Le ragioni di un nuovo patto per il Parco


Il Parco Lombardo della Valle del Ticino ha recentemente rinnovato i suoi organi di governo, avviando, con l’Assemblea del 26 ottobre 2002, il secondo mandato da quando è stato applicato il nuovo Statuto, le cui novità organizzative si qualificavano per un più stretta e diretta responsabilizzazione delle Amministrazione locali consorziate, Comuni e Province.

A questo riguardo, il nuovo Presidente, Milena Bertani, ed il nuovo Consiglio d’Amministrazione, rappresentano una fase di ulteriore rafforzamento dell’esperienza di collaborazione con i Comuni e Province, già avviata negli anni precedenti e che aveva avuto la sua più importante dimostrazione nell’approvazione della proposta del nuovo Piano territoriale di Coordinamento, avvenuta con il voto, pressoché unanime, di Sindaci e Presidenti di Provincia.

Il documento di lavoro, che definisce le linee di intervento per il prossimo quadriennio, è il risultato di un confronto reciproco, guidato dall’esigenza di far diventare gli obiettivi propri del Parco una parte integrante e convinta delle scelte degli Enti locali aderenti al Consorzio. Per questo si è voluto definire questo programma, “un nuovo patto per il Parco”. Ed il risultato, valutabile dalla lettura diretta del documento pubblicato, è sicuramente interessante ed impegnativo.

Questo metodo di lavoro, coerente con la natura consortile dell’Ente Parco, è tanto più necessario in relazione alle difficoltà che la vita del Parco e le sue concrete politiche, hanno incontrato negli ultimi anni, innanzitutto sul fronte regionale, essendo in atto, anche in Regione Lombardia, un processo di revisione legislativa che ha messo in discussione ruolo, funzioni e competenze dei Parchi, consolidati da decenni.

In questo contesto, i Parchi della Lombardia avevano ed hanno di fronte a sé una scommessa: o considerare la propria esperienza irrimediabilmente compromessa dai nuovi assetti istituzionali e legislativi (nuove funzioni e compiti di Province e di Comuni, delegificazione del PTC, nuove leggi di settore, ecc…) oppure individuare metodi, contenuti e strategie per rigiocare e riattualizzare i propri obiettivi di tutela.
Una prospettiva questa, dall’esito non scontato e ad alto rischio, ma in buona parte inevitabile ed anche potenzialmente ricca di risultati positivi, se i Parchi riescono a giocare un ruolo attivo, mettendo in primo piano gli obiettivi di contenuto, pretendendo un confronto aperto tra tutti i soggetti istituzionali e pubblicamente partecipato, dalle associazioni, dagli interessi diffusi e dalle popolazioni residenti

Dato questo panorama, si può ben comprendere l’importanza dei fondamentali obiettivi che la nuova Amministrazione del Parco del Ticino si ripropone nei prossimi quattro anni del suo mandato e la rilevanza del fatto che essi siano condivisi da diversi livelli istituzionali.

Tra questi riveste un priorità indiscussa la difesa dell’ecosistema fluviale, non solo per la sua evidente centralità, che trova il suo cardine nell’approvazione della legge regionale di delimitazione del Parco Naturale ai sensi della 394, (avvenuta con un voto unanime del Consiglio Regionale, dopo anni di ritardi e di polemiche, e dopo un richiesta in tal senso giunta da tutti gli enti consorziati nel Parco), ma anche perché essa deve rappresentare il criterio guida per le politiche da attuarsi nel territorio più ampio, quello definito di “parco regionale”.
La duplice classificazione, alla quale è soggetto il territorio del Parco del Ticino, “ naturale “ e regionale”, corrisponde a diversi livelli di tutela e soprattutto a diverse garanzie legislative ed amministrative. Ciò comporta il rischio che le aree più “esterne”, pur di competenza del Parco, vengano progressivamente marginalizzate dalle politiche di tutela e conservazione, ed in particolare che le politiche degli Enti concorrenti, soprattutto le Province, possano non essere coordinate né finalizzate, con risultati negativi sul fronte degli obiettivi naturali, ambientali e paesistici.

Per questi motivi, rappresenta una svolta importante, in questo quadro regionale, l’aver sottoscritto insieme con tre Amministrazioni Provinciali (Varese, Milano e Pavia) l’impegno comune a realizzare “tutte le politiche che, nelle aree di Parco regionale, sono necessarie alla protezione dell’ecosistema stesso ed indispensabili alla qualificazione ambientale e paesistica delle stesse aree, evitando la frammentazione degli habitat, ricostruendo le reti biologiche.”
Nella stessa direzione, quella di riqualificare il ruolo del Parco in questa fase di ristrutturazione di competenze, vanno gli espliciti e condivisi obiettivi di definire precisi ruoli in settori nei quali il Parco è assente, come le acque, o nei quali è presente parzialmente in concorrenza con altri Enti locali (fauna, boschi, cave).

Non è secondario, poi, aver ribadito, in modo condiviso da parte di Comuni e Province la centralità della difesa dell’ecosistema fluviale quale criterio guida nell’affrontare il problema dell’aeroporto di Malpensa e dei suoi ipotizzati sviluppi, quali la terza pista o altri interventi infrastrutturali, i cui progetti potrebbero incidere direttamente su fattori essenziali nella vita del fiume e nel suo ruolo di corridoio biologico, in particolare avifaunistico.
La richiesta, inoltre, di applicare la VAS (valutazione ambientale strategica) costituisce una verifica di non poco conto, se si pensa che, ad oggi, non è mai stata applicata alcuna VIA.

La battaglia è, sotto questo profilo, ancora aperta, perché non si esaurisce, certamente, nella sottoscrizione di un documento e perché, probabilmente, non si esaurirebbe nemmeno una volta che siano ottenute importanti concrete conquiste.

Si può però ragionevolmente giudicare che il passo compiuto vada nella direzione corretta ed indichi una strada da sperimentare, in Lombardia, affinchè le nuove competenze alle Province ed ai Comuni, i tentativi di politiche di decentramento, le revisioni dovute all’applicazione di leggi nazionali “quadro”, che finora hanno determinato una destrutturazione di funzioni e competenze definite in precedenza per i Parchi, possano invece configurare una riallocazione, organica e di nuova qualità, delle titolarità in materia di conservazione e di tutela, che veda un ruolo dei Parchi più specifico e più integrato.

Maurizio Maggioni
Vicepresidente del Parco Lombardo della Valle del Ticino




Commenta l'articolo
Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina
del Giornale dei Parchi