Gli 80 anni del Gran Paradiso


Lago agnelGli anniversari sono certamente anche atti dovuti. Ma sono soprattutto occasione perché la memoria, il ricordo di ciò che è avvenuto, aiuti a capire meglio il presente pensando al futuro. Se poi l’anniversario riguarda gli 80 anni del primo e più famoso parco italiano, il Gran Paradiso, l’opportunità è davvero ghiotta per l’attualità dei problemi che tanta storia ripropone.
Esattamente 10 anni fa, ricordando i 70 anni del parco, una interessante iniziativa – i cui atti furono poi raccolti in una bella pubblicazione a cura dell’ente parco- ebbe il merito, attraverso significative testimonianze e importanti documenti, di ripercorrere momenti e aspetti cruciali e talvolta drammatici di questa lunga vicenda. In particolare una bella relazione/testimonianza di Cecilia Videsott, figlia dell’indimenticabile direttore “costruttore” del parco Renzo Videsott, ricorda le peripezie (non c’è termine più adeguato) per costruire un corpo di vigilanza “autonomo” del parco dopo il penoso trapasso dalla Amministrazione dell’Azienda di Stato Foreste Demaniali.
Per raccogliere i soldi per gli stipendi delle guardie Videsott non si peritò, in quegli anni, di chiedere un aiuto al governo svizzero che fece giungere al Ministro dell’Agricoltura e Foreste Antonio Segni due milioni e mezzo.
Questo episodio, nella sua sconcertante singolarità, aiuta più di tanti discorsi di carattere anche istituzionale o giuridico - ancorché legittimi e sicuramente non fuori luogo - a capire cosa abbia significato per questo parco la costruzione di un corpo di vigilanza, prima ancora che autonomo, “proprio” ossia dipendente a tutti gli effetti dall’ente parco e dal suo direttore. Quella del Gran Paradiso è indubbiamente una vicenda davvero speciale e per moltissimi versi unica. Eppure, fortunatamente con minori sacrifici e peripezie, essa è per molti versi simile a quella di tanti parchi regionali piemontesi, lombardi, toscani, trentini che hanno posto la loro “prima pietra” dotandosi di una propria vigilanza che ha rappresentato agli occhi delle popolazioni, anche sotto il profilo dell’immagine, il parco al suo nascere.
Dopo tanti anni - e sulla base di risultati inoppugnabili, non solo per il Gran Paradiso - dovrebbe perciò risultare chiaro anche ai più scettici e diffidenti che la dipendenza piena, non a “mezzadria”, della vigilanza dall’ente gestore, sia nei parchi nazionali che regionali, è condizione essenziale per il buon funzionamento della struttura dell’area protetta.
E invece non è così. Dieci anni fa, concludendo la sua relazione, la figlia di Videsott rilevava con grande amarezza che “il corpo delle Guardie del Parco, che mio padre aveva sempre difeso, rischia di scomparire”.
Dieci anni dopo, in occasione del nuovo compleanno, quel rischio non è venuto meno, tanto che il rappresentante del ministero ha giudicato questa volontà del parco molto severamente, un vero “eccesso” di autonomia. La sua ricetta è che il corpo “autonomo” dovrebbe essere affiancato dai forestali della regione nonché dalle guardie piemontesi. Insomma un bel trittico di vigilanti che fa rimpiangere persino la “mezzadria”. E’ noto (ma non a tutti evidentemente) che uno dei problemi delicati del parco dello stambecco è stato sempre quello di interessare due regioni, di cui una piccola ma “speciale” e una grande ma ordinaria. Questa diversità ha dato luogo in tanti momenti a frizioni e dissapori ed anche a qualche spinta a chiedere la separazione dei due territori. Oggi questo rischio è per fortuna venuto meno ma non c”è dubbio che vanno sostenute tutte quelle soluzioni che agiscono da collante tra le due regioni. Un corpo di vigilanza autonomo del parco è una di queste condizioni. E’ incomprensibile e ingiustificabile che in questa situazione dal difficile equilibrio si ripropongano ricette che (pur se si continua a far finta di niente) fanno clamorosamente acqua anche nelle situazioni non speciali e che in ogni caso contrastano e contraddicono l’esperienza più vitale del parco del Gran Paradiso.
Grottesco poi se si pensa che il governo ha richiesto delega sui T.U. motivandola con l’esigenza di semplificare, snellire, sburocratizzare. Un parco con tre vigilanze come potremmo definirlo? Lasciamo a chi sta seminando zizzania l’ardua risposta.

Renzo Moschini




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