Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 51 - GIUGNO 2007



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Lo sfruttamento illegale delle foreste: un impegno a cambiare

Lo sfruttamento illegale delle foreste causa un enorme danno ambientale, costa ai governi bilioni di dollari in introiti persi, promuove la corruzione, mette in pericolo il ruolo della legge e del buon governo, alimenta i conflitti armati e ritarda lo sviluppo sostenibile in alcuni dei paesi più poveri del mondo. I paesi consumatori contribuiscono a questi problemi importando legname e prodotti del legno senza la garanzia che siano legalmente ottenuti e gestiti. Negli ultimi anni, tuttavia, i paesi produttori e consumatori mostrano una sempre maggiore attenzione al problema dello sfruttamento illegale delle foreste.

Lo sfruttamento delle foreste comporta una ingestibile e spesso irreparabile deforestazione. Il mantenimento delle foreste è essenziale per la conservazione della diversità biologica, considerando che il 90% della biodiversità mondiale terrestre si trova nelle foreste.
Le foreste, inoltre, contribuiscono a preservare le risorse idriche, a proteggere i rifornimenti vitali per gli animali e per le Comunità. Lo sfruttamento commerciale di breve durata delle foreste può condurre a molti problemi di lunga durata come i rifornimenti idrici, la protezione dell'acqua è uno dei servizi ecosistemici che può contribuire a garantire la protezione delle foreste in avvenire. Oltre a danni ambientali immediati, più della metà delle emissioni di carbonio del mondo industrializzato viene dal disboscamento che, secondo la Banca Mondiale, rappresenta fra il 10 e il 30% delle emissioni globali di carbonio e contribuisce alla destabilizzazione globale e regionale del clima.
Vi è un chiaro collegamento fra un rafforzamento della legislazione forestale e il contenimento dell'emissione di gas serra da disboscamento ed il fatto che se ne sia discusso nell’ambito del G8 testimonia la volontà dei paesi di combattere questo fenomeno. L’attuale fallimento di proteggere le foreste nel mondo - in alcuni casi legale ma insostenibile - dallo sfruttamento illegale sta risultando in ciò che è stato descritto come il prossimo grande “spasm of extinction”. Le azioni degli Stati Membri sia a livello nazionale che internazionale sono essenziali per eliminare il commercio illegale di legname e dei prodotti del legno all'interno dell'UE. Le azioni intraprese dalla Commissione Europea da sole non saranno sufficienti, ogni Stato membro deve riconoscere il proprio ruolo e deve assumere la responsabilità del rispetto dei propri impegni in un contesto più ampio.
Nel 2007, come negli anni precedenti, il barometro dimostra che c’è ancora parecchio da fare prima che tutti gli Stati membri dell’UE compiano la loro parte. Alle buone intenzioni non corrispondono le azioni necessarie, che devono essere declinate quanto prima.
Quasi tutti i paesi dichiarano di avere una strategia nazionale sulle foreste ed in alcuni casi sono previste norme specifiche sullo sfruttamento illegale. Cosa è ancora necessario attuare - in ogni stato membro dell’UE - è un piano d'azione nazionale che coordini le azioni necessarie per ridurre ed eliminare tutte le forme di commercio illegale ed insostenibile, sia nel mercato interno che estero. Questo piano d'azione deve avere obiettivi espliciti, includere i mezzi di controllo e deve comprendere i meccanismi che accertino che le iniziative identificate siano attuate e incisive.
I Governi - a livello nazionale, regionale e locale - possono svolgere un ruolo importante attuando politiche di approvvigionamento pubblico che arrestino l’utilizzo di prodotti illegali ed insostenibili del legno negli appalti pubblici. Ad oggi, meno della metà degli Stati membri dell’UE hanno introdotto politiche di questo genere.

Un piano d’azione per rafforzare la legge forestale in Europa
Nel maggio 2003 la Commissione Europea ha presentato un piano d'azione sull’applicazione della legge forestale, governance e commercio (FLEGT). Ciò ha segnato l'inizio di un lungo processo tramite il quale l'UE punta a sviluppare ed attuare misure contro lo sfruttamento illegale. Le misure proposte nel piano di azione FLEGT includono il sostegno ad una migliore governance nei paesi produttori di legname e la stipula di accordi volontari fra l'UE ed i paesi produttori di legname per garantire che soltanto il legname legalmente ottenuto entri nell'UE. Il piano d'azione FLEGT inoltre pone enfasi sulle misure dal lato della domanda al fine di ridurre il consumo di legname illegalmente procurato.
Nell'ottobre 2003 il Consiglio d'Europa ha firmato il piano d'azione FLEGT, questo ha rappresentato un primo passaggio significativo nell'esecuzione del piano d'azione. Una regolamentazione dell’UE che consenta l'istituzione di uno schema volontario di autorizzazione su legname è stata adottata nel dicembre 2005 ed ora si sta attuando attraverso accordi volontari di partnership con un numero limitato di paesi tropicali. Nel dicembre 2005 la Commissione Europea ha adottato un regolamento che consente l'istituzione degli schemi di licenza FLEGT per le importazioni di legname nella Comunità Europea. Lo schema di autorizzazione avviene attraverso accordi volontari di associazione con i paesi produttori di legname. Analogamente sono in corso accordi volontari di partnership con il Cameroon, il Ghana, il Gabon, il Congo Indonesia e la Malesia.
Nel dicembre 2006, la Commissione Europea ha pubblicato un documento di consultazione che esplora differenti opzioni per una legislazione che divieti l'importazione dei prodotti illegali di legno nell'UE. Il processo di consultazione si è chiuso nel marzo 2007 e la valutazione dell’effetto sulle varie opzioni legislative così come i risultati del processo di consultazione verranno pubblicati verso la fine del 2007, tre anni e mezzo dopo la scadenza iniziale.
Il supporto e la partecipazione attiva degli Stati membri dell’UE nell'approvazione e nell'esecuzione delle misure attuative del piano d'azione del FLEGT è cruciale. Le azioni suggerite dal piano d'azione di FLEGT rappresentano un contributo significativo a combattere lo sfruttamento illegale di legname. Su scala globale, affinché le azioni FLEGT siano congiuntamente rese prioritarie dai governi, dal settore privato e dalla società e siano capaci di conseguire risultati dimostrabili, è necessario:
•Implementare un metodo tripartito che crei opportunità affinché i governi, l'industria e la società trovino insieme le soluzioni e che contribuisca a migliorare la comprensione degli attori chiave ed il livello di fiducia e di apertura fra gli stakeholders.
•Rafforzare i collegamenti politica-prassi per accertarsi che le legislazioni sulle foreste e le pratiche territoriali siano reciprocamente collegate.
•Rafforzare il flusso bi-direzionale delle informazioni. Le lezioni imparate devono essere recepite rapidamente dai decisori a differenti livelli locale, nazionale, regionale e, quando possibile, internazionale. Ciò richiede un collegamento forte fra le politiche forestali e la prassi. Per fare questo, vi è la necessità di migliorare il flusso delle informazioni dalle esperienze pratiche sul campo ai dibattiti politici per poi comunicare le decisioni politiche nuovamente sul campo. Devono essere intrapresi progetti pilota con questa impostazione.
•Ricercare una giusta miscela. Globalmente, esiste una vasta gamma di risposte che possono contribuire ad arrestare lo sfruttamento illegale, da politiche nazionali rigorose sull’acquisizione a forme di buona governance con le Comunità locali, dallo sviluppo di codici del settore privato di comportamento volontario a forme di certificazione da terzi, ad, infine, campagne di sensibilizzazione al consumatore. Mentre ciascuna di queste risposte fornisce individualmente un contributo importante, spesso le sfide di applicazione e di controllo della legge forestale sono molto più grandi. Una buona esecuzione richiede una miscela delle soluzioni che risponda alla complessità delle differenti situazioni.
Su scala europea, per assicurare l'esecuzione efficace degli obiettivi del piano d'azione di FLEGT, è necessario:
•una legislazione Europea più ampia di uno strumento che prescriva l'importazione dei prodotti illegali di legno e legname all'UE;
•azioni in riferimento ai problemi dei nuovi Stati membri e nei paesi di nuova adesione all’UE;
•politiche di approvvigionamento pubblico affinché tutti i prodotti di legno ottenuti dalle istituzioni pubbliche in Europa siano legalmente prodotti;
•dialogo con i paesi produttori di legno allo scopo di stabilire gli accordi volontari di associazione fra l'UE ed i paesi produttori di legno;
•lavoro con i governi dei paesi consumatori di legname fuori dall'UE per eliminare il commercio dei prodotti illegali ed insostenibili di legno e del legname;
•garanzie che tutti gli accordi di associazione del FLEGT siano basati sui principi dell’uso sostenibile delle foreste, compreso il supporto ad una gamma rappresentativa di attori non statali e disposizioni per terze parti indipendenti sulla verifica della legalità nella produzione di legname.

Uno sguardo ai singoli paesi: molte parole. pochi fatti
In questi ultimi quattro anni i governi hanno sostenuto di occuparsi intensamente della questione dello sfruttamento illegale di legname, ma, a parte significative azioni di due paesi (Regno Unito e Austria), la performance complessiva degli Stati membri è risultata peggiore degli ultimi dieci anni.
Nel 2007 soltanto 4 paesi su 27 paesi hanno raggiunto almeno il 50% dei risultati: Regno Unito, seguito dall'Austria, dai Paesi Bassi e dalla Lituania. Nessuno dei 26 governi dell’UE e la Svizzera ha raggiunto un punteggio “verde” accettabile nel 2007, come è avvenuto nel 2006. Per la maggior parte dei paesi i bassi punteggi sono spiegati dalla loro mancanza di attività ad un livello nazionale per arrestare il commercio illegale del legname quali politiche efficaci di approvvigionamento pubblico e di piani d'azione nazionali.
I governi hanno la responsabilità di garantire che il legname che utilizzano per i lavori pubblici sia legale ed ecologicamente, socialmente ed economicamente sostenibile.
In particolare, i governi dovrebbero:
•attuare processi di approvvigionamento pubblico che richiedano legname prodotto legalmente ed in modo sostenibile, con il controllo e la valutazione del processo da un parte terza indipendente;
•compensare aziende che attuano politiche di acquisto responsabili efficaci che riducano il legname illegale;
•implementare programmi di azione nazionali con obiettivi chiari e limitati nel tempo per indirizzare le questioni sull’applicazione della legge forestale, governance e commercio di legname come richiesto dalla dichiarazione ENAFLEG.
L’UE dovrebbe tenere conto dello schiacciante sostegno degli Stati Membri per una legislazione che renda illegale importare illegalmente legname o prodotti del legno nel mercato dell’UE, questo è un passaggio importante per eliminare il traffico di legname.
Grazie agli Accordi Volontari di Partnership (VPA) avviati con il Cameroon, Ghana, Gabon, Congo Indonesia e Malesia, l’UE ha la prima seria opportunità di lavorare insieme con i paesi produttori per risolvere la questione della deforestazione e commercio illegale in tutto il mondo e di sostenere una migliore governance nel settore forestale.
Quattro anni fa la Commissione Europea ha sottoscritto un impegno per investigare possibili opzioni legislative per trattare l’importazione di legname illegale. E’ stata recentemente avviata una consultazione su un certo numero di opzioni legislative, i risultati di questo processo di consultazione non saranno disponibili prima della fine del 2007. La Commissione ed il Parlamento hanno riconosciuto che l’importazione di legname illegale dai paesi senza accordo di partnership rimarrà un problema, cosi come i crimini associati con il commercio ma queste preoccupazioni non sono state ad oggi trattate.
Una proposta per una legislazione che proibisca l’importazione e la vendita di legname prodotto illegalmente e dei suoi prodotti derivati indipendentemente dal paese di origine è forse il passo più significativo che l’UE possa intraprendere a sostegno delle iniziative dei paesi produttori.
Rendendo lo sfruttamento ed il relativo commercio di legname illegale un crimine secondo la legislazione europea, l’UE finalmente darebbe strumenti legali alle autorità europee per avviare investigazioni e procedure contro quegli individui, compagnie e reti di crimine organizzato che importano, lavorano o vendono legname ottenuto illegalmente e questo a prescindere dal paese di origine.
Questa legislazione non è un sostituto dello schema di licenza volontaria e degli accordi volontari, al contrario, è uno strumento essenziale a supporto degli altri.
Senza un divieto generale di proibizione che sostenga lo schema di licenza FLEGT, è evidente che consistenti volumi di legname procurato illegalmente continueranno ad entrare nel mercato europeo dai paesi produttori senza accordo o da paesi terzi dove il legname illegale può essere riciclato e ri-esportato in Europa come prodotto trasformato. Le autorità europee saranno senza potere per fermare il commercio illegale e questo nel tempo comprometterà il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Questo approccio è sostenuto dal Comitato del Parlamento Europeo sull’industria, commercio estero, ricerca ed energia (ITRE), i cui deputati hanno richiesto alla Commissione Europea, una lettera adottata nel gennaio del 2004, “to draft legislation to prohibit the import and marketing of all illegally sourced timber and forest products and report back to both the Council and the European Parliament by June 2004”.
Anche il Consiglio dell’UE ha invitato la Commissione Europea, nell’ottobre 2003,“to review options for, and the feasibility of, further legislation to control imports of illegally harvested timber and conflict timber, […] and present its findings to the Council by mid-2004”.
In conclusione, le questioni forestali, dalla legislazione alla governance, dall’uso al commercio del legname, sono una responsabilità globale, tutti noi dobbiamo lavorare su differenti scale e in differenti settori della società per concretizzare l’impegno di tutti noi a cambiare.

Daniela Talamo