Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista della Federazione Italiana Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 59


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DOSSIER
Parchi tra venti di tempesta e desiderio di nuova primavera

Il punto di vista degli operatori

Dal punto di vista di chi vi lavora la situazione nei parchi appare gravissima. In anni di crisi economica generale, i parchi italiani sono stati oggetto di ripetute riduzioni di stanziamenti, e sono rientrati in misure generalizzate per il pubblico impiego che hanno messo in sofferenza l'operatività degli enti gestori.
Il 2010, Anno internazionale della biodiversità, ha rappresentato il culmine della crisi.
La norma "taglia parchi" (art. 7 comma 24,D.L. 78/2010, convertito con legge n. 122/2010), che ha ridotto del 50% i contributi ordinari ai parchi nazionali rispetto al 2009, non è stata modificata dalla legge di stabilità 2011, che ha solo consentito di recuperare parte delle risorse indispensabili per coprire le spese obbligatorie.
Inoltre, nel 2010 le aree protette nazionali si sono viste, ancora una volta, ridurre le spese per il personale del 10%, con effetti dirompenti sulle già risicate piante organiche. I parchi regionali e le aree marine protette hanno subìto e subiranno gli effetti delle sforbiciate ai trasferimenti di risorse agli enti locali. Senza contare limitazioni di ogni genere: dai tagli del 50% sulle spese di trasferta e per la formazione, alle riduzioni per l'utilizzo di personale interinale.
Insomma, un insieme di ostacoli all'operatività, aggiunti ai precedenti, che sono tanto più gravi perché interessano enti di piccole o medie dimensioni. Enti giovani - a parte i "cinque parchi "storici" - istituiti per lo più negli anni '90, e con dotazioni finanziarie e organiche decisamente modeste rispetto alla mission.
Anche se saranno garantite le spese minime di funzionamento (stipendi e poco più), non verrà che tamponata qualche falla, e la navigazione dei parchi italiani procederà con uno scafo inadatto in una rotta pericolosa, piena di vortici, secche, fortunali e tempeste.
Procederà in mare aperto in abituale, normale solitudine.
I compiti istituzionali dello Stato, cui spetta garantire la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, sono quelli sanciti dal titolo V della Costituzione.
Specificati, per le aree protette, dalla legge quadro 394/1991 in tutta la loro "potenza" e con obblighi imposti agli enti di gestione dei parchi.
Nonostante le difficoltà, le aree protette si sono caratterizzate nel tempo per l'azione di tutela, e per una certa vivacità e voglia di sperimentare, in molti casi con una redditività assai alta fra risorse disponibili e risultati raggiunti. Ne è prova un patrimonio di progetti innovativi realizzati a beneficio della conservazione di habitat e specie, della messa in atto di iniziative per valorizzare i territori protetti con attività compatibili con la tutela e per iniziative volte a diffondere stili di vita e comportamenti atti a limitare gli effetti sull'ambiente.
Ognuno valuti se è poco.
E tutto ciò a fronte di un'incidenza veramente minima sui conti pubblici dello Stato (negli ultimi due anni il contributo ordinario a favore degli enti di gestione dei parchi nazionali è stato di circa 50 milioni di euro ). Questi ridimensionamenti provocheranno inevitabilmente anche l'impossibilità di accedere a fonti di finanziamento straordinario (soprattutto comunitarie) per le quali è quasi sempre necessaria una contribuzione con fondi propri dell'ente, che ora stanno venendo a mancare.
Tale perdita sarà ben maggiore rispetto a qualche nuova, fantasiosa entrata.
Si sente, infatti, parlare di autofinanziamento dei parchi e ingresso di privati.
Premesso che le situazioni sono assai differenti, che realizzare un qualunque progetto per pagamento di servizi comporta investimenti e personale (un circolo vizioso, se questi fattori vengono ridotti), che la valutazione costi-benefici è obbligatoria e i risultati non scontati, è opportuna una riflessione.
Cosa si può immaginare?
Che i parchi si possano auto sostenere in maniera importante?
Escluso, per la stessa natura delle aree protette, e nemmeno se la tentazione fosse di farle diventare dei parchi di divertimento. Già è risaputo che i beni culturali, fra cui rientrano i parchi, non si autofinanziano, nemmeno i musei più famosi e super visitati; persino attività per loro natura redditizie, come quelle del cinema, necessitano di contributi dello Stato. Ciò che già ora producono i parchi ha un suo preciso valore, a loro affidato dalla collettività: la tutela di beni comuni, la biodiversità, la salute, l'integrità di terre, mari e acque, la conservazione di quel che resta del capitale più importante da lasciare alle future generazioni.
Altra considerazione. La spesa per l'azione di tutela non può essere condizionata da apporti di privati, ne andrebbe dell'imparzialità e dell'autonomia operativa. Queste spese non possono che essere sostenute da fondi pubblici, dei cittadini. E i cittadini devono pretendere che nella politica nazionale si dia priorità ai beni comuni.
Gli enti parco nazionali sono stoicamente alle prese con il bilancio preventivo 2011 con il metodo del "fai da te", stante il silenzio del Ministero vigilante almeno fino a metà dicembre 2010. Ed è proprio l'incertezza e la mancanza di stabilità. il fattore che sta producendo i maggiori danni: non è possibile programmare l'indispensabile attività pluriennale e ciò diviene deleterio per la conservazione e per le economie locali.
Ciò malgrado, i parchi sono da sempre abituati a lavorare fra mille difficoltà. Nonostante tutto continueranno a operare con coraggio, con il personale in prima linea, pur con un futuro incerto e il timore per l'imminente disastro culturale, prima ancora che ambientale.
Questo è il Paese dei ripetuti sfregi al paesaggio, che da rappresentazione della nostra millenaria cultura si sta banalizzando in quello dei centri commerciali e delle rotonde, della situazione di dissesto idrogeologico e cementificazione che produce fango e disastri (tutti made in Italy al 100%), con conseguenti costi elevatissimi per la Comunità2, di sacche consistenti di illegalità (quanti sono i chilometri di costruzioni abusive sulle coste?) e di pericolosa tendenza ad applicare le regole secondo le necessità individuali (primo principio dell'anti-etica).
Questo Paese ritiene quindi facoltativa l'azione dei parchi?
Ritiene che l'azione delle aree protette non abbia a che fare con la qualità della vita e il benessere della Nazione?
Chissà se la politica ritiene che la tutela dell'ambiente possa essere nel prossimo futuro di fatto ridotta a frasi di circostanza e promesse di un convegno, oppure strumentalizzata per la realizzazione di disastrosi progetti energetici in nome della lotta ai cambiamenti climatici.
Eppure sono chiari gli impegni anche internazionali che l nostro Paese ha assunto, al vertice sulla biodiversità di Nagoya, con la adozione della Convenzione sulla diversità biologica e con la Strategia nazionale per la biodiversità, peraltro recentissima. È utile tenere sempre presente che i ruoli dei parchi non sono idealistici o generici, ma al contrario concreti e previsti dalla Legge. Oggi non pare di vedere all'orizzonte la possibilità concreta di proseguire con efficacia la loro azione. I fondi trasferiti dallo Stato e dalle Regioni sono minimi rispetto a quanto restituito in termini di apporto concreto in svariati settori dell'economia nazionale, del turismo motivato e di qualità, della tutela di beni primari come la biodiversità, l'aria e l'acqua, senza dimenticare la legalità e il governo attento del territorio.
Se apparentemente tutti paiono d'accordo sul fatto che il sistema delle aree protette nazionali,
e dei parchi in generale, vada difeso e rilanciato nella sua complessità, e che vi sia, finalmente,
una situazione economica e normativa stabile, qualcuno dovrebbe anche fornire delle risposte alle numerose domande e a evidenti contraddizioni.

1 Pari allo 0,05% dell'evasione fiscale annua in Italia, stimata in 100 miliardi di euro

2 Con la sola tutela degli equilibri idrogeologici, del territorio e del paesaggio, le aree protette, con la loro azione preventiva, fanno già oggi risparmiare allo Stato centinaia milioni di euro per interventi post catastrofi o alluvioni.

Elio Tompetrini
Presidente "394" - Associazione nazionale personale aree protette