Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 45 - GIUGNO 2005




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118 PAESI A MONTECATINI

a difesa della biodiversità

Per la prima volta il gruppo di lavoro sulle aree protette della convenzione sulla biodiversità si è riunito a Montecatini, a seguito della decisione VII/28 della settima conferenza delle parti che ha previsto la costituzione di un programma di lavoro sulle aree protette. Come è noto, l'obiettivo del programma è l'istituzione e il mantenimento, per il 2010 per le aree terrestri e per il 2012 per le aree marine, di sistemi nazionali e regionali effettivi che attraverso un network globale possano rispondere all'esigenza primaria della riduzione della perdita di biodiversità per il 2010, della conservazione, dell'uso sostenibile e della condivisione di benefici. Per il perseguimento di questi obiettivi è stato istituito un gruppo di lavoro ad hoc sulle aree protette (Ad hoc open-ended working group on protected areas) con lo scopo di sostenere ed, eventualmente, rivedere l'implementazione del programma. A Montecatini, dunque, sono state decise le linee di indirizzo politico mondiale che saranno tradotte in impegni effettivi per le parti contraenti - i governi - le quali dovranno poi declinarle in politiche legislative. Ciascun Paese con le proprie delegazioni, governative e non governative, si è presentato con una propria posizione e, attraverso la tecnica degli emendamenti, ha lavorato alla stesura del testo finale. Essere presenti e intervenire in questi contesti significa contribuire alla elaborazione di documenti destinati ad avere un impatto mondiale. I temi in discussione al congresso rappresentano una valenza strategica da porre alla base delle future azioni in materia di politica nazionale delle aree protette inquadrata in una dimensione internazionale. Il primo percorso indicato dai paesi presenti all'incontro sulla biodiversità e le aree protette ha coinvolto le aree marine protette internazionali istituite in alto mare per la protezione delle specie e degli habitat a rischio. Gli studi scientifici presentati dimostrano che questi habitat, estremamente fragili, ospitano numerose specie a rischio e che i relativi ecosistemi necessitano di adeguati meccanismi di protezione. Ed è proprio da queste preoccupazioni che a Montecatini sono stati illustrati gli strumenti normativi per la definizione e l'istituzione di aree marine in alto mare. Per la prima volta è stato posto l'accento sull'esigenza di trovare un accordo tra i "tutori" dell'ambiente e i rappresentanti delle attività produttive legate al mondo della pesca e della navigazione. Alcuni sistemi di pesca e altre attività produttive hanno infatti un forte impatto sulla biodiversità delle acque internazionali e, ad oggi, non esistono ancora strumenti giuridici adeguati per affrontare tali problemi. Dal summit esce un monito a tutti i paesi del mondo ad utilizzare meglio gli accordi internazionali esistenti e ad ordinare i propri sforzi per il bene della collettività secondo i tre obiettivi della convenzione sulla diversità biologica: conservazione, uso sostenibile e condivisione di benefici. L'area marina protetta viene individuata, dunque, come principale strumento di conservazione e utilizzo sostenibile della biodiversità marina: le aree marine potrebbero quindi rappresentare una giusta cornice per la gestione integrata, ispirata al principio precauzionale e basata su un approccio ecosistemico. Un'altra priorità è stata individuata nella ricerca di sistemi di finanziamento complementari al fondo globale per l'ambiente. I rappresentanti dell'Unione Europea hanno molto insistito affinché i principali istituti bancari e finanziari mondiali - Banca Mondiale, Banca Europa di Investimenti, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo - includano i criteri della conservazione della biodiversità nelle linee guida per lo sviluppo e creino specifici strumenti finanziari. Parallelamente, i paesi in via di sviluppo dovranno attivarsi per considerare le aree protette come strumento prioritario di lotta alla povertà. Le aree protette vengono così indicate come strumenti di crescita economica di politiche di cooperazione internazionale. In riferimento all'ulteriore sviluppo di strumenti per l'identificazione, designazione, gestione, monitoraggio e valutazione dei sistemi nazionali e regionali delle aree protette, il dibattito ha evidenziato una grande differenziazione di approccio metodologico. Da un approccio universale volto ad identificare un quadro normativo mondiale di riferimento ad un approccio più regionale/locale. L' Unione Europea ha sostenuto la necessità che questi toolkits siano in grado di offrire una guida di riferimento lasciando libere le parti nella loro implementazione e che questi strumenti debbano essere user-friendly e action-oriented. Tuttavia, permangono ancora dei vuoti nella copertura di tutti i possibili strumenti, dalle metodologie per condurre analisi di pianificazione agli strumenti normativi di definizione delle aree protette, all'applicazione delle categorie IUCN, al ripristino degli eco-sistemi danneggiati e molti altri aspetti che impattano su una omogenea politica per le aree protette. L'esperienza italiana, in proposito, con 24 parchi nazionali, 23 aree marine protette, un santuario dei cetacei e alcuni parchi archeologici sommersi, rappresenta certamente un valido esempio. Un avvenimento di grande rilevanza a Montecatini è stata la conferma dell'impegno dell'Italia a difesa della biodiversità. L'Italia, infatti, è stato il primo paese europeo ad aderire come governo ad una importante iniziativa pan-europea - il Countdown 2010 - dando inizio ad un vero e proprio conto alla rovescia affinché tutti i governi europei entro il 2010 adottino tutte le misure necessarie per frenare la perdita di biodiversità. A questo fine, l'iniziativa riunisce insieme ai governi le organizzazioni non governative, il settore privato e i cittadini al fine di intraprendere azioni comuni per richiamare l'attenzione della pubblica opinione e tener fede agli impegni presi per conservare la diversità biologica. Il Countdown 2010 si basa su accordi internazionali come quelli firmati durante il Consiglio Europeo a Göteborg nel 2001, il summit mondiale sullo sviluppo sostenibile nel 2002 a Johannesburg, la conferenza delle parti alla convenzione sulla diversità biologica nel 2002 e la quinta conferenza ministeriale "Ambiente per l'Europa" tenutasi nel 2003. Diventando membro del Countdown 2010, l'Italia promette di incoraggiare e assistere i decisori e la società nel conseguire gli impegni 2010 attraverso azioni dirette a focalizzare l'attenzione politica per tenere la biodiversità al centro della propria agenda, per mantenere una pressione continua su tutte le parti, per sviluppare e implementare un piano d'azione adeguato a giusti percorsi. Esistono già diversi esempi di progetti italiani svolti sotto l'egida del Countdown 2010. La "Mappa della primavera", presentata a Montecatini, consiste in un monitoraggio sulle fioriture di specie vegetali nelle aree protette del paese ed è stato predisposto da Federparchi, Legambiente, e Coldiretti, coinvolgendo scuole di ogni ordine e grado e focalizzando l'attenzione sul rapporto tra i cambiamenti climatici e gli effetti sulla biodiversità. Il progetto "Enea" della Lega Navale Italiana vedrà una flotta di barche a vela navigare sulla rotta da Roma a Troia, seguendo i passi dell'eroe troiano Enea, considerato il fondatore leggendario della civilizzazione romana. I marinai della Lega Navale Italiana diffonderanno il messaggio del Countdown 2010 e metteranno in risalto il destino della biodiversità pan-europea. Lo stesso comitato Italiano dell'IUCN ideerà un programma di azione e giocherà un ruolo essenziale per assicurare che gli impegni presi vengano tradotti in risultati concreti. A Montecatini, il comitato ha infatti inaugurato il proprio nuovo sito internet, www.iucn.it, uno strumento per monitorare il progresso fatto nel campo ambientale ma anche per pubblicizzare iniziative di protezione della natura in tutto il paese. La prima e concreta risposta del comitato è stata la successiva e immediata convocazione dei propri membri per discutere di Countdown 2010 e di tutte le azioni e le iniziative possibili da mettere in atto per fermare la perdita di biodiversità. La riunione ha visto una importante partecipazione di istituzioni, associazioni ed esperti e una grande ricchezza di proposte e suggerimenti.
Il Comitato italiano IUCN potrà essere il focal point capace di costruire un rapporto significativo con le istituzioni nazionali, regionali e comunali, con le associazioni, con le istituzioni scientifiche, il mondo della ricerca e la scuola. La road-map del comitato individua tre livelli di azione: ricostruzione dello stato dell'arte sulla biodiversità, individuazione delle iniziative che possano diventare progetto di sistema, definizione di un piano d'azione politico. In riferimento al ruolo delle aree protette in materia di biodiversità è emersa la necessità di costruire una rete di attori - stakeholders - che promuova il sistema delle aree protette dimostrandone l'enorme potenzialità e importanza anche economica nel quadro di un nuovo indirizzo delle politiche di gestione e di utilizzo sostenibile delle risorse. Questa rete non può che essere una rete internazionale ma, al tempo stesso, deve avere forti radici territoriali, locali, sociali e uno strettissimo collegamento fra diversità biologica, ambientale, culturale. L'ambito di intervento potenziale delle aree protette in tema di biodiversità è di grande rilevanza e la Federparchi con la propria struttura a rete delle aree protette è in grado di assumere un ruolo attivo di promozione sul piano culturale e progettuale. Gli strumenti internazionali ci sono e sono concreti, si sta lavorando perché gli attori economici prendano in considerazione il significato della biodiversità in termini di innovazione e quindi di strumento per la migliore gestione del territorio e della stessa economia. La biodiversità può essere utilizzata come indicatore di benessere nella valutazione degli strumenti collettivi di gestione del territorio. In questo quadro potrebbe inquadrasi una sempre maggiore diffusione di metodi di contabilità ambientale. Si tratterà di giungere a bilanci economici-ambientali a livello territoriale su cui ragionare che metteranno comunque in risalto in modo concreto il legame fra biodiversità ed economia. E' in questo quadro che le aree protette possono svolgere la loro opera di valorizzazione della biodiversità inserendo anche corsi di educazione ambientale nel campo specifico, le esperienze e le azioni di valorizzazione economica della biodiversità naturale, di uso agricolo in un contesto di sperimentazione concreta di economia sostenibile concertata. Le aree protette come modello di sviluppo sostenibile potranno dunque diventare punti di riferimento e di assistenza per gli operatori economici, in particolare per i prodotti dell'economia sostenibile ad alto livello di tipicità e qualità, diventando di fatto supporto e fulcro essenziale di un possibile piano nazionale capace di conservare la biodiversità di fauna, flora e microrganismi e, al contempo, di individuarla come fonte di un sistema economico complessivo sostenibile. Infine, le aree protette possono diventare - elemento che è emerso con evidenza dalla presentazione dei sistemi di aree protette di tutto il mondo - un luogo ideale per la sperimentazione e la formazione a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale. Sul fronte della sperimentazione si possono individuare nuove metodologie per una corretta gestione e valorizzazione della biodiversità e dei suoi prodotti e nuove forme di agricoltura biologica, si possono ricercare in campo giuridico e normativo nuove forme di protezione del patrimonio, pensando a nuove forme di proprietà/ uso comune delle risorse, mentre si possono anche divulgare e far conoscere le "buone pratiche". Sotto il profilo della formazione può essere interessante pensare a rafforzare la cooperazione con altri paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, usufruendo dei finanziamenti predisposti dall'Unione Europea e dagli altri organismi internazionali come il GEF. Ad oggi, in Italia esistono circa ottocento aree protette, distinte in parchi nazionali (25), parchi regionali (140), aree marine protette (25), riserve statali (150), riserve regionali (340) per una superficie complessiva di oltre tre milioni di ettari, circa l'11% del territorio nazionale. Questo grande mosaico di natura assicura all'Italia il primato europeo della biodiversità con 57.422 specie animali (di cui 56.168 invertebrati e 1.254 vertebrati) e 5.599 specie vegetali (50% di quelle europee e 13% di quelle endemiche). In questa prospettiva, la Federparchi può dare un serio contributo di analisi e di contenuti promuovendo la propria presenza non solo nei contesti istituzionali internazionali, governativi e non, ma anche rafforzando il proprio ruolo nella cooperazione bilaterale e multilaterale. La Federparchi già oggi è impegnata e lo sarà ovviamente ancora di più in futuro, nella elaborazione e nella attuazione di programmi di conservazione della biodiversità, dall'Atlante della biodiversità al rilancio del progetto Coste Italiane Protette (CIP), dal monitoraggio di progetti di conservazione (orso bruno, lupo, camoscio d'Abruzzo, rapaci, restauro ambientale in genere) allo sviluppo ulteriore della Mappa della primavera, dall'individuazione di tecniche di gestione per i siti di importanza comunitaria e per le zone di protezione speciali all'azione di promozione del CD 2010 e, per finire, alle iniziative di conservazione presso i singoli parchi e le regioni.

di Matteo Fusilli e Daniela Talamo