Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 53



Ordina questo numero della rivista

Coste & mare

Mari in fermento

Cinque nuove aree marine in Calabria, una allo studio in Basilicata, difficoltà in Abruzzo, polemiche nelle Marche e per le barriere del Mose a Venezia.
L’estate si avvicina e il mare diventa centro dell’attenzione non solo dei vacanzieri. Anche le Aree Marine Protette (AMP), tasselli relativamente recenti del mosaico di tutela del territorio del nostro paese, mostrano, pur tra le difficoltà che devono affrontare pratiche e organizzative, una grande vitalità. Il maggior fermento viene da sud.
La Calabria ha di recente approvato cinque nuove AMP a tutela dei suoi tratti di costa più belli: la ''Riviera dei Cedri'' da Praia a Mare ad Acquappesa con l'isola di Cirella e di Dino e lo scoglio della Regina, la ''Baia di Soverato'' che delimitata da due torrenti custodisce rare specie tutelate dalla convenzione di Berna (cavalluccio marino, pesce ago e mollusco dalla grande conchiglia), la ''Costa dei Gelsomini'' tra Capo Bruzzano e Punta di Spropoli con le spiagge di riproduzione della Caretta caretta, gli ''Scogli di Isca'' a circa 800 metri dalla costa, e infine la costa tirrenica meridionale con i fondali di Capo Vaticano-Vibo e Tropea.
In parallelo nel mese di maggio mari e litorali della Calabria sono stati protagonisti della campagna “Calabria d’aMare” promossa per il terzo anno consecutivo da Legambiente e Regione a bordo di Goletta Verde, per tenere alta l’attenzione sulla tutela delle coste.
Si muove anche la Basilicata, che ha avviato un’attività di ricerca finalizzata all’istituzione dell’area marina protette della Magna Grecia: 35 km di costa compresi fra Metaponto e Nova Siri. Lo studio farà il punto su habitat naturali e loro stato di conservazione, consentendo di arricchire e integrare le attuali conoscenze sulle specie marine e vegetali presenti lungo la costa jonica, nonché di valutare i rischi delle pressioni esercitate dall'uomo.
Travagliato invece il percorso di istituzione del quarto parco nazionale d’Abruzzo, quello della Costa Teatina: vede l’opposizione di Confindustria che teme compromesse le attività estrattive e il comparto industriale ad esse collegato. Sembra però che l’AMP sia l’unica garanzia per evitare scempi come il Centro Olii a Ortona o la piattaforma "rospo" per l'estrazione del gas in mare, e per sostenere gli imprenditori che intendono investire su un turismo sostenibile.
Poco più a nord sono i vongolari a chiedere più certezze per il loro lavoro, che ritengono minacciato dalla creazione del Parco Marino del Piceno. In aprile, un lungo corteo di equipaggi è arrivato fino in comune, irrompendo nella riunione programmata per discutere l’approvazione del decreto ministeriale del nuovo parco. «Chiediamo un rinvio – spiega Giovanni Di Mattia della Co.ge.Vo. – poiché abbiamo bisogno di ulteriori chiarimenti. Bisogna rivedere le zonizzazioni e istituire una piattaforma di sostegno per i pescatori». Critico anche il responsabile regionale di Federpesca, Tonino Giardini: «Noi non siamo contro il parco ma contro questa idea di parco che nasce in base ad un’idea politica. Non sono state istituite zone di rispetto in cui ci siano vincoli di costruzione o divieti per lo scarico delle acque. Forse le altre lobby commerciali erano più forti dei pescatori e adesso devono pagare i più deboli. Non è un parco ma un divieto di pesca. Ora vorremmo capire che cosa faranno i sindaci».
Una situazione da cui trapela la delicatezza e la sensibilità richiesta a tutte le AMP che devono interfacciarsi con una categoria, quella dei pescatori in genere, ed in particolare quella dei piccoli pescatori, già molto penalizzata e poco tutelata in Italia.
Sulla pesca regole e comportamenti necessitano di chiarimenti e di una grande crescita culturale. Da un lato, infatti, vengono ancora permessi e talvolta incentivati metodi di pesca molto impattanti come lo strascico e, dall’altro vengono demonizzati, al pari degli altri, metodi tradizionali o di prelievo mirato che hanno anche una funzione regolatrice delle popolazioni ittiche.
Risalendo le coste dell’Adriatico troviamo poi che il mare sta velocemente facendo sue le scogliere artificiali costruite per il Mose: il sistema progettato per difendere Venezia. Colonizzate da 150 specie diverse, come le barriere coralline pullulano di vita, ospitano alghe rigogliose, spugne, stelle marine, meduse eleganti, anemoni di mare, pesci di ogni tipo.
«Oltre a quelli comuni ci sono organismi di pregio — spiega, intervistato sul Corriere delle Sera, il biologo marino Andrea Rismondo — avvantaggiati dal substrato duro e anche dalle temperature più elevate dell'acqua d'estate in questi ultimi anni. Per esempio grandi specie algali di tipo arborescente che sono molto belle da vedere ma che svolgono anche l'importante funzione di nursery ospitando uova di pesci, di molluschi e una miriade di altri organismi inseriti nella catena alimentare». Insomma, vuoi vedere che dalle barriere nasce un parco marino? Risposta del biologo: «In prospettiva perché no?».
Mose “assolto”, dunque? Neanche per idea, secondo Fulvio Pratesi sempre dalle pagine del Corriere. La posizione degli ecologisti, fermamente contrari all’opera, non cambia. Vedere la barriera abitata da nuove piante e pesci è una magra consolazione.
Tornando all’altro versante dello stivale, attendono sempre la dovuta messa in atto le Aree Marine Protette del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il cui iter istitutivo è diventato terreno di scorrette schermaglie politiche, mascherate da verifiche e proposte tecniche. Speriamo che il nuovo Ministro dell’Ambiente non cada nell’errore di protrarre questo gioco dal momento che, come giustamente sottolinea il presidente Mario Tozzi si tratta «di proteggere un ambiente naturale pieno di problemi e gravemente compromesso da anni di incuria e speculazione, un ambiente per il quale tutti ci dovremmo battere e che, invece, ci vede tristemente divisi a causa di chi vuole ancora continuare a rosicchiarlo fino al midollo, fino a quando non ci sarà più polpa per nessuno».
Insomma il lavoro non manca e, come ha ammonito l’IUCN nel corso dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a dicembre, la strada verso un’adeguata tutela di mari e oceani è ancora molto lunga se si pensa che l’attuale percentuale protetta si aggira intorno all’1% mentre l’obiettivo fissato dalla Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) per il 2010 è del 10%.

Luigi Ocaserio