Riserve marine

Dalla terra al mare


E dal mare si torna al mare, non è uno scioglilingua o un detto popolare, è la esaltante esperienza del Cilento e Vallo di Diano che dal Convegno "I Parchi Costieri Mediterranei" organizzato da Pietro Dohrn1 nel 1973 a Castellabate (Sa) nel quale si auspicava la nascita del Parco terreste del Cilento, si torna al mare con gli studi trasmessi dal Parco terrestre (realizzato) al Ministero dell'Ambiente per la istituzione delle due aree marine protette di Licosa e Punta Infreschi.

Fu Max Nicholson2, nel convegno del '73 che riuniva i più importanti oceanografi mondiali3, ad intuire con impressionante lungimiranza che la nascita e lo sviluppo di una riserva marina non poteva prescindere da una tutela terrestre e nel caso del Cilento, la bellezza nonché l'unicità del sito, oggi, grazie al parco, patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO, lasciava intravedere la nascita di un grande parco terrestre.

Dalla terra al mare, il percorso di condivisione per trasformare le aree di reperimento marine di Licosa e Punta Infreschi (art. L.394/91) in aree marine protette è stato certamente più semplice dell'istituzione, nascita e crescita del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Riserva di Biosfera, Patrimonio Mondiale dell'Umanità, Membro IUCN, Green Globe, ma soprattutto luogo simbolo della Biodiversità del mediterraneo, il Parco non spaventa più i Cilentani e gli abitanti del Vallo ma anzi è motivo di orgoglio e di identità.
Nasce così la volontà delle Amministrazioni di Castellabate e di Camerota di avviare un tavolo con il Ministero dell'Ambiente per la istituzione delle aree protette marine di Licosa e Punta Infreschi.
Senza indugi nel maggio 2000, il Parco chiede al Ministero ogni sforzo per accompagnare questa esplicita volontà del territorio. Si attiva, per la prima volta in Italia un gruppo di esperti tra il Servizio Conservazione della Natura, il Servizio Difesa Mare e la Direzione del Parco, voluto fortemente dal Direttore Generale del SCN, Dr. Aldo Cosentino, oggi (come un auspicio) diretti ad interim dallo stesso Direttore. Il gruppo si mette al lavoro ed indirizza le attività e i percorsi istituzionali per raggiungere in tempi brevi l'obiettivo auspicato. Numerosi incontri e riunioni tra Roma e la sede del Parco per tracciare le necessità e le metodologie di approccio scientifico agli studi e ricerche necessarie. Ad opera del CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare) di cui è partecipe la Stazione zoologica A. Dohrn di Napoli (la più antica del Mediterraneo) gli studi sono brillantemente completati nei tempi contrattuali e trasmessi al Ministero per gli adempimenti previsti dalla normativa vigente.

Ferve in questo periodo il dibattito con gli operatori e gli enti locali sul tanto atteso progetto delle aree marine protette. Sarà il Ministero dell'Ambiente a valutare gli studi e a decidere sulla eventuale istituzione delle due aree marine protette. Ma dal 1973 ad oggi molte cose sono cambiate e il territorio anche grazie ai tanti contributi di ricerca e impegno verso la sostenibilità, ha raggiunto una maggiore consapevolezza delle responsabilità e nello stesso tempo delle opportunità che possono venire dalla tutela della natura. Questo nuova stagione di sensibilità ed impegno dei Sindaci del Parco è avvalorata da una crescita costante di riconoscimenti nazionali ed internazionali.
Quest'anno, caso unico in Italia, la costa del Parco è stata premiata con otto bandiere blu dalla FEEE (Foundation European for Environmental Education), e i riconoscimenti cinque vele Touring e Legambiente.

Per tornare ai tesori del mare e alla loro tutela, tra le innumerevoli e preziose scoperte degli studi, è stata segnalata alle autorità competenti (Comuni e Capitanerie di Porto), per i necessari provvedimenti di prevenzione, una consistente colonia del mollusco bivalve Pinna nobilis (o nacchera). Conservata laddove l'azione dell'uomo non è riuscita a raggiungerla, protetta dalla convenzione CITES, presente nella lista rossa della Direttiva Habitat e nell'Annesso 2 del protocollo RAC-SPA (Regional Activity Centre for Specially Protected Areas), la nacchera è stata ed è una specie oggetto di prelievo essenzialmente da parte di subacquei che la considerano un trofeo per le notevoli dimensioni della sua conchiglia, con gravi conseguenze sulle popolazioni in moltissime zone costiere. Una maggiore consapevolezza e responsabilità ha permesso alla specie di preservarsi in questo angolo di paradiso e rappresentare una delle colonie più dense del Mediterraneo.

Dopo le opportune indicazioni alla Capitaneria per le azioni di tutela attiva, sono stati approfonditi i temi della gestione della fruibilità delle aree marine alla luce di importanti sperimentazioni attivate in aree di tutela del mare. In particolare di notevole interesse la soluzione di ormeggi tramite gavitelli e boe al posto di improvvisati pontili, al fine di evitare il danneggiamento delle praterie di Posidonia oceanica, e di tutte le altre specie che in esse vivono, quale appunto Pinna nobilis, e garantire comunque l'attracco di imbarcazioni impiegando tecniche ecocompatibili.
E' stato ribadito come questa ed altre soluzioni già sperimentate in Italia garantiscono la fruibilità di questi luoghi incantevoli e l'equilibrio ecologico degli habitat, unendo opportunità di lavoro alle nuove responsabilità di tutela e conservazione della natura.

Domenico Nicoletti
Direttore del Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano

Pietro Dohrn - Delegato al Convegno dal "Mediterranean Association for Marine Biology and Oceanology"in rappresentanza della Stazione zoologica di Napoli.
2 Max Nicholson - International Institute for Environment and Development, London.
3 "Mediterranean Association for Marine Biology and Oceanology" MAMBO sorta nel 1963 ad iniziativa di un gruppo riunito dall'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti convocati a Bellagio (Como) dalla fondazione Rockfeller di New York.




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