Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 55



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Fiumi

Tre parole: acqua, fiumi e parchi

Il convegno internazionale "Parchi fluviali e bacini idrografici: esperienze europee" dello scorso 28 ottobre 2008 a Lerici promosso dal Centro Studi e organizzato dal Parco di Montemarcello-Magra e dall'Autorità di Bacino del fiume Magra in collaborazione con Federparchi, con il patrocinio della Regione Liguria, della Fondazione Carispe e della Cassa di Risparmio della Spezia, ha ottenuto un grande riscontro sia in termini di adesioni - circa 200 iscritti - che di contenuti.

Tecnici, amministratori di parchi e di altri enti pubblici, biologi ed esperti in materia di conservazione degli habitat fluviali e della difesa idraulica, italiani e stranieri, hanno portato le proprie testimonianze, condiviso esperienze e deciso di operare seguendo un'unica strategia: quella della cooperazione. Tema, questo, centrale del convegno che ha voluto mettere a confronto le collaborazioni attivate tra enti gestori di aree protette e Autorità di bacino relative allo stesso ambito fluviale e che si inserisce in un momento delicato come quello attuale dove è previsto per il 2009 un drastico taglio dei fondi destinati all'ambiente. Riportiamo a seguire alcuni passaggi salienti esposti in sede di convegno che, tra l'altro, ha segnato la prima importante tappa verso il VI Congresso Nazionale di Federparchi.
I parchi fluviali svolgono una funzione molto più complessa di quella dei parchi nazionali che sono istituiti con una legge dello stato e possono contare su finanziamenti certi che permettono loro di svolgere la propria attività e di mantenere uno "standard", seppur tra alti e bassi, seguendo un proprio percorso. Il fiume, invece, si fa il suo di percorso da sé e, quindi, è una realtà molto più complessa e difficile da gestire. Pertanto ci vuole una maggiore attenzione nei confronti dei parchi fluviali perché deve essere riconosciuta la funzione essenziale che queste aree protette svolgono per la conservazione della biodiversità e per la vita di tante specie, anche di quella umana. È necessario riuscire a comunicare con maggiore efficacia l'importanza e il valore dei parchi fluviali affinché non siano percepiti come enti burocratici ma come istituzioni che proteggono e tutelano un bene vitale come l'acqua ma soprattutto indicano la strada per la formazione di una cultura della sostenibilità in territori e in ambienti difficilissimi da gestire e con tante problematiche. Non è un compito facile comunicare il valore reale dei parchi fluviali perché viviamo in un mondo dove c'è troppa informazione e poca comunicazione.
I temi della tutela della sostenibilità e le conseguenze dei cambiamenti climatici sembrano tematiche per tecnici, ma non è così. Queste cose hanno a che fare con la nostra vita quotidiana, con la salute, con la scomparsa della cultura, con il futuro stesso dell'umanità. Quindi non sono temi che possono essere banalizzati come invece spesso avviene. Nel nostro Paese, nonostante il lavoro che è già stato fatto, è necessaria una grande opera di alfabetizzazione ambientale.
Serve una mole enorme di conoscenza sui fenomeni naturali, serve un sistema efficace di monitoraggio che attualmente è gestito singolarmente dai parchi ma non con una visione generale. E proprio i parchi e in particolare quelli fluviali possono essere gli strumenti più efficaci per le attività di studio e per la corretta applicazione di metodologie. Il problema però è i parchi fluviali sono di competenza regionale e con questa divisione ognuno si occupa del proprio territorio senza alcun legame con gli altri: una tendenza errata.
I fiumi e la rete dei parchi fluviali sono un tema nazionale che non può interessare solo le regioni perché è l'obiettivo della vita di interi territori e riguarda la salute del nostro Paese, di milioni di cittadini.
I parchi fluviali sono poi generalmente individuati in ambiti territoriali che comprendono le sole zone limitrofe ai corsi d'acqua senza considerare i bacini idrografici da questi sottesi, tutto ciò crea degli impatti indiretti sull'ecosistema fluviale che si riflettono negativamente nel parco in quanto soggetto agli apporti, normalmente inquinanti, provenienti dal resto del bacino con pesanti ripercussioni per il mantenimento di uno stato ecologico accettabile. Bisogna anche considerare la diversità e la peculiarità dei parchi fluviali rispetto alle altre aree protette in quanto i primi sono inseriti, nella maggior parte dei casi in contesti ampiamente trasformati dalle attività antropiche, il cui sviluppo edificatorio e produttivo tende a prevalere sulla tutela degli habitat fluviali, al contrario invece delle aree naturali protette quasi sempre caratterizzate da ambiti naturalistici di pregio. Infine, nonostante l'istituzione delle Autorità di bacino, rimane ancora il problema della suddivisione delle competenze e degli interventi attribuiti ai diversi soggetti istituzionali che hanno una visione settoriale e negano di fatto l'approccio integrato acqua-suolo introdotto dalla L. 183/89 come impostazione metodologica pluridisciplinare che mette a sistema le correlazioni fra i diversi aspetti presi in considerazione.
È indispensabile quindi riequilibrare il rapporto che si è creato a ridosso dei corsi d'acqua, tra gli usi plurimi del territorio e la salvaguardia del sistema ambientale cercando di soddisfare le esigenze di sviluppo (sostenibile) richieste dalla comunità.
Da queste prime considerazioni emerge evidente la stretta correlazione tra la pianificazione dei parchi e quella dei bacini idrografici in quanto complementari e finalizzate entrambe alla tutela, alla riqualificazione e valorizzazione del patrimonio naturalistico. Le esperienze di tre importanti bacini fluviali come quelli del Po, della Magra e del Tevere e dei rispettivi parchi e Autorità di bacino testimoniano quanto è veritiero questo concetto.
Nel bacino del Po, che comprende ben 4 grandi regioni, dal Piemonte alla Lombardia, dall'Emilia al Veneto, le problematiche che riguardano i fiumi - antropizzazione, perdita di biodiversità, cambiamenti climatici, inquinamento - sono alla loro massima espressione ma, tuttavia ci sono esperienze significative di buone pratiche realizzate dai parchi fluviali che possono essere da esempio per tutto il territorio italiano e che vanno da progetti di rinaturalizzazione di aree golenali, di reintroduzione faunistica, di promozione dei prodotti e delle culture tipiche, di riapertura di vecchie vie di navigazione, di difesa della risorsa idrica e altro ancora.
Di particolare interesse i progetti di cooperazione e scambio di informazioni avviati dal Parco Adda sud con alcune aree protette fluviali europee. Tra queste la Fondazione Bolle di Magadino che ha relazionato sui problemi di regimazione per il mantenimento delle zone umide, di escavazione di inerti e suo controllo, di disturbo da rumore per la vicinanza all'aeroporto di Locarno, di fruizione e di ricostruzione ambientale di zone umide.
Da segnalare anche il Progetto Strategico Speciale "Valle del Fiume Po", processo partecipativo legato alla valutazione ambientale stategica VAS recentemente presentato dai due Parchi del Delta del Po.
Per quanto riguarda il fiume Magra, uno degli ultimi esempi di sinergia tra enti/istituzioni che agiscono sul territorio, dopo la recente approvazione del Piano della nautica - che ha comportato un momento di confronto e di condivisione con il territorio nell'espressione delle diverse categorie - e l'integrazione tra il Piano del Parco e il PAI (Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico del bacino del Fiume Magra e del Torrente Parmignola) dell'Autorità di bacino, è il progetto LIFE+, da poco approvato dall'Unione Europea dopo una selezione severissima (26 progetti accettati su 170 presentati) per salvaguardare la lampreda di mare Petromyzon marinus, un pesce antichissimo che a causa della distruzione del suo habitat ha subito un drastico declino. Oltre al Parco, capofila del progetto, sono coinvolti il Dip.Ter.Is. dell'Università di Genova, la Provincia della Spezia, Legambiente e il partner privato Tirreno Power spa che ha contribuito al cofinanziamento del progetto.
Per il Tevere la scelta dell'Autorità di bacino competente di proporre la costituzione del Parco fluviale metropolitano del Tevere e dell'Aniene all'interno del "PS5 - Progetto di Piano stralcio per il tratto metropolitano del Tevere da Castel Giubileo alla foce" rappresenta l'esempio più tangibile dello stretto rapporto fra i due livelli di pianificazione. Con questa azione per l'area metropolitana di Roma viene individuato il reticolo idrografico portante costituito da alcuni corsi d'acqua tributari del Tevere e dell'Aniene, con funzione ecologica, per il quale va salvaguardata sia la risorsa idrica che la continuità ecosistemica degli ambiti di pertinenza.
In rappresentanza delle altre realtà europee e del rapporto sinergico tra aree protette e enti preposti alla difesa idraulica hanno partecipato al convegno anche i parchi spagnoli del Doñana e del Foix, l'Agenzia Catalana dell'Acqua, il Parco della Camargue e l'Agenzia dell'acqua Rodano Mediterraneo-Corsica.
Da ultima anche la testimonianza del comune di Strebrenica e della difficilissima condizione di una terra, la Bosnia, ricca di aree naturali anche fluviali che necessitano e meritano di un piano di tutela, attraverso la creazione di parchi o quant'altro, ma che, al momento, date le difficoltà economiche e sociali dovute alla recente guerra, non è possibile attivare. Per questo è stato lanciato un appello per trovare solidarietà e aiuti da parte delle istituzioni estere affinché questo grande patrimonio ambientale venga adeguatamente tutelato.
La risposta del convegno in merito a tutte le esperienze presentate è stata chiara: occorre una strategia in grado di operare sempre a scala di bacino, individuando gli impatti diretti e indiretti che vi si generano. È necessario andare oltre la logica degli interventi difensivi e agire sulla qualità, sulla quantità e sull'uso di risorse: preziose, indispensabili, limitate.
Dal documento conclusivo presentato sono emerse tre parole chiave.
Acqua: un bene finito che le società industrializzate contemporanee stanno consumando in modo dissennato. La consapevolezza dei rischi sta già crescendo. Devono crescere anche la competenza e il coordinamento sugli interventi.
Fiumi: tra gli elementi naturali che l'acqua contribuisce a creare, i fiumi rivestono un'importanza primaria. Eppure sono loro i grandi malati della nostra natura.
Parchi: la parola fondamentale per dare concretezza al concetto di collaborazione, di gestione coordinata. E' stato spesso grazie alla creazione di un parco che le Istituzioni hanno iniziato a manifestare una diversa attenzione sulle tematiche ambientali e a intraprendere politiche ambientali integrate. In conclusione, il convegno - che si inserisce nelle attività promosse dal Coordinamento dei parchi fluviali istituito da Federparchi ed è il terzo organizzato dal Centro Studi - è stata una preziosa opportunità di confronto che mira a diventare un appuntamento fisso e sempre più importante.
Questa scambio di esperienze tra varie realtà europee prosegue sul sito parcomagra.it dove - oltre a essere disponibili gli atti del convegno - sarà attivato un forum per approfondire le tematiche già trattate e individuare le linee da seguire durante i prossimi appuntamenti.

Patrizio Scarpellini