Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 46 - OTTOBRE 2005




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CONTA QUANTO LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ…


Comunicazione e informazione hanno regole precise: se non vengono rispettate viene a mancare la professionalità e si apre un problema molto serio

Sette/ottomila abbonati da dieci anni. Un mensile di natura edito da oltre vent’anni in 155 numeri di pubblicazione continuativa. Questa, in estrema sintesi, la storia della rivista Piemonte Parchi, in un periodo in cui le pubblicazioni di natura e ambiente in Italia hanno perso dal 20 al 40%, a volte addirittura il 60%, dei lettori. Quattromila e duecento gli iscritti alla news letter dei parchi piemontesi: praticamente quasi il 50% della news letter di interesse nazionale inviata da Parks.it. Risultati ottenuti con il passaparola e nessuna promozione seria o costosa. Unica rivista di un ente pubblico che ottiene dai suoi lettori il consenso attraverso una forma di abbonamento, anche se poco costoso (14 Euro). Nei frequenti convegni e dibattiti in cui colleghi e sostenitori dei parchi hanno la cortesia di invitare la redazione di Piemonte Parchi, questi dati non suscitano molti commenti. A parte quelli degli “addetti ai lavori” che conoscono i meccanismi complessi e faticosi necessari per tener insieme qualità e risorse, curiosità dei lettori e pregio dei contenuti. Parafrasando un noto personaggio della televisione: “Meditate, gente. Meditate…”. Punto di riflessione: informazione pubblica, comunicazione dei parchi e interesse dei lettori. Invece, dopo vent’anni di lavoro in un ente pubblico, sembra che ciò che si scrive, e conseguentemente ciò che si legge (meglio ancora se apprezzato), non abbia molta rilevanza. L’importante è scrivere (spesso pagine e pagine) indipendentemente dall’interesse dei lettori. Vige, insomma, la cosiddetta auto-referenzialità. E, onestamente, i più “influenzabili” sembrano essere amministratori e politici, ma non sono esenti naturalisti e scienziati, tecnici e operatori. La comunicazione e l’informazione hanno delle regole, e se non si conoscono, o non si rispettano, diventa difficile “fare” il proprio mestiere. Detto in altro modo, è una questione di professionalità. Chi scrive un articolo, o “cucina” una rivista, non fa operazioni “a cuore aperto”: non è necessariamente un mostro di conoscenza ma deve essere un professionista capace e appassionato del proprio mestiere. Ai colleghi dei parchi, provocatoriamente, pongo sovente questa domanda: “Affidereste la direzione del vostro centro di inanellamento a me che distinguo i passeri dalle aquile in base alla grandezza delle ali?”. Questo perché considero la mia ignoranza un limite grave, visti gli argomenti di cui mi occupo. Ma oggi riconoscere di “sapere di non sapere”, come dice l’aforisma socratico, mi sembra un motivo di merito in un mondo ridondante di autostima, fatto di improvvisatori. Occupandomi da anni di comunicazione dei parchi e cercando di affrontare nodi e questioni irrisolte, mi sembra che qui possano essere ricondotti i nostri limiti. Il che non significa che si debbano ignorare gli importanti passi fatti in avanti; i numerosi e importanti risultati ottenuti dai parchi e dalla federazione, soprattutto in questi ultimi anni. Un portale Internet molto navigato, riconosciuto e riconoscibile; una rivista di “contenuto” per addetti ai lavori; perfino un tentativo di “esserci” in edicola, con un mensile sulle aree protette che non ha avuto, per ora un esito felice, ma che presto dovrebbe ritornare, con un nuovo co-editore, per essere “ripensato” e ottenere il meritato successo proprio per l’iniziativa. Poi, i giornali dei parchi, regionali e nazionali, hanno fatto molti progressi nei tredici anni in cui Federparchi si è occupata del tema. Tutto questo significa che il mondo delle aree protette incomincia a interessarsi di comunicazione. Incomincia a riflettere sull’argomento. Diciamo spesso che la vera ricchezza dei parchi sono coloro che ci lavorano, la loro passione e competenza. Allora occorre aggiungere questo valore anche all’informazione. Non è vero che tutti sanno scrivere. Non è vero che tutti sanno “cucinare” un giornale. Non è vero che tutti conoscono il linguaggio della comunicazione talmente bene da saperlo adattare a qualsiasi strumento utilizzato (stampa, internet, video…). Per questo c’è un gran bisogno, secondo il mio modesto parere, che nel mondo dei parchi, la comunicazione sia considerata importante tanto quanto i ripristini, la salvaguardia, la protezione o la pianificazione del territorio. Insomma, soltanto con queste premesse lo scambio delle esperienze, i dibattiti, i convegni, sempre utili e stimolanti, permetteranno di affrontare e modificare le questioni che ci stanno a cuore. Che sono, in ultima analisi, il problema di accrescere la consapevolezza e la professionalità delle persone che si occupano dei problemi legati alla comunicazione nei parchi.

di Gianni Boscolo