Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 59


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DOSSIER
Parchi tra venti di tempesta e desiderio di nuova primavera

Passerà la nottata?

Il punto della situazione dalle voci dei protagonisti

A un certo punto è quasi sembrato che il nero temporale abbattutosi sui parchi non dovesse avere soluzione di continuità con il buio di una notte incombente, da cui non si sapeva se si sarebbe potuti uscire.
Poi qualche squarcio rasserenante ha, momentaneamente, allontanato prospettive cui diventava difficile credere, proprio mentre si è celebrato l'Anno Mondiale della Biodiversità che il Ministero dell'Ambiente ha enfatizzato tappezzando le città con manifesti che celebravano, giustamente, il contributo fondamentale portato dalle aree protette, un inno ai parchi nazionali come baluardo della biodiversità italiana.
Decretarne la condanna a morte, sul finire dello stesso anno sarebbe stato doppiamente colpevole.
Per ora ciò non è accaduto, ma il pericolo corso non fa dormire sonni tranquilli a tutti coloro che ritengono la politica delle aree protette fondamentale per il futuro non solo dell'Italia, dell'Europa, ma della biodiversità globale.
E, dunque, del nostro pianeta.
In questo frangente, ma più in generale in questa epoca della politica nazionale, fa male dover constatare come la difesa del territorio, la sua corretta pianificazione, l'attenzione alla biodiversità e al sistema dei parchi e delle aree protette, vengano quasi considerate politiche e di parte e non condivisione di obiettivi comuni dell'intera collettività nazionale, ivi compresi gli schieramenti politici di diverso orientamento.
Se così è -e se ciò non è, invece. attribuibile a una radicalizzazione dello scontro politico favorita dal sistema maggioritario che divide in due in Paese ( o è bianco o è nero, nulla può essere condiviso)- lo scenario diviene preoccupante.
Perché, alla vigilia del 150.mo dell'Unità d'Italia, constatare che non si è uniti neppure nella difesa del suo straordinario patrimonio culturale, paesaggistico e naturale, diverrebbe causa di profonda amarezza, di umiliante rassegnazione e di profonda indignazione rispetto all'intera classe dirigente e di governo che avesse reso ciò possibile.
Vogliamo sperare che gli scenari siano destinati a mutare e che lo conoscenza del nostro straordinario patrimonio e la consapevolezza che avendolo avuto in prestito dalle generazioni future ci impone di gestirlo al meglio, indichino la strada da imboccare con coscienza e responsabilità per attivare politiche strutturali ad evitare che in futuro si manifestino ancora le emergenze, i conseguenti allarmi e le paure che si possa cancellare in un attimo ciò che è stato faticosamente costruito in secoli (o anche solo in decenni) dal punto di vista amministrativo e, in milioni di anni, dal punto di vista biologico.
Il dossier che proponiamo qui di seguito, è nato dall'esigenza di tastare il polso al sistema
delle aree protette del Paese, di misurare la febbre salita a limiti di guardia nel momento in cui la malattia dell'ignoranza, della sottovalutazione, del ha rischiato di insediarsi nel corpo dell'intera, complessa Rete italiana della biodiversità che ha nei parchi e nelle aree protette il suo epicentro diffuso.
Fuor di paradosso, il centro reticolare della biodiversità nazionale ha oggi nelle aree protette, di ogni livello e al di là di gerarchie amministrative, presidi che non possono essere abbandonati, neppure per un istante.
Il positivo -relativamente- superamento del momento dell'emergenza e della paura ci auguriamo non sia solo temporaneo ma abbia fatto comprendere a tutti i soggetti coinvolti nel clima di mobilitazione sereno e propositivo, la fragilità di un tesoro che l'Italia deve sapere proteggere e conservare, in quanto non rappresenta un lusso ma una eredità imprescindibile e vitale per chi verrà dopo di noi.
Resta la macchia nera, forse indelebile, del Parco nazionale dello Stelvio, sacrificato, pare, al baratto, pratica che riduce la politica a mercato della vacche.
Al di là del giudizio che si può dare sulle colpe del passato e sull'efficienza o meno di una gestione sempre alquanto traballante è il principio della lacerazione di un'area protetta, che si definisce nazionale, a non essere accettabile.
Dalla prospettiva transanazionale di un'unica area protetta delle Alpi centrali di respiro europeo, si frana alla gestione provinciale, con uno Stato in difficoltà economica che consegna un suo patrimonio nazionale a una Provincia ricca sulla base di un'autonomismo dei privilegi che viola l'uguaglianza dei cittadini e per questo vale forse la pena rivedere in occasione del tanto evocato ridisegno del Paese sulla base di un federalismo che vogliamo solidale.

Nei contributi che leggerete e che interpretano simbolicamente il comune sentire dell'intero sistema dei parchi e delle aree protette che fanno riferimento a Federparchi, emerge con forza una fetta di Paese reale animato da determinazione, passione, competenza, che senza rigidità si è messa e si mette, ogni giorno, a servizio del bene comune.
Non lasciamoli soli.
Ci sono idee e forze per uscire dall'angolo e superare questo passaggio sotto le forche caudine e fose non siamo ancora alla necessità di parafrasare l'epico richiamo risorgimentale: «Parchi: uccidete noi ma non le nostre idee!».
Confidiamo che a classe dirigente di questo Paese che si è assunta il compito di difendere il bene comune, ha l'obbligo di rispondere alle loro richieste e alle loro attese nella maniera più alta e adeguata: costruendo una politica nazionale della biodiversità che vada oltre le parole dei documenti di facciata per farsi realtà concreta e praticabile in ogni territorio della nostra penisola.
Un impegno complesso che necessita di decisioni complesse, articolate, interdisciplinari e interministeriali, per una gestione del territorio e dell'ambiente consapevole e responsabile, capace di guardare a orizzonti lontani.
Molto più lontani delle scadenze elettorali o peggio ancora del termometro altalenate dei sondaggi dei consensi politici.
C'è bisogno di generosità e di coraggio per garantire un futuro all'Italia e alla Terra.

(v.g.)