La campagna d'agosto nel Lazio


Dunque è accaduto. L'annunciata campagna della Giunta regionale del Lazio sui parchi naturali ha preso il via in agosto e, dopo aver già lasciato sul terreno le prime vittime, minaccia di risolversi in una lunga guerra campale da cui certo non uscirà migliorato l'ambiente della regione.
L'azione della Giunta è stata rapida e su un fronte esteso: in poche delibere ecco la riduzione della superficie dei parchi, la modifica della composizione degli organi, il commissariamento di quattro Enti parco, il commissariamento dell'Azienda Regionale per la Protezione Ambientale. Le vittime, oltre ai presidenti destituiti - che annunciano ricorsi al Tar contro un provvedimento che definiscono illegale in quanto basato solo su motivazioni politiche - sembrano essere anche i rapporti con le autonomie locali, che si vedono compresse nella rappresentanza, e l'idea stessa di "sistema" di aree protette, in quanto emerge una tipologia di parco come puro e semplice strumento dell'esecutivo.
In quanto alla natura - quella vera, quella degna di tutela e bisognosa di una politica lungimirante - non si sa.
Perché questa è la domanda di fondo che suscitano le scelte della Giunta Storace: qual è l'obiettivo della politica di conservazione e gestione del territorio naturalisticamente pregiato? L'unica motivazione addotta per il ridimensionamento dei parchi non sembra essere tale da giustificare una serie così complessa e articolata di provvedimenti. Si tratterebbe, infatti, di portare la percentuale di territorio protetto sotto la quota del 30%, dal 33 attuale. Ma, al di là dei conti che sembrano non tornare per circa 10.000 ettari, si può immaginare l'apertura di uno scontro di queste dimensioni per un paio di punti percentuali di territorio da "restituire" alla caccia? E cosa c'entrano allora i commissariamenti? E la ricomposizione degli organi direttivi?
Evidentemente c'è dell'altro e deve essere di una forza consistente, se per realizzarlo non ci si cura nemmeno di evitare la concomitanza con l'apprensione sui temi ambientali diffusa dalla Conferenza mondiale di Johannesburg e se si accetta di mettere nel conto la dura reazione che vede agguerrite, oltre alle associazioni ambientaliste, molte espressioni del mondo della politica e della cultura e la stessa associazione nazionale dei parchi.
La vicenda non è finita, poiché alcune decisioni devono essere tradotte in legge e dovranno quindi essere discusse nell'assemblea consiliare. Rimane dunque la speranza di vedere emergere anche una traccia di politica in positivo, un disegno attivo, che delinei un ruolo efficace per i parchi del Lazio e attribuisca loro mezzi e competenze per assolverlo pienamente.

l.b.




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