Eolico nei parchi
Favorevoli e contrari


La proposta di realizzare centrali eoliche nel territorio di alcuni parchi montani per la produzione di energia elettrica sta suscitando una discussione che si intreccia con quella più generale relativa a questo tipo di impianti, ma che presenta ulteriori ragioni di riflessione. Abbiamo chiesto a due amministratori direttamente interessati di presentare le loro opinioni ai nostri lettori.


I PARCHI E IL PROBLEMA DELL'ENERGIA EOLICA
Carlo Alberto Graziani - Presidente del Parco nazionale dei Monti Sibillini
L'impegno concreto per raggiungere gli obiettivi indicati dal protocollo di Kyoto rappresenta oggi una strada necessaria per salvare l'intera umanità dal baratro verso cui si sta dirigendo con incosciente determinazione. Finora il protocollo è stato quasi completamente disatteso: per l'Italia esso fissava al 6,5 la percentuale di riduzione nell'emissione di "gas serra" entro il 2012 e invece ogni anno ne rilasciamo in atmosfera una dose crescente come si può facilmente dedurre dal fatto che il fabbisogno energetico nazionale sta aumentando nella misura del 2-3% annuale.
Quegli obiettivi possono e devono essere raggiunti attraverso una forte azione sia sul fronte del risparmio energetico sia su quello della diffusione di tutte le fonti di energia pulita, dall'eolico al solare, dalle biomasse al biodisel.
Dico subito, per fugare ogni equivoco, che i Parchi devono diventare anche nel settore energetico, come peraltro vuole la legge quadro, laboratori di ricerca e di sperimentazione. Ma con altrettanta chiarezza voglio sottolineare come tale sperimentazione non debba avvenire a discapito dei paesaggi tipici e della loro armonia, cioè di quell'elemento, purtroppo in "via di estinzione" in Italia, che è tutelato espressamente dalla nostra Costituzione e che, al pari delle altre componenti ambientali, deve rappresentare una priorità nelle strategie di conservazione.
E' proprio alla luce della necessità di questo equilibrio tra sperimentazione e conservazione che va affrontata la "questione eolica". Nei prossimi anni il territorio italiano, soprattutto quello paesaggisticamente più delicato (i crinali, in particolare quelli appenninici), potrebbe essere profondamente trasformato a seguito della diffusione di impianti industriali per la produzione di energia eolica la quale, tra le varie fonti energetiche rinnovabili, risulta oggi quella economicamente più vantaggiosa. Si tenga conto che gli attuali progetti prevedono centrali di medie e grandi dimensioni, ognuna delle quali formata da decine e decine di aereogeneratori alti da 70 a oltre 100 metri la cui costruzione richiederebbe, tra l'altro, l'apertura di un reticolo di strade per trasporti eccezionali inevitabilmente devastante e il cui funzionamento inciderebbe fortemente non solo sul paesaggio, ma anche sul sistema idrogeologico, sull'avifauna e inevitabilmente sulla stessa identità locale.
D'altro canto il limite tecnico all'immissione di energia derivante da fonti "intermittenti" nella rete elettrica nazionale unitamente al fatto che l'energia elettrica rappresenta solo un terzo dell'energia totale consumata (basti pensare che in Italia i trasporti incidono per oltre il 30% sul consumo totale di energia) implicano che il contributo potenziale dell'energia eolica alla riduzione dei "gas serra", anche se si riuscirà a sfruttare la gran parte dei siti ventosi e si deciderà di prescindere dai problemi di conservazione, sarà solo dell'ordine del 2%, percentuale trascurabile in rapporto alla crescita del fabbisogno energetico nazionale.
La priorità dunque deve essere data a una seria politica di risparmio energetico, a partire da una profonda riconversione del sistema dei trasporti: operazione difficilissima, in considerazione degli interessi economici coinvolti e delle abitudini radicate nel nostro modo di vivere, ma necessaria se si vuole allontanare per sempre il sinistro spettro dell'energia nucleare.
Ciò non significa che si debba trascurare l'eolico: esso rappresenta comunque una componente strategica soprattutto se si riuscirà a incidere sulla crescita del fabbisogno energetico. Occorre però procedere preliminarmente a una seria pianificazione a livello regionale e nazionale che, tra l'altro, avrebbe il non piccolo merito di porre fine a quel grave fenomeno di ricatti a cui sono sottoposte le amministrazioni comunali costrette a svendere il proprio territorio di fronte alle allettanti prospettive di risanamento finanziario aperte dal nuovo mercato dei certificati verdi; nello stesso tempo sarebbe possibile esaminare la possibilità di collocare i grandi impianti in aree degradate oppure in mare aperto o comunque in aree meno delicate dal punto di vista paesaggistico e studiare le modalità di un'equa distribuzione dei proventi finanziari tra tutti gli enti e i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti.
Proprio la mancanza di pianificazione insieme ai nuovi interessi economici che sono sorti attorno all'eolico sono all'origine della proliferazione incontrollata e irrazionale di progetti che interessano, direttamente o indirettamente, molte aree sensibili, compresi siti d'interesse comunitario, zone di protezione speciale e aree protette.
L'Appennino umbro-marchigiano e in particolare il territorio dei Sibillini che circonda il Parco Nazionale sono attualmente oggetto di una speciale attenzione che desta forti preoccupazioni in considerazione del loro grande valore paesaggistico.
E se è vero che non si può escludere a priori la possibilità, in presenza di determinate caratteristiche territoriali, di installare centrali eoliche nelle fasce montane e perfino nei Parchi, va detto invece che in questi territori e in particolare nei Parchi, in virtù della loro funzione di laboratori territoriali, ben diverso è l'eolico su cui puntare: sarebbe infatti possibile e utile sperimentare e realizzare impianti eolici di piccole dimensioni destinati non tanto a produrre energia da immettere nella rete nazionale, ma a servire direttamente insediamenti residenziali o produttivi, singole unità, impianti di illuminazione pubblica, ecc. E' auspicabile che si sviluppi una tecnologia in tal senso che probabilmente sarebbe anche più utile dal punto di vista occupazionale.
Personalmente, mentre intendo continuare a impegnarmi per contribuire a conservare i grandi valori della montagna e delle aree protette, tra i quali indubbiamente vi è anche il paesaggio, ritengo necessario esprimere analogo impegno per proporre al sistema dei Parchi, e per realizzare all'interno del Parco che presiedo, una serie coordinata di interventi, cioè lo spicchio di una vera e propria politica energetica basata sul minieolico, sul solare, sull'utilizzazione delle biomasse e del biodisel e nello stesso tempo sull'elemento più difficile e complesso di tutti: il risparmio energetico.


EOLO È VICINO ALL'ASPROMONTE: LA SFIDA DELLE ENERGIE RINNOVABILI
Tonino Perna - Presidente del Parco nazionale dell'Aspromonte
Da quasi tre anni l'Aspromonte è visitato da agenti di imprese nazionali e multinazionali che hanno scoperto all'improvviso la passione per le energie rinnovabili. Ed hanno scoperto che l'Aspromonte, in base alle carte del vento ed alle simulazioni al computer, ha una zona centrale molto interessante, una vera e propria miniera del vento, frutto dell'incontro-scontro tra due microclimi profondamente diversi . il versante jonico e quello tirrenico .
Tecnici e rappresentanti di aziende che si occupano di energia ( ce ne sono ogni giorno di più) sono venuti pure alla sede del parco d' Aspromonte per sondare il terreno e tentare di stringere degli accordi. Nel frattempo alcune aziende più aggressive erano riuscite a chiudere dei contratti con alcuni sindaci con un'offerta dello 1,5% del valore del fatturato delle ipotetiche fattorie eoliche. A questo punto chi scrive ha convocato i sindaci del parco, che hanno il territorio localizzato nelle zone più interessanti per il vento ed ha fatto questo ragionamento . "Cari amici sindaci ,grandi imprese nazionali ed internazionali stanno mettendo le mani sul nostro territorio. Hanno scoperto che abbiamo una miniera di vento e pensano di sfruttarlo dandoci una miseria . Evitiamo di farci la solita concorrenza tra poveri ...costruiamo un'alleanza nel nome di Eolo che vive vicino a noi (per chi non lo sapesse nelle isole Eolie che sono proprio di fronte al massiccio aspromontano)".
Così è nato un patto tra quindici comuni ed il parco che abbiamo chiamato "l'alleanza dei figli di Eolo ". Nello stesso periodo, all'interno del Consiglio Direttivo del Parco , alcuni consiglieri avevano espresso il desiderio di occuparsi seriamente della questione delle energie rinnovabili. E' maturata così l'idea di dar vita ad una società , denominata Eolo21, formata da sette comuni ed il Parco . La società ha poi emanato un avviso pubblico cercando un socio privato che condividesse sensibilità ed interessi di questo territorio e fosse, al contempo, disposto a restare al 49% del capitale, conservando così la maggioranza per i soci pubblici.
Oggi siamo entrati nella fase operativa , con rilevazioni animometriche e project financing che dovrebbero portarci tra sei mesi all'individuazione dell'area dove sorgerà la prima fattoria eolica. Va detto subito che abbiamo messo dei paletti molto chiari ed evidenti su questi punti : vicinanza della fattoria eolica alle strade carrozzabili esistenti, non interferenza per i corridoi ecologici (specialmente per i rapaci) , scarso o nullo impatto paesaggistico. Bisogna spiegare che l'Aspromonte è una piramide che scende verso il mare con un sistema di gradoni e terrazze.
Questo consente di individuare dei siti, non tanti , che si prestano ad insediamenti di torri eoliche , senza incidere sul paesaggio o addirittura migliorandolo in alcune zone antropizzate. Accanto a questa strategia che punta alla valorizzazione del vento, stiamo studiando, come Eolo 21, la possibilità di utilizzare alcune biomasse (sansa e scarti lavorazione del bosco) per produrre energia . Senza dimenticare gli interventi che il parco d'Aspromonte ha promosso nel campo del solare e del recupero delle centraline idroelettriche dismesse.
Detto questo , condivido molte delle perplessità che sono state espresse da diversi presidenti di parchi ed alcune associazioni ambientaliste . Il problema è , a mio avviso, quello di non generalizzare e di avere l'umiltà di capire che se vogliamo ( e dobbiamo) trovare delle alternative ai combustibili fossili, se scartiamo il nucleare (ed è giusto farlo), allora dobbiamo fare il massimo sforzo per promuovere le energie rinnovabili ed il risparmio energetico.



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