Convenzione delle Alpi:
una magra figura per l'Italia


In questo 2002, Anno Internazionale delle Montagne, il nostro Paese si avvia a concludere il proprio biennio di Presidenza della Conferenza delle Alpi. Tra breve ci troveremo dunque a tracciare un bilancio di questo periodo contrassegnato da una importante assunzione di responsabilità dell'Italia nei confronti degli altri partner europei in cui è in vigore la Convenzione per la Protezione delle Alpi (Francia, Germania, Austria, Svizzera, Slovenia, Liechtenstein e Monaco). La conclusione del biennio italiano coinciderà con un altro storico avvenimento per la regione alpina, e cioè la designazione della città sede del Segretariato Permanente della Convenzione delle Alpi. Se ovviamente ogni nazione sarà chiamata a sostenere la propria candidatura, da parte nostra crediamo che la città di Bolzano, candidata per l'Italia, meriterebbe questo riconoscimento per diverse ragioni: infatti Bolzano è una città che si distingue per elevati livelli di qualità ambientale e dei servizi, per l'esistenza di vitali centri di cultura e ricerca, oltre che per il suo posizionamento nel cuore di una regione delle Alpi Meridionali contraddistinta da eccellenti standard di qualità insediativa, come attestato anche dalla ricerca che Legambiente e Cresme hanno condotto nel 2000 sul disagio insediativo. Inoltre la localizzazione nel territorio italiano della 'capitale' diplomatica delle Alpi costituirebbe un dovuto riconoscimento, da parte dei nostri partner, del ruolo 'speciale' che le Alpi rivestono per il nostro Sistema-Paese, per il quale questo arco montuoso racchiude l'intero confine terrestre con l'Europa Continentale.
Se è quindi doveroso sostenere la candidatura della città di Bolzano, siamo tuttavia convinti che le possibilità di successo per la designazione di Bolzano saranno legate anche al bilancio, in termini di azioni di attuazione dei principi della Convenzione delle Alpi, che l'Italia potrà presentare alla prossima Conferenza delle Alpi. La CIPRA, nella veste di osservatore riconosciuto alla Conferenza delle Alpi, certo non mancherà di sottolineare risultati positivi, ma anche ritardi e carenze, nell'azione dei singoli Governi.
Purtroppo siamo costretti a rilevare come dato molto preoccupante il rinvio della discussione alla Camera dei Deputati della Legge per la ratifica dei Protocolli della Convenzione delle Alpi: l'approvazione di tale provvedimento da parte dei Parlamenti nazionali è un passaggio obbligato per rendere efficace la Convenzione, che il Parlamento Italiano ha già ratificato nel suo complesso con l'approvazione della legge n. 403 del 1999. Ci appaiono poco plausibili le ragioni adottate in sede di Commissione Bilancio per chiedere il rinvio della ratifica, in quanto le misure contenute nei nove protocolli non comportano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. Sappiamo invece benissimo che il principale motivo di opposizione a questo provvedimento risiede nella ‘legge Obiettivo', che prevede di realizzare nuove grandi opere stradali di attraversamento della catena montuosa, in aperto contrasto con il protocollo ‘traporti'. La mancata ratifica dei protocolli rischia di bloccare tutto il processo della Convenzione delle Alpi e di vanificare quanto di positivo è stato realizzato i questi anni anche da parte italiana. In diversi Paesi alpini la ratifica dei Protocolli è un dato di fatto: il provvedimento è già stato assunto da Liechtenstein, Germania e Austria. Il ritardo perciò ci sembra grave rispetto al ruolo internazionale e alle legittime aspettative dell'Italia, a maggior ragione in questo anno in cui le massime autorità dello Stato si sono rese promotrici e partecipi di solenni celebrazioni delle montagne. Ricordiamo che i protocolli sottoposti a ratifica sono stati già tutti negoziati dai Paesi e firmati dai rappresentanti dei Governi, in questa fase perciò non è possibile prevedere alcuna negoziazione dei loro contenuti, che dovrà essere rinviata a tavoli successivi: la mancata ratifica dei Protocolli da parte di un Paese equivarrebbe ad una sua sottrazione dagli impegni di attuazione dell'intero trattato, strumento fondamentale per stabilire una sede internazionale per la composizione di politiche e strategie che riguardano l'intera regione alpina.
Per questo CIPRA Italia si è vista costretta a sollecitare una attivazione degli eletti del Parlamento Italiano affinché venga rispettata l'agenda degli impegni internazionali che si profilano per il prossimo autunno. Per ora purtroppo le richieste della CIPRA sembrano cadute nel vuoto, confidiamo nella ripresa dei lavori parlamentari in settembre.

Damiano Di Simine
Presidente CIPRA Italia




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