Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 55



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Parchi sostenibili

Sardegna, Toscana... ancora una volta è in discussione non solo la politica dei parchi, ma la concezione stessa dello sviluppo delle comunità.

I limiti dello sviluppo sono noti da oltre trent’anni, eppure la via della sostenibilità è tanto facile a dirsi quanto difficile a farsi.

Per chi si occupa di parchi da qualche tempo, non fa notizia che nel caso del bislacco referendum locale sul Parco Nazionale della Maddalena si sia condensata una melassa tra la neutralità, sospetta, del centro destra al governo nazionale, e il centro sinistra rappresentato dall’amministrazione locale.
Si tratta della conferma che la politica dell’ambiente non conosce declinazioni di parte ed è trasversale sia nei pro che nei contro. In questo, peraltro, sta la sua forza.
Nella stessa maniera va letta l’altra vicenda che, qualche settimana prima, ha visto il Partito Democratico Elbano annunciare la scelta dell’ “ambientalismo del fare”, pronto dunque ad attaccare il presidente del Parco dell’Arcipelago Toscano Mario Tozzi, reo evidentemente di non voler “fare”, di essere troppo poco “sviluppista”. Noi che senza tentennamenti stiamo dalla parte di uno sviluppo attento ai limiti degli spazi e delle risorse, da sempre militiamo tra i “pro parco” e dalla parte del territorio e della sua corretta e oculata gestione, leggiamo queste vicende emblematiche, con preoccupazione.
Al di là del tema strettamente parchigiano, siamo preoccupati per ciò che sta succedendo in Sardegna sulle questioni ambientali.
Abbiamo segnalato, su queste pagine, le politiche del Governo regionale convinti della bontà di scelte strategiche per il futuro dell’isola, straordinarie per lungimiranza e per concretezza, sulla strada dello sviluppo durevole che ha bisogno, più che mai, di atti conseguenti e coraggiosi che infrangano le consuetudini di un modello socio-economico sempre più inadeguato.
Abbiamo scoperto, in queste ultime settimane, che non c’è solo una lobby trasversale anti parco, ma anche anti ambiente.
Una lobby di ignavi, accecati dagli interessi, da prospettive di facile rendita immobiliare quando non di mera speculazione edilizia, pronti a ridare nutrimento al cancro del cemento che ha distrutto, senza necessità, larghe fasce del paesaggio italiano.
Un cancro che rode le teste degli uomini - di destra e di sinistra - ma soprattutto il territorio che rischiano di lasciare compromesso, per sempre, ai loro figli. L’ignoranza dei promotori del referendum anti-parco ha avuto la sua sanzione nell’intelligenza dei sardi che hanno boicottato le urne. Addirittura, meno della metà dei 2.200 cittadini che avevano firmato la petizione antiparco, sono andati a confermare quella che, evidentemente, non era una convinzione così profonda. Eppure tempo ce n’è stato visto che i seggi sono rimasti aperti, dalle 8 alle 20, per ben una settimana (1-7 dicembre). Ci auguriamo che siano ancora le urne, alle prossime elezioni regionali, a sancire la volontà del popolo sardo di mantenere uno dei beni più preziosi dell’isola che appartiene prima di tutto a loro: l’ambiente, la natura, il paesaggio, con il carico di storia e di esperienza che racchiudono. Ci auguriamo che non vogliano, ancora una volta, offrirlo in sacrificio a speculatori venuti da lontano con propositi di conquista, non più con gli strumenti di ieri, ma con quelli di una modernità che saccheggia, in maniera ancor più impietosa, culture e ambienti.
Le comunità deboli non sanno far altro che vendere le loro risorse; quelle forti si impegnano per utilizzarle al meglio, garantendone la qualità e la durata nel tempo.
La Sardegna, come tanti altri territori non può accettare di vendere l’anima a un’idea fallace di progresso che corrode anche le coscienze sottraendo loro la capacità di immaginare il domani.
Oggi, in piena crisi strutturale del modello di sviluppo cui sembrava inevitabile affidarsi, ciò che serve è la disponibilità a modificare radicalmente approccio alle questioni della vita e a mutare, altrettanto radicalmente, i parametri da utilizzare per il cambiamento. Fatto questo semplice esperimento che prevede “soltanto” di cambiare le coscienze e i modi di vita, non serve altro: le risposte ci sono già tutte. Le conosciamo fin quasi nei dettagli.
Ce le offrono le conquiste della speculazione scientifica degli anni Settanta dello scorso secolo e un’ormai vasta letteratura che ci ha messo in guardia sui limiti della crescita, sin dal lavoro di quell’Aurelio Peccei, eminente rappresentante dell’imprenditoria internazionale (di cui ricorre il centenario della nascita) e del suo Club di Roma con la ricerca del MIT (Massachusset Institute of Technology) proprio sui limiti dello sviluppo ancora oggi insufficientemente conosciuto. Ce le offrono le ormai innumerevoli buone pratiche del nostro sistema di aree protette.
Oppure bastano le millenarie pillole di saggezza delle antiche filosofie orientali*.
Per intraprendere con coraggio la via del cambiamento bisogna tornare a sentire la coscienza profonda del mondo, saper ascoltare i suggerimenti della natura e dell’intelligenza; mettere da parte l’avidità e l’ingordigia che ci impongono di crescere e consumare sempre di più. Abbiamo sentito, in queste ultime settimane invocare la sobrietà ma, nello stesso tempo, istigare ai consumi senza i quali l’economia rallenta fino al fallimento... E’ in questa contraddizione che bisogna inserirsi per mutare la politica e il nostro atteggiamento nei confronti della vita. Anch’essa, troppo spesso, ridotta a mero consumo inconsapevole del tempo che ci è dato vivere; anch’essa consumata a cercare altrove ciò che è intorno a noi e dentro di noi e che non ha bisogno di essere nutrita di prodotti artificiali. Ma questa contraddizione potrà essere sciolta solo se, accanto alla consapevolezza personale, sarà la politica degli ideali e dei valori a prevalere su quella dei profitti e degli interessi. Che l’anno nuovo ci indirizzi sul cammino di questo cambiamento virtuoso.

Valter Giuliano
direttore.rivistaparchi@parks.it