Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 53



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Dolomiti Bellunesi: tra nuova perimetrazione e corridoi ecologici

Nel 2008 ricorrono i 15 anni di istituzione dell’Ente Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi che nasce con la pubblicazione del DPR 12.07.1993 anche se la sua storia risale almeno al DM Ambiente 20.04.1990.
Come per tutti i parchi italiani la sua gestazione è stata difficile e complessa.

Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi è la più estesa area “selvaggia” del nordest italiano. Un territorio in cui la conformazione orografica e la lontananza dai grandi centri urbani della bassa pianura veneta hanno favorito il permanere di grandi elementi di naturalità paesaggistica, condizione per una biodiversità di altissimo livello. Un autentico scrigno “wilderness” cui fanno da contorno antiche testimonianze dell’agricoltura di montagna, inserite in un contesto forestale di straordinaria bellezza.
Uno dei principali motivi che ha portato all’istituzione del Parco è stata la ricchezza floristica dell’area, nota agli studiosi sin dal 1400, cui si associa la presenza di tutte le specie più note e significative della fauna alpina (si attende di poter reintrodurre lo stambecco e ci si augura che le sporadiche segnalazioni di orso e lince possano preludere ad un vero e proprio insediamento, quanto meno in termini di corridoio ecologico), un’ottima conservazione degli ecosistemi e la presenza di numerose singolarità geologiche e geomorfologiche.

L’agricoltura di montagna e/è tutela ambientale
Sin dall’istituzione dell’area naturale protetta, con la prima presidenza affidata a Cesare Lasen, proseguendo per le amministrazioni guidate da Valter Bonan e da Guido De Zordo, il Parco ha cercato di caratterizzare la propria opera per una integrazione di forti e incisive politiche di tutela ambientale con la valorizzazione delle testimonianze della presenza umana in questo territorio di montagna.
Con la consapevolezza che la biodiversità di oggi è anche legata alle attività alpicolturali che hanno fortemente caratterizzato i luoghi sino ad un attimo fa (in termini ecologici).
Le azioni intraprese dal Parco, dunque, sono state quelle di un recupero funzionale delle attività di malga, laddove compatibili con le esigenze imprescindibili di tutela ambientale, garantendo dignità umana alle attività del malgaro e riqualificandone le attività economiche. Questo innovativo approccio ha portato al recupero di 6 malghe su tutto il territorio del Parco, completamente ristrutturate e ammodernate: oggi alle Dolomiti Bellunesi si producono i migliori formaggi di malga, a 2000 mt di quota, con l’utilizzo di computer e mungitrici automatiche, alimentate da fonti rinnovabili.
E tutto questo mentre veniva approvato il Piano del Parco, un altro primato del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, ad oggi il primo ad aver conseguito l’approvazione di tale strumento e la pubblicazione avente valore di legge regionale e dello Stato.
Il Parco, quindi, ha messo in cantiere un altro grande progetto di valorizzazione dei prodotti tipici e del territorio, costituendo il circuito Carta Qualità a cui oggi afferiscono oltre 200 aziende, in parte biologiche.

Perché la qualità in un Parco
In questo contesto di pregio nasce la sfida ulteriore di certificare le attività e le politiche del Parco.
Si giunge quindi all’adozione di un Sistema integrato di Gestione Ambientale (SGA) ai sensi delle norme ISO 14001:1996 e di Gestione per la Qualità (SGQ) ai sensi delle norme ISO 9001:2000.
Gli obiettivi individuati sono:
• accrescere la capacità di implementazione efficace, efficiente e trasparente degli strumenti di pianificazione previsti dalla legge quadro 394/91 sulle aree protette: Piano del Parco e Piano Pluriennale Economico Sociale (PPES);
• dimostrare la capacità di fornire con regolarità servizi che ottemperino ai requisiti richiesti dalle parti interessate (la collettività, in particolare quella locale, gli Enti locali – Comuni, Comunità Montane, Provincia la Direzione Protezione Natura del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, il personale dell’Ente Parco, i fornitori, le Associazioni ambientaliste e di volontariato) ed a quelli cogenti applicabili;
• accrescere la soddisfazione delle parti interessate tramite l’applicazione efficace ed efficiente di un Sistema Integrato SGA e SGQ;
• individuare vie innovative di gestione ambientale e sviluppo ecosostenibile per la realtà bellunese;
• dimostrare la capacità di miglioramento continuo delle prestazioni ambientali e gestionali dell’Ente.
Un obiettivo ambizioso e di non facile realizzazione. Anche perché il Parco, come sempre più accade nella sua giovane storia, ha dovuto tracciare strade inesplorate, inerpicandosi per chine burocratiche ignote.
Partendo dalle attività statutarie dettate dalla L. 394/91 e dalle linee di intervento definite dal Piano del Parco è stata realizzata una dettagliata analisi degli aspetti ambientali significativi: conservazione di specie animali o vegetali, di singolarità geologiche, di valori scenici e panoramici, di equilibri idraulici e idrogeologici; applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale; promozione di attività di educazione ambientale, di formazione e di ricerca scientifica; difesa e ricostituzione di equilibri idraulici e idrogeologici. A questo scopo sono stati individuati specifici parametri di valutazione per ciascun aspetto ambientale e delineati obiettivi e traguardi conseguibili.
Va sottolineato che nel SGA sono state considerate anche le attività su cui il Parco non ha competenza diretta, ma che comunque si svolgono all’interno del Parco o nelle zone contigue, interessate dall’applicazione del PPES. Questo approccio è di fondamentale importanza, perché sottende la volontà dell’Ente Parco, esplicitata anche nel Manuale dell’Ambiente e della Qualità, di sensibilizzare le organizzazioni, siano esse pubbliche o private, ai problemi della sostenibilità ecologica delle attività antropiche, siano esse svolte dentro o fuori dal Parco. In questo senso l’area protetta è intesa quale luogo privilegiato per la sperimentazione e “incubatore” di approcci innovativi per lo sviluppo sostenibile. Proprio per l’importanza assegnata agli aspetti di divulgazione e comunicazione l’Ente Parco dopo aver ottenuto, nel luglio 2003, la certificazione del proprio sistema integrato SGQSGA ha avviato la procedura di registrazione EMAS II, che è stata ottenuta nel luglio del 2004. Il regolamento EMAS fornisce, infatti, uno strumento riconosciuto e di grande visibilità nei confronti dei fruitori più sensibili ai problemi dello sviluppo sostenibile.

Qualità oltre i confini: Agenda 21 e Carta Qualità
Con l’intento di diffondere la cultura della qualità e la partecipazione diretta delle comunità locali nella gestione del territorio del Parco sono stati avviati, parallelamente all’implementazione del Sistema Integrato SGQSGA, altri due progetti: l’Agenda 21 nei 15 Comuni del Parco e il progetto Carta Qualità. Come noto, la prima è una forma di coinvolgimento diretto di cittadini, associazioni, pubbliche amministrazioni, imprenditori alle questioni dello sviluppo sostenibile. La seconda è invece uno strumento di promozione dei prodotti e dei servizi realizzati nel territorio del Parco e nelle aree contigue da imprenditori che si impegnano a rispettare specifici protocolli redatti dall’Ente. I protocolli definiscono dei requisiti minimi di qualità del prodotto/servizio e di rispetto dell’ambiente. L’adesione al sistema è volontaria; l’azienda che rispetta i protocolli può fregiarsi del marchio “Carta Qualità” del Parco e fruisce di un servizio promozionale che prevede la partecipazione a fiere, l’inserimento nel sito web del Parco, la realizzazione di specifiche campagne pubblicitarie curate dal Parco. Il sistema valorizza, nei confronti del turista/utente, i beni e servizi ottenuti nel rispetto delle finalità istituzionali del Parco e vuole essere un supporto allo sviluppo socioeconomico sostenibile dell’area del PPES. Inoltre è una sorta di laboratorio di formazione permanente alla cultura della qualità, tanto che nel Bilancio e nel Piano di Gestione per il 2007 e per il 2008 sono state individuate azioni per favorire la conversione al biologico, e la certificazione di parte terza, delle aziende agricole del territorio. L’idea di fondo, infatti, è sempre quella che non ci debba essere una frattura, un“limes”, un confine nelle politiche ambientali. Il Parco è il territorio privilegiato per la sperimentazione, per l’innovazione, ma poi tutte le politiche dovrebbero estendersi al resto del territorio.
La geografia, infatti, non aiuta l’innovazione economica in questo Parco. I limiti del Parco, scientemente voluti alti in quota e lontani dalle attività produttive, han fatto delle Dolomiti Bellunesi un parco di crode, di cime.
Bellissimo dal punto di vista paesaggistico. Molto importante per la sua biodiversità e le sue testimonianze storiche. Di difficile gestione per l’applicazione di sperimentazioni di sviluppo sostenibile. Per questo la geografia ha determinato le politiche. La scelta di non chiudersi in difesa a duemila metri, infatti, ha portato l’Ente Parco, nelle sue diverse ma sinergiche tre diverse amministrazioni, a pensare politiche di “governance” dell’area vasta, per ora dentro il territorio dei 15 comuni del Parco, in sinergia con le Amministrazioni locali bellunesi e con la Regione Veneto.

Il futuro: l’integrazione EMAS Agenda 21 su area vasta
E’ questo il senso profondo del progetto LIFE, denominato “AgEmas”, che ha inteso approfondire la possibilità di integrazione e raccordo fra l’Agenda 21 locale ed EMAS, al fine di giungere alla registrazione dell’intera area, che comprende il territorio del Parco e dei 15 comuni afferenti in parte al Parco, con un forte ruolo di coordinamento che la l. 394/91 attribuisce ad un importante organo dell’Ente Parco: la Comunità del Parco.
Il progetto è stato articolato in 5 parti:
1. Individuazione del modello gestionale ed organizzativo che all’interno dell’area ad alto valore ecologico sia in grado di farsi soggetto promotore della certificazione EMAS.
2. Raggiungimento della registrazione EMAS da parte dell’area vasta.
3. Coinvolgimento delle organizzazioni presenti nel processo di Agenda 21 e nell’adozione di sistemi di gestione ambientale e di responsabilità etico/sociale.
4. Affermazione delle funzioni del Parco quale “agenzia di sviluppo sostenibile” a supporto di un’area territoriale più vasta dei suoi soli confini.
5. Esportazione del modello in altre aree, particolarmente nei territori dove importanti risorse naturali devono coesistere con attività antropiche. L’esportazione sarà facilitata nelle aree gestite da parchi ed altre organizzazioni incluse nelle reti di cui fa parte il Parco quali la “Rete Alpina delle Aree Protette”, anche grazie alla proficua e profonda collaborazione con Federparchi.

Il problema dei confini
Un giovane parco dunque, ma capace di esprimere politiche mature. Il progetto AgEmas è stato un primo passo per raggiungere un obiettivo ambizioso: coinvolgere i cittadini e le Amministrazioni locali nella sfida di tutelare uno straordinario patrimonio ambientale e culturale.
Abbiamo da poco concluso la prima fase di un altro progetto ambizioso: ridefinire i confini del Parco in modo condiviso. Le Amministrazioni locali hanno approvato all’unanimità la riperimetrazione che ha portato ad una modifica in riduzione di circa lo 0,9% del territorio.
E’ stato un lungo e difficile lavoro. Iniziato il giorno dopo l’insediamento del primo Consiglio Direttivo, presieduto da Cesare Lasen, diretto da Nino Martino, con consiglieri del calibro di Aldo Cosentino.
Un problema che si manifestò subito. La gente pensava che il perimetro del Parco fosse molto diverso da quello pubblicato in Gazzetta Ufficiale. E su questo i cacciatori sin da subito aprirono un forte confronto con i Comuni e con il Parco.
Il tutto fu anche aggravato dalla pubblicazione del DPR di perimetrazione con annessa una cartografia IGM in scala 1:25.000 dove davvero era difficile comprendere il senso del segno grafico, spesso più di un centimetro! Abbiamo messo la testa sotto e giù a lavorare, con tanta passione e pazienza. Nel corso del successivo mandato di Valter Bonan, con direttore Giuseppe Campagnari, si costituì una commissione apposita per la riperimetrazione dell’area protetta ma non vi furono esiti. Quando nel 2003 ripresi servizio quale direttore del Parco, il presidente Guido De Zordo mi pose subito questa importante sfida. Insieme ad una squadra piccola ma di altissimo livello, ci siamo posti l’obiettivo di raccogliere la sfida e di non soccombere sotto le più diverse pressioni che in questi anni son giunte al Parco. Prese avvio, quindi, una delicata fase di rielaborazione dei confini, articolata in due fasi distinte:
1. Rettifica dei confini
La rettifica del perimetro dell’area protetta si è resa necessaria per favorire il riconoscimento del confine sul terreno, agganciandolo ad elementi geografici certi quali crinali, creste, strade, sentieri, torrenti. In questo modo si risolvono alcuni problemi di contenzioso puntuale sui confini attuali (derivanti da difficoltà interpretative).
2. Ampliamento dell'area protetta
L’esigenza dell’ampliamento nasce invece dalla necessità di includere territori di alto valore ambientale che, nella perimetrazione del 1990, erano stati esclusi dal Parco, e di creare corridoi ecologici con le aree protette contigue.

Rettifica confini
L'obiettivo che ci siamo posti è stato quello di rileggere il confine predisponendo una proposta di nuova perimetrazione condivisa con la Comunità del Parco e di istituire l'area contigua. Il Presidente dell'Ente Parco, prof. Guido De Zordo, inviò a tutti i comuni una lettera da cui ha preso avvio tutta la procedura di revisione dei confini in area vasta. Tutta la vicenda fu seguita, passo a passo, dalla Comunità del Parco, il cui Presidente, signor Sergio Reolon, è anche Presidente della Provincia di Belluno con delega alla caccia. Fu inviata anche una sua lettera ai Comuni con cui venne chiesto il parere sulla nuova perimetrazione agli Amministratori locali.
A fronte di una prima proposta di rettifica avanzata dai comuni, che si traduceva in un bilancio in riduzione della superficie dell’area protetta di circa 648,82 ettari, è stato avviato un confronto diretto tra le singole Amministrazioni e l’Ente Parco per rivedere alcune scelte alla luce di quanto previsto dal Piano per il Parco, soprattutto in merito all’esistenza di particolari emergenze nelle aree oggetto di proposta di inserimento o di esclusione. Questa fase ha portato ad un bilancio di 285 ha in riduzione che migliora la riconoscibilità del confine, salvaguardando le aree di maggior pregio ambientale.
Il 27 ottobre 2006 il Consiglio Direttivo dell'Ente ha dunque approvato il documento tecnico che individua la proposta dei nuovi confini del Parco concordata con le Amministrazioni locali. Il documento è stato inviato al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che lo ha approvato alla fine di gennaio 2007. I nuovi confini sono diventati effettivi grazie ad un Decreto del Presidente della Repubblica pubblicato nel mese di maggio 2008.
Con l'approvazione da parte del Ministero della proposta di rettifica dei confini si conclude un impegnativo ma costruttivo confronto, durato oltre un anno, con i 15 Comuni interessati dal Parco. Il risultato finale è un nuovo confine certo, ben identificabile sul territorio perché ancorato ad elementi quali strade, sentieri, fiumi, cime e crinali. Si chiude così l'annosa questione della difficoltà, lamentata soprattutto dai cacciatori, di sapere con certezza quando si è all'interno e quando all'esterno dell'area protetta.
Ma mentre per molti è l’epigono di una lunga querelle, per il Parco il risultato raggiunto è un traguardo ma anche un punto di partenza; da oggi, infatti, occorre lavorare alle proposte di ampliamento dell'area protetta, per includere nel Parco aree ad altissima valenza ambientale, spesso già protette perché incluse in riserve naturali, che possono costituire, se unite al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, un unico grande corridoio ecologico dal Friuli al Trentino Alto Adige.

Il corridoio ecologico dolomiti
La realtà di conservazione della natura tra le Prealpi Bellunesi e le Dolomiti è fatta di una molteplice serie di soggetti: dal Corpo Forestale dello Stato che gestisce le riserve naturali dello Stato del Vincheto di Celarda e di Val Tovanella, ai parchi regionali delle Dolomiti Friulane, di Paneveggio Pale di San Martino, delle Dolomiti d’Ampezzo, per non parlare dei diversi Siti di Interesse Comunitario e delle Zone di Protezione Speciali appartenenti alla Rete Europea Natura 2000 e delle più varie proprietà pubbliche gestite da diverse amministrazioni quali Comuni, Regole, Usi Civici, ma anche regionali come Veneto Agricoltura.
Il sogno è di poter costruire un grande corridoio ecologico tra queste aree per garantire un futuro all’arrivo di orsi da oriente e di linci dal Lagorai, ma anche per mettere in rete le politiche di gestione della fauna, come lo stambecco o il grifone.
Il tutto con grande trasparenza, perché sul sito del Parco www.dolomitipark.it è stato pubblicato un costante aggiornamento di questa politica, consentendo ai cittadini ed alle associazioni, e non solo alle pubbliche amministrazioni, di partecipare al procedimento. Il Presidente dell’Ente Parco, accompagnato dal direttore o da diversi esperti, ha incontrato tutte le amministrazioni comunali del territorio del Parco e quelle di quasi tutti i comuni confinanti (in senso ampio).
L’accoglienza è stata sempre di vivo interesse, per la qualità delle cose che abbiamo fatto, per il metodo di confronto continuo che abbiamo scelto, per la curiosità e la preoccupazione che un Parco sempre attira su di sè.
In queste pagine potete esaminare, in tempo reale, quelle che sono le diverse proposte avanzate per le ipotesi di allargamento del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
E’ un percorso complesso e difficile, anche perché condividere significa non calare dall’alto, ma è davvero complesso superare le barriere di ostilità che sorgono intorno ai parchi, nonostante i risultati conseguiti.
Le dinamiche sono da sociologia e da antropologia culturale. Vengono poste questioni che non esistono, che sono esistite solo nella contropropaganda di chi i parchi li ha sempre avversati. E’ davvero paradossale che dopo aver riportato l’agricoltura di montagna, di qualità e certificata, in territori che erano abbandonati, ci si senta ancora chiedere se è vero che un proprietario di una casera nel parco non può neanche mangiarci un panino!
Occorre sottolineare con pacatezza ma con convinzione che quello che manca è l’impegno della Politica. Mentre il Parlamento legifera per nuove aree protette, mentre le Regioni lavorano per onorare gli impegni di conservazione assunti in sede europea ed internazionale, manca quell’afflato corale che portò all’approvazione della legge 394/91 e alla nascita di una grande sistema nazionale di aree protette.
Le tante domande che i sindaci fanno al parco e che la gente fa ai sindaci richiedono risposte che solo dal Parlamento e dal Governo possono venire.
Dal nuovo governo attendiamo indicazioni su come conservare la natura d’Italia, il suo paesaggio, le sue culture, la sua memoria storica, le genti che ancora tenacemente ci vive. Un pezzo importante del nostro futuro è in questi territori.
Per questo, umilmente, continuiamo a lavorare per l’allargamento condiviso da basso del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e per la costruzione del corridoio ecologico delle Dolomiti.
Ora si apre una fase innovativa. Tutti i cittadini potranno chiedere alle proprie Amministrazioni locali e all’Ente Parco di valutare ampliamenti del Parco.
Cerchiamo nuovi Comuni che vogliano aderire al nostro progetto di gestione integrato delle politiche ambientali e di quelle di sviluppo della fragile economia di montagna. Ma cerchiamo anche nuovi territori importanti per la tutela ambientale o per la valorizzazione dell’agricoltura di montagna o per la salvaguardia dei centri abitati e delle frazioni, disponibili ad affrontare la sfida di scendere dalle crode e di provare a fare i conti con le sfide delineate dai cambiamenti climatici e dall’economia globale.
In Italia ci sono importanti parchi nazionali con industrie, città, discariche, cave, centrali termiche al loro interno. I parchi sono una speranza di futuro migliore per tutti noi. I parchi, però, sono imperfetti come tutte le politiche umane. Sono strumenti per cercare di raggiungere un obiettivo ambizioso: integrare la tutela dell’ambiente, la conservazione della natura, la salute umana, nelle politiche complessive. Affinché non si parli più di economia e di ambiente, di salute e di ambiente. Provando a capire che senza un ambiente salubre e vitale alcuna economia avrà un futuro.
Consapevoli che la strada dell’orso è fatta anche di formaggi, che il sentiero della lince è fatta anche di fagioli, che la croda dello stambecco è fatta anche di grappa… che il futuro dell’Uomo è fatto anche di rispetto per la vita, per tutta la vita.

Le previsioni di piano
Il Piano per il Parco considera fondamentale la necessità che eventuali modifiche (locali ampliamenti o riduzioni) all’attuale perimetrazione vengano effettuate sulla scorta di un consenso quanto più ampio possibile, tenendo conto del parere dei Consigli Comunali, fatta salva l’imprescindibile posizione di garantire la tutela dei valori naturalistici. Il Piano sottolinea inoltre la necessità che, rispetto a possibili ampliamenti, vengano privilegiate quelle aree che presentano i valori naturalistici più rilevanti, o per interesse oggettivo, o perché caratterizzate da tipologie ambientali poco o nulla rappresentate all’interno dell’area protetta, così come attualmente definita; l’inclusione di biotopi di riconosciuto interesse naturalistico viene considerata quindi dal Piano azione prioritaria. Alla luce delle considerazioni sopra esposte, il Piano apre le seguenti prospettive di breve termine:
• l’inclusione nel Parco di nuove aree (boschi della Valle di San Agàpito; Masiére e Lago di Vedàna; forra dell’Ardo; gola del Desedàn; forra del Grìsol; forra del Maè; prima parte della Val Clusa, sopra La Muda; Riserva Naturale della Val Tovanèlla e collegamento al Parco attraverso un apposito corridoio ecologico; aree sommitali del M. Cóppolo; biotopi esterni, con particolare riferimento alle zone umide quali la R.N. Vincheto di Celarda, collegabile al Parco attraverso i corridoi ecologici lungo il Caorame; proprietà demaniali regionali.
• la rettifica puntuale dei confini per rispondere meglio alle necessità di sorveglianza e controllo;
• la rettifica dei confini in corrispondenza delle aree dove si siano manifestate forti tensioni sociali, sempre che eventuali riduzioni non insistano su aree di particolare valore/sensibilità/vulnerabilità.

I criteri
È prioritaria l’individuazione di confini che seguano riferimenti geografici certi (strade, sentieri, crinali e impluvi). La scelta di privilegiare i tracciati viari a linee naturali è obbligata nel caso di rilievi a morfologia dolce dove è difficile individuare creste e impluvi evidenti. Nel caso di valli strette con stradine di fondovalle che si snodano ora a destra ora a sinistra del corso d’acqua, la scelta di far coincidere il confine con la strada è stata considerata prioritaria in quanto consente di tabellare più efficacemente, rendendo visibile il limite dell’area protetta.
Qualora si scelgano come confine i corsi d’acqua, strade o sentieri, questi sono da ritenersi esterni all’area protetta.

I risultati
Una prima fase, facente capo ad una apposita Commissione per la riperimetrazione costituitasi presso la Comunità del Parco, si è conclusa nel settembre 2005.
Questa ha condotto a proposte di rettifica non sempre rispondenti ai criteri sopra esposti e a una cospicua riduzione complessiva della superficie dell’area protetta (ben 648,82 ettari). È stato quindi avviato un confronto diretto tra i singoli Comuni e l’Ente Parco per ridiscutere nel dettaglio le scelte ed apportare gli aggiustamenti del caso tenendo in considerazione le indicazioni del Piano per il Parco, in particolare per quanto attiene la verifica di particolari emergenze nelle aree oggetto di proposta di inserimento o di esclusione. È stata condotta una precisa verifica avvalendosi di ortofoto digitali a disposizione dell’Ufficio cartografico dell’Ente e utilizzando, quale base cartografica di riferimento la Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000. In qualche caso ci si è avvalsi di opportuni sopralluoghi congiunti. Tale attività ha consentito alle amministrazioni e all’Ente Parco di dialogare apertamente e di condividere scelte di dettaglio, pervenendo a soluzioni concordate, anche significativamente diverse dalle precedenti proposte. Sulla base delle indicazioni fornite dalla Comunità del Parco, nonché di quanto emerso nella riunione di Giunta Esecutiva del 14 dicembre 2005, l’Ente Parco ha richiesto a tutti i Comuni un proprio atto deliberativo con cui si propone, se ritenuta necessaria, la rettifica della perimetrazione dell’area protetta per il proprio ambito territoriale, come del resto prevede la circolare del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio n. DCN/3D/2002/7490 del 22 aprile 2002.

Vengono di seguito riassunte le definitive scelte che i Comuni del Parco hanno inteso formalizzare attraverso proprie Deliberazioni circa gli adeguamenti della perimetrazione dell’area protetta. Oltre alle carte 1:10.000 relative ai confini nell’ambito dei singoli Comuni è stata prodotta una carta in scala 1:60.000 su base IGM che consente la visione di insieme delle rettifiche.
SOVRAMONTE
Una prima proposta avanzata dall’Amministrazione comunale con Deliberazione di Giunta Comunale n. 28 del 30.04.2005, è stata revocata e il Comune ha ritenuto opportuno soprassedere confermando l’attuale perimetrazione (Deliberazione Giunta Comunale n. 41 del del 07.08.2006)
PEDAVENA
Deliberazione Consiglio Comunale n. 19 del 25.05.2006.
La proposta rende ben individuabili i confini sul terreno (strade, sentieri, impluvi e crinali). Le modifiche, che conducono ad un bilancio di 1,8 ha in riduzione, non comportano significative variazioni in termini di valore naturalistico complessivo.
FELTRE
Deliberazione Consiglio Comunale n. 50 del 29.05.2006.
La proposta è finalizzata esclusivamente alla facilità di individuazione geografica del confine. La rettifica consentirebbe l’inclusione di una zona rupestre di particolare interesse naturalistico in Val di Lamen ove si segnalano le seguenti presenze accertate: Pinguicola poldinii (specie botanica rarissima e nuova per il PNDB), picchio muraiolo (Tichodroma muraria) e un sito di nidificazione di aquila reale.
Le modifiche conducono ad un bilancio di 15,6 ettari in aumento.
CESIOMAGGIORE
Proposta di rettifica: Deliberazione Giunta Comunale n. 41 del 13.05.2006 e successiva Deliberazione Giunta Comunale n. 73 del 26.08.2006 che corregge la precedente.
Le lievi rettifiche proposte nella zona più orientale del territorio comunale (Palmar – Col Grande e zona Le Laste) sono volte a migliorare la lettura del confine sul terreno.
Per la restante parte del territorio, il Comune non ha ritenuto necessario modificare i confini attuali per migliorarne la leggibilità sul terreno, quanto per inserire nel Parco alcune proprietà già demaniali (regione, gestione UTB CFS e proprietà PNDB in Val Fosserla). Quest’ultima non si troverebbe in continuità con l’attuale perimetro del Parco ma rappresenterebbe un’area isolata. Le modifiche proposte conducono ad un complessivo incremento di 25,2 ettari e pertanto a un contributo in termini di valore naturalistico complessivo.
SANTA GIUSTINA
Deliberazione Consiglio Comunale n. 18 del 29.04.2005. La proposta prevede di attestare inizialmente il confine in arretramento lungo il crinale che scende dal Monte Cimone verso Val Scura e poi ancor più verso nord fino a raggiungere un evidente impluvio, in modo da far risultare completamente esterno al Parco il sentiero che sale a Casera Rissac. Si precisa, a tal proposito, che sarebbe sufficiente una minima rettifica degli attuali confini ufficiali del Parco per soddisfare la volontà espressa in delibera dal Comune, in quanto la strada e il sentiero per Casera Rissac risultano oggi quasi interamente esterni all’area protetta. Inoltre, il mantenimento del crinale principale quale confine sarebbe geograficamente più logico, in quanto è lo spartiacque tra Val Belluna e Val Scura. Il Comune, a fronte del suddetto arretramento, propone l’inclusione nel Parco dell’area Veses – Alta non allo scopo di valorizzarne le valenze storicoantropiche ed ambientali. La proposta è in linea con due delle prospettive a medio lungo termine individuate dal Piano per il Parco, ovvero l’estensione del perimetro nella zona meridionale presso le porte del Parco e l’inclusione nel Parco dei principali corsi d’acqua, così da garantire la tutela di corridoi ecologici di vitale importanza per la fauna.
Le modifiche proposte portano ad una complessiva riduzione pari a 21,2 ettari.
L’ampliamento proposto include aree di valore naturalistico medio ed elevato (tav. 16 del Piano) che solo in parte compensano il valore delle aree che verrebbero escluse.
SAN GREGORIO
Una iniziale proposta dell’Amministrazione comunale (Deliberazione Consiglio Comunale n. 101 del 23.02.2005) prevedeva l’arretramento dei confini del Parco per ben 92,63 ettari, includendo aree che il Piano per il Parco definisce di elevatissimo valore naturalistico (tav. 16). A seguito di successivi incontri e ad un opportuno sopralluogo con il Sindaco, è stato delineata una definitiva soluzione che prevede una riduzione di 32,1 ettari che garantisca la permanenza nell’area protetta delle zone a più elevato valore faunistico, attestandosi nel contempo, su linee geograficamente certe e riconoscibili (sentieri, impluvi, cigli e crinali). Rimarrebbero pertanto tutelati i siti in cui è accertata la frequentazione da parte di coturnice (Alectoris graeca) e fagiano di monte (Tetrao tetrix). La soluzione proposta dalla Deliberazione del Consiglio comunale n. 146 del 27.04.2006 migliora l’individuazione geografica del confine e contiene le perdite di valore naturalistico che, con la prima proposta, sarebbero risultate eccessivamente penalizzanti per il Parco.
SOSPIROLO
Deliberazione Consiglio Comunale n. 15 del 31.05.2006
A seguito dei contatti intercorsi con gli Uffici dell’Ente Parco, l’Amministrazione comunale di Sospirolo ha rivisto una prima proposta (Deliberazione di Giunta Comunale n. 36 del 05.04.2005), che prevedeva un arretramento complessivo pari a 112,76 ettari. Nel tratto M.Fornel Lago del Mis la nuova proposta prevede di attestare il confine esattamente lungo il crinale ad eccezione di una porzione sui versati sud del Monte Fornel di valore naturalistico elevatissimo (tav. 16 del Piano per il Parco), che rimarrebbe entro i confini dell’area protetta. Nel Tratto Lago Del Mis – San Gottardo verrebbe rettificato il confine, in località le Vigne, seguendo la viabilità minore e verrebbe ricompresa la zona più settentrionale delle Masiere tra Vedana e San Gottardo, escludendo gli insediamenti posti a q. 387 e 389 m con le relative superfici a prato.
Questa zona, di elevatissimo valore naturalistico (tav. 16) per le sue peculiarità geomorfologiche e vegetazionali, andrebbe a compensare la perdita di valore conseguente all’esclusione dell’ampia fascia di terreno sopraccitata. Viene infine proposto che il perimetro del Parco attraversi il Cordevole all’altezza della sbarra di accesso alla stradina demaniale che da San Gottardo porta a Salet. La proposta migliora notevolmente la riconoscibilità del confine del Parco in gran parte attestandosi lungo un evidentissimo crinale spartiacque. Complessivamente, data la lunghezza del crinale, l’estensione del Parco nel Comune di Sospirolo diminuirebbe di 95,0 ettari.
SEDICO
Deliberazione Consiglio Comunale n. 109 del 06.06.2006
Una prima proposta dell’Amministrazione comunale (Deliberazione Consiglio Comunale n. 56 del 20.05.2005) prevedeva di attestare il confine esattamente lungo il crinale del Monte Peron e delle Pale di San Giorgio, in notevole arretramento rispetto alla situazione attuale (ben 156,92 ettari in meno). A seguito del confronto con l’Ente Parco, il Comune è giunto ad una diversa soluzione che tiene conto delle valenze ambientali esplicitamente indicate dal Piano per il Parco, oltre che della necessità di migliorare la riconoscibilità geografica del confine dell’area protetta.
E stata pertanto proposto, a fronte dell’arretramento del confine in Val Gresal Pale di San Giorgio, un ampliamento sui versanti sud del M. Peron, privilegiando quindi un’area che presenta rilevanti valori naturalistici (valore elevatissimo in tavv. 11 e 16 del Piano), sia per interesse oggettivo, sia perché caratterizzata da ambienti aridi simili alle Masiere di Vedana, attualmente poco rappresentati all’interno dell’area protetta.
Le modifiche proposte conducono ad un bilancio di 48,9 ettari in riduzione ma si ritiene che l’ampliamento ai versanti sud del M. Peron compensi la perdita di valore delle aree escluse.
La soluzione sopraesposta è stata individuata migliorando notevolmente l’individuazione geografica del confine attestandosi su strade, sentieri, crinali ed impluvi.
BELLUNO
Deliberazioni Giunta Comunale n. 218 del 29.08.2006, n. 239 del 29.09.2006 e n. 265 del 17.10.2006.
La proposta di revisione degli attuali confini del Parco nel Comune di Belluno ha inteso migliorarne la riconoscibilità sul terreno e rispondere a lamentele di alcuni cittadini proprietari di terreni.
Le modifiche nella parte occidentale e centrale interessano ambiti di valore elevato (tav. 16 del Piano) in cui gli ampliamenti (Costa Agnelezze) compensano efficacemente le riduzioni.
L’arretramento nella parte orientale interessa ambiti di elevatissimo valore e pertanto rappresenta una effettiva criticità.
Mentre la parte più orientale, in vicinanza con il Comune di Ponte nelle Alpi, necessita effettivamente di una rettifica in quanto attualmente non attestata su caposaldi geografici certi, non altrettanto si può dire della zona alla base del Col Cavallin, dove attualmente il confine segue una strada forestale.
Il lieve ampliamento tra le località Croda del Sal e Castei compensa quindi solo parzialmente gli arretramenti proposti, sia in termini di superficie, sia per quanto concerne i valori naturalistici.
Si ritiene giustificabile la rettifica proposta tra Croda del Sal e il confine con Ponte nelle Alpi in quanto migliora sensibilmente l’individuabilità del confine.
La base del Col Castellin rappresenta invece un elemento di criticità in quanto la presenza dell’area protetta favorirebbe la conservazione di habitat prativi importanti soprattutto dal punto di vista floristico e vegetazionale, attualmente in fase di abbandono e di naturale imboschimento, oggetto di specifici indagini condotte dall’Ente Parco, finalizzate alla loro corretta gestione.
Il Comune di Belluno ha proposto tale arretramento in risposta ad alcuni proprietari non favorevoli al mantenimento di loro proprietà all’interno dell’area protetta.
Le modifiche proposte portano ad una complessiva riduzione pari a 57,7 ettari.
PONTE NELLE ALPI
Deliberazione Consiglio Comunale n. 26 del 15.05.2006
La rettifica proposta conduce ad un sostanziale pareggio (0.2 ha) delle superfici ma complessivamente si riscontra una lieve perdita di valore naturalistico in quanto le aree in diminuzione contengono habitat di maggiore valenza naturalistica (versanti aridi meridionali) rispetto alle aree in ampliamento (rupi boscate esposte a nord in Val dei Frari). Notevolmente migliorata risulterebbe essere la riconoscibilità dei confini sul terreno.
LONGARONE
Deliberazione Consiglio Comunale n. 19 del 19.04.2006
Con precedente Deliberazione del Consiglio Comunale n. 16 del 09.03.2005, il Comune di Longarone proponeva un adeguamento dei confini che portava ad una complessiva riduzione di ben 260,43 ha di Parco.
A seguito del confronto con l’Ente Parco il Comune è giunto ad una diversa soluzione che tiene conto delle valenze ambientali del territorio, oltre che della necessità di migliorare la riconoscibilità geografica del confine dell’area protetta.
Viene pertanto proposta la rettifica dell’attuale confine facendolo coincidere con la cresta delle Cime di Caiada, dove passa anche il sentiero, la cui sede, comunque, sarà da ritenersi esterna all’area protetta, evitando pertanto qualsiasi eventuale dubbio relativo alla sua percorribilità.
Si propone poi una rettifica in riduzione che segue, inizialmente, il medesimo crinale e poi il crinale e il sentiero che sale dalla Val Grave di San Marco.
Nel tratto Val Grave di San Marco – Val dei Ross – Val Costa dei Nass il Comune propone di seguire tratti di strade e di torrenti leggermente diversi ma poco distanti da quelli ricalcati dall’attuale confine.
Una rettifica in riduzione è proposta nell’alta Val Costa dei Nass per far coincidere il confine con la strada forestale e, più a monte, con il sentiero CAI 513, e con i canaloni che scendono dalla forcella tra Cima de la Cazeta e Cima Cadin de Cornia, solcando le Pale de la Cazeta.
Un’ultima rettifica in riduzione è proposta per ricondurre il confine del Parco lungo il crinale Forcella Piccola – Cima di Pramper.
Le modifiche proposte conducono complessivamente ad un bilancio di 72,1 ettari in riduzione ma si ritiene che l’ampliamento al crinale sud delle Cime di Caiada (valore naturalistico elevatissimo) compensi la perdita di valore dovuto all’esclusione delle altre aree (valore elevato).
La soluzione sopraesposta migliora notevolmente l’individuazione geografica del confine attestandosi su strade, sentieri, crinali ed impluvi.
FORNO DI ZOLDO
L’Amministrazione di Forno di Zoldo non ritiene necessario rettificare l’attuale perimetrazione del Parco. (Deliberazione di Giunta Comunale n. 42 del 14.04.2005)
LA VALLE AGORDINA
L’Amministrazione di La Valle Agordina non ritiene necessario rettificare l’attuale perimetrazione del Parco (Deliberazione di Consiglio Comunale n. 17 del 31.03.2005)
RIVAMONTE AGORDINO
Deliberazione di Consiglio Comunale n. 24 del 21.08.2006.
Viene proposta una piccola rettifica in aumento di 3,4 ettari, al fine di includere gli edifici del Centro Minerario di Valle Imperina, definito dal Piano per il Parco quale sito di eccezionale valore storicotestimoniale.
GOSALDO
Con nota prot. n. 1602 del 23.03.2006 l’Amministrazione Comunale di Gosaldo conferma l’attuale perimetrazione del Parco.

Nino Martino