Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 48 - GIUGNO 2006




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L'UNIONE EUROPEA PER LA BIODIVERSITÀ: IL NUOVO PIANO D'AZIONE COMUNITARIO

Un approfondimento delle linee strategiche, degli obiettivi, dei campi d’azione, delle misure di sostegno, contenute nel documento strategico dell’Europa a tutela della sua biodiversità.
Federparchi vi può giocare un ruolo determinante.

Premessa
La biodiversità (1) sottintende la circolazione dei beni e dei servizi legati agli ecosistemi (generi alimentari, combustibili, fibre, qualità dell’aria, portata e qualità dell’acqua, fertilità dei suoli e ciclo degli elementi nutritivi). La perdita di biodiversità costituisce una minaccia più seria del cambiamento climatico – in quanto gli ecosistemi sono degradati e rischiano di arrivare ad un punto di non ritorno, l’estinzione di una specie è un fatto irrimediabile. Nell’Unione Europea, il quadro di azione politico finalizzato ad arrestare la perdita di biodiversità è rappresentato da Natura 2000, rete comunitaria delle zone naturali protette, rete che copre già circa il 18 % del territorio dell’Unione dei 15 e si estenderà presto ai nuovi Stati membri e alle aree marine.
Le recenti riforme della politica agricola comune e della politica comune della pesca rafforzano le possibilità di azione a sostegno della biodiversità. Fondi considerevoli sono già stati destinati alla ricerca in materia di biodiversità. La Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CDB) del 1992 ha stabilito un quadro di azione a livello mondiale, di cui l’Unione Europea ne promuove attivamente le sua implementazione.
Nel 2003, la Commissione ha coordinato una vasta operazione di coinvolgimento degli stakeholders per fare il punto sull’esecuzione, sull’efficacia e sulla convenienza di una strategia della biodiversità dell’UE e dei relativi piani di azione. Questa operazione ha coinvolto le Direzioni Generali della Commissione, gli Stati membri e la società civile, compresi i rappresentanti delle organizzazioni di conservazione, dei settori agricoli, di silvicoltura e della pesca e del commercio.
Il processo è culminato nel maggio 2004 a Malahide, in Irlanda, quando più di 200 rappresentanti degli stakeholders degli Stati membri dell’UE hanno concordato sugli obiettivi concreti su cui le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e la società civile possono e devono lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi 2010 (2).
La nuova Comunicazione sull’arresto della perdita di biodiversità entro 2010 vuole essere la risposta della Commissione Europea a Malahide. La Comunicazione rivede il progresso compiuto nell’esecuzione della strategia della Biodiversità dell’UE e dei piani d’azione e propone un piano d’azione al 2010 ed inoltre, per la prima volta, individua e definisce le competenze delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri, specificandone i ruoli di entrambi e i livelli di controllo rispetto ad ogni azione.
La Comunicazione fornisce un programma completo delle azioni prioritarie verso obiettivi specifici con una loro chiara scadenza, il successo dipenderà dal dialogo tra la Commissione e gli Stati membri nell’implementazione comune.

La legislazione e la politica dell’Unione Europea in materia di biodiversità
La biodiversità dell’UE e la legislazione sulla protezione della natura risale agli anni 70, anni in cui la Direttiva Uccelli (3) è stata adottata.
Questa Direttiva per la “Conservazione degli uccelli selvatici” prevede l’individuazione di zone di protezione speciale (ZPS) o biotopi quali strumenti indispensabili per conseguire la conservazione degli habitat concentrando l’attenzione su determinate specie animali dell’avifauna. Le ZPS sono state individuate dagli Stati membri secondo le indicazioni dell’International Council for Bird Preservation (oggi BirdLife International) che ha definito l’elenco delle IBA (Important Bird Areas) che rientrano nella categorie designate come ZPS. Ma l’anno decisivo che ha segnato una svolta nelle politiche internazionali di conservazione della natura è il 1992, anno in cui viene firmata a Rio de Janeiro della Convenzione sulla Diversità Biologica, CBD, che da quel momento in poi costituirà il quadro internazionale al quale riferirsi e che traccia, a tutt’oggi, le politiche generali per la conservazione della biodiversità.
Quello che è doveroso precisare è che si parla di biodiversità ai sensi dell’articolo 8 della CBD e cioè della conservazione in situ. Indubbiamente, la conservazione della biodiversità è un obiettivo molto articolato che è strettamente correlato con i dinamismi degli ecosistemi naturali ma, inevitabilmente, anche con la complessità delle attività umane.
Non è un caso che proprio nel 1992 L’Europa emana la Direttiva per la conservazione degli Habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche (4) che diventerà il principale strumento europeo per raggiungere l’obiettivo di conservazione della biodiversità. Come si può evincere dalla lettura del suo preambolo, questa direttiva si propone principalmente per «il mantenimento della biodiversità tenendo conto al tempo stesso delle esigenze economiche sociali, culturali e regionali mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali».
Questa Direttiva ha rivoluzionato il concetto di conservazione spostando l’interesse dal livello locale al livello Europeo. La Direttiva, nello specifico, prevede la costituzione di una rete ecologica europea denominata Natura 2000 formata da Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e da Zone di Protezione Speciale (ZPS).
Per arrivare a costituire questa rete d’aree sono necessari alcuni passaggi che richiedono lunghi anni di gestazione.
Gli Stati membri devono innanzi tutto individuare i SIC (Siti di Importanza Comunitaria) sulla base dei criteri contenuti nella Direttiva e trasmetterli come proposta alla Commissione Europea - Direzione Generale Ambiente - la quale li esamina e arriva a definire un elenco per ogni regione bio-geografica Europea.
Una volta definito l’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria, in seguito all’accordo tra la Commissione ed ognuno degli Stati membri, lo Stato membro interessato designa tale sito come Zona Speciale di Conservazione. Questa impostazione nasce dalla constatazione del legislatore europeo che nel territorio degli Stati membri gli habitat naturali non cessano di degradarsi mettendo a serio rischio gli habitat e minacciando seriamente le specie, parte imprescindibile del patrimonio naturale della comunità
Un punto di partenza importante deve essere la considerazione del fatto che l’Unione Europea, nonostante la richiesta di alcuni Paesi, non abbia voluto considerare i parchi nella loro interezza quali aree automaticamente soggette a tutela.
Probabilmente questa scelta risiede nella consapevolezza che nel governo del parco vi sono molti aspetti da contemperare con il rischio che esigenze politiche, amministrative e localistiche possano prevalere su argomenti più di carattere tecnico e scientifico.
Sulla base di questa consapevolezza, l’Unione Europea ha voluto affrontare il problema della biodiversità su basi differenti tutelando gli habitat e le specie in quanto valori assoluti, intrinseci, prevedendo, comunque, forme di compensazione per piani e progetti non direttamente connessi o necessari alla gestione del sito ma che possono avere incidenze significative e ciò al fine di garantire una coerenza globale di Natura 2000.
Oltre 20 000 sono i siti, ad oggi, inclusi nella rete dei 25, e riguardano complessivamente quasi un quinto del continente europeo. I siti della ReteNatura2000 traggono il beneficio di una forte protezione in quanto gli Stati membri devono approntare tutte le misure necessarie garantire la loro conservazione ed evitare il loro deterioramento.
Nel 1998, la Comunità ha adottato una strategia per la biodiversità adottando quattro piani d’azione:
1. Conservazione
2. Cooperazione economica e sviluppo delle risorse naturali
3. Agricoltura
4. Pesca
Oggi, la conservazione della natura e la biodiversità sono tra le quattro priorità del Sesto Programma di Azione dell’ambiente della Comunità 2002-12.
Altri strumenti internazionali sono:
la Convenzione su commercio internazionale nella specie in pericolo (CIRES)
la Convenzione sulla specie migratore (convenzione de Bonn)
la Convenzione sulla conservazione di fauna selvatica e degli habitat europei (convenzione de Berna)
Accordo sulla conservazione del Africano-Eurasian Waterbirds migratore (AEWA)
Parecchie sono inoltre le Convenzioni regionali importanti riguardo all’ambiente marino.
A livello europeo, il quadro politico di riferimento per combattere la perdita di biodiversità è già ampiamente definito.
Gli obiettivi di tutela della biodiversità sono stati integrati nella Strategia Sostenibile di Sviluppo dell’UE (5), nella Partnership di Lisbona per la crescita e l’occupazione e in un ampio settore di politiche ambientali e settoriali.
La recente riforma della Politica Agricola Comune (PAC) dovrebbe contribuire ad attenuare i sempre maggiori danni causati alla biodiversità dall’intensificazione e dall’abbandono dei terreni coltivabili e delle foreste di alto-valore naturale. Il progetto di IRENA, lanciato nel 2002, ha portato all’individuazione di 35 indicatori agro-ambientali, questi indicatori contribuiranno all’elaborazione di dati sull’interazione fra le attività umane e l’ambiente. Ulteriori progressi considerevoli sono dimostrati dal recepimento delle preoccupazioni in materia di biodiversità nella Politica Comune della Pesca (CFP), così come riformata nel 2002. Il vecchio metodo di breve durata (annuale) delle politiche decisionali si sta progressivamente sostituendo con i piani di rilancio pluriannuali per quegli stock che sono in pericolo. La nuova politica mira a parametrare il formato della flotta peschereccia di pesca secondo gli stock di pesci ed a promuovere i metodi di pesca favorevoli all’ambiente.
Le Direttive Uccelli e Habitat e la Direttiva di valutazione di impatto ambientale(6) prendono in considerazione gli effetti potenziali di determinati sviluppi regionali e territoriali, prevedendo allo stesso tempo, le alternative e le misure necessarie ad impedire e ridurre gli effetti negativi. Le valutazioni attente effettuate nel processo decisionale hanno dimostrato la loro importanza. L’introduzione recente della Direttiva di valutazione ambientale strategica(7), che si applica a determinati programmi e progetti, dovrebbe contribuire a meglio riconciliare la conservazione e lo sviluppo tenendo in considerazione gli impatti derivanti nel processo di progettazione.
Alcuni nuovi strumenti giuridici dell’UE offrono uno strumento importante per la conservazione e l’uso sostenibile di biodiversità, più precisamente:
La Direttiva sulla Responsabilità Ambientale, che applica il principio “chi inquina paga”, il principio riguarda il danneggiamento degli habitat naturali protetti in applicazione debella Direttiva Habitat e Uccelli. La Direttiva Quadro sull’Acqua, che ha stabilito un quadro europeo per la protezione di tutti gli enti che si occupano di acqua nell’UE al fine di impedire e ridurre l’inquinamento, promuovere l’uso sostenibile dell’acqua, proteggere l’ambiente acquatico, migliorare la condizione degli ecosistemi acquatici ed attenuare gli effetti delle inondazioni e delle siccità.
La Convenzione di Århus, che prevede l’accesso all’informazione ambientale e alla partecipazione ed accesso del pubblico alla giustizia nelle problemi ambientali.
Le Sette Strategie Tematiche Ambientali che la Commissione è in corso di adozione e riguardano l’ambiente marino, il terreno, l’uso sostenibile degli antiparassitari, inquinamento atmosferico, l’ambiente urbano, l’uso sostenibile ed amministrazione delle risorse naturali e prevenzione e riciclaggio degli sprechi. Queste strategie adottano un approccio a lungo termine ed olistico di ecosistema che inevitabilmente impatteranno sulle linee di azione politica.

Gli strumenti finanziari a tutela della biodiversità nelle politiche dell’Unione Europea
L’articolo 8 della Direttiva Habitat prevede il cofinanziamento dell’UE delle misure richieste per l’esecuzione e l’amministrazione di Natura 2000 attraverso l’utilizzo degli strumenti finanziari esistenti dell’UE.
Gli strumenti correnti, in particolare quelli nell’ambito della politica rurale di sviluppo quale il regime agro-ambientale (nell’ambito della politica agricola comune di UE), già stanno fornendo un supporto notevole all’esecuzione della rete sostenendo i coltivatori che controllano la loro terra in modo ecologicamente amichevole.
In alcuni Stati membri, le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale sono state usate per finanziare gli investimenti specifici relativi ai siti Natura 2000, principalmente in rapporto con le facilities e le infrastrutture di utilizzo del visitatore. Attualmente, l’unico Fondo dedicato esclusivamente al finanziamento delle azioni per l’esecuzione delle Direttiva Habitat e Uccelli, compresa Rete Natura 2000, è il Fondo Monetario di Vita-Natura, fondo ad oggi utilizzato per promuovere la pianificazione dell’amministrazione e per pilotare progetti dimostrativi delle Direttive.
Nel quadro del Sesto programma quadro di ricerca dell’Unione Europea (2002-06), il contributo finanziario per la ricerca di biodiversità è stato orientato verso la valutazione e la previsione di come cambia la biodiversità e nel capire le dinamiche degli ecosistemi, specialmente gli ecosistemi marini. In più, in rapporto con la società e l’economia si sta studiando per capire quali opzioni sono a disposizione per attenuare tutti gli effetti nocivi e per valutare gli effetti possibili sulla salute umana e sulla società. Con questa ricerca, le valutazioni migliori sui rischi possono essere portate avanti e la biodiversità e gli ecosistemi possono essere meglio controllati, conservati e riabilitati in un modo sostenibile per le generazioni future.
L’UE ha fornito un contributo finanziario considerevole ai programmi ed ai progetti per biodiversità in Paesi in via di sviluppo ed in paesi ad economia di transizione. Per esempio, l’UE recentemente ha elargito 30 milioni di Euro per un programma sulla biodiversità in Cina. Nel Pakistan, l’UE ha finanziato per molti anni un progetto integrato per l’alleviamento della povertà e la conservazione di biodiversità in uno degli hotspots di biodiversità più importanti nell’Himalaya occidentale(8). Il 15 luglio 2004, la Commissione ha adottato una Comunicazione sul finanziamento di Natura 2000. Ha rifiutato l’idea di nuovo fondo monetario per Natura2000 ed ha proposto di costituire un fondo futuro per individuare gli strumenti di finanziamento comunitario. Inoltre, ha valutato che Natura 2000 costerebbe circa 6 miliardi di euro su una base annuale.
La Commissione ha integrato i bisogni della Rete Natura2000 nelle proposte relative alle Prospettive Finanziarie 2007-2013, più precisamente, quelle relative a costituire un fondo per lo sviluppo rurale, coesione e fondi monetari strutturali, il Fondo monetario europeo delle industrie della pesca, LIFE+ ed il settimo programma quadro per ricerca.
L’integrazione del finanziamento di Natura 2000 negli strumenti finanziari esistenti dell’UE evidenzia che la gestione di Natura 2000 rappresenta uno dei più importanti assi delle politiche di gestione territoriale dell’UE. Ad esempio, la coltivazione e la silvicoltura all’interno di siti Natura 2000 possono essere viste come componenti del contributo finanziario di politica agricola comune, in fase di sviluppo rurale, mentre gli interventi strutturali possono essere una parte integrante delle politiche di coesione e di sviluppo regionale rurale. Tuttavia, la Comunicazione afferma chiaramente che la decisione sulle prospettive finanziarie limita l’importo di cofinanziamento della Comunità disponibile per Natura 2000 e che il finanziamento da parte degli Stati su proprie risorse sarà cruciale. Grandi opportunità per finanziare la ricerca in materia di biodiversità sono previste nell’ambito del Settimo Programma Quadro per la Ricerca, specificatamente (ma non esclusivamente) nell’ambito di Programmi Specifici per la cooperazione. Le occasioni più importanti di finanziamento delle azioni in materia di biodiversità al di fuori dell’UE sono offerte nell’ambito della nuova politica di sviluppo dell’Unione Europea, sia attraverso programmi tematici che i programmi settoriali e geografici, sebbene in questo caso molto dipende dalle priorità identificate dai paesi partner. Infine, è responsabilità degli Stati membri approntare le misure adatte secondo le loro proprie priorità (principio di sussidiarietà). La sfida per loro è di accertarsi che la programmazione sia integrata, coerente e coordinata, in modo che tutti i rilevanti fondi di finanziamento europei (e il cofinanziamento degli Stati membri) contribuiscano all’esecuzione delle azioni prioritarie identificate nel Piano d’Azione dell’UE al 2010 e oltre.

Il Piano di Azione Comunitario: campi di azione, obiettivi e misure di sostegno
Mentre certi progressi sono stati realizzati nel rallentare il tasso di perdita della biodiversità nell’UE, il campo di applicazione e l’implementazione del quadro comunitario sono ancora insufficienti. Nel 38% dei casi in cui la Commissione Europea ha aperto procedure di infrazione per la cattiva esecuzione delle Direttive Comunitarie in materia ambientale ci si riferisce alla protezione di natura e di biodiversità. Molta della nostra biodiversità rimane notevolmente impoverita e continua a declinare. Un nuovo approccio deve essere adottato se dobbiamo e vogliamo raggiungere gli obiettivi 2010.
Nel 2003, la Commissione ha coordinato una vasta operazione di coinvolgimento degli stakeholders per fare il punto sull’esecuzione, sull’efficacia e sulla convenienza della strategia della Biodiversità dell’UE e dei relativi piani d’azione. Questa operazione ha coinvolto le Direzioni della Commissione, gli Stati membri e la società civile, compreso i rappresentanti delle organizzazioni di conservazione, i settori agricoli, di silvicoltura e delle pesche ed il commercio. Il processo è culminato nel maggio 2004 a Malahide, in Irlanda, quando più di 200 rappresentanti degli stakeholders degli Stati membri dell’UE hanno concordato sugli obiettivi concreti su cui le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e la società civile possono lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi 2010(9).
La nuova Comunicazione sull’arresto della perdita di biodiversità entro 2010 vuole essere la risposta della Commissione a Malahide. La Comunicazione rivede il progresso compiuto nell’esecuzione della strategia della Biodiversità dell’UE e dei piani d’azione e propone un piano d’azione al 2010 ed inoltre, per la prima volta, individua e definisce le competenze delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri, specificandone i ruoli di entrambi e i livelli di controllo rispetto ad ogni azione.
La Comunicazione fornisce un programma completo delle azioni prioritarie verso obiettivi specifici con una loro chiara scadenza, il successo dipenderà dal dialogo tra la Commissione e gli Stati membri nell’implementazione comune.
Prima dell’adozione della Comunicazione, la Commissione ha avviato una vasta consultazione con il pubblico su Internet, ricevendone un ritorno di grande successo.
La Comunicazione definisce 10 obiettivi prioritari individuando quattro campi di azione politica ed un certo numero di misure di sostegno.
Gli obiettivi
Le azioni chiave devono essere volte a conseguire gli obiettivi di:
Conservazione Habitat e specie rilevanti
Mantenimento Zone rurali
Tutela Ambiente marino
Miglioramento della compatibilità di sviluppo regionale con la natura
Riduzione dell’impatto dell’invasione di specie alloctone
Governance internazionale efficace
Misure a sostegno della biodiversità nello sviluppo internazionale
Riduzione delle ricadute negative degli scambi internazionali
Adattamento al cambiamento climatico
Rafforzamento della base della conoscenza da perseguire.

Misure di sostegno
La Comunicazione richiama la necessità di implementare un numero di misure di sostegno chiave, inclusa un adeguata garanzia di finanziamento che possa rafforzare i meccanismi decisionali dell’UE (per esempio un più forte coordinamento tra le istituzioni comunitarie e gli Stati membri e una migliore considerazione degli impatti della biodiversità nello sviluppo di nuove politiche settoriali, costruendo partenerships (ad esempio con i proprietari terrieri e gli utilizzatori, il mondo degli affari e i settori finanziari) e costruire una maggiore informazione, consapevolezza e partecipazione a sostegno della biodiversità (ad esempio aderendo all’iniziativa CD2010) (10).
Nel Piano di Azione Comunitario la Commissione Europea al capitolo dedicato agli strumenti finanziari fa riferimento ai fondi comunitari (Sviluppo Rurale, Fondi Strutturali e di coesione, strumenti di Pre-Accessione, Life-III e Life+), invitando i governi nazionali a destinare, all’interno di propri programmi nazionali/regionali di sviluppo rurale, adeguati co-finanziamenti per quelle misure disponibili così come previste dai tre assi del regolamento sullo sviluppo rurale che sono direttamente o indirettamente a sostegno della natura e biodiversità.

Le misure di sostegno individuate sono quattro:

1. Garantire un finanziamento adeguato
Un finanziamento adeguato, sia per la rete Natura 2000 che per la biodiversità presente in siti non compresi nella rete, è una necessità. Le nuove prospettive finanziarie per il 2007-2013 aprono opportunità di finanziamento per la biodiversità e Natura 2000 nell’ambito del Fondo di sviluppo rurale(11) del Fondo di coesione e dei fondi strutturali(12) di Life+(13) e del Settimo Programma Quadro. Tuttavia, le riduzioni di bilancio previste dal Consiglio Europeo di dicembre(14) influenzeranno sicuramente le possibilità di finanziamento messe a disposizione della biodiversità all’interno di questi strumenti, ne consegue pertanto che le scelte di attuazione a livello nazionale saranno determinanti.
La Comunità e gli Stati membri dovranno garantire, attraverso i cofinanziamenti comunitari e le risorse proprie degli Stati membri, un finanziamento adeguato del piano d’azione, in particolare con riferimento alla rete Natura 2000, ai terreni agricoli e forestali ad elevato valore naturalistico, alla biodiversità marina, alla biodiversità a livello planetario, alla ricerca nel campo della biodiversità, al monitoraggio e agli inventari. In ogni caso la disponibilità delle risorse finanziarie comunitarie dovrà tener conto delle limitazioni di budget ed essere compresa nel nuove Prospettive Finanziarie.

2. Rafforzare il processo decisionale dell’UE in materia di biodiversità
Per realizzare tale obiettivo è necessario:
r migliorare il coordinamento e la complementarità tra gli interventi della Comunità e quelli degli Stati membri, segnatamente attraverso il BEG;
r garantire che le politiche vigenti e nuove ed i bilanci (compresi quelli nell’ambito dei programmi nazionali di riforma nel contesto della strategia di Lisbona) tengano in debito conto le esigenze in termini di biodiversità;
r considerare i costi ambientali (inclusa la perdita di capitale naturale e di servizi ecosistemici) nel processo decisionale;
r migliorare la coerenza a livello nazionale tra vari piani e programmi che incidono sulla biodiversità
r garantire che le decisioni adottate in ambito regionale e locale siano compatibili con gli impegni assunti ad alto livello a favore della biodiversità.

3. Creare partnership
Questa misura è finalizzata a creare partnership tra governi, mondo accademico, addetti alla conservazione, proprietari e utilizzatori dei terreni, settore privato, settore finanziario, settore dell’istruzione e dei media per individuare soluzioni al problema. A tal fine si potrà partire da disposizioni esistenti (come quelle previste nell’ambito della PAC e della PCP) o creare nuove partnership, anche al di fuori dell’UE.

4. Istruzione, sensibilizzazione e partecipazione del pubblico
In questo ambito si tratterà di formulare e mettere in atto una strategia di comunicazione a sostegno del piano d’azione, a stretto contatto con l’iniziativa “Countdown 2010”, e di attuare la convenzione di ?rhus e le direttive connesse(15).

L’applicazione del Piano di azione e il ruolo strategico della Federparchi nella sua implementazione
Il Piano di Azione prevede che la Commissione riporti annualmente al Consiglio dei Ministri dell’UE ed al Parlamento Europeo sul progresso nell’esecuzione del piano d’azione. Alla fine del 2010, nel relativo rapporto annuale, la Commissione valuterà il rispetto dei relativi impegni alla luce degli indicatori individuati della biodiversità così come annessi alla Comunicazione. Inoltre svilupperà un indicatore di biodiversità come indicatore sostenibile di sviluppo e come indicatore strutturale. La Commissione valuterà questi indicatori ed effettuerà il relativo controllo con gli Stati membri e la società civile. Queste valutazioni costituiranno la base per lo sviluppo delle politiche future e per la definizione dei budget per il periodo successivo al 2013.
La Comunicazione apre la strada ad un dibattito per una visione a più lungo termine che dovrebbe riconoscere la nostra interdipendenza con la natura e l’esigenza di nuovo equilibrio fra sviluppo e conservazione del mondo naturale. Questo dibattito fornirà un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo futuro.
In questa prospettiva, il Piano di Azione della Federparchi, portato avanti dalla sua Commissione Biodiversità, si sviluppa proprio sugli assi portanti della nuova Comunicazione della Commissione Europea con i suoi 4 campi di azione, i 10 obiettivi e le 4 misure di sostegno.
La Federparchi già oggi si presenta come interlocutore istituzionale privilegiato presso tutti i maggiori tavoli di lavoro internazionali ed europei intervenendo nei processi decisionali a tutela della biodiversità e, soprattutto, come partner istituzionale nei progetti di conservazione e punto di riferimento normativo, tecnico e scientifico per i propri associati.
La Federparchi grazie alla sua forza politica e peso tecnico-scientifico può giocare un ruolo di primo piano nella valutazione ed applicazione degli indirizzi comunitari, nell’accrescimento della coerenza e della connettività della rete di aree protette e nel porsi come partner di eccellenza nei progetti di conservazione della biodiversità promuovendo, patrocinando e sostenendo progetti finanziati con fondi comunitari.
La Federparchi può utilizzare il sistema delle Aree Protette come laboratori di buone pratiche gestionali e di diffusione del valore della biodiversità implementando le best practices e accertando che nelle decisioni politiche nazionali ed europee si tenga pienamente conto dei risultati raggiunti a tutela della biodiversità, presentandosi come punto di riferimento per i parchi nel controllo dell’esecuzione e dell’efficacia dei programmi di conservazione.
La Federparchi può fornire linee guida, facilitare il dialogo inter-istituzionale fra più categorie di soggetti e sviluppare partnership fra settori quali la Pianificazione territoriale, il mondo imprenditoriale e finanziario e la biodiversità, facilitando e promuovendo partenariati a livello europeo e nazionale, regionale e locale.
Al fine di perseguire gli obiettivi prefissati e sviluppare azioni concrete la Federparchi si presenta come preziosa fonte di riferimento e strumento di consulenza per tutti i propri associati che vogliono avviare progetti di conservazione della biodiversità attraverso l’utilizzo degli strumenti normativi e dei finanziamenti comunitari.
La Federparchi può contribuire agli obiettivi biodiversità lavorando fortemente affinché ci sia una maggiore consapevolezza e capacity building indirizzando investimenti nella formazione e nell’occupazione pensando a proporre nuovi progetti in tale direzione e a farsene promotore nella implementazione.
La Federparchi può rappresentare un utile punto di riferimento nell’aiutare le Aree Protette ad ottenere adeguati finanziamenti per tutte quelle misure a salvaguardia della biodiversità che si trovano al di fuori di Natura2000 attraverso altri sistemi di co-finanziamento (es. Life+) e attraverso i finanziamenti nazionali (2007-2013), in questo senso lavorerà per la definizione di politiche nazionali che garantiscano fondi adeguati di copertura in caso di deficit nei co-finanziamenti comunitari.
La Federparchi può avere un ruolo importante nell’indirizzare i parchi ad aumentare in termini reali i progetti di cooperazione internazionale indirizzando quanto più possibile la biodiversità nei programmi e progetti specifici promuovendone l’integrazione in altri settori coperti dall’assistenza allo sviluppo economico sostenibile.
La Federparchi può promuovere e sostenere progetti di ricerca attraverso le risorse finanziare previste a livello comunitario nel Settimo Programma Quadro e nazionale attraverso accordi con le Università o Istituti di ricerca in materia di biodiversità e di farsi carico di diffonderne quanto più possibile i risultati.
La Federparchi può sviluppare partenerships agricoltura e biodiversità, foreste e biodiversità servendosi dei meccanismi consultivi già esistenti nella Politica Agricola e Forestale.
La Federparchi terrà conto nell’implementazione dei principi comunitari anche il riferimento alla politica comune della Pesca, che prevede specifici finanziamenti, così come il riferimento all’adattamento ai cambiamenti climatici, per il quale sono previste misure di sostegno alla biodiversità nell’adattamento ai cambiamenti climatici e nella prevenzione degli impatti dannosi all’adattamento climatico e alle misure di mitigazione sulla biodiversità.

Campo di Azione 1 Biodiversità nell’UE
La Comunicazione richiede l’impegno più grande agli Stati membri nel proporre, indicare, proteggere efficacemente i siti Natura 2000 con la finalità di rafforzare la coerenza, la connettività e l’efficacia della rete, attraverso il loro supporto alle zone protette regionali e locali. L’uso dei piani d’azione delle specie per il recupero delle specie minacciate dell’UE dovrebbe essere esteso. Le misure paragonabili per gli habitat e le specie sono richieste in quelle regioni esterne all’UE non coperte dalle Direttive.
La Comunicazione dice chiaramente che Natura 2000 e la conservazione delle specie minacciate non sarà possibile nel lungo termine senza un ambiente terrestre, d’acqua dolce e marino il più ampio possibile favorevole alla biodiversità.
Una migliore progettazione a livello nazionale, regionale e locale rappresenta una importante chiave per impedire, minimizzare gli effetti negativi di sviluppo regionale e territoriale. Per questo bisogna tenere conto delle necessità della biodiversità sempre più a monte nel processo decisionale. Le azioni chiave includono il trattamento efficace di biodiversità nella valutazione strategica di effetto e nelle valutazioni di impatto ambientale, accertandosi che i fondi monetari dell’UE per sviluppo regionale avvantaggino le associazioni nella tutela della biodiversità tra i pianificatori, gli sviluppatori e gli interessi di biodiversità.
Alcune lacune politiche rimangono nelle zone della prevenzione e nel controllo della specie alloctone invasive. Una strategia completa dell’UE dovrebbe essere sviluppata a questo fine così come le azioni specifiche, compreso un sistema di allarme immediato.

Campo di Azione 2 L’UE e la biodiversità mondiale
Sulla scena internazionale, è necessario un approccio coerente dell’UE che sia espressione sinergica delle azioni per il controllo, il commercio, lo sviluppo e la cooperazione. L’UE dovrebbe continuare a promuovere l’esecuzione più efficace della convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e sui relativi accordi. Nel campo dell’assistenza esterna, dovrebbero aumentare i fondi monetari “stanziati„ per la biodiversità e rafforzare il mainstreaming della biodiversità nel settore e nei programmi mondiali, in conformità con il nuovo consenso di UE sulla cooperazione di sviluppo. Le misure devono essere rafforzate quanto più possibile per ridurre l’effetto delle politiche commerciali sui servizi globali degli ecosistemi e della biodiversità.

Campo di Azione 3 La Biodiversità e il cambiamento climatico
La Comunicazione sollecita la necessità di un notevole taglio nelle emissioni di gas globali per attenuare la minaccia a lungo termine per la biodiversità. A tale riguardo, riconferma la necessità di rispettare gli impegni di Kyoto e di mettere in atto obiettivi globali più ambiziosi dopo il 2012, al fine di limitare l’aumento globale di temperatura media annuale a non più di 2°C sopra i livelli pre-industriali. La Comunicazione, inoltre, richiede misure strategiche per aiutare la biodiversità ad adattarsi all’ inevitabile cambiamento di clima -in particolare- rafforzando la qualità e la coerenza della Rete Natura2000, un gruppo di esperti verrà costituito per raccomandare queste misure.
La Comunicazione richiede azioni per evitare, minimizzare e contenere tutti i danni potenziali alla biodiversità che possono risultare da un adattamento al cambiamento di clima (quali le piantagioni della biomassa e le nuove tecnologie di energia alternative).

Campo di Azione 4 La conoscenza di base
La Comunicazione evidenzia la necessità critica di rafforzare la nostra comprensione dei servizi di ecosistema e di biodiversità. Ciò richiede il potenziamento della ricerca, una maggiore dimensione internazionale, un’interfaccia tra scienza-politica e l’interoperabilità di dati per la biodiversità.
La Comunicazione prevede l’istituzione di nuovo meccanismo dell’Unione Europea per fornire pareri autorevoli, indipendenti e con una forte e valida base scientifica al fine di implementare e accompagnare le future politiche di sviluppo. Questo meccanismo terrà anche in stretta considerazione meccanismi internazionali adatti per la fornitura di una expertise scientifica sulla biodiversità.

Daniela Talamo

Note

1. La biodiversità è una contrazione di diversità biologica. La valutazione di ecosistema fornita dal Millennio Ecosystem (studio effettuato dal 2001 al 2005) definisce la biodiversità come la variabilità fra gli organismi viventi di tutte le specie, compresi quelli terrestri, marini ed altri sistemi acquatici ed i complessi ecologici di cui sono parte, questa Valutazione riconosce che l’uomo è parte integrante di questi ecosistemi.

2.
http://ec.europa.eu/comm/environment/nature/biodiversità/develop_
biodiversità_policy/malahide_conference/index_en.htm


3. Direttiva 79/409/EEC.

4.Direttiva 92/43/EEC

5. COM (2001) 264 final

6. Direttiva 85/337/EEC come emendate dalla Direttiva 97/11/EC e 2003/35/EC

7.Direttiva 2001/42/EC

8. http://www.palasvalley.org/PCDP/PCDP-overview.htm

9. http://ec.europa.eu/comm/environment/nature/biodiversità/develop_
biodiversità_policy/malahide_conference/index_en.htm


10 www.countdown2010.net

11. Regolamento (CE) n. 1698/2005, GU L 277 del 21.10.2005, pag. 1 e decisione n. 2006/144/CE, GU L 55 del 25.2.2006, pag. 20.

12. COM (2004) 492, 493, 494 , 495, 496 def.

13 .COM (2004) 621 def.

14. Conclusioni della Presidenza, Consiglio europeo di Bruxelles,
15 e 16 dicembre 2005.

15. Direttiva 2003/4/CE, GU L 41 del 14.2.2003, pag. 26, e direttiva 2003/35/CE, GU L 156 del