Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 58



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Sistema Italia - Acque

Acqua, biodiversità e Paesaggio: il Centro Studi e La Pianificazione di territorio

Venerdì 13 novembre, presso la sala consiliare di Sarzana, si è svolto il convegno "Acque, biodiversità e paesaggio nella pianificazione delle aree protette", che ha visto la partecipazione di oltre un centinaio tra tecnici, amministratori ed esperti del settore. Questo appuntamento nazionale, che è il quarto organizzato dal Centro studi sulle aree protette e gli ambienti fluviali istituito nel 2005, dopo quelli del 2006 dedicati alla gestione integrata delle aree protette fluviali e dei bacini idrografici, del 2007 dedicato alla disciplina delle acque nelle aree protette e quello del 2008 dedicato alle esperienze europee dei parchi fluviali e relativi bacini idrografici, è stato organizzato con il patrocinio dell'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Spezia, di Federparchi e dell'Istituto Scholè.

Con questo incontro si è voluto porre l'attenzione sul tema della pianificazione delle aree protette in un momento in cui a livello nazionale si cerca di rimettere in discussione il ruolo degli Enti Parco a partire dal Dlgs n.63/2008 in materia di relazione al paesaggio, il disegno di legge cosiddetto Calderoni di riordino delle competenze della pubblica amministrazione e per finire al Piano casa.
La pianificazione intesa come interazione tra natura e paesaggio, aree fluviali e aree urbane, natura 2000 e piani di bacino senza dimenticare la componente legata allo sviluppo sostenibile. Le aree protette fluviali come già ribadito in altre sedi sono aree che non possono essere viste come isole ma necessitano proprio per la loro natura di una interazione con tutto il territorio circostante che comunque genera impatti diretti e indiretti sul complesso ecosistema fluviale.
Da qui la necessità di una pianificazione di territorio che analizzi tutte le componenti dalla natura al paesaggio, dalle attese di sviluppo socio economico delle amministrazioni locali agli aspetti culturali e che individui una rete tra tutti questi elementi atta a garantire una loro completa interazione senza generare una cascata di vincoli sovrapposti tra loro dettata come avviene oggi da una sommatoria di piani che raramente dialogano tra loro ma che semplicemente tendono ad affermare la sovraordinarietà l'uno sull'altro.
Se non riusciamo ad arrivare a una pianificazione di territorio il reale rischio è quello di continuare a vedere bei piani sulla carta che al momento in cui vengono presentati hanno l'unanime consenso ma, se non generati da una governance del territorio, che sono impossibili da attuare per via dei contrasti che emergono al momento in cui sono proposte le trasformazioni.
Un piano di un parco fluviale che guarda solo alla conservazione è un piano che rimane sulla carta, non si attua. Il cancellare tutte le attività che nel tempo si sono generate intorno all'asta fluviale risulta spesso una semplice utopia se non esiste una condivisione politica che generi sugli strumenti urbanistici correlati soluzioni di supporto a questo processo di ricollocazione, supporto che comunque richiede forti investimenti che spesso portano a un inevitabile rallentamento della riqualificazione ambientale.
Ho sempre definito i parchi fluviali come "parchi alla rovescia"proprio per il loro ruolo di riuscire a invertire processi di degrado salvaguardando e valorizzando la biodiversità e la riqualificazione ambientale senza dimenticare l'aspetto socio economico che genera risorse e occupazione per l'intero territorio.
Ogni ente gestore di area protetta fluviale ha prodigato negli anni sforzi mirati a individuare strumenti e programmi condivisi con le amministrazioni locali per trasmettere nella redazione dei loro strumenti urbanistici le criticità e le necessità ambientali, ecologiche e paesaggistiche con particolare riferimento alle aree limitrofe e periurbane che rappresentano la fascia di raccordo tra l'area fluviale e l'area urbanizzata.
Grazie a questi sforzi gli Enti Parco hanno ottenuto in questi anni risultati non trascurabili a partire dalle risorse attivate sul territorio che vanno a beneficio della collettività, basti pensare che solo grazie all'azione dei parchi oggi si comincia a pensare alla sistemazione dei fiumi non solo sotto l'aspetto idraulico ma anche sotto l'aspetto ecologico e naturalistico (vedi Piani di gestione di manutenzione che Parco e Provincia stanno redigendo proprio in questi giorni e soprattutto le opere idrauliche che debbono essere sottoposte a valutazione di incidenza affinché non generino effetti negativi sulle peculiarità dei sic). Eppure, nonostante questo, gli enti di gestione sono sottoposti a continue "minacce" verso la propria pianificazione, vedi il nuovo codice del paesaggio che con un decreto legislativo toglie ai parchi la potestà paesistica conferitagli da una legge quadro come la 394/1991.
Queste questioni sono state trattate approfonditamente nelle relazioni, dopo i saluti delle autorità, presentate al convegno nel corso della mattinata da Walter Zago di Europarc, Alessandro Fignani segretario generale dell'Autorità di Bacino interregionale del fiume Magra, Susanna D'Antoni e Maria Cecilia Natalia tecnologi dell'ISPRA e Alessandra Rotta presidente di Scholè Liguria.
Voglio sottolineare in particolare la partecipazione dell'Assessore all'Ambiente della Regione Toscana, Marco Betti, del Presidente dell'Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Spezia Massimiliano Alì e di Paola Carnevale in rappresentanza della Regione Liguria che dimostrano l'interesse per questi temi e questo incontro da parte delle amministrazioni locali e degli ordini. A tal proposito, ho colto con soddisfazione anche la volontà espressa da altri ordini professionali di avviare percorsi comuni su temi di particolare interesse per il nostro bacino e non solo e auspico che queste collaborazioni si implementino sempre di più per accrescere i dibattiti e i confronti sui temi attuali dell'assetto idrogeologico dei bacini idrografici.
Anche Gianpiero Sammuri, Presidente di Federparchi, ha portato il suo importante contributo mettendo in evidenza il clima di profonda incertezza in cui si trovano le aree protette italiane e l'urgenza di intervenire al più presto in tal senso e nella conservazione della biodiversità in cui i parchi rivestono un ruolo essenziale.
Nel pomeriggio, per discutere di pianificazione e del perché spesso, anzi sempre, i Comuni che hanno partecipato alla redazione dei Piani di Parco di fronte a pressioni locali di tipo economico tendono a rimettere in discussione alcune scelte di Piano chiedendo varianti puntuali e dimenticando che ogni piccola parte di territorio di una area protetta fa parte di una delicata intelaiatura su cui è stato fondato il Piano stesso, è stata improntata una tavola rotonda coordinata da Luigi Bertone direttore di Federparchi, con la partecipazione di Ugo Baldini del Caire, Franco Lorenzani, direttore del Dipartimento Pianificazione Territoriale Paesistica e Ambientale della Regione Liguria, Vittoria Molntaletti della Regione Emilia-Romagna e Fabrizio Cinquini della Commissione Nazionale INU, Istituto Nazionale Urbanistica, "Paesaggio".
Con questo dibattito si è aperto un confronto sui temi che riguardano le acque in relazione agli studi propedeutici in itinere alla redazione del piano del parco dell'Appennino Toscao-Emiliano le cui argomentazioni saranno trattate in un incontro pubblico da tenersi in data da definire in Emilia tra Centro studi, Enti pubblici coinvolti del Parco e CAIRE che sta redigendo il Piano del Parco dell'Appennino Tosca Emiliano col fine di sottoscrivere un protocollo sulla condivisione di buone pratiche per la gestione del patrimonio acqua.
Il successo di questo appuntamento dimostra ancora una volta che il Centro studi va avanti, è vivo e produce iniziative di interesse che animano discussioni e spunti per lavorare insieme in questo delicato settore che è quello dei gestori delle aree protette fluviali.
Convegni a parte, tra gli altri strumenti di azione di cui si è dotato il Centro studi ricordiamo la newsletter mensile sui temi fluviali, partecipazioni a eventi come Parco Libri, questa rubrica, che rappresenta uno dei pochi strumenti per far rete tra i parchi fluviali, (anche grazie al Centro studi è stato infatti istituito un coordinamento dei parchi fluviali che, purtroppo, al momento, con il rinnovo del consiglio direttivo di Federparchi, non è stato più riproposto), la pubblicazione degli atti dei convegni precedenti e dei volumi "Aree Protette fluviali in Italia - biodiversità, gestione integrata e normative" (2007), alla cui stesura hanno partecipato i massimi esperti in materia, e "Aree protette e nautica sostenibile" (2009) entrambi pubblicati dalla casa editrice ETS nell'ambito della collana dedicata alle Aree Naturali protette.
L'interesse che genera il Centro studi è testimoniato dalla continua crescita di coloro che partecipano alla attività del centro stesso, dal Dipteris di Genova col quale abbiamo svolto uno studio sull'area protetta di Piana Crixia, alla Riserva Nazzano, Tevere-Farfa di Roma, ai Comuni del Parco e da ultimo con l'Istituto per l'ambiente e l'Educazione Sholè Futuro col quale è stato siglato recentemente un protocollo per una fattiva collaborazione veicolando il Centro anche attraverso i loro canali comunicativi e l'interesse di altri istituti universitari e di associazioni che vedono in questo Centro un supporto alle loro attività di ricerca.

Patrizio Scarpellini
Direttore del Parco