Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 48 - GIUGNO 2006




Ordina questo numero della rivista

ALPI

AGEMAS: una nuova sfida

L’esperienza del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi per la qualità, l’innovazione, la partecipazione.
I parchi e le aree protette in Italia hanno raggiunto un’estensione e una rilevanza qualitativa ormai strutturalmente strategiche; con fatica, nel tempo, è stato individuato e istituito un reticolo diffuso di enti e realtà che condividono un progetto di sistema vocato alle sostenibilità ambientali, sociali, economiche in ambiti territoriali che contengono valori naturali, storici e culturali tra i più significativi del nostro Paese.
Questa Rete ha in sé (per contenuti, visioni e finalità istituzionali) la potenzialità e la responsabilità di rappresentare il contesto più avanzato, sperimentale e visibile di una reale e coerente integrazione delle priorità ambientali nelle politiche di pianificazione e gestione dei territori.
La fase pionieristica della tutela ambientale è da considerarsi conclusa; ormai ci sono solidi impianti normativi, parametri e riferimenti internazionali, buone pratiche, conoscenze e competenze scientifiche consolidate e trasferibili.
Oggi il tempo è maturo per integrare queste politiche, sistematizzarne la gestione anche attraverso il controllo e la verifica nei e dei reali processi di miglioramento, favorire la governance e la partecipazione territoriali.
Le politiche ambientali di nuova generazione devono tendere a superare progressivamente norme e comportamenti basati esclusivamente sulle strategie proprie del “comando e controllo” per favorire invece innovativi sistemi gestionali misti, “pro-attivi”, fondati sulla prevenzione del danno e sulla condivisione degli obiettivi. Approcci che siano in grado di tenere insieme diversi ambiti e strumenti legislativi (ambientali e socioeconomici), le prescrizioni con l’autoregolamentazione e l’autogoverno, le deleghe istituzionali con la partecipazione diretta dei cittadini.
In questa prospettiva si colloca il Progetto Life Ambiente “AGEMAS: integrazione di Agenda 21 e sviluppo di EMAS in un ambito rurale naturalistico omogeneo, di rilevante valore ecologico”, attivato dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (primo Parco europeo ad aver ottenuto la certificazioni/registrazione ambientale integrata Vision/ISO-EMAS), cinque Comuni (Belluno, Feltre, Pedavena, Ponte nelle Alpi, La Valle Agordina) in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia.
I complessi obiettivi di questo progetto consistono tra l’altro:
• nello sperimentare il sistema europeo di ecogestione ed audit (verso EMAS III) in un’area vasta ma omogenea per implicazioni ambientali (contigua al Parco Nazionale, ove risiedono 102.870 abitanti pari al 48,5% della popolazione della provincia di Belluno);
• nella definizione di un marchio-percorso di qualificazione ambientale finalizzato a valorizzare il contributo territoriale delle migliori unità produttive e di fornitura dei servizi, a partire dalla Carta di Qualità del Parco, favorendo l’evoluzione in Ecolabel delle strutture ricettive turistiche;
• nell’individuazione degli obiettivi di miglioramento attraverso percorsi partecipativi aperti ma strutturati quali i Forum di Agenda 21 Locale.
Non è qui il caso di riprendere sofisticati tecnicismi di processo, mi pare più utile sottolineare in chiave divulgativa alcune delle più rilevanti e positive ricadute implicito nell’iniziativa:
a) l’adozione di un Sistema Gestione Ambientale negli Enti Locali permette loro di rendere più efficienti e strutturate le procedure ambientali garantendo la conformità e il rispetto delle norme, la consapevolezza puntuale delle criticità-vulnerabilità e delle dinamiche di cambiamento nel tempo. Il SGA favorisce inoltre le informazioni utili per gestire in modo ottimale le attività delegate ai fornitori ed appaltatori ed assicura mediante la convalida di una parte terza ed indipendente, la credibilità del sistema, valorizzandone all’esterno la trasparenza dei risultati perseguiti.
b) L’Analisi Ambientale e il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente mettono in condizione i decisori politici e la cittadinanza di riconoscere ed individuare valori e criticità socioambientali a partire da parametri ed indicatori ( in questo caso il modello DPSIR) di sintesi, comprensibili e comparabili in ambiti non sono nazionali ma anche europei; detti strumenti, tra l’altro, integrano positivamente, completano e monitorizzano nel dettaglio ambientale, quelli più generali propri della pianificazione ( Piani del Parco, PAT, Piani Territoriali, Piani Strategici, Piani d’Area...).
c) La Dichiarazione Ambientale, il Programma Ambientale, il Piano d’Azione sono documenti pubblici (vanno diffusi e resi accessibili) che definiscono e indicano in modo trasparente gli obiettivi di miglioramento, individuano competenze e responsabilità di indirizzo e di gestione, fissano tempi e risorse finanziarie ed organizzative per le azioni previste. Con queste modalità si possono quindi verificare e monitorare puntualmente i risultati raggiunti ed evidenziare ed analizzare eventuali discordanze e difficoltà attuative.
Quando questi impegni programmatici sono il risultato di un reale processo partecipativo (Agenda 21, forum, bilancio ambientale e sociale) essi assumono concreta autorevolezza democratica, adesione e corresponsabilità di buone pratiche conseguenti da parte dei soggetti coinvolti, potenziale continuità delle “visioni” e delle strategie che divengono meno dipendenti dagli assetti politici contingenti.
Un modo di operare quindi trasparente e rigoroso che determina l’esplicita assunzione di responsabilità di governo e di partecipazione tra tutti gli attori locali, favorisce una più estesa condivisione di conoscenze e consapevolezze socio-ambientali, consolida una nuova coesione sociale intorno alla difesa e valorizzazione dei beni comuni ( ambiente, paesaggio, produzioni, storia e memoria del territorio).
Un Progetto Locale di concreta attuazione ed anticipazione degli standards e obiettivi dell’Unione Europea come indicati nel VI° Programma per l’Ambiente, nelle Politiche di Coesione, negli Accordi di Aalborg e Lisbona, negli impliciti obbiettivi auspicati dai Protocolli della Convenzione per la Protezione delle Alpi.
A fronte di queste potenzialità va detto però che non si può solo sublimare la volontarietà di questi percorsi impegnativi e complessi o enfatizzarne le ricadute di immagine, promozione e marketing (pur importanti). Servono anche “rinforzi” virtuosi e concreti di premialità alle organizzazioni certificate quali: la priorità di accesso ai fondi strutturali e a quelli nazionali delle politiche di settore, allentamenti motivati ai vincoli di bilancio, agevolazioni fiscali e semplificazioni procedurali.
In tempi di globalizzazione-delocalizzazione regressive per diritti, iniquità e sostenibilità, è necessario rilanciare la sfida della competitività partendo dalla qualità etica-sociale ed ambientale dei processi produttivi, valorizzando le diversità bioculturali, le tipicità e le filiere brevi e solidali (gas,commercio equo..), abolendo i limiti territoriali (Paesi Terzi) di applicazione e riconoscibilità dei processi certificaticativi. Queste mi paiono essere possibili risposte credibili ed eque alle derive liberiste, a dazi e protezionismi antistorici, al dumping e alla doppia morale di mercato verso tutti i Sud del mondo.

Valter Bonan