Cipra Italia

Un'idea di Montagna

Abbiamo posto alcune domande a Damiano Di Simine, neopresidente di Cipra (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) Italia. La delegazione italiana della CIPRA internazionale è un tavolo di lavoro in cui si identificano la gran parte delle associazioni ambientaliste oltre al Club Alpino Italiano, alla Federazione dei Parchi, a diversi Enti gestori di aree protette alpine. Il suo lavoro ha contribuito in grande misura a far conquistare al tema della protezione delle Alpi un posto centrale nel dibattito politico e istituzionale.

Qual'è l'idea di montagna, e di montagna alpina in particolare, di cui la Cipra si è fatta sostenitrice?

La regione alpina è uno spazio che esprime una estrema diversità di ecosistemi e una fortissima complessità culturale, politica e linguistica: un mosaico che non ha eguali in Europa e che costituisce un punto di incontro delle grandi culture continentali. Non si può parlare di ‘montagna' al singolare, perché la regione Alpina forma un sistema territoriale e ambientale non assimilabile ad altre regioni montuose sul nostro continente. Non è possibile pensare alle Alpi senza misurarsi con le regioni che le circondano e, almeno in parte, le compenetrano: la metropoli padana, il nord-est italiano, la Baviera, il Baden-Württemberg, l'Altopiano Svizzero, la valle del Rodano: le Alpi sono una ‘regione sensibile' nel baricentro economico e demografico europeo, ed è in rapporto a questa area di grande forza economica (ma anche di enormi pressioni ambientali) che si misura la scommessa delle politiche di sostenibilità.


E' un'idea che si ritrova a suo avviso nelle celebrazioni dell'Anno Internazionale?

Personalmente ho l'impressione che questo 2002 offra una lettura antistorica della montagna, carica di una retorica celebrativa ed eccessivamente ‘gotica', con i suoi High Summit, le vette illuminate, i riflettori puntati sulle alte quote. Forse per le Alpi sarebbe stato meglio fare un anno internazionale delle valli, perché oggi, finita la mitologia della conquista delle vette, è il momento di occuparsi dei luoghi in cui vive la popolazione alpina, i fondovalle appunto, che sono i luoghi in cui emerge la crisi ambientale, legata alla proliferazione di infrastrutture, alla crescita degli spazi urbanizzati, all'artificializzazione del reticolo idrografico, alla perdita dei paesaggi culturali.


Cambierà qualcosa nella strategia operativa dell'associazione, con il cambio al vertice?

Durante la presidenza di Helmuth Moroder CIPRA Italia ha accresciuto la propria autorevolezza, nonostante il venir meno di altri soggetti capaci di cogliere con efficacia le sfide ambientali dello spazio alpino: CIPRA ha svolto un ruolo determinante come organismo ‘propulsore' della Convenzione delle Alpi. Il giorno in cui verranno definitivamente ratificati i Protocolli questa fase storica potrà dirsi conclusa: la sfida che ci attende, salvo clamorosi passi indietro nel cammino della Convenzione, è quella di promuovere e stimolare nelle istituzioni e nella società alpina la nascita di programmi e piani di ‘azioni di sistema' che colgano la specificità alpina, conservandone e ripristinandone l'eccellenza ambientale, e facendone un elemento chiave di successo delle Alpi nella competizione globale.


In questa strategia quale ruolo hanno, secondo lei, le aree protette?

Le aree protette sono ingredienti essenziali dei processi di sviluppo locale, e raccolgono competenze tecniche e capacità operative che saranno sempre più richieste anche in territori non protetti. Esse dovranno mantenere o guadagnare un ruolo partecipe nel rapporto con le altre istituzioni e nelle scelte delle comunità locali, rifiutando di chiudersi nel recinto esclusivo della conservazione della natura, ma rilanciando questo imperativo come ingrediente fondamentale di tutte le politiche di intervento a livello regionale. Anche perché purtroppo la ‘geografia' dell'emergenza ambientale alpina non corrisponde con la geografia delle aree protette: i luoghi in cui occorre attivare interventi prioritari di ripristino funzionale degli ecosistemi e della biopermeabilità sono soprattutto le grandi vallate alpine, mentre i parchi interessano soprattutto le fasce altimetriche medie o alte dei versanti e delle creste montuose.



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