungere i loro impegni di riduzione delle emissioni. Al di là delle difficoltà durante tutto il luogo periodo di negoziazione delle modalità di applicazione Protocollo di Kyoto, è importante evidenziare come quest'accordo mondiale abbia riconosciuto il grande valore di stabilizzazione climatica connesso alla tutela, conservazione e corretta gestione degli ecosistemi vegetali. Questo riconoscimento valorizza la ricerca di nuovi strumenti di promozione e di sviluppo nei settori agroforestali, di utilizzo delle biomasse a fini energetici, di realizzazione di investimenti compensativi da parte delle imprese che fanno uso di energie fossili. Enza Plotino (dati tratti dai Rapporti dell'APAT 2002 e 2003).

di Enza Plotino