Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 48 - GIUGNO 2006




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MEDITERRANEO

Parola d’ordine: rilanciare il Santuario dei cetacei

«Senti il suono modulato di una balena e non puoi più liberartene, sarà la colonna sonora della tua vita, il tuo legame con Gea, il pianeta Terra»
Recita, più o meno così, un detto dei Nativi insediati alla confluenza tra l’Atlantico e la foce del San Lorenzo. Lì, le balene dell’Atlantico settentrionale sono in difficoltà e secondo l’autorevole “Science” sopravvivrebbero in appena 350 esemplari. I diciotto scienziati marini, coautori della ricerca, denunciano che degli otto esemplari accidentalmente uccisi recentemente ben quattro erano femmine gravide; in altri mari le minaccia la caccia praticata, in particolare, da Giappone, Norvegia e Islanda. Quel richiamo alle origini può essere ascoltato anche nel Mediterraneo, nel Santuario dei Cetacei, area protetta particolare, istituita sulla base della Convenzione di Barcellona. Si tratta di circa 90.000 chilometri quadrati di acque francesi, italiane monegasche e internazionali, racchiuse tra la Punta occidentale della penisola di Giens (costa francese), Capo Falcone (Sardegna occidentale), Capo Ferro (Sardegna orientale) e Fosso Chiarone (Toscana). L’idea di preservare questa vasta fetta di mare, con una Riserva della Biosfera, partì, nel 1990, dall’Istituto Tethys, specializzato nella tutela dell’ambiente marino; tre anni dopo il primo passo ufficiale con la firma, da parte degli Stati interessati, di una Dichiarazione comune per la creazione di un Santuario Internazionale dei cetacei del Mar Ligure; il 25 novembre del 1999 la firma, a Roma, dell’atto ufficiale, poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale come legge 11 ottobre 2001 n.391. L’interesse speciale per quest’area deriva dall’alta concentrazione di cetacei, osservata a partire dalla fine degli anni Ottanta, nelle acque internazionali oltre le 12 miglia dalla costa. Ma da sempre ci sono indicazioni sulla presenza dei cetacei: questo tratto di mare era denominato Costa Belenae già dagli antichi romani e Portofino ha le radici del suo nome in Portus Delphinii.
Perché questi mammiferi marini trovano il loro habitat proprio in queste zone particolari? La risposta è semplice: lì incontrano cibo in abbondanza, grazie alle condizioni climatiche che favoriscono una grande presenza di krill, un cocktail di minuscoli crostacei che costituisce l’80% della loro dieta. Il fenomeno si spiega con la presenza di forti venti invernali da Nord, Nord ovest che raffreddano le acque, favoriscono l’aumento della concentrazione salina e della densità e il conseguente rimescolamento con gli strati profondi che affiorando trascinano con loro i nutrienti normalmente depositati sul fondo. Con l‘innesco della funzione clorofilliana prende avvio la catena trofica che sostiene non soltanto i cetacei ma anche le popolazioni di tonno e pesce spada che finiscono per concentrarsi nell’area.
Di qui la grande rilevanza del Mar ligure per habitat e specie, con la presenza, in particolare, di numerose specie di mammiferi marini quali la Balenottera comune, la Stenella striata, il Capodoglio, lo Zifio, il Globicefalo, il Grampo, il Tursiope e il Delfino comune, che hanno qui il loro centro di riproduzione del Mediterraneo. Il riconoscimento della straordinaria importanza del Santuario è sottolineata dal fatto che vi si concentrano 4 aree naturali protette, 7 parchi nazionali e regionali confinanti con il mare, 7 Riserve naturali regionali, 1 Parco internazionale (quello delle Bocche di Bonifacio), 3 Zone di tutela biologica, 10 barriere artificiali per il ripopolamento, 8 (su 9) degli habitat istituiti ai sensi della Direttiva dell’Unione Europea 43/92, 50 (su 61) degli habitat prioritari istituiti in base dalla Convenzione di Barcellona, 26 Siti di Interesse Comunitario (solo in Liguria per la Posidonia oceanica), 10 (su 14) Macrofite protette e 109 (su 120), di cui 14 in dubbio, specie animali protette del Mediterraneo. L’istituzione del Santuario si propone di intensificare l’attività contro l’inquinamento di qualsiasi origine che possa avere impatto sui mammiferi marini e sui loro habitat; sopprimere progressivamente gli scarichi tossici da fonti a terra; vietare le catture o turbative intenzionali dei mammiferi marini; regolamentare fino al divieto le competizioni a motore; adeguare le normative in materia di pesca a quelle comunitarie; regolamentare le attività turistiche di osservazione dei cetacei (whale-watching).
Inoltre, gli Stati contraenti si impegnano a favorire programmi di ricerca scientifica e campagne di sensibilizzazione, in particolare per quanto riguarda la prevenzione delle collisioni tra navi e mammiferi marini e la segnalazione di esemplari in difficoltà. L’unica certezza è oggi il divieto per l’off-shore e si impone al più presto una regolamentazione dell’attività turistica che avvicinando gli animali con barche e, recentemente, anche con mezzi aerei arreca non poco disturbo alla vita dei cetacei. Anche la ventilata decisione dell’Unesco di inserire questo tratto di Mediterraneo nella Lista del patrimonio mondiale dell’umanità, aggiungerebbe prestigio, ma risulterebbe altrettanto debole sotto il profilo della reale tutela di queste popolazioni di mammiferi marini a rischio estinzione.

Ettore Falco