Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 58



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Recensioni

La Rete Natura 2000 in Piemonte - I Siti di Importanza Comunitaria
AA. VV.
Edizioni Regione Piemonte,
Torino 2009
576 pp, S.I.P.

Il Piemonte sforna questo poderoso volume fotografico a rendere giustizia alla ricchezza dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) presenti sul suo territorio, che, come praticamente tutti quelli della nostra penisola, sono ancora una realt. ben poco nota al pubblico, ma talvolta anche agli addetti ai lavori.
Ai due parchi nazionali e le 69 aree protette regionali presenti in territorio piemontese, che per variet. geomorfologica e climatica pu. considerarsi un vero “hot spot” di biodiversità, si aggiungono 123 SIC (anche se 60 di essi sono inseriti parzialmente o completamente all’interno del sistema delle aree protette gi. attive) che la Regione ha identificato nell’ambito della Rete Natura 2000 (ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/ CEE), per contribuire a mantenere o ripristinare specie di fauna e flora ed habitat particolarmente significativi per la tutela della biodiversit. europea.
Un variegato universo di forme di vita che per me, amante della natura e delle sue più varie manifestazioni, . un piacere sfogliare e leggere senza ordine, né presunzione di esaustività, lasciandosi semplicemente meravigliare e trovando di tanto in tanto qualche ricordo di gite sul campo o suggerimento per future osservazioni.
Diversamente dalla mia lettura, tuttavia, il volume segue un’impostazione scientifica ordinata e impeccabile. I siti sono raggruppati per Provincia di appartenenza e ad ognuno è dedicata una scheda dettagliata ove troviamo: caratteristiche generali dell’area, ambienti e specie che rivestono un maggior interesse locale e/o regionale, lo stato attuale di conservazione e la presenza di eventuali minacce, alcuni cenni sulla fruizione per le aree che si prestano ad essere visitate, ed infine, i riferimenti che rimandano ad una corposa bibliografia raccolta a fine volume che conta oltre 750 titoli.
Un’opera non indifferente che si rivolge sia ai naturalisti professionisti che ad un più ampio pubblico di amatori della natura: speriamo stimoli conoscenza e protezione di questi luoghi perché non rimangano solo delle perimetrazioni sulle carte.
Di particolare valore . poi la ricca iconografia che è costituita, secondo una dichiarata preferenza dei curatori, da molte specie “insolite” che spesso risultano di maggior interesse scientifico ma di minor impatto visivo ed emotivo, e per questo finiscono per essere quasi assenti anche dalle pubblicazioni naturalistiche di settore. Motivo in più per rendere onore al merito di autori e coordinatori.
(Giulio Caresio)


What is biodivers ity?
James Ma cLaurin, Kim Sterenly
The University of Chicago Press, US Chicago 2008
217 pp, 24,00 USD
(volume in lingua inglese)

Cosa significa oggi proteggere la natura? Una domanda chiave cui tutte le aree protette non dovrebbero mai smettere di cercare nuove risposte, al passo con i tempi, le esigenze e le conoscenze disponibili.
Il concetto di biodiversità, nato negli anni ’90 dall’intersezione di conoscenze scientifiche e nuove volontà politiche, si è affermato in questi anni sempre più come obiettivo primario della conservazione naturale. Ma siamo certi di sapere di cosa stiamo parlando? Della sua complessità? Dei risvolti possibili? Del ventaglio di implicazioni che ne conseguono?
James MacLaurin e Kim Sterenly, entrambi con formazione in filosofia, ci conducono in una riflessione lunga ed appassionata attraverso un complicato labirinto di risvolti possibili del concetto di biodiversità.
Si parte dalla tassonomia per capire, attraverso un excursus storico e di pensiero, quanto sia complesso e delicato il problema della classificazione: non esiste un’unica “giusta strada” per identificare e classificare gli organismi di una popolazione biologica o per identificarne le differenze. L’individuazione
varia e dipende dall’approccio scientifico scelto (e non sono pochi quelli ugualmente validi) e tale scelta risponde spesso più alla psicologia umana che non all’organizzazione del mondo naturale. Un fatto tendenzialmente sconcertante.
Tuttavia, una volta sottolineate le difficoltà e seminato una serie di utilissimi dubbi, gli autori ci conducono attraverso un lungo percorso per proporre una visione multidimensionale della biodiversità e del relativo problema di fornirne una “misura”.
La ricchezza delle specie, che è alla base di molti degli studi scientifici di oggi e delle misure che vengono effettuate, rimane un concetto chiave, nonostante i suoi limiti, perché è relativamente possibile darne una definizione teorica corretta ed è relativamente facile da misurare. Insomma le specie, almeno in una serie di contesti, rimangono gli atomi della diversità, pur essendo invece genere, famiglia, classe, ordine, etc… arbitrari e legati a convenzioni.
Per. la ricchezza delle specie misura e cattura una sola dimensione della diversità:
non fornisce alcuna informazione su altre dimensioni altrettanto importanti e significative, come la diversità filogentica, morfologica, e quella legata alle relazioni evoluzionistiche.
E sono proprio questi aspetti, suggeriscono gli autori, a richiedere oggi maggiore attenzione.
Una visione che arricchisce ed amplia gli orizzonti, mettendo in luce come non esista una sola maniera di concepire la conservazione, e come molti aspetti siano ancora da capire ed indagare. La scienza, sembra suggerirci l’osservazione della natura, quando ha a che fare con i sistemi viventi ha il dovere di diventare più “umana”, oggettiva ma duttile, capace di riconoscere che ogni cosa è cosa a sé, che ogni luogo, ambiente, sistema vivente va guardato con attenzione ed umiltà come una cosa unica e irripetibile.
(G. C.)


Histoire des parcs nationaux
Comment prendre soin de la nature? Raphaël Larrère, Bernardette Lizet, Martine Berlan-Darquéa (coordinateurs)
AA. VV.
Quae éditions, Versaillle Cedex, 2009
236 pp, 30,00 Euro
(volume in lingua francese)

A poco più di tre anni di distanza dalla nuova legge sui parchi nazionali, Parcs Nationaux de France (PNF), l’organismo che la Francia ha deciso di costituire per coordinare in modo centralizzato e coerente il lavoro dei suoi parchi nazionali, è pienamente attivo e inizia a dare i suoi frutti. E questa pubblicazione, prodotta con fondi ministeriali e con la collaborazione del Museo Nazionale di Storia Naturale, è uno di essi. Dal 14 aprile 2009 ha aperto ufficialmente i battenti al Chateau de la Valette a Montpellier la sede di PNF; una struttura, come ha dichiarato il suo presidente Jean Pierre Giran, che risponde all’ambizione dei parchi nazionali «di rivestire un ruolo di grande importanza nella creazione di una rete di continuit. ecologica nell’ambito delle trame verdi e blu che attraversano il paese».
Il Segretario di Stato per l’Ecologia Chatal Jouanno, in occasione dell’inaugurazione di PNF, ha sottolineato come quest’ultima ambizione costituisca un tassello fondamentale per la tutela della biodiversità: «una questione cui non è ancora attribuita la giusta importanza», e di come la Francia intenda, e lo ha dimostrato concretamente stanziando nel 2009 ben 65 milioni di euro, valorizzare al massimo il suo patrimonio di parchi nazionali. Ecco allora che da questo impulso nasce un libro che raccoglie la storia e la memoria dei parchi nazionali francesi, indagando e svelando attraverso una serie di contributi quelle linee comuni che soggiacciono al progetto francese di protezione del suo territorio e vanno al di là delle singole storie e peculiarità delle aree, indubbiamente diverse una dall’altra. Una ricerca di risposte al passo con i tempi a domande basilari. Da quali idee e impulsi sono nati i parchi nazionali?
Cosa sono diventati oggi i progetti dei precursori? Come è cambiata la protezione della natura in questi anni?
Un percorso di lettura interessante diviso in due parti. La prima dedicata alle origini dei parchi nazionali francesi, inquadra un periodo storico ed alcuni casi particolarmente degni di nota: Vanoise, Cevennes, Pyrénées ed il Parco marino d’Iroise. La seconda parte . invece consacrata alla ricerca di equilibri sottili tra uomo e natura, allo sviluppo dei savoir-faire e di nuove visioni della natura e della gestione ambientale. Un intervento conclusivo di Raphaël e Catherine Larrère lega storia dei parchi ed evoluzione del concetto di ecologia.
Ne deriva nel complesso una visione generale che, pare di percepire una volta di più leggendo le pagine di questo volume, manca totalmente alle istituzioni centrali del nostro paese.
Sarebbe bello che anche in Italia qualcuno sostenesse, come ha fatto il presidente di PNF, che «i parchi nazionali sono gli ambasciatori naturali della nazione in campo ambientale» e vanno pertanto adeguatamente supportati, fatti crescere e messi in relazione tra loro, perché possano trasmettere al mondo un messaggio forte e comune.
(G. C.)