CTS

Un'idea di turismo


Le nostre domande, questa volta, sono rivolte a Stefano Di Marco, vicepresidente e responsabile delle politiche ambientali del Centro Turistico Studentesco e Giovanile (CTS), una associazione che conta 225.000 soci e che si propone la diffusione della pratica del turismo studentesco, giovanile e sociale e la conoscenza, protezione, salvaguardia e tutela degli ambienti naturali e del patrimonio storico, artistico e culturale.


Il CTS mantiene da tempo un rapporto speciale con le aree protette. Qual è il senso di questo rapporto e il valore aggiunto che ne può derivare?

Il CTS si occupa di ambiente da quasi 15 anni, attraverso un Dipartimento appositamente istituito alla fine degli anni '80. Essendo nato come associazione di turismo giovanile, il nostro principale ambito di occupazione è stato, fin dall'inizio, proprio quello del turismo in relazione all'ambiente
. Il CTS è stato fra primi in Italia a parlare di ecoturismo e della necessità di coniugare lo sviluppo del turismo con la conservazione dell'ambiente. Sicuramente, tra le organizzazioni turistiche di una certa importanza, siamo stati i primi a confezionare per i nostri soci un catalogo interamente dedicato a proposte di turismo a basso impatto sull'ambiente e costruite intorno ai temi della conoscenza e del rispetto per il mondo naturale. E' quindi evidente che il rapporto con le aree protette è per noi di cruciale importanza. I parchi sono infatti il luogo in cui le nostre attività di turismo sostenibile si realizzano e anche i destinatari dei nostri sforzi per contribuire alla conservazione della natura, alla diffusione di una maggiore conoscenza e sensibilità sulle tematiche del turismo sostenibile, al coinvolgimento delle popolazioni locali nella valorizzazione e protezione del territorio. Il valore aggiunto di questo rapporto consiste, soprattutto, nella possibilità - che risponde a un'esigenza - di tarare i nostri obiettivi sulle reali necessità dei parchi: mettere il turismo al servizio della conservazione, coniugare sviluppo economico e protezione dell'ambiente, divulgare un nuovo modo di rapportarsi alla natura, sono obiettivi generali che devono trovare il giusto modo di concretizzarsi. Riteniamo inoltre di avere qualcosa da offrire: l'identikit dell'ecoturista-tipo (vedi studio OMT-Ecobilancio) coincide in larga parte con quello della maggior parte dei nostri soci. La nostra associazione può quindi costituire un tramite proprio con quella parte della popolazione che più si dimostra sensibile al "richiamo" dei parchi, persone interessate non solo a uno "sfondo" di natura ancora integra, ma ai valori, le tradizioni, i diversi stili di vita che hanno consentito a quei territori di mantenersi come sono.


In questo quadro è da inserire anche la presenza del CTS in Federparchi. Si tratta di una adesione formale o risponde a una esigenza reale e di contenuto?

E' sicuramente un'adesione di contenuto che risponde all'esigenza di continuo confronto, di collaborazione nell'ideazione e nella realizzazione di programmi e progetti, e anche alla necessità di dare un retroterra il più possibile condiviso e comune alle attività che riguardano i parchi. Si assiste oggi a un vero proliferare di iniziative, dopo anni di diffidenze e anche di scontri il turismo sembra improvvisamente diventato la facile panacea di tutti i mali dei parchi, lo strumento per risolvere i conflitti con le comunità residenti, per rilanciare l'economia, per proteggere e valorizzare le risorse naturali e culturali. In realtà, a meno di non voler fare operazioni di facciata, rendere il turismo più sostenibile, farne un mezzo di conservazione dell'ambiente richiede un cambiamento di mentalità tutt'altro che facile da ottenere e soprattutto una competenza che non può essere improvvisata. Per questo ci sembra importante essere dentro Federparchi che costituisce, grazie alla sua rappresentatività delle aree protette italiane, il naturale completamento delle conoscenze che sono per noi necessarie per affrontare con serietà le tematiche del turismo all'interno dei parchi.


Fra le collaborazioni con Federparchi spicca in particolare l'iniziativa del "Tavolo" nazionale sull'Ecoturismo. Come giudica il CTS la situazione al riguardo?

Come dicevo prima, c'è molto fermento, molto interesse nei confronti dell'ecoturismo, anche perché le politiche nazionali e quelle comunitarie hanno fatto una svolta decisiva riconoscendo l'importanza del turismo come industria a livello mondiale e soprattutto come fattore economico in grado di contribuire in modo decisivo allo sviluppo sostenibile. Il problema è che non c'è dialogo, almeno nel nostro paese, tra i principali attori coinvolti in questo processo (vale a dire le istituzioni, il mondo delle imprese, le amministrazioni locali, ecc.) e tantomeno un patrimonio comune di idee, obiettivi, programmi. Noi pensiamo che sia fondamentale, invece, cominciare a confrontarsi e costruire dei riferimenti e degli obiettivi condivisi, premessa indispensabile, questa, per dare concretezza e incisività a qualunque iniziativa e per limitare il proliferare di iniziative discutibili.


Ora, vogliamo dare ai nostri lettori alcune indicazioni sulle vostre iniziative per l'estate, che interessino parchi o riserve naturali?

La cosa migliore da fare è rivolgersi a uno dei tanti uffici CTS presenti un po' in tutta Italia, sia per avere informazioni che per richiedere il Pianeta Natura, la pubblicazione gratuita che racchiude tutte le nostre proposte per l'estate. Posso però dare qualche indicazione sia sulle destinazioni che sulle formule e la durata dei nostri programmi. Prima di tutto distinguerei i campi di ricerca dalle altre proposte perché si tratta, in effetti, di vacanze un po' particolari che prevedono il coinvolgimento diretto dei partecipanti - che vengono non per niente chiamati ecovolontari - in progetti di studio e/o conservazione di alcune particolari specie animali in Italia e nel mondo. Gli ecovolontari contribuiscono sia con il loro lavoro che con le loro quote di partecipazione ai progetti in cui sono coinvolti, e sono opportunamente istruiti e preparati al compito che viene loro richiesto di svolgere. I campi di ricerca sono, a nostro avviso, un modo straordinario di coniugare l'attività turistica con quella di sensibilizzazione ed educazione ambientale, consentendo al tempo stesso di realizzare progetti che per mancanza di fondi non potrebbero altrimenti essere portati avanti. Rispondono, inoltre a una precisa richiesta di impegno per la salvaguardia del patrimonio naturale che viene da una certa fetta della popolazione, svolgendo in questo senso un vero e proprio ruolo sociale. In questi progetti le sistemazioni, i tempi e le attività sono subordinati alle necessità del progetto, per cui occorre un po' di spirito di adattamento e la capacità di lavorare in gruppo. I soggiorni hanno una durata variabile da due giorni a una settimana e sono esplicitamente concepiti per conoscere i parchi italiani, la loro natura, le risorse storico-artistiche, gli aspetti tipici e tradizionali. I viaggi naturalistici, infine, sono proposte per conoscere la natura al di fuori del nostro paese, molti di questi si svolgono all'interno di aree protette in varie parti del mondo.



Commenta l'articolo
Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina
del Giornale dei Parchi