Storie italiane

I Monti Lattari finalmente Parco?


La catena dei Monti Lattari può essere definita "un pezzo di Appennino che si tuffa nel Mar Tirreno". Le montagne calcaree del territorio, rivestite da uno strato di materiale lapideo di provenienza vesuviana, in molto tratti sono letteralmente a picco sul mare, formando paesaggi originali e suggestivi noti in tutto il mondo, e che prendono il nome di costiera sorrentina e costiera amalfitana, peraltro dichiarati sito patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.
Nonostante tanta bellezza attiri da decenni tantissimi turisti, provenienti da tutto il mondo, le popolazioni locali non hanno saputo conservare questo bene prezioso e si è dovuto assistere a orribili avanzate del cemento che in alcuni tratti ne hanno snaturato la bellezza del paesaggio.
Per fermare gli scempi, alcuni decenni orsono, fu approvato il Piano Urbanistico Territoriale (PUT) che poneva seri vincoli all'avanzata del cemento. Con il tempo, però, il PUT si è trasformato in un peso ingombrante per le comunità locali perché, sebbene abbia salvaguardato in parte il paesaggio, dall'altra, non essendo un vincolo gestito, ha favorito ulteriormente l'abusivismo e ha bloccato alcune iniziative pubbliche utili.
Per un territorio come quello dei Lattari, in pratica, non c'è alternativa migliore a quella di un Parco naturale, con i vincoli ma anche le opportunità per un territorio che vive di agricoltura e turismo.
La Legge Regionale n.33 del 1993 prevede, tra le 11 aree protette da istituire in Campania, anche il Parco Regionale dei Monti Lattari. Ma questo sarà l'unico Parco che non verrà istituito nel 1995, quando furono emanati i decreti istitutivi. Il Parco dei Lattari non partì perché una parte degli ambientalisti, poco illuminata, temeva che il Parco alleggerisse il vincolo del PUT (non conoscevano le leggi in materia), e dall'altra i cacciatori sostenevano che con il Parco dei Lattari si sarebbe sforato il famigerato (e incostituzionale) limite del 30% di superficie agro-silvo-pastorale interdetta alla caccia.
Il Parco però non si è fatto e in questi anni, quindi, l'abusivismo è continuato, e si è continuato a sparare e a incendiare i boschi e, contestualmente, i turisti sono calati.
Finalmente qualcosa sembra muoversi ora nel verso giusto. Si è formato un nucleo di sindaci favorevole all'istituzione dell'area protetta e il Comitato Campano della Federparchi ne ha approfittato per avanzare una proposta di perimetrazione e zonazione del Parco da sottoporre all'attenzione dei Consigli comunali.
Tale proposta, e questo rappresenta certamente un successo e un importante precedente per Federparchi, è stata fatta propria dalla Regione e posta all'attenzione delle Amministrazioni provinciali di Napoli e Salerno. La prima ha apportato delle correzioni in positivo, la seconda non ha ritenuto di apportare modifiche.
Nei prossimi mesi occorrerà fare azione di lobby affinché i Consigli comunali si pronuncino sulla proposta di Federparchi, in modo da mettere in condizione la Regione di convocare la Conferenza degli Enti e "chiudere" con una perimetrazione e una zonazione condivisa. A quel punto si potrà dire che il Parco sarà a buon punto, mancheranno infatti solo il parere della III e IV Commissione del Consiglio regionale e la delibera di Giunta.
Speriamo bene!

Maurizio Fraissinet
Presidente del Comitato Campano di Federparchi




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