Storie italiane

Il Parco dl Portofino

di Carlo Repetto

La tutela del Monte di Portofino, formalizzata con la legge 1251/1935, prende le mosse dall'idea della costruzione dl una strada litoranea che, continuando il tratto già esistente tra Santa Margherita e Portofino fino a Camogli, concluda il perimetro del promontorio. Quell'idea, da tempo nell'aria, è lanciata dal "Giornale di Genova", viene prontamente accolta dal Preside della Provincia che ordina la predisposizione del progetto "che si informa alle aspirazioni del cinque comuni (Recco, Camogli, Portofino, S. Margherita, Rapallo) e risponde a cospicui interessi della Riviera da Genova a Sestri" e viene appoggiata dal Prefetto di Genova.
Prende così corpo, con una relazione del novembre 1933 del Consiglio Provinciale dell'Economia Corporativa di Genova approvata dagli enti interessati e dal Prefetto il 19 febbraio 1934, la formale proposta al Governo di realizzare la strada. "Ma" precisa la relazione "l'iniziativa non può essere realizzata senza associarla ad une legge che sottoponga il territorio del Monte di Portofino al controllo di un Ente autonomo, affinché siano assicurati la conservazione e lo sviluppo delle pinete e delle specie arboree più caratteristiche e l'intangibilità delle sorgenti idriche; affinché siano disciplinate rigidamente le nuove costruzioni, la viabilità della montagna, le concessioni di occupazioni del lido marino e delle spiagge e sia affidata la gestione del Parco ad un Ente autonomo, così come è provvisto con le leggi che costituiscono il Parco Nazionale dell'Abruzzo e quello del Gran Paradiso".
"Quando sI trascurasse di stabilire tempestivamente un severo e pronto regime di salvaguardia circondato da efficaci sanzioni, la strada stessa sarebbe cagione e stimolo di un rapido e disordinato sfruttamento delle risorse del luogo, aprirebbe il passo alla distruzione delle pinete, alla manomissione delle bellezze naturali per essa conquistate alla conoscenza e al godimento delle popolazioni".
La strada non è mai stata realizzata, plausibilmente, per problemi di reperimento del finanziamenti necessari come dimostra una esortazione al Prefetto del dicembre 1938.
La tutela del Monte di Portofino è attuata così con la legge del 1935, non per mezzo della istituzione di un Parco Nazionale e di un Ente di gestione sull'esempio degli esistenti ma con l'istituzione di un Ente Autonomo cui sono affidati il compito dl "sistemare la viabilità" e severi poteri autorizzativi per qualunque intervento modificativo dello stato esistente: Ia istituzione di un ente con quel regime regolamentare diventa così una specie di prova generale per la successiva promulgazione della legge 1497/1939.
L'attività dell'Ente ha prodotto tre effetti: il primo è la difesa del Monte dalla incombente "rapallizzazione" salvaguardando il capitale ambientale tutt'ora di grande importanza naturalistica e di grande richiamo internazionale; il secondo è quello di aver connotato l'Ente come un ente gendarme, prototipo di una rigida funzione di tutela passiva e, come unico bersaglio designato delle avversioni locali, "Un gran bell'ombrello", per dirla con il Sindaco dl Portofino, per le amministrazioni locali; il terzo, misconosciuto dai residenti che ne hanno beneficiato, è quello del ponderoso sviluppo del valori immobiliari.
Tra conflitti con il Ministero dell'Educazione Nazionale sull'attribuzione dei poteri autorizzativi e le perduranti difficoltà economiche, l'Ente continua la difficile attività di controllo del territorio sino all'avvento delle Regioni negli anni '70 quando viene sciolto come Ente inutile e le sue funzioni assunte direttamente della Regione Liguria che le esercita fino alla istituzione nel 1986, dell'Ente Regionale Monte di Portofino gestore del "Sistema di aree di interesse naturalistico e ambientale del Monte di Portofino" cui viene affidato il primario compito della elaborazione del Piano del Parco e della propria riorganizzazione amministrativa.
I rilevanti interessi economici, intanto, producono e fanno sedimentare un sistema sempre più aggrovigliato di attese speculative, di generalizzabili aspirazioni elettorali e di rozzo localismo vanamente fronteggiate dal movimento ambientalista. In questo quadro il Piano, faticosamente elaborato dall'Ente e dalla Regione Liguria nel 1994, viene affossato e rimandato a tempi migliori.
Nel 1995, con la legge quadro regionale di recepimento della legge 394/1991, vengono istituiti, con gli altri parchi liguri, il Parco Naturale Regionale di Portofino e l'Ente dl gestione.
II nuovo Ente, conscio della difficoltà di intraprendere la strada maestra della realizzazione del Piano del Parco, ma nella necessità di intervenire, elabora piani di intervento settoriale e avvia i primi interventi di riqualificazione naturalistica e forestale e di riequilibrio faunistico, organizza a promuove i primi servizi di fruizione pubblica e di educazione ambientale e, con lo Statuto, ridisegna Ia propria organizzazione amministrativa e strutturale a lavora con gli altri parchi alla costruzione del "sistema dei parchi liguri".
Questo attivismo, che gode di ampia risonanza giornalistica locale, è un sasso nello stagno del gioco della parti e dei veti incrociati che trovano il loro coronamento nella vicenda della mancata attribuzione all'Ente della gestione della contigua Riserva Marina di Portofino, come previsto dalle leggi, preteso dal buonsenso a come sostenuto dalla Regione Liguria contro la volontà del Ministero dell'Ambiente, della Provincia di Genova, dei Comuni di Camogli, Portofino e Santa Margherita Ligure, dell'Università di Genova e delle Associazioni ambientaliste: ne è risultata la istituzione dl un nuovo Ente consortile di cui fanno parte gli stessi soggetti già presenti nell'Ente Parco.
In queste settimane l'Ente ha approvato, dopo un faticoso e lungo processo formativo e anche attraverso un diretto intervento della Regione Liguria, un Piano del Parco che, figlio della perdurante situazione di stallo, è un "non Piano" e rimanda scelte fondamentali a futuri regolamenti.
In questi ultimi tempi iI Parco di Portofino è stato al centro dell'attenzione per il boicottaggio del lavori del Consiglio Direttivo da parte delle Amministrazioni comunali ed è stato oggetto, emblematicamente, di campagne di stampa e di iniziative del mondo ambientalista, in difesa delle politiche nazionali e regionali a favore del parchi.
L'esperienza di Portofino, però sembra il migliore avallo per le tesi di chi sostiene, come chi scrive, che almeno in determinate situazioni sociali e culturali, è necessario liberare la gestione dalla inverecondia delle beghe da cortile che la paralizzano e, date le linee guida con il Piano e gli indirizzi da seguire, si affidino risorse a programmi concordati alla sola struttura operativa da ritenere responsabile dei risultati ottenuti separando al meglio i poteri politici di indirizzo dalle responsabilità gestionali come previsto dalle leggi di principio sulla pubblica amministrazione.

Carlo Repetto
è stato direttore dell'Ente Parco di Portofino da marzo 1995 a settembre 2001.



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