Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 52 - GIUGNO 2008



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Osservatorio parchi europei

IPCC ed Europa in prima fila per contenere i cambiamenti climatici

Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici - Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC - valuta le informazioni scientifiche, tecniche e socioeconomiche utili per comprendere i rischi connessi ai cambiamenti climatici di origine antropica.

I suoi rapporti periodici sono basati essenzialmente su letteratura tecnica e scientifica sottoposta a revisione paritaria e pubblicata. Le valutazioni sono effettuate da tre gruppi di lavoro che riuniscono centinaia di esperti di fama mondiale. I rapporti dell'IPCC rappresentano perciò la fonte scientifica più autorevole in materia di cambiamenti climatici.
In un suo rapporto sul contenimento del riscaldamento globale, l'IPCC conferma l'analisi dell'Unione europea secondo cui, per prevenire cambiamenti irreversibili e potenzialmente catastrofici del clima, occorre iniziare a ridurre le emissioni globali entro i prossimi 15 anni e dimezzarle rispetto ai valori del 1990 entro il 2050. Secondo il rapporto, a meno di interventi urgenti, nel 2030 le emissioni saranno del 25-90% superiori ai valori attuali e porteranno il riscaldamento globale a livelli pericolosi.
Questo importante dato conferma che è essenziale e urgente ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. Il rapporto riconosce che le tecnologie e le politiche per ridurre le emissioni esistono già oggi, quindi non vi sono scuse per aspettare. Le conclusioni alle quali giunge confermano appieno quanto sostenuto dall'UE, e cioè che per avere la possibilità di limitare l'aumento della temperatura mondiale ad un massimo di 2°C al di sopra dei valori del periodo preindustriale, i paesi sviluppati devono ridurre le emissioni del 30% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020, e che occorre dimezzare le emissioni globali entro il 2050.
Sin dai primi anni '90, l'UE è in prima fila nell'azione intrapresa dalla comunità internazionale per limitare e ridurre le emissioni di gas serra. Attraverso il Programma europeo per il cambiamento climatico (European Climate Change Programme - ECCP), adottato dalla Commissione europea nel 2000, l'UE ha introdotto più 30 politiche e misure specifiche, compreso l'innovativo sistema di scambio dei diritti di emissione. La leadership dell'UE in materia di cambiamenti climatici è stata ulteriormente rafforzata dal pacchetto integrato su energia e clima presentato a gennaio dalla Commissione e approvato pienamente dai capi di Stato e di governo al Consiglio europeo di marzo. Questo importantissimo pacchetto definisce una serie di misure economicamente efficaci per ridurre le emissioni, migliorare la sicurezza energetica e accrescere la competitività, oltre a proporre un nuovo accordo mondiale volto a contenere l'aumento delle temperatura del pianeta a un massimo di 2°C al di sopra dei valori del periodo preindustriale. I dati scientifici dimostrano chiaramente che un aumento della temperatura oltre questa soglia accrescerebbe notevolmente il rischio di pericolosi cambiamenti del clima. Di seguito le principali conclusioni del rapporto
• In assenza di interventi, nel 2030 le emissioni globali di gas serra saranno dal 25% al 90% superiori ai livelli attuali: la crescita più alta si avrà nel settore dei trasporti. Almeno i due terzi di questa crescita saranno imputabili ai paesi in via di sviluppo, ma le emissioni pro capite nel 2030 saranno ancora sostanzialmente più elevate nei paesi sviluppati rispetto ai paesi in via di sviluppo.
• Per limitare l'aumento medio delle temperature ad un massimo di +2°C rispetto ai valori del periodo preindustriale è indispensabile ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 50% rispetto ai valori attuali entro il 2050.
• Questo scenario di riduzione delle emissioni può essere conseguito ad un costo inferiore al 3% del PIL mondiale entro il 2030, percentuale che rappresenta una piccola frazione della crescita globale in questo stesso arco di tempo.
• La riduzione delle emissioni di gas serra consentirà di ridurre anche l'inquinamento atmosferico (e i relativi costi per la salute), migliorare la sicurezza energetica e accrescere l'occupazione. A breve termine, i benefici per la salute derivanti dalla riduzione dell'inquinamento atmosferico possono essere notevoli e controbilanciare gran parte dei costi del contenimento delle emissioni di gas serra.
• La capacità e le tecnologie per ridurre le emissioni esistono in tutti i settori maggiormente responsabili delle emissioni stesse (approvvigionamento energetico, trasporti, edilizia, industria, agricoltura, silvicoltura, gestione dei rifiuti), sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.
• Gli obiettivi a lungo termine di stabilizzazione della temperatura mondiale possono essere conseguiti utilizzando un ventaglio di tecnologie già esistenti e disponibili sul mercato e di tecnologie che presto lo saranno. Ciò che è necessario è prevedere incentivi sufficienti al loro sviluppo e alla loro messa in opera. Questo tipo di incentivi può essere creato stabilendo un prezzo per le emissioni di carbonio, risultato ottenibile attraverso imposte, tasse e diritti di emissione negoziabili.

La posizione ufficiale dell'UE è stata approvata dal Consiglio dei Ministri dell'Ambiente il 30 ottobre scorso e recentemente portata a Bali alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, dove l'Europa ha svolto un ruolo per la definizione, pur un po' edulcorata rispetto alle aspettative, della "Bali roadmap" (il documento risultante dalla conferenza di Bali di cui si parla più diffusamente in questo numero nell'articolo dedicato a clima, politica ed economia) destinata a condurci nel "dopo-Kyoto".
La strategia dell'Unione Europea prevede otto punti principali che almeno in parte sono stati recepiti e speriamo venano ancor meglio riconosciuti nelle tappe che verranno:
1) Limitazione del riscaldamento globale ad un massimo di 2ºC al di sopra della temperatura del periodo pre-industriale. Per rispettare questo limite le emissioni globali dovranno stabilizzarsi entro i prossimi 10-15 anni per poi dimezzarsi rispetto ai valori del 1990 entro il 2050.
2) Riduzioni obbligatorie delle emissioni assolute più consistenti per i paesi industrializzati. L'UE propone che i paesi industrializzati riducano collettivamente le loro emissioni del 30% entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. In attesa di giungere ad un accordo in merito, l'UE si è autonomamente impegnata ad abbattere le proprie emissioni di almeno il 20% entro il 2020. A tal fine la Commissione presenterà un pacchetto di misure legislative all'inizio del 2008.
3) Contributi equi ed effettivi da parte degli altri paesi, ed in particolare delle economie emergenti in rapida crescita, affinché limitino l'intensità delle emissioni generate dalla loro crescita economica.
4) Potenziamento ed ampliamento del mercato globale del carbonio, anche attraverso meccanismi flessibili innovativi e rafforzati. Il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione ha dimostrato che il mercato del carbonio rappresenta una soluzione efficace.
5) Rafforzamento della cooperazione in materia di ricerca, sviluppo e diffusione delle tecnologie pulite necessarie per abbattere le emissioni.
6) Maggiore impegno a favore dell'adattamento ai cambiamenti climatici. In questo contesto è necessario rafforzare la cooperazione per affrontare gli effetti inevitabili dei cambiamenti climatici, in particolare per aiutare i paesi più poveri e più vulnerabili.
7) Emissioni del trasporto aereo e marittimo internazionale. L'UE sta già discutendo la proposta volta ad inserire il trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissione.
8) Abbattimento delle emissioni derivanti dalla deforestazione, attività che contribuisce fino al 20% delle emissioni planetarie di CO2.

L'appuntamento per il dopo Bali è fissato nel 2009 a Copenhagen, dove dovrebbe prendere vita definitivamente l'accordo "post-Kyoto".

Daniela Talamo