Terzo traforo del Gran Sasso: uno a zero per il Parco


Foto Gran SassoE’ stata vinta solo una battaglia e non la guerra. Ma intanto il ministro dei lavori pubblici Lunardi ha dovuto ingoiare il rospo. Il 10 ottobre scorso il Tar (Tribunale amministrativo regionale) dell’Abruzzo ha detto no al terzo traforo del Gran Sasso. Una delle tante grandi opere del governo Berlusconi (in questo caso specifico però istituzionalizzata con la legge 366 del 1990) osteggiata dagli ambientalisti, dall’opposizione e in particolare da decine di enti locali, compresa la provincia di Teramo, la quale appunto ha fatto ricorso al Tar contro la decisione del Cipe, ora annullata. La terza canna, ideata per garantire una via d’uscita ai lavoratori del laboratorio di fisica nucleare ricavato anch’esso nel ventre della montagna, avrebbe affiancato i due tunnel autostradali, realizzati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Il prezzo pagato allora per questi lavori fu enorme, non solo in termini di vite umane (diversi lavoratori morirono durante la realizzazione delle gallerie), ma anche sul fronte ambientale. La falda acquifera del Gran Sasso si abbassò di ben 600 metri e tutta l’acqua fossile del piccolo ghiacciaio del Calderone (l’unico dell’Appennino) andò irrimediabilmente persa. Come se non bastasse i giorni scorsi materiale tossico situato all’interno del laboratorio ha inquinato una falda acquifera, tanto da costringere la procura locale ad emettere avvisi di garanzia nei confronti dei responsabili del laboratorio. Per Giuseppe Rossi, direttore della Federazione italiana parchi e riserve naturali “la sentenza del Tar ha confermato la piena competenza dell’ente parco ad esprimersi e a non concedere il nulla osta. E’ una notizia che dà molta soddisfazione a chi crede appunto nella conservazione dell’ambiente e nello sviluppo compatibile”. Ma il ministro ha affermato che si andrà avanti lo stesso. “Perderemo qualche mese ma non fa niente>, ha detto quando ha appreso la sentenza. Per questo ora bisognerà vincere la guerra contro il “sacco” del nuovo millennio.

Vittorio Bonanni




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