Dall’Unione Europea
Al via il sesto programma d'azione


A conclusione di un iter durato un anno e mezzo, Parlamento e Consiglio europei hanno approvato in via definitiva il sesto programma d’azione per l’ambiente Il testo completo è all’indirizzo http://europa.eu.int/comm/environment/newprg/index.htm
Sotto il titolo “Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta”, il nuovo programma comunitario detta obiettivi e priorità per il prossimo decennio.
Trattandosi di una sorta di programma comunitario di governo in materia di ambiente, il documento deve interessare tutti i soggetti che a diverso titolo operano nel settore. E ciò nonostante la genericità che spesso accompagna testi di questo tipo. Gli orientamenti internazionali sono infatti sempre più penetranti e, secondo gli esperti, il 90 % degli atti giuridici in materia ambientale dei vari parlamenti nazionali europei hanno origine comunitaria.
Di parchi e aree protette – tanto vale dirlo subito – il nuovo programma Ue non parla mai. Neanche per nominarli soltanto. Vale la pena ricordare, invece, che l’esigenza di una nuova attenzione dell’Europa alle politiche delle aree protette si fa sempre più strada nel dibattito almeno italiano. Alla Conferenza nazionale di Torino dello scorso ottobre, per esempio, tale opportunità è stata richiamata tra gli altri dall’assessore piemontese ai parchi Ugo Cavallera. Bisognerà attendere il settimo programma ?
Intanto, il sesto parte dalla indicazione delle principali quattro priorità da affrontare per la Comunità, che sono oggi: cambiamenti climatici, natura e biodiversità, ambiente e salute e qualità della vita, rifiuti. La seconda priorità – quella che interessa da più vicino i parchi - viene subito articolata nell’impegno “a tutelare, conservare, ripristinare e sviluppare il funzionamento dei sistemi naturali, degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche allo scopo di arrestare la desertificazione e la perdita di biodiversità, compresa la diversità delle risorse genetiche, nell’Unione europea e su scala mondiale”. Dunque, e non è certo una novità per l’Ue, l’approccio indicato non è per aree ma per funzionalità.
Dopo la descrizione delle strategie per la realizzazione degli obiettivi generali, il programma dedica gli articoli dal 5 all’8 all’indicazione delle strategie tematiche rispetto alle quattro priorità. Nell’art. 6 si trovano quelle relative a natura e biodiversità, con alcune indicazioni più concrete. Ci sono così, tra gli altri, gli obiettivi di ridurre l’invasione delle specie esotiche, di conservare in particolar modo coste, zone umide e aree rurali, di prevenire la frammentazione degli habitat. Segue un elenco di azioni prioritarie, tra cui: ultimare la creazione della rete Natura 2000 con particolare riferimento alle zone marine, stimolare la ricerca sulle specie in via di estinzione, integrare le politiche di tutela del paesaggio con le altre politiche, incentivare la gestione integrata delle coste, evidenziare le questioni ambientali nelle politiche comunitarie dell’agricoltura e della pesca (quest’ultima in via di riesame durante il 2002), perfezionare le misure comunitarie per la protezione e la gestione sostenibile delle foreste.
Da notare, il nuovo programma si riferisce al periodo in cui è previsto l’allargamento dell’Ue e quindi si applicherà anche ai nuovi Stati membri. Ad essi è richiesta la completa attuazione della legislazione ambientale vigente nell’Ue. Per quanto riguarda la rete Natura 2000, ad esempio, è già indicato l’obiettivo di promuovere l’individuazione di Sic e Zps nei Paesi candidati.
Il nuovo programma d’azione è appunto il sesto approvato dall’Ue. L’atto di nascita della politica comunitaria dell’ambiente può esser fatto risalire al Consiglio europeo di Parigi del 1972, l’anno della Conferenza internazionale dell’Onu sull’ambiente umano a Stoccolma. In quella sede nella capitale francese capi di Stato e di governo invitarono appunto le istituzioni europee a fissare un programma di azione in campo ambientale. Il primo venne adottato nel novembre del 1973 e quindi se ne sono succeduti altri tre con cadenza quadriennale. Il quinto, denominato “Per uno sviluppo durevole e sostenibile”, è stato il primo a coprire un arco temporale più esteso e nel ’98 fu oggetto di una parziale riformulazione.
Quello appena approvato, pubblicato il 10 settembre sulla Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, era stato presentato nel gennaio 2001 dal commissario per l’Ambiente Margot Wallström e durante il suo iter ha raccolto non poche critiche. Tra le altre va menzionata, per durezza e argomentazione, quella adottata all’unanimità dal Comitato Ue delle Regioni (su Gazzetta europea serie C del 14/12/2001) che ne ha evidenziato l’eccessiva prudenza. Nel programma della Commissione presieduta da Romano Prodi sarebbe insufficiente, a detta del Comitato, la considerazione dell’aggravata questione ambientale. E quel ch’è peggio mancherebbero obiettivi e mete precise, “possibilmente quantificati e datati” (sia detto per inciso, le stesse critiche avanzate dai Verdi europei). Nel parere delle Regioni, in parte recepito dal testo definitivo del programma, c’era infine anche la proposta di cofinanziamenti comunitari - “proporzionalmente al valore comunitario” - per la gestione dei siti Natura 2000. Non è stata accolta.

Giulio Ielardi




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