Ripensare i parchi nazionali USA


Chi naviga in internet lo sa già, perché basta digitare la formula magica www.nps.gov/policy/report.htm per scaricarne una copia nella propria stampante: il più osservato e studiato ente parchi del mondo, quello che gestisce i famosissimi parchi degli Stati Uniti sta ripensando la propria strategia in vista delle sfide del ventunesimo secolo, ed ha messo nero su bianco la sua nuova impostazione. Si tratta di un documento di quattordici cartelle, intestato Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti, Servizio parchi nazionali, articolato in otto paragrafi, una premessa ed una conclusione.
Nell'edizione cartacea (che personalmente consiglio al cultore di questa materie per motivi che espliciterò subito) le pagine sono invece quaranta, l'intestazione è più precisa, in quanto si specifica fin dalla copertina che si tratta del rapporto 2001 prodotto dal Comitato consultivo del NPS.
C'è una copertina a colori dove in mezzo alla natura otto giovanissimi una guida del parco ed una non meglio qualificata signora dai lunghi capelli al vento si avviano verso la scoperta dell'intreccio virtuoso tra natura, scienze e storia.
Il fascicolo cartaceo è arricchito al suo interno da ulteriori immagini che illustrano e sintetizzano concetti chiave ( a pagina venti, la sostenibilità, a pagina 32 l'ingresso nel futuro), e l'intera impostazione dell'oggetto d'uso consente di capire che un testo scritto in un linguaggio accurato ma popolare, per nulla tecnicistico né inzuppato nel brodo dei termini per addetti ai lavori, non è - come pure si atteggia ad essere - un semilavorato in attesa di confronti e di ulteriori decisioni, ma si propone di essere la scelta per il ventunesimo secolo che viene divulgata usando i canali e le tecniche più moderne della comunicazione contemporanea.
Quindi non è escluso che segua un dibattito, ma intanto il film è questo, e va compreso come un documentario completo e definitivo, fino a nuovo ordine.
Dall'alto di una premessa così piena di fascino e di mistero, questa lettura diventa quasi un obbligo, almeno per il nostro pittoresco mondo di addetti ai lavori nei parchi italiani, sia che si appartenga alla tribù dei cantori della purezza della linea di tutela integrale dei parchi nordamericani, sia che si faccia parte delle tribù ereticali, che hanno ipotizzato che l'Europa non fosse l'Idaho, e che nessun posto d'Europa potesse essere paragonato a quel pezzo di Idaho gestito a parco da alcuni anni e chiamato Yellowstone, organizzandosi in serena quanto rispettosa autonomia da ogni modellistica transatlantica.
Come è ovvio che sia, la verità non è mai stata così radicale e così polarizzata, i parchi del nordamerica non sono mai stati quella quintessenza di ultraprotezione della naturalità da ogni possibile ed immaginabile antropizzazione, né, d'altra parte, i parchi europei sono mai stati l'impero del male ed il paradiso dell'uomo devastatore ed inquinatore. Tuttavia sappiamo che si sono formati partiti, con piccole nicchie di fondamentalisti, che - come sempre accade ad ogni fondamentalismo - hanno preso fischi per fiaschi e sul malinteso hanno costruito frontiere, terre di nessuno, campi minati e conseguenti vittime innocenti dell'intero ambaradan.

Tre motivi di interesse: la realtà,
l'espresso e il rimosso

Oggi dal comitato consultivo del National Park Service ci arriva un documento che - a mio personale e sindacabilissimo avviso - è importante almeno per tre ragioni: per la realtà antica dalla quale parte e che non ha nulla a che vedere con l'idea di tutela con la quale ci hanno annoiato ( e a volte insultato) per anni alcuni fondamentalisti italiani; per quello che viene proposto per l'avvenire; e per quello che non viene scritto e che in Italia figurerebbe senza dubbio in un documento del genere che - sia detto senza offesa per nessuno - non sarebbe stato affatto sconveniente se qualcuno lo avesse preparato e lo avesse fatto circolare in vista della "seconda conferenza" del Lingotto, dove non sarebbe sconveniente che si deliberasse di scrivere in italiano e per l'Italia un documento come quello che gli americani si sono regalati.
E veniamo alla "polpa", così come appare al mio - ripeto - sindacabilissimo e personale modo di vedere. La breve premessa di John Hope Franklin, presidente del comitato consultivo del NPS, presenta al vastissimo pubblico di lettori se stesso e la struttura che ha lavorato al documento, riferisce i passaggi principali del lavoro di redazione (cinque riunioni del comitato, otto riunioni dei sottocomitati, molte altre consultazioni, e sintetizza in un paragrafo una idea forza certamente buona in tutto il mondo, per l'oggi e per il domani:
"Sebbene il mondo sia profondamente cambiato da quando i primi parchi nazionali sono stati istituiti più di un secolo fa, il concetto di parco nazionale continua ad essere di grande utilità a tutta la nazione. Questo vale anche per i programmi che ora sono gestiti dal NPS, che estendono i loro benefici effetti praticamente a tutte le comunità americane."
Gli otto paragrafi che sviluppano le scelte per il ventunesimo secolo, sono la conseguenza del primo capitolo di attenzione.
Lo stile del documento è molto particolare, certamente studiato da esperti comunicatori, e di grande efficacia. Sembra di ascoltare il commento di un film, di quelli che ogni anno passano sul grande schermo del festival di Sondrio, e mentre scorrono le immagini del complicato intreccio tra parchi naturali, storici e culturali che viene complessivamente governato dal NPS, si confermano e si ribadiscono alcune acquisizioni antiche, anche allo scopo di aggiornare e migliorare l'efficacia di politiche esistenti, ma che hanno bisogno di essere aggiornate e rimotivate.
L'attacco del documento ricorda "atti" fondamentali della storia degli Stati Uniti. Dichiarazioni che hanno fatto da contenitore e da crogiuolo, come si dice da quelle parti. Che, del resto, vengono esplicitamente citate e chiamate in causa.
"La creazione di un parco nazionale è una espressione della fede nel futuro. Essa è un patto fra generazioni, una promessa che il passato fa all'avvenire. Nel 1916 il Congresso degli Stati Uniti ha istituito il National Park Service (NPS) per conservare i parchi "intatti per il piacere delle future generazioni". Questo atto, e tutti gli altri, nonché i programmi collegati impostati dal NPS ripetono la promessa della Costituzione di "assicurare il Dono della Libertà per tutti noi e la nostra Posterità". Siamo noi quel futuro, e dobbiamo agire nell'interesse dei nostri successori. Dobbiamo quindi assicurare l'esistenza di un sistema di parchi e di programmi che possano essere di beneficio alla nuova generazione di cittadini in un mondo che cambia."
Dopo questo avvio in piedi e con la mano sul cuore, il documento si siede, assume un tono più colloquiale, e ci informa che "in quanto nazione, stiamo riesaminando l'efficacia delle nostre istituzioni educative" e che di conseguenza anche il NPS dovrebbe essere considerato come una istituzione educativa." Poi piazza quello che a me pare il colpo più forte e più nuovo, che sarà sviluppato in alcuni dei successivi capitoli:
"I parchi sono posti dove è possibile esporre i principi della biologia, come pure l'esperienza nazionale della storia" ... sono luoghi dove la storia può essere compresa nel suo concetto più ampio, non solo come una esperienza umana, ma come la somma delle interconnessioni di tutte le cose viventi e delle forze che formano la terra".

Non direi che in questo passo si ripetano cose universalmente note. Non solo da noi, in Italia, ma anche nei parchi statunitensi, si è da sempre curato il nesso tra ambiente naturale e radici storiche e culturali, nel senso più ampio. Il Piemonte e la Provincia di Torino in particolare possono vantare l'esperienza degli eco musei come applicazione concreta e molto moderna di una linea di pensiero che non conosce frontiere e che ha da sempre arricchito il bagaglio culturale di chi visita un parco in ogni parte del mondo.

Una coppia di innovazioni:
l'educazione e l'antropizzazione

Tuttavia gli estensori del "Report 2001" del NPS advisory board mettono l'accento su un nuovo aspetto della questione, e ne fanno un progetto di innovazione dalle ripercussioni non ancora interamente prevedibili, laddove insistono su "the sum of the interconnection of all living things and forces that shape the earth" . Quando il documento chiede che il NPS "si impegni in una missione di educatore, diventando partner del sistema educativo americano e proponendo programmi formali ed informali per studenti ed alunni di ogni età all'interno ed all'esterno dei confini del parco" ho l'impressione che l'accento sia posto sul consolidamento di qualcosa che già esiste (e che viene esplicitamente rivendicato), ma anche sul ripensamento dei modi e dei contenuti dell'educare, con un forte invito a mescolare le discipline oggi separate, facendole maggiormente e più proficuamente interagire, approfittando delle aule naturali a cielo aperto disponibili.
L'opportunità di far passare un bioma dai libri di scuola dove sono un testo ed una illustrazione a quello che invece diventa in un parco, vale a dire "una società vitale di fiumi e foreste, pesci e crostacei, uccelli ed insetti", la quale peraltro viene presentata come l'occasione per avvicinare ogni tipo di studioso e di studenti ad un "sistema dove l'uomo ha il ruolo maggiore" ("... a system in which people play a major part ...") viene collegata immediatamente ed esplicitamente con l'opportunità di raccontare agli stessi studiosi e studenti negli stessi luoghi i fatti storici che in quei posti si fossero verificati. E in ogni caso l'esperienza della lezione sul posto sui biomi viene equiparata all'osservazione sul posto del Liceo di Little Rock e dei principali luoghi dove si è svolta la vicenda dei diritti civili.
Non a caso il primo capitolo è interamente dedicato a questa questione, e si intitola "Costruire strade verso il sapere", ed il secondo capitolo è interamente dedicato alla necessità e/o opportunità di "far rivivere la storia americana". Mentre solo il terzo ha il titolo "Proteggere la natura, proteggere noi stessi", si occupa ovviamente della conservazione dei sistemi naturali e della biodiversità che essi racchiudono, entrando in modo esplicito e diretto anche sugli aspetti meno considerati fino ad oggi (i "corridoi" tra le aree protette, i mari ed i litorali, il rapporto tra uso sostenibile delle risorse marine e disposizioni relative al prelievo ed alla pesca).
Peraltro anche il taglio complessivo di questo capitolo, che è in ogni caso il cuore della problematica (tanto che è qui che si spende il concetto politicamente corretto che in un documento italiano avremmo letto nelle primissime righe: "La conservazione della biodiversità dovrebbe diventare il centro dei propositi dell'ammistrazione del parco. Attualmente non lo é.") mi rafforza nell'impressione che il NPS sia impegnato a collegare sempre più e sempre meglio il lavoro di tutela con le esigenze dell'uomo, ovviamente a partire dalle ragioni della conservazione.
I richiami alla catalogazione e all'uso migliore di internet. La stessa sottolineatura dei ritardi nell'affrontare le questioni del mare e delle coste (attualissimi anche in Italia!) rappresentano uno scenario dove l'uomo è assieme il protagonista ed il principale destinatario delle nuove politiche che vengono messe in pista.
Il quarto capitolo invita a promuovere la sostenibilità attraverso programmi sull'efficienza energetica, il riciclo, misure per frenare l'inquinamento come i carburanti verdi e la riduzione dei consumi, partendo dalla considerazione che "...con milioni di visitatori ogni anno, i parchi sono luoghi ideali per dare dimostrazioni di buone pratiche ambientali, diventando centri per l'innovazione ambientale, nei quali mostrare l'uso di materiali riciclati e di prodotti "verdi", il riscaldamento passivo, i sistemi di raffreddamento, il compostaggio, le soluzioni energetiche alternative e l'uso migliore della luce naturale. Mostre educative ed interattive potrebbero permettere al pubblico di capire i benefici delle nuove tecnologie." I partner previsti sono il mondo del commercio e dell'industria, l'università, le organizzazioni federali per la protezione ambientale, la Nasa, i laboratori nazionali, e dipartimenti dell'Energia e della Difesa.
Non voglio soffermarmi su ogni aspetto del documento, ma questo mi sembra di grande significato, anche per cogliere la direzione della svolta che la superportaerei sta effettuando.

L'uomo, l'uomo,
e ancora l'uomo

Il capitolo quinto è dedicato alla necessità di "Sostenere le culture e le comunità" interne ai parchi, rispettando in massimo grado i differenti gruppi etnici, le tracce di lavorazione della terra in modo tradizionale, o i legami con gli antichi sistemi di trasporto. Il NPS "dovrebbe stabilire un programma formale per incoraggiare le associazioni che sono state fondate per conservare il patrimonio... per rinaturalizzare o riabilitare i campi, rinvigorire le strade principali, mettere in campo musei, parchi e visite culturali.
Il sesto capitolo si propone di far "Promuovere i divertimenti all'aria aperta" affinché il NPS diventi "catalizzatore per l'incoraggiamento della collaborazione tra i parchi pubblici e privati e tutti i servizi di divertimento al fine di costruire una rete di parchi e di spazi esterni in tutta l'America". Senza voler mettere il coltello nella piaga, qui mi pare che siamo su un terreno assai lontano dall'idea di parco americano che scoraggiava l'antropizzazione. Tutto va approfondito e capito meglio, per non commettere oggi lo stesso errore di "spaesamento" che altri commisero allora, ma mi pare che la carta, canti.
I due ultimi capitoli sono dedicati al futuro del sistema dei parchi americani, sia in relazione alle modalità di istituzione di nuove aree protette, sia in relazione all'evoluzione della missione del NPS in relazione ai cambiamenti sociali in atto ("... its mission will continue to evolve as society and conditions change").
Di fronte alle imponenti sfide che è chiamato a sostenere, il NPS ha bisogno di fondi adeguati, e di una rinnovata formazione per qualificare lo sviluppo professionale dei suoi dipendenti. " Ci sarà bisogno di nuove capacità sulla tecnologia informatica, la comunicazione, il commercio, la scienza e la direzione."
Il documento entra anche nel dettaglio dei beni gestiti dal NPS, ne quantifica l'importanza ed il livello di deterioramento, allo scopo di mettere in evidenza le necessità economiche di una politica di tutela e di valorizzazione. Al lettore europeo questa parte serve anche a capire meglio alcune delle caratteristiche del NPS. I centri visite dell'insieme dei parchi che fanno capo al NPS hanno bisogno di nuove infrastrutture, per le quali occorrerebbero più di quattro miliardi di dollari. Più di 25.000 costruzioni storiche sono affidate alle cure del NPS e più della metà sono in tali condizioni di deterioramento da avere bisogno di interventi che vanno al <di là della normale manutenzione. Gran parte di esse fra cinque anni saranno in condizioni di disfacimento. Nello stresso periodo di tempo più di duemila paesaggi culturali saranno anch'essi in gravi condizioni di impoverimento. Fra i 52.000 siti archeologici inventariati (ma si pensa che ne esistano almeno un milione) il NPS ha migliorato le condizioni di solo 4.700 siti. Solo il 31 per cento di questi è attualmente in buone condizioni. Più di mezzo milione di acri di terre bisognose di recupero sono nei programmi del NPS, e quattromila miniere abbandonate che devono essere restaurate e messe in valore. Ci sono cinque milioni di acri di territorio infestato da piante non autoctone che devono essere riportate alla loro condizione naturale.

Non sottovalutiamo le conseguenze
di questo "report"

Nelle conclusioni, il "report" dell'advisory board del NPS torna ai toni aulici dell'inizio.
"In quanto nazione, noi proteggiamo il nostro patrimonio per assicurare una più grande conoscenza delle forze che hanno forgiato le nostre vite ed il nostro futuro. I parchi nazionali sono istituzioni create per questo scopo, capitoli dello svolgimento della storia americana. La missione fondamentale del NPS è quella di assicurare che questi luoghi speciali non saranno mai danneggiati e resteranno disponibili sempre per ispirare ed informare le generazioni future".
Siamo di nuovo tutti in piedi, con la mano sul cuore, e la bandiera a stelle e strisce sventola sul pennone e ci rasserena. Poi gli estensori, tornati a sedere, tentano una sintesi:
" Questo rapporto ha tentato di ridisegnare la missione multi-disciplinare del NPS e di suggerire il modo con cui questa organizzazione deve prepararsi al futuro." Quello che ci pare di aver capito, da una prima lettura di un testo che ha bisogno di molti confronti sul terreno statunitense per essere davvero compreso nei suoi molteplici significati e nelle sue principali implicazioni, è che l'Europa e l'Italia possono oggi dialogare molto più proficuamente che nel passato con il NPS. Tutto quello che è scritto nel "report" è parte della nostra vicenda amministrativa, è riconducibile alle nostre necessità ed alle nostre esperienze, è parte viva delle nostre quotidiane attività.
E' del tutto evidente che sussistono anche molteplici differenze, come ne esistono anche tra le esperienze nazionali europee, o tra le esperienze di differenti regioni italiane. Senza banalizzare la questione, e ricordando quella differenza che mi è parso di cogliere nella proposta di educazione ambientale, nel catalogare le differenze terrei conto anche dei capitoli che l' advisory board del NPS non ha ritenuto di scrivere, e che in un ipotetico "report" italiano avrebbero occupato decine e decine di pagine: capitoli di attenzione che il lettore addetto ai lavori è in grado di individuare da solo, e che per gli altri, chiamerei "turismo sostenibile", "agricoltura biologica", enogastronomia verde, ma anche prevalenza della pianificazione di area vasta su quella elaborata dalle rappresentanze elettive delle comunità locali, eccetera. Forse, se la guardassimo da questo punto di vista, la differenza con la linea nordamericana e statunitense non sarebbe una cosetta da poco. Ma a che pro rimettere in piedi una competizione che ha prodotto in passato tante vittime, cadute sotto i colpi di cecchini che si battevano a partire da sostanziali fraintendimenti?
A me sembra di poter dire - senza pretendere di avere ragione, né di avere titoli per pontificare, usando semplicemente della occasione offertami da chi mi ha chiesto questo articolo, e obbedendo al dovere professionale di dire qualcosa di conclusivo e di riassuntivo al cortese lettore che mi ha seguito fino qui - che il "report" che ci arriva dagli States sia una indicazione metodologicamente corretta per dare un seguito alla seconda conferenza nazionale sulle aree protette, e, prima ancora, un concreto contributo alla preparazione della stessa. Su questo versante della possibile produttività del testo predisposto dall'advisory board del NPS riterrei ovvio immaginare sinergie oggettive con il lavoro di studio e di approfondimento di organismi europei come Europarc o Fedenatur, ma anche della stessa Uicn. Sono in campo nuove opinioni, ma soprattutto nuovi fatti, nuove linee guida di azioni concrete che produrranno effetti su aree protette visitate ogni anno da milioni di persone che produrranno effetti sull'economia e sulla società più importante del mondo. Non mi pare azzardato affermare che quegli indirizzi avranno molta importanza anche sul nostro futuro. Tanto vale saperlo, e tenerne conto.

Mariano Guzzini





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