Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 53



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Alpi

Nuova “birra” per le aree protette alpine

La regione biogeografica alpina si arricchisce di nuove aree, con il secondo aggiornamento di “Natura 2000”.
Intanto le aree alpine sono protagoniste di innovazioni capaci di coniugare rispetto dell’ambiente, economia, produzione di qualità garantita.
Cresce la rete europea delle aree Natura 2000.
Il 25 gennaio scorso è stato, infatti, approvato il primo Aggiornamento dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina, pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 19 marzo 2008.
La regione biogeografica alpina comprende le Alpi (Italia, Germania, Francia, Austria, Slovenia); i Pirenei (Francia, Spagna); la montagna Fennoscandia settentrionale (Finlandia, Svezia); i Carpazi (Polonia, Romania, Slovacchia); i monti Balcani, Rila, Pirin e Rodope (Bulgaria).
L’elenco aggiornato tiene conto delle novità apportate grazie alle decisioni che, tra gennaio e marzo, alcuni Stati europei hanno assunto istituendo 489 nuove aree, per un totale di 18.784 chilometri quadrati, una considerevole parte delle quali nella regione alpina.
Prescindendo dalle aree Natura 2000 dei nuovi Stati membri, anche Austria, Francia e Slovenia hanno definito nuove aree protette. In Austria, ad esempio, le nuove aree Natura 2000 sono state individuate in modo da favorire in particolare le farfalle, mentre in Francia ne trarranno vantaggio soprattutto i pipistrelli e in Slovenia gli orsi: quasi 750 chilometri quadrati di territorio nelle Alpi Giulie sono stati, infatti, inseriti nella rete Natura 2000.
L’Italia partecipa con ben 459 aree sulle 1350 complessive, mentre la superficie totale delle aree Natura 2000, attraverso cui si intende mettere un freno alla perdita di biodiversità, si estende ormai sul 20% del territorio complessivo dell’Unione Europea.
Molte aree protette stanno inoltre lavorando sodo per interpretare nella maniera più stringente ed efficace possibile il loro ruolo di sperimentazione dello sviluppo sostenibile, che va al oltre l’aspetto conservazionistico, con la coscienza che conservazione e tutela si hanno solo dove permane una presenza consapevole e attenta dell’uomo nei confronti dell’ambiente alpino.
Lo spazio alpino abbandonato a se stesso non è garanzia di biodiversità e dunque occorre un equilibrio anche con la specie uomo.
In questa direzione lavorano, ormai da tempo, le aree protette istituite sulle Alpi, peraltro in stretta connessione e collaborazione tra di loro.
Qualche rapporto più coordinato sarebbe semmai necessario a livello europeo, visto che, ancora una volta, un progetto scientifico per la reintroduzione dell’orso nelle terre alte alpine non è compreso e la Germania non trova altra soluzione se non l’abbattimento dell’orso J3 proveniente dall’Italia.
La Rete Natura 2000, se non si preoccupa anche di queste dinamiche, rischia di diventare davvero un’inutile apparenza di carta...
Non inutile è stata invece l’istituzione di alcuni parchi alpini che stanno per festeggiare i loro anniversari, a cominciare dai vent’anni dell’Adamello Brenta, sino a trenta delle Dolomiti Bellunesi.
E qui passiamo dalla “birra” metaforica a quella reale.
Proprio da questa dinamica realtà, che si festeggia come sempre lavorando, arriva notizia di un’interessante sinergia tra presenza del parco e attività economica.
Ben quindici aziende si sono impegnate nella produzione di orzo, con un raccolto di cinquecento quintali che andranno ad alimentare la produzione di Birra Pedavena.
Nuova “birra”, dunque, nelle prospettive di un parco che ha fatto della dinamicità dei progetti e degli interventi concreti una nota dominante della sua intensa storia.
Nonostante l'andamento climatico non proprio favorevole, cui si è aggiunta la grandine, il progetto di produrre birra con orzo bellunese andrà avanti grazie al coinvolgimento del Parco, della Provincia di Belluno, della Comunità montana Feltrina, della Cooperativa La Fiorita, della Birreria Castello di Pedavena e di una ventina di agricoltori locali.
Nonostante le difficoltà atmosferiche che hanno penalizzato fortemente l’avvio del progetto e i dati produttivi finali, sono comunque stati raccolti oltre 515 quintali di granella di orzo.
L’orzo previa trasformazione in malto, verrà utilizzato dalla Birreria Pedavena per avviare la prima produzione di birra ottenuta con orzo interamente bellunese. La nuova birra (poco meno di 500.000 bottiglie), ottenuta con metodi di lavorazione tradizionali, che richiedono tempi più lunghi rispetto a quelli abitualmente utilizzati industrialmente, è stata presentata in periodo pasquale. Nonostante le basse produzioni ad ettaro del 2007 i tre enti pubblici che hanno avviato il progetto (Parco Nazionale, Provincia e Comunità montana Feltrina) hanno ribadito la volontà di proseguire nelle attività, confidando in un’annata più favorevole che consenta di verificare i dati e valutare le potenzialità commerciali della nuova birra e verificare il comportamento in campo dell'orzo in un'annata che sia migliore dal punto di vista climatico.
Parallelamente alle prove colturali sperimentali di coltivazione dell'orzo su vasta scala, sono state realizzate dal professor Cesare Lasen, su incarico dell'ente Parco, analisi degli appezzamenti coltivati, per valutarne gli effetti positivi, dal punto di vista ambientale, con la sostituzione del mais con l'orzo, cereale che richiede un utilizzo molto minore di prodotti chimici.

Ettore Falco