Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 52 - GIUGNO 2008



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Velocipedi: il motore del futuro

La Prima Conferenza nazionale della Bicicletta, inserita nel "ciclopico" contesto della Fiera di Milano riflette sul velocipede quale motore per il turismo sostenibile nelle aree protette e non solo. In Italia i servizi sono ancora scadenti e manca una rete ciclabile nazionale, ma l'attenzione cresce. Un'opportunità per i parchi di fare da apripista.

Si è svolta a Milano all'inizio di novembre 2007 la Prima Conferenza nazionale della Bicicletta, promossa dal Ministero dell'Ambiente e organizzata dalla Provincia di Milano in partenariato con le associazioni ciclo-ambientaliste (tra cui la Federazione amici della bicicletta - FIAB) e la Federazione Ciclistica Italiana. Per la prima volta in Italia soggetti molto diversi - istituzionali, tecnici, associativi, sportivi - hanno dialogato fra loro su mille sfaccettature diverse. L'evento, apertosi nell'auditorium della Provincia, grazie all'instancabile iniziativa del suo Assessore al Territorio Pietro Mezzi, si è svolto negli spazi della Fiera di Milano, durante e nel carosello del Salone del Ciclo e Motociclo, il più "ciclopico" (è il caso di dirlo) evento commerciale e mediatico della gigantesca struttura milanese. 108 sono state le relazioni presentate e 528 le persone registrate per ascoltare, discutere a volte controbattere anche con vivacità e veemenza, in particolare quando la dirigente di Trenitalia si è trovata nell'ardua condizione di dover difendere un servizio che presenta i limiti e le disfunzioni del tutto evidenti a qualsiasi cittadino. Un carosello straordinario che ha consentito anche di fare il punto sul rapporto fra bici e turismo, con un'attenzione particolare al pedalare nelle aree protette; era presente fra gli altri il Direttore di Federparchi Luigi Bertone, e sono state illustrate le esperienze di diversi parchi, fra cui il Circeo, il Delta del Po romagnolo e Migliarino San Rossore. Riportiamo quindi alcuni passaggi delle tesi proposte dal comitato tecnico scientifico, che riguardano da vicino la gestione dei parchi, unitamente ad alcune riflessioni utili per la gestione dei parchi.
Il Bel Paese dell'Abate Stoppani è un caleidoscopio d'orizzonti, di forme, di colori, di genti, lingue e culture. Il paesaggio delle Alpi è totalmente diverso da quello del Po e questo è totalmente diverso dai colli Toscani, dalle coste della Sicilia, così come le culture delle valli alpine sono diverse dalle città di pianura, dagli antichi borghi arroccati sui colli e dai villaggi isolani. Ma tra di loro c'è un divenire dello spazio, una moltitudine di passaggi e sfumature che li collegano ad un sol corpo e disegnano una nazione la cui bellezza e varietà fa invidia a tutto il mondo. Noi, con il nostro tempo contato e la nostra vita che consuma stiamo perdendo totalmente la vera dimensione dell'essere e del vivere i luoghi e le genti, la dimensione del paesaggio e delle umanità. Stiamo perdendo il senso del viaggio, inteso come esplorazione e scoperta del territorio nel suo farsi e disfarsi, passo dopo passo, cultura dopo cultura. Si morde e si fugge la scena del mondo saltando da un luogo ad un altro, con le nostre auto, i nostri treni e i nostri aerei sempre più veloci, sempre più incanalati nei corridoi artificiali delle arterie chiuse fra muri di cemento.
In bici e a piedi è diverso. Il viaggio ci fa percepire le sfumature d'ogni passaggio da un luogo al successivo, da un essere ad un altro essere. Sul portale del Parco nazionale di Yellowstone, fin da 1883, vi è l'epigrafe "Per il beneficio e il godimento delle genti". Gioire del bello, assaporare il delicato, godere della magnificenza del Creato fu l'obiettivo di chi fondò il parco nazionale del pianeta: dimensione che il turismo e il tempo libero della nostra età devono recuperare.
Albano Marcarini, della Confederazione per la Mobilità dolce, ci apre a questa riflessione: «Il tempo di chi pedala è lento e veloce, poiché ti consente di passare da un luogo ad un altro con le tue sole forze ad un ritmo cinque volte superiore a quanto potresti fare a piedi. La bicicletta è un eccellente strumento per questo tipo di turismo, al pari dello spazio per il tempo libero». Così scrive Paolo Rumiz : «Non posso parlarvi della bici, ma solo della mia bici. La quale è, prima di tutto, un passaporto. Esattamente come il cane quando lo si porta a passeggio; serve ad incontrare gente affine. Gente che non si rassegna a trip organizzati o a fare da guardona in safari di cellophane». Questo sentimento, unitamente all'essere il vero passaporto fra le genti, accompagna i molti, sempre più numerosi, che affrontano il viaggio, il turismo e il tempo libero a piedi o in bici. E se la vita d'oggi non offre abbastanza tempo per i lunghi pellegrinaggi pedestri, la bicicletta si concilia anche con gli spazi ristretti delle nostre ferie e diventa quindi strumento preferito per questo rinnovato turismo, quasi il solo con i numeri economici in costante e significativa crescita.
Il bisogno di recuperare il senso del territorio e del paesaggio non è un mero esercizio d'estetica, ma un dato leggibile nelle statistiche. Secondo l'Osservatorio nazionale del Turismo di Unioncamere, un cittadino su tre sceglie quale meta delle sue vacanze le città d'arte, e contestualmente uno su quattro pone al centro delle sue scelte i valori naturalistici e paesaggistici; entrambe i dati rappresentano la maggioranza relativa delle opzioni rilevate nell'indagine. La crescita del cosiddetto turismo verde è molto significativa, divenendo ormai uno dei segmenti portanti dell'offerta turistica. L'Italia è meta in crescita per l'arte, l'enogastronomia, la cultura, e senza trascurare le indicazioni tradizionali di mare e montagna. La Toscana è la meta leader europea per l'agriturismo. In definitiva l'analisi del mercato indica chiaramente che il turismo domanda nuovi modi di vivere il territorio con il recupero di valori antichi.
Molte nazioni d'Europa si sono già attrezzate da tempo con le loro bici-strade da nord a sud, da est ad ovest. Esiste anche un disegno continentale di connessioni redatto dall'European Cyclists' Federation, che si ritrova nelle reti della Gran Bretagna, della Francia come della Germania e di altre nazioni: non solo piste, ma anche servizi d'accoglienza e servizi d'organizzazione. Alle infrastrutture e alle strutture di ricezione si affaccia un insieme di tour operators in grado di offrire pacchetti destinati al ciclista in vacanza. La capacità di saper mettere in rete la domanda turistica, l'equipaggiamento del territorio e l'offerta di servizi è la sfida che occorre saper affrontare. In bici alla scoperta del Bel Paese: è questo forse un sogno, che piano piano sta divenendo realtà, grazie alle notevoli politiche messe in campo da molte Regioni e Province, assieme ai Parchi. Piste ciclabili stanno sorgendo lungo le alzaie dei fiumi e canali, al posto delle ferrovie abbandonate, su percorsi a fianco alle principali direttrici europee come verso gli angoli più suggestivi e remoti d'Italia. Eppure vi è ancora molta strada da compiere; manca una legislazione realmente cogente che imponga il riuso ciclistico delle alzaie, delle ferrovie dismesse e di quella immensa risorsa rappresentata dall'antica viabilità campestre; manca una politica organica di promozione e incentivazione del turismo ciclistico che potrebbe essere una grande ricchezza per il Paese, opportunità di lavoro e di crescita economica.

Una rete ciclabile nazionale
Nei secoli passati i pellegrini si spostavano attraverso l'Europa a piedi, per migliaia di chilometri, da Londra a Roma, da Parigi a Santiago di Compostela: erano spostamenti lenti che portavano giorno per giorno alla crescita della propria conoscenza interiore ed esteriore, ai rapporti con l'umanità e con i luoghi. Oggi si assiste al recupero turistico e mistico del Cammino di Santiago, così come di altri lunghi grandi itinerari paneuropei dedicati al podismo e alla bicicletta: sono dati evidenti nella loro dirompente crescita di lunghezza e di utilizzo. Attorno al turismo in bicicletta sta crescendo un mercato potenzialmente straordinario e innovativo; nazioni come la Spagna, l'Austria, la Germania e la Gran Bretagna sono assai avanti in tali politiche. In Italia si osservano i primi importanti interventi soprattutto lungo i fiumi: il Po, l'Adige, il Mincio, il Ticino.
Quasi tutti i paesi europei hanno reti di strade minori, libere da traffico, potenzialmente in grado di raccordare tutto il territorio a beneficio della mobilità dolce. Si tratta di vie concepite e realizzate per rispondere ad esigenze spesso diverse fra loro (strade rurali e campestri, vie ferrate abbandonate, strade militari, alzaie e argini di fiumi e canali) che possono essere recuperate per la bicicletta, con uno sviluppo di centinaia o migliaia di chilometri. Molte di queste attraversano o raggiungono le nostre aree protette. Il recupero di questo patrimonio potrebbe generare un turismo attivo e attento ad approcci sostenibili, per evitare che il turista distrugga con le proprie mani (o più precisamente ruote e ali) ciò che lo muove. Nei territori attraversati da questi itinerari le attività di ospitalità, ristoro, assistenza tecnica, accompagnamento di gruppi, di editoria specializzata (mappe e guide) traggono beneficio dallo sviluppo (davvero sostenibile) di una rete ciclabile nazionale.
L'esempio di Eurovelo, a livello continentale, o di esperienze nazionali come quelle promosse da ‘Sustrans' in Gran Bretagna o le ‘Vias Verdes' di Spagna (vedi riquadro), oltre a Francia e Svizzera, rappresentano iniziative di coordinamento e promozione di reti ciclabili per la lunga percorrenza su cui basarsi per la costruzione di una rete nazionale, la cui strategia deve essere stabilita dallo Stato mediante l'intesa con le Regioni e deve essere attuata dagli enti intermedi che si occupano di viabilità e fruizione del territorio: le Province, le Comunità montane, gli Enti Parco. La proposta formulata dalla Fiab e denominata "Bicitalia" potrebbe rappresentare un primo approccio a cui riferirsi.Occorre una politica immediata che vincoli al demanio (ovvero al bene non cedibile e non usucapibile, ma solo gestibile) la rete viaria minore, formando uno specifico settore per la mobilità dolce. Si sta assistendo ad una preoccupante svendita (da parte dello Stato come degli enti proprietari di ferrovie in concessione) di pezzi preziosi di ferrovie dimesse, in controtendenza rispetto alle più accorte politiche degli altri paesi europei. Regolamenti miopi e resistenze all'innovazione spesso impediscono di aprire ufficialmente gli argini fluviali e le alzaie dei canali alla ciclabilità, per non dire delle antiche vie militari nelle aree prossime ai confini, ormai del tutto inutili ai fini strategici. Regole ottocentesche inapplicabili al giorno d'oggi disciplinano ancora il regime delle cosiddette strade vicinali e consortili, che sono l'equipaggiamento storico del paesaggio. Si passa alternativamente dall'abbandono totale dei percorsi all'inglobamento surrettizio nei fondi privati recintati, nonostante la loro funzione pubblica, in assenza di controllo e di gestione dell'amministrazione locale: si perde così un patrimonio inestimabile già disponibile, la cui ricostruzione, soltanto per le operazioni di esproprio, richiederebbe un enorme quanto inutile dispendio di risorse. La Conferenza nazionale "inbici" ha richiesto che l'Italia si dotasse di una rete ciclabile di respiro nazionale. Tale rete di percorsi sicuri e segnalati rappresenterebbe l'aspetto più spettacolare e immaginifico per la diffusione dell'uso della bicicletta come mezzo di trasporto e turismo pulito e sostenibile.
Per ottenere questo obiettivo occorrono nuove leggi a tutela del patrimonio di viabilità minore, per costituire il demanio per la mobilità ciclopedonale; nuove regole per il loro utilizzo pubblico; nuove norme civilistiche in materia di strade vicinali e consortili che ne sanciscano la demanialità e ne assegnino i compiti manutentivi in base all'attuale organizzazione delle autonomie locali, coinvolgendo anche i proprietari dei fondi interessati. Fra gli altri suggerimenti, merita segnalare la proposta di assegnare in gestione il patrimonio viario militare agli enti parco e agli enti intermedi.

Fruizione sostenibile delle aree protette
La domanda di turismo nei parchi è in forte crescita; alcune stime indicano in oltre cento milioni i visitatori che ogni anno frequentano le nostre aree protette; purtroppo la maggior parte di queste presenze si concentra in pochi mesi all'anno, costituendo una forte pressione su questi beni particolarmente vulnerabili. La speranza di ricavare benefici economici sempre crescenti spinge le comunità locali delle aree protette a realizzare strutture e infrastrutture per un turismo di massa che finisce con il riprodurre nei loro orizzonti il modello urbano: paradossalmente c'è il rischio che nei prossimi anni i visitatori ritrovino nei parchi, o ai loro margini, gli stessi modelli e sistemi che li hanno spinti ad evadere dalla città. E' necessario che le aree protette si dotino di strumenti per risolvere tali contraddizioni e sviluppare un turismo sostenibile per l'ambiente, proficuo per le popolazioni locali e accattivante per il visitatore abituale come per quello occasionale. Per turismo sostenibile, secondo la Carta Europea per il Turismo Sostenibile disegnata dalla federazione dei parchi d'Europa Europarc, s'intende «qualsiasi forma di sviluppo, pianificazione o attività turistica che rispetti e preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisca in modo equo e positivo allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o soggiornano nelle aree protette».
La bicicletta può essere -ed è- un eccellente veicolo di fruizione equilibrata anche delle aree protette. In taluni casi è addirittura il veicolo privilegiato, come nel caso del Parco nazionale di Hoghe Veluwe in Olanda (vedi riquadro), o per la visita della tenuta presidenziale di San Rossore, oggi parco regionale toscano.
Tuttavia, per la delicatezza degli ambienti da visitare, è importante prevedere opportune strategie, creando itinerari che non generino potenziali effetti negativi sulla natura locale. Percorsi, quindi, che portino i turisti a visitare la natura, il paesaggio, gli antichi borghi, a conoscere aspetti storico/artistici del territorio e a scoprirne la genuinità dei sapori locali e delle tradizioni. In questo modo è possibile mantenere integro il territorio, valorizzare le peculiarità naturalistiche del parco e aumentare il reddito delle comunità locali. Lo sviluppo d'itinerari ciclabili nelle aree protette deve peraltro tenere conto dell'ambiente attraversato.
Particolari attenzioni sono necessarie con riferimento a questi aspetti:
• pianificare gli interventi ed effettuarne la valutazione ambientale strategica;
• favorire una programmazione mediante la partecipazione locale, dei portatori d'interesse e dei tour operators, eventualmente seguendo i processi codificati a livello internazionale come Agenda 21 e la Carta Europea del Turismo Sostenibile di Europarc.
• limitare la nuova infrastrutturazione allo stretto necessario, optando prioritariamente sul recupero delle percorrenze storiche;
• ottimizzare la ricerca dei sedimi (strade forestali, ferrovie e decauville dismesse, argini, etc...) per le ciclovie in modo da ridurre sia gli impatti ambientali che i costi;
• curare le pavimentazioni, le opere, le aree di sosta in armonia con il paesaggio, la tradizione e i materiali locali;
• verificare sempre l'impatto ambientale in via preliminare;
• curare la segnaletica essenziale in maniera efficace e con discrezione per evitare effetti indesiderati;
• individuare percorsi che siano contemporaneamente interessanti ed esemplificativi del biotopo attraversato senza interferire con le zone più delicate dello stesso;
• sviluppare un'ospitalità e servizi il più possibile inseriti nella realtà culturale e sociale del parco, per realizzare la giusta sintesi tra rispetto della natura ed esigenze di decorosi livelli di vita delle popolazioni che insistono sull'area protetta.
Al Parlamento, al Governo e alle Regioni si richiede di promuovere azioni che tutelino e incentivino il turismo sostenibile con particolare riferimento alla promozione della bicicletta; si richiedono norme e incentivi all'introduzione dei protocolli internazionali di partecipazione come Agenda 21 e la Carta Europea del Turismo Sostenibile.
L'opinione pubblica e le amministrazioni dovranno essere sensibilizzate sulla necessità di avviare iniziative di mobilità sostenibile all'interno e tra le aree protette italiane, dimostrando come possa essere possibile conciliare la conservazione dell'ambiente e lo sviluppo socio-economico. Occorre anche incentivare iniziative e imprenditorialità di turismo sostenibile, coinvolgendo nei processi di programmazione della fruizione cicloturistica le comunità locali, le loro potenzialità umane più fresche e innovative, le associazioni ciclistiche, ambientalistiche, sportive.

Ospitalità e accompagnamento
Anche in Italia vanno diffondendosi iniziative che mettono in rete le strutture ricettive che si segnalano spontaneamente per le facilitazioni e i servizi per i cicloturisti. La più consistente di queste iniziative on-line con 1.600 strutture ricettive è Albergabici® gestito dalla FIAB con il portale www.albergabici.it.
Il passo successivo deve essere il superamento dell'autocertificazione per arrivare ad una certificazione vera e propria sulla base di requisiti minimi ritenuti irrinunciabili dai gestori di rete. In tal senso vale la raccomandazione di promuovere azioni di partecipazione integrata che associno le istituzioni locali agli operatori del turismo locali e centrali, coinvolgendo i diversi portatori d'interesse. E' questo il senso dell'azione proposta dalla Carta Europea del Turismo Sostenibile, prima citata.
I turisti in bicicletta utilizzano i servizi più diversi, da quelli di classe elevata a quelli più economici e percorrono per diversi giorni la stessa regione contribuendo ad uno sviluppo economico sostenibile anche in zone al di fuori delle mete turistiche di massa. In Italia operano decine di organizzazioni, associazioni, agenzie e tour operator di medio-piccole dimensioni, che si sono specializzate in viaggi in bicicletta o che hanno inserito nei loro pacchetti "tutto-incluso" itinerari cicloturistici in gruppo o per singoli viaggiatori. Tali organizzazioni spesso si scontrano con le difficoltà nell'individuazione degli itinerari, la necessità di percorrere strade ad alto traffico, scarse alternative ciclabili, mancanza di segnaletica e cartografia dedicata. Vi sono enormi difficoltà nel trasporto della bici sui treni a lunga percorrenza che non hanno vani dedicati. Vi è scarsa o inesistente attenzione da parte degli enti di promozione turistica e dei grandi operatori patinati a questa forma di turismo in crescita in tutta Europa.
Questo aspetto è ancora più grave se si pensa che nazioni geograficamente, storicamente e culturalmente meno fortunate quanto a clima e paesaggio raggiungano livelli di penetrazione cicloturistica pari al 15% di tutto il turismo nazionale. Nella sola Germania si stimano in oltre due milioni i cittadini che dichiarano di voler effettuare un viaggio in bici in Europa nei prossimi tre anni.

La segnaletica e l'integrazione modale
Le politiche di segnalamento e integrazione modale devono accompagnare lo sviluppo del turismo ciclistico. La qualità della segnaletica italiana è mediocre e confusa, anche se l'attuale Codice della Strada ha fatto notevoli passi avanti rispetto al passato. Manca uno standard comunitario nella segnaletica d'indicazione, che genera ulteriori disorientamenti (l'uso dei colori, per esempio, è inverso fra Italia e Francia e fra queste e la Germania). In più, in Italia vi è un'eccessiva invadenza della segnaletica privata rispetto a quella di pubblico interesse. Non esiste una norma sulla segnaletica per l'utenza in bicicletta e per quella pedonale (solo in montagna, sui sentieri vi sono i segnali rossi e bianchi uniformati per buona volontà dalle associazioni alpine di mezza Europa).
Per quanto riguarda la segnaletica di indicazione, occorre un progetto nuovo ed autonomo che armonizzi rispetto agli standard attuali, identificandosi con una propria grafia immediatamente riconoscibile. Una buona base di lavoro è lo studio effettuato da FIAB, che talune Province italiane hanno adottato (Milano prog. MiBici, Brescia, Padova).
Molti paesi europei da tempo hanno introdotto a livello nazionale la segnaletica specializzata per i ciclisti. In Italia invece, in assenza di regole certe, cominciano a vedersi tipologie di segnali differenti in relazione all'iniziativa autonoma dei singoli enti proprietari delle strade: province, enti parco, comunità montane, ed anche comuni. Pur nella buona volontà, si aumenta la confusione.
L'intermodalità è la chiave di successo per il turismo ciclistico, per questo occorre:
• il trasporto della bicicletta propria sul mezzo pubblico a tariffe accettabili per tutti; in analogia con le reti europee di TPL, treni, metropolitane, tram e autobus devono disporre di spazi dedicati e agevolmente accessibili per le bici; attualmente ciò avviene già nei servizi regionali di Trenitalia, ma non sempre gli spazi sono bene organizzati e chiaramente segnalati (ciò crea inutili perdite di tempo e diseconomie di rete). Le reti urbane e regionali raramente ammettono le bici se non in orari e giorni limitati. Viceversa la possibilità di trasportare le biciclette sui treni e su altri mezzi pubblici di trasporto (metropolitane, tram e autobus; funicolari e cremagliere; funivie ed anche seggiovie in taluni casi; navi e traghetti) risulta determinante per dilatare il territorio da esplorare;
• favorire la possibilità di allontanarsi dal centro urbano con il treno e la bici al seguito e iniziare l'escursione là dove il traffico si riduce e l'ambiente diviene più confortevole;
• permettere di scendere in una stazione, compiere un percorso in bici e riprendere il treno in un'altra stazione, cosa che non è possibile trasportando la bici sull'auto;
• permettere di superare ostacoli naturali quali ad esempio l'attraversamento di un lago, oppure un forte dislivello.
• L'intermodalità, fra l'altro, è utile quando il cicloturista, magari con bambini al seguito, deve decidere di accorciare il programma dell'escursione per il sopravvenire di stanchezza o di cattivo tempo.
A termine della Conferenza nazionale "inbici", il Ministro dell'Ambiente si è impegnato a istituire il Servizio nazionale della Bicicletta. Se tale impegno si tradurrà in fatti, sarà il primo passo per promuovere un master plan nazionale per lo sviluppo del velocipede e, forse, potrà essere la volta buona che anche l'Italia si allinei agli altri Paesi d'Europa. Non saranno più soltanto i giornali a riportare i chilometri di piste ciclabili promessi e mai realizzati, ma sarà la gente a poter finalmente pedalare in libertà.

Fabio Lopez Nunes