Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 47 - FEBBRAIO 2006




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OSSERVATORIO PARCHI EUROPEI

Gli impegni e le proposte di OPE

E’ sicuramente troppo presto per fare un bilancio, sia pure di massima, della attività di OPE.

Non lo è, però, per qualche riflessione sui problemi che l’Osservatorio ha già messo in luce, confermando, per un verso, le ragioni che ci avevano spinti a passare il Rubicone, superando perplessità e timori sulla portata dell’impegno che andavamo ad assumerci, e, per altro verso, a segnalarci aspetti di cui forse era stato fin qui particolarmente difficile cogliere tutte le implicazioni.Sulle conferme non c’è molto da dire dopo quanto è già stato scritto puntualmente, sulla rivista, da Laura Ravazzoni che dell’Osservatorio è stata ed è, al meglio, la tuttofare Qui, è sufficiente ribadire che non c’era alcun peccato di presunzione nella nostra decisione con la quale volevamo farci carico di un’esigenza indubbiamente non scontata che andava a toccare aspetti e profili politico-istituzionali sovranazionali, ma non per questo fuori dalla nostra portata e, soprattutto, niente affatto eccentrici. Affermare che i parchi debbano avere sempre più voce in capitolo nell’Europa allargata non è certo idea strampalata, ma al contrario, per alcuni versi, persino un’ovvietà. Meno ovvio, naturalmente, è individuare le modalità, il percorso e gli obiettivi concreti perché questa esigenza possa essere finalmente riconosciuta e sostenuta, innanzitutto, dal mondo dei parchi europei e, quindi, presa in considerazione, seriamente e concretamente, nelle sedi istituzionali ed amministrative dell’Unione; è proprio a questo riguardo che la fase di assestamento dell’Osservatorio ci ha fatto capire quale tipo di impegno ci è richiesto se non vogliamo disattendere le premesse da cui siamo partiti. La nostra principale preoccupazione, già nel primo incontro di Riomaggiore, fu quella di riuscire a rappresentare con un proprio documento (Libro Verde) la situazione dei parchi europei che probabilmente è oggi scarsamente o comunque insufficientemente conosciuta a livello dell’Unione visto che quest’ultima ha operato solo sui siti laddove tutto il resto- che poi è il più e il meglio- è rimasto gioco forza fuori, ignorato ed escluso.
Ma operazioni del genere, come sappiamo da una consolidata esperienza comunitaria, possono andare felicemente in porto soltanto se la stessa Unione se ne fa carico; in altre parole si è chiaramente appalesata dopo questa decisione l’esigenza, in primis, di entrare in rapporto politico ed istituzionale con le Istituzioni comunitarie. Insomma, la cosa più urgente è rappresentare, attraverso OPE, i nodi politici a chi di dovere. Solo successivamente, potremmo meglio valutare ciò che può e deve essere fatto da noi e quello che deve essere fatto da altri. Ecco perché, subito dopo le elezioni, quando avremo un Governo e un Parlamento nuovi, dovremo riuscire ad organizzare un’iniziativa, promossa dalla Federparchi, da tenersi a Roma, la quale impegni, insieme alle istituzioni nazionali anche il Parlamento Europeo, la Commissione, il Comitato delle Regioni, ecc.
In quella sede dovremo chiedere, fra le altre cose, che l’Unione si faccia carico, come previsto dalle normative comunitarie, della messa a punto di un Libro Verde al quale ovviamente noi ci impegneremo a dare il nostro convinto contributo.
Del resto, il fatto che parchi hanno bisogno di un’Europa che funzioni, che cresca e non ripieghi su politiche scarsamente incisive sarà un tema che anche all’Assemblea Congressuale di Federparchi, il prossimo giugno in Sicilia, dovrà trovare il suo spazio e l’attenzione necessaria.
Il dibattito su quel che deve essere proposto e richiesto all’Unione è più che mai aperto perché finora non sono state avanzate proposte da nessuna parte. A quel che ci risulta, soltanto OPE, nel merito, ha formulato qualche ipotesi che va però approfondita e soprattutto confrontata con le rappresentanze istituzionali nazionali e comunitarie. Va detto, infatti, che anche dai documenti dedicati in questi anni in sede europea ai siti, che pure contengono numerosi rilievi critici su questa esperienza comunque importante, non è dato cogliere spunti apprezzabili al riguardo.
Si tratta, in sostanza, di una pagina pressoché bianca e quindi tutta da scrivere. E il primo punto, naturalmente, riguarda l’opzione se l’Unione deve intervenire al riguardo; noi abbiamo già risposto con estrema chiarezza e argomentazioni che ci sembrano solide e convincenti.
Meno scontata, anche per noi, la risposta sul come.
Non vi sono dubbi che, anche nei confronti dei parchi, un eventuale e diretto intervento dell’Unione deve rispettare gli assetti costituzionali interni dei singoli Stati per quanto attiene la gestione, tanto più che i parchi, diversamente dai siti, non sono emanazione diretta dell’unione.
Può essere necessario ed opportuno, come già avvenuto per biodiversità e paesaggio, ricorrere a convezioni o protocolli i quali però, se hanno il merito di chiarire le finalità di taluni interventi, non hanno la forza di una legge o di una direttiva, come avviene, invece, nel caso di Habitat.
Un punto tuttavia dovrebbe essere chiaro, e cioè che, anche in questo caso, l’Unione deve puntare, secondo i principi fissati e ribaditi anche dal nuovo Testo costituzionale, ad una ‘armonizzazione’ delle politiche e degli interventi: questi ci sembrano i punti da cui prendere le mosse per un discorso che ambisca a superare la soglia della denuncia o dell’appello.
Federparchi e quindi OPE, con gli impegni che si sono assunti anche nei confronti di associazioni europee e mediterranee, hanno pertanto il dovere di presentarsi con idee chiare e proposte precise agli appuntamenti strategici che ci attendono.

di Renzo Moschini