Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 49 - OTTOBRE 2006




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Alimentazione: siate parchi

Riflessioni su biodiversità ambientale e biodiversità alimentare, per la qualità della vita e la qualità dell’ambiente.

La conquista del “benessere” per gli esseri viventi rappresenta da sempre un sogno e una sfida.
Se nei tempi passati, prima della Rivoluzione Industriale, l’esiguità dei mezzi di sostentamento permetteva solamente la sopravvivenza per la maggior parte degli abitanti del Pianeta, com’è documentato dalla ridotta durata della vita della popolazione, da circa 150 anni la maggiore disponibilità di risorse (economiche e non) ha prodotto un allungamento della vita media spostando, contestualmente, l’attenzione dalla sopravvivenza ad una vita di benessere.
Le scoperte scientifiche e tecnologiche hanno migliorato la salute (fisica) delle persone in ampie zone della Terra, per cui molte gravi malattie del passato (tubercolosi, poliomielite etc...) sono state debellate e per altre sono oggi disponibili efficaci sistemi di cura. Le conquiste della medicina moderna, quand’anche accompagnate da attese messianiche non corrisposte, hanno rafforzato l’interesse dei ricercatori e della società verso l’uomo e la sua vita in senso globale.
Nello stesso tempo, si è cercato di guardare e migliorare l’ambiente (ecosistema) in cui l’uomo vive e opera.
Lo sviluppo delle discipline sociologiche e delle Scienze ecologiche hanno amplificato l’interesse per l’ambiente, evidenziandone quei fattori che tendono a mantenere o perturbare i complessi equilibri che ne permettono la sopravvivenza. In ogni caso, indipendentemente dalle proprie conoscenze, convinzioni filosofiche e religiose e dalla propria visione del mondo, è indubbio che non è possibile pensare all’Uomo senza interrogarsi sull’ambiente in cui vive.
Anche in medicina, l’attenzione alla dimensione non strettamente clinica del malato ha portato allo sviluppo di quelle branche che guardano al benessere psichico (Scienze psicologiche) e al rapporto col mondo esterno (Medicina del lavoro, Economia sanitaria fino alla Chirurgia estetica). Il concetto che gli esseri umani raggiungono e mantengono il pieno benessere psicofisico (qualità della vita) non solo quando non soffrono di malattie (la salute non indica semplicemente assenza di malattia!), ma quando possono vivere bene nell’ambiente circostante è ormai entrato nel comune modo di sentire piuttosto che nel contesto specifico del mondo accademico; la stessa attenzione che oggi si pone sulla Salute piuttosto che sulla Sanità sta del resto a documentare questa diversità nel modo di intendere e di percepire la cura della persona a livello istituzionale.
La Scienza dell’alimentazione, in particolare, studiando le sostanze che costituiscono la struttura dell’organismo ed il suo funzionamento, ha posto da sempre attenzione alla conoscenza del mondo esterno, almeno per quanto espressamente legato agli alimenti. L’uomo, per vivere, deve trarre dall’ambiente tutto ciò di cui ha bisogno: gli alimenti, infatti, costituiscono per il nutrizionista quello che i farmaci sono per il medico clinico ed il loro studio è stato fondamentale per quelle scoperte che hanno portato alla formulazione di linee guida ed indicazioni per una corretta alimentazione. (Figura 1)
Il nesso fra il mondo della nutrizione e i saperi più propriamente ecologici è pertanto di tutta evidenza: dovendo “trattare” ordinariamente con elementi (gli alimenti) che provengono direttamente dall’ambiente, interrogarsi sulla loro specifica qualità intrinseca e contemporaneamente sulla loro origine -dunque, appunto, l’ambiente- è per i cultori della nutrizione un imperativo di professionalità ed onestà culturale.
Il luogo di “partenza” piuttosto che le tecnologie di produzione e conservazione incidono fortemente sulle caratteristiche del prodotto e dunque è inevitabile la loro attenta considerazione nell’ottica di un approccio davvero corretto, non banale e consapevole alla materia.
Si consideri, d’altra parte, che il non inquinamento ambientale è il presupposto-base per produrre alimenti salubri (consumabili in sicurezza) per i quali, cioè, sono scongiurati i rischi ascrivibili a pericoli di natura fisica (presenza di sostanze estranee), chimica (pesticidi, fertilizzanti…) e soprattutto biologica (micro e macro organismi). (Figura 2)
Biodiversità alimentare
Uno dei principi basilari delle Scienze nutrizionali è la necessità di disporre per l’alimentazione dell’uomo di prodotti diversi. La ragione di questa diversità alimentare risiede nel fatto che, dovendosi assicurare all’individuo un fabbisogno giornaliero di molte sostanze (nutrienti), l’apporto non può derivare da un numero ridotto di alimenti, ma richiede l’uso di centinaia di alimenti base (ed eventualmente trasformati). Ogni alimento che noi utilizziamo, infatti, non contiene tutti i nutrienti indispensabili alla vita: per tale motivo, il fabbisogno di nutrienti (completezza nutrizionale) deve essere assicurato tramite un’ampia scelta di nutrienti appartenenti ad alimenti diversi e a differenti categorie alimentari. (Figura:Composizione di un Alimento)
I nutrizionisti distinguono per praticità otto classi di alimenti, ognuna delle quali contiene alimenti non molto diversi e da cui si può ricavare un gruppo omogeneo di nutrienti. In maniera semplice, si dice che la dieta di un individuo deve esser variata, e questo ovviamente non solo per le caratteristiche organolettiche o di gusto, ma innanzitutto per la necessaria disponibilità di tutti i nutrienti.
E’ la storia stessa della Nutrizione a offrire, del resto, diversi clamorosi esempi di come la biodiversità alimentare, se non opportunamente considerata, esponga a rischi gravi per la salute intere popolazioni: il Beri-beri in India e la Pellagra in Italia nel XIX secolo sono due esempi di malattie insorte presso delle popolazioni in cui il riso e la farina di mais (polenta) costituivano il ‘piatto base’ necessariamente esclusivo ed evidentemente mono-tono.
Biodiversità ambientale e biodiversità alimentare: un legame fra i due mondi
(Figura 3) Molte, dunque, le analogie, negli interessi e negli obiettivi, fra le due aree; ambiente e alimentazione, le quali, magari partendo da presupposti concettuali dissimili, mirano a salvaguardare l’esistenza del maggior numero di specie viventi: quella che per l’ambientalista si chiama biodiversità, per il nutrizionista assume i caratteri della biodisponibilità alimentare. I Parchi e le Aree protette, la cui missione, fra l’altro, è quella di ricercare il mantenimento e la salvaguardia delle varie specie vegetali e animali, possono oggi essere considerati settori strategici di grande importanza anche per chi si occupa di alimentazione. Senza considerare che, alla tutela naturalistica, si va abbinando sempre più spesso, nei parchi, la salvaguardia e la valorizzazione di pratiche colturali ed enogastronomiche in grado di contribuire al mantenimento ed alla divulgazione di stili di vita e prodotti del territorio (a partire, ad esempio, dalla dieta mediterranea) ritenuti fondamentali nella pratica corrente della scienza dell’alimentazione. I parchi, insomma, a servizio (anche) della salute, a riprova della profonda ed indissolubile relazione che insiste fra qualità dell’ambiente e la qualità della vita.
Alimentazione e Cultura: oltre la chimica degli alimenti!
L’alimentazione assume, inoltre, per gli individui un significato simbolico, intimo e spirituale. A ben vedere, anche l’espressione popolaresca «tutto finisce a tarallucci e vino» sta ad indicare la forza assolutamente coinvolgente della tavola e del mangiare insieme. Le scelte alimentari sono individuali e la scelta del “cosa, come e quando mangiare” è legata a meccanismi non solo biologici o di convenienza, ma acquisisce dei connotati simbolici, che possono essere differenti fra gli individui. La preferenza per alcuni cibi, anche se sembra innata, è tuttavia legata a riferimenti simbolici e stati d’animo personale. Il comportamento alimentare, a volte non razionale, riconosce nella psiche le motivazioni più profonde. Lo stato d’animo ad esempio di gioia-euforia od al contrario di basso tono dell’umore possono spingere lo stesso individuo a selezionare alimenti diversi.
Il cibo rappresenta poi un veicolo di ricordi e di emozioni, che sono radicate nell’animo e che possono contribuire a rafforzare il senso di appartenenza ad un luogo e ad un tempo della propria vita e della propria storia. E’ usanza comune infatti sedersi a tavola per un pranzo o banchetto quando si voglia parlare con qualcuno, abbattendo le barriere fra due persone. La cosiddetta “colazione di lavoro”, nella quale si parla e discute dei più diversi argomenti stando seduti intorno ad una tavola imbandita, permette di cementare le relazione interpersonali fra i membri di una famiglia più o meno allargata o addirittura creare una particolare predisposizione alla comunicazione e all’ascolto dell’interlocutore che condivide con noi lo stesso cibo.
Cibo dunque come catalizzatore di relazioni, condensatore di cultura e legante d’eccellenza per la comunità, cibo come cultura, come strumento di facilitazione per trasmettere e diffondere significati e valori; cibo come espressione dei luoghi e delle loro tradizioni, come “simbolo” sintetico del singolo, della società e dell’ambiente di riferimento.
Se i parchi mirano ad essere le sedi per antonomasia dell’ambiente di qualità e, in via estensiva, della vita di qualità, ci piace immaginare che anche il contributo della scienza dell’alimentazione possa essere di una qualche utilità per il raggiungimento di tale scopo.

Giacinto A.D. Miggiano
Direttore del Centro di Ricerche in Nutrizione Umana, Facoltà di Medicina e Chirurgia,
Università Cattolica S.Cuore, Roma