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Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


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Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 55



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Europa

Verso Copenhagen: un'Italia dell'est in un'Europa Unita

Approvato il pacchetto UE clima-energia per il 2020.
Sembra che l'incontro di Bali si sia concluso ieri, e Copenhagen 2009 è già alle porte.

Significativo il countdown che compare sulla home page dell'UNFCCC (United Nation Framework Convention on Climate Change – http://unfccc.int). Nonostante il freno a mano tirato dall'Italia, l'Europa arriverà all'appuntamento con buone premesse. Dopo undici mesi di intenso lavoro legislativo e dibattito parlamentare, è stato infatti approvato nel mese di dicembre il pacchetto clima-energia, mantenendo fortunatamente inalterato l'obiettivo comune per il 2020 del "20-20-20": ridurre del 20% delle emissioni serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare del 20% l'energia prodotta da fonti rinnovabili. Il nostro paese non ha fatto certo bella figura, giocando sempre al ribasso, cercando di creare un fronte di dissenso e mettendosi alla guida di un cartello di nazioni dell'est che hanno ragioni economiche serie per temere di non riuscire a tenere il passo: Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia e Lituania.
Una posizione vergognosa, come testimoniano le parole del Ministro Matteoli prima del vertice in Lussemburgo: «la nostra linea sarà quella di rinegoziare il Protocollo di Kyoto». Invece di rimboccarsi le maniche e guardare al futuro, si cerca addirittura di ritrattare sugli impegni presi, quando sappiamo tutti quanto siano lontani da ciò che è necessario per far fronte ai problemi del clima.
E' stato lo stesso Commissario Europeo all'Ambiente Stavros Dimas a bacchettare l'atteggiamento italiano: «L'Italia è uno dei Paesi che ne uscirà meglio. Non capisco perché veda le cose così pessimisticamente, considerando che ha le competenze necessarie per l'innovazione e grandi possibilità in materia di energie rinnovabili».
Proprio quelle energie rinnovabili per cui si voleva fino a pochi giorni fa togliere, con azione nuovamente vergognosa, gli incentivi fiscali, andando a castrare quella parte imprenditoriale del paese che ha investito in questa nuova direzione. Un'intenzione che sembra essere oggi rientrata: ne avremo conferma entro fine gennaio con l'approvazione del decreto anticrisi.
Dopo il varo del pacchetto Europeo, il Ministro Prestigiacomo ha commentato: «L'approvazione del pacchetto clima-energia rappresenta una grande vittoria per l'ambiente e per l'Europa» sottolineando come in base agli accordi presi «vengano tutelati gli interessi nazionali nell'ambito degli obiettivi condivisi». Certo Signora Ministro, vorremmo però poter dire a testa alta che questa vittoria è anche un po' nostra ed essere al posto che compete ad un'Italia pronta ad affrontare senza paure le sfide più grandi del futuro e non piuttosto a gridare "avanti tutta" dalle retrovie, tutelando solo i propri interessi. Lei ha poi evidenziato come, su proposta del presidente Berlusconi, «abbiamo ottenuto che queste misure siano legate agli esiti di Copenhagen, perché è evidente che il quadro degli impegni europei dovrà inserirsi nel panorama degli impegni globali che verranno assunti dai competitors economici dell'Europa, Usa, Cina e India in primo luogo». Dunque, grazie a noi, pronti tutti a fare "marcia indietro" dal marzo 2010 nel caso gli altri paesi del mondo non si allineino: questo si chiama coraggio. Tutto ciò è grave più nei modi che nei contenuti: nessuno vuole mandare l'Italia o l'Europa alla rovina, ma non è certo questa l'attitudine che può trascinare il pianeta in una direzione migliore. Certe clausole sono forse necessarie, ma non vanno per forza sbandierate.
Anche l'opposizione non ha perso l'occasione per far brutta figura: invece di cambiare i toni del dibattito, mettere in luce prospettive concrete, puntare su capacità e competenza della nostra penisola, ha solo colto l'occasione per gettare discredito sull'operato del governo, dimostrando ancora una volta che nessuna forza politica italiana sembra conservare, oltre alla dignità, un po' di senso delle istituzioni. Chissà se e quando il nostro paese uscirà da questa interminabile fase adolescenziale che assume toni sempre più tristi e anacronistici.
Ma guardiamo più in dettaglio alle disposizioni adottate dall'Europa: sono sei le misure legislative del pacchetto.
• Si perfeziona ed estende il "Sistema di scambio della emissioni di gas a effetto serra" (ETS) con l'obiettivo di ridurre le emissioni del 21% nel 2020 rispetto al 2005.
• Si sono fissati obiettivi nazionali (per l'Italia il 13%) per ridurre complessivamente del 10% le emissioni di gas serra prodotte in settori esclusi dal sistema di scambio delle quote come trasporti e agricoltura.
• E' stato istituito un quadro giuridico per lo stoccaggio geologico ecosostenibile di anidride carbonica.
• Una nuova direttiva stabilisce obiettivi nazionali (per l'Italia il 17%) per garantire che nel 2020 una quota pari al 20% dei consumi energetici Europei provenga da fonti rinnovabili.
• Sono stati fissati i livelli medi di emissioni di CO2 per le auto di nuova costruzione (130 gr/km dal 2012 e 95 gr/km per il 2020).
• Si è stabilito l'obiettivo per il 2020 di ridurre del 6% le emissioni serra prodotte durante il ciclo di vita dei combustibili.
Un insieme di provvedimenti che ben preparano il terreno per l'incontro di Copenhagen programmato per dicembre, dove sarà cruciale l'assunzione di misure consistenti da parte di tutti i paesi del pianeta. L'agenda prevede ancora diversetappe di avvicinamento, tra cui segnaliamo sempre a Copenhagen, organizzato dall'Università, un Congresso Scientifico Internazionale sul Cambio del Clima con molti interventi di rilievo che si terrà dal 10 al 12 di marzo: trovate tutta la documentazione su http://climatecongress.ku.dk.

Giulio Caresio