Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 59


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DOSSIER
Parchi tra venti di tempesta e desiderio di nuova primavera

Da Terzigno alla rete ecologica regionale

Come per i rifiuti anche per le aree protette, la Regione Campania vive le sue "emergenze".
Le imposizioni commissariali di deroghe anche a fronte di infrazioni comunitarie per aver voluto la discarica nel Comune di Terzigno, Parco Nazionale del Vesuvio, sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale, segna in maniera emblematica la crisi profonda del sistema delle aree protette in Campania e come dice Roberto Saviano «la pattumiera d'italia» è al tracollo.
Scelte che vengono da lontano, ma anche profondi e spesso sottovalutati problemi culturali e di consapevolezza, che hanno trasformato l'antica Campania felix, ricca di patrimoni culturali e ambientali, nell'attuale Campania fetid.
Eppure di stagioni, oserei dire di speranza e fiducia, la Campania ne ha vissute, anche e soprattutto per il sistema delle aree protette e la Rete ecologica regionale che hanno goduto di ingenti risorse e opportunità, forse troppe e calate in un sistema ancora non adeguatamente maturo per ottimizzarne gli effetti. Anzi tali risorse e opportunità, secondo la mia visione, hanno determinato il risultato opposto alle lungimirante missione delle aree protette, in quanto hanno di fatto determinato lo svuotamento di idee e progetti trasformando il sistema delle aree protette della Regione Campania in nuovi "appaltifici" ed erogatori di risorse senza strategie e visioni di futuro, ma solo per favorire un clientelismo dominante.
La nascita delle aree protette nazionali in Campania è stato come aprire una finestra in una casa chiusa, alla quale all'inizio molti si sono affacciati ma pochi ci hanno creduto, la lungimirante azione di uomini illuminati e di una speranza ritrovata nei due parchi del Vesuvio e del Cilento e Vallo di Diano guardati a distanza nei primi passi e poi diventati esempio per la Regione Campania che, non solo dota i due parchi di risorse mai viste per i parchi in Italia, ma passa improvvisamente dal 14% del territorio protetto rappresentato dai due parchi nazionali, al 27% con otto Parchi regionali, 4 Riserve naturali dello Stato, 4 Riserve naturali regionali, 5 Aree marine protette, oltre a diverse tra Oasi e Parchi Urbani, 21 territori Zps (Zone di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva Comunitaria "Habitat") e 131 territori Sic (Siti di Importanza Comunitaria ai sensi della Direttiva Comunitaria "Uccelli"), diventando per estensione territoriale la prima Regione verde d'Italia. Ma intanto incombono "emergenze" su "emergenze", si perde di vista il quadro generale, non si consolida il sistema, si abbandona lentamente l'idea virtuosa di costituire una vera e propria Rete Ecologica Regionale; il resto è storia dei nostri giorni, una diffusa sfiducia, conflitti e barricate, un farsi continuamente male tra gli stessi addetti ai lavori.
Eppure nell'opinione pubblica campana tutto questo non è passato indenne, si è costruita, soprattutto nelle aree protette, una consapevolezza del "diritto all'ambiente" per il quale oggi si invocano e ottengono protezioni e riconoscimenti internazionali, ci si appella al diritto di tutela della salute e del bene comune, si è costituita una classe di tutori e amministratori per l'ambiente pur senza individuare strategie e strumenti, metodi e modelli di riferimento per riprendere il cammino perduto e irreversibile per ogni essere vivente.
Scrive giustamente Maurizio Frassinet in un suo recente articolo dal titolo "Campania, ecco chi devasta i Parchi e le aree protette": «Eppure tra la fine degli anni '90 e i primi anni del 2000 la Campania era considerata un esempio da imitare nel campo delle aree naturali protette. Era riuscita a creare tanti parchi regionali e tutti d'intesa con le amministrazioni locali, aveva impegnato ingenti risorse comunitarie nelle aree naturali protette, un autentico record in ambito europeo. Cosa è successo per sprofondare in un baratro così triste e angosciante in pochi anni? Hanno prevalso a mio avviso più fattori concomitanti». E aggiunge: «L'incredibile mole di investimenti ha fatto aderire molte amministrazioni comunali al solo scopo di poter ottenere i finanziamenti, senza una reale convinzione di tutela del territorio visto come politica pianificatoria utile per rilanciare in maniera sostenibile il proprio territorio».
Il WWF Campania nel ribadire che «La Regione Campania si pone tra le prime in Italia per superficie protetta che, se includiamo anche i siti Natura 2000, arriva quasi al 40% del'interno territorio regionale….A questa incredibile potenzialità sulla carta corrisponde una realtà molto diversa in cui la Campania occupa gli ultimi posti in Italia in merito alla gestione delle aree protette e alla disattesa delle normative nazionali ed europee sulla tutela del territorio e della biodiversità».
Legambiente, già nel 2008, sosteneva che «presidenti e consigli direttivi non sono, il problema dei parchi Regionali della Campania, organi che pur senza strumenti adeguati, hanno avviato un percorso, che necessita di stabilità e serenità. I parchi hanno bisogno di continuita' gestionale: basta allora con la pratica dei commissariamenti, triste esempio di lottizzazione e di espropriazione delle fondamentali funzioni di partecipazione democratica».
Posizione integrata nel 2010 da una nota congiunta Lipu, Wwf e Legambiente che chiedono con forza alla nuova giunta Regionale, di «realizzare una grande strategia di sistema che definisca la Rete Ecologica Regionale, in collegamento con quella Nazionale e Euromediterranea, che metta al centro le aree protette in un grande disegno per la riqualificazione, rinaturalizzazione e valorizzazione del patrimonio di biodiversità, delle culture e delle tradizioni della Campania felix. Chiedono inoltre di rendere al più presto operativi i parchi dotandoli di personale, strumenti operativi e vigilanza».
Un'altra sfida lanciata ai Parchi della Campania è stata affrontata nel mese di novembre presso il Campus Universitario di Salerno (una delle più grandi realtà universitarie del mezzogiorno con oltre 45 mila studenti) con un'intera settimana dedicata al tema "Biodiversità e Ricerca: Investire nelle Aree Protette" con incontri, seminari e dibattiti sulle problematiche di confronto nazionale e internazionale come la Strategia Nazionale della Biodiversità e il recente documento approvato nella 10° Conferenza della Parti sulla Biodiversità, ai temi dei Servizi Ecosistemici, alla Comunicazione Informazione e Formazione sino ai nuovi modelli e strumenti della "governance" ambientale.
Infine in un recente incontro organizzato dall'Assessorato all'Ecologia e della Tutela dell'Ambiente - Settore Ecologia nei giorni 29 e 30 novembre 2010, dal titolo "Alla scoperta della Biodiversità in Campania" l'Assessore Giovanni Romano afferma di voler «dare avvio, in ambito regionale, agli indirizzi previsti dalla Strategia Nazionale per la Biodiversità, per un rilancio della Rete Ecologica attraverso la costituzione dell'Osservatorio Regionale della Biodiversità».
Che sia la volta buona per un rilancio dell'inestimabile patrimonio naturale e paesaggistico della Campania ?

Domenico Nicoletti
docente di Salvaguardia e Gestione delle Aree Protette - Università degli Studi di Salerno