Nuove Riserve marine

Speranze di chiarezza deluse


Il cambiamento tanto richiesto e fiduciosamente atteso non si è prodotto. Nemmeno i provvedimenti istitutivi delle riserve marine come quelle di Capo Caccia, di Capo Gallo Isola delle Femmine e dell’Asinara hanno risposto alla necessità di coerenza, uniformità, logica e collaborazione istituzionale che l’importanza della materia da tempo richiede.
I decreti pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale il 5 e il 20 dicembre hanno, se possibile, peggiorato la situazione riguardante l’istituzione degli Enti di gestione. Intanto perché in un caso (Capo Caccia) l’Ente sarà costituito “sentita” la Regione Sardegna mentre nell’altro (Isola delle Femmine) è prevista “l’intesa” della Regione Sicilia: strana differenziazione tra Regioni entrambe a statuto speciale. Poi perché in nessuno dei due casi menzionati si cita esplicitamente la Provincia interessata tra le amministrazioni partecipanti alla gestione. Se è vero che nella letteratura amministrativa con l’espressione “Enti locali” ci si riferisce generalmente a Comuni e Province, è altrettanto evidente che nel caso in questione non sarà così. Ancora una volta dunque non si applica alle aree marine quel principio della “leale collaborazione” costituzionalmente e legislativamente previsto per tutte le aree protette e più volte ribadito dalla Corte costituzionale. Continua la politica del “caso per caso”, ma sempre all’insegna di una concezione centralista e burocratica. Una concezione anche pasticciata, se è vero che accanto all’Ente di gestione “vigilerà” anche in questi casi una Commissione di Riserva con, eventualmente, un Comitato scientifico. Tutte strutture non previste per alcun Parco nazionale e che, come l’esperienza di questi anni dimostra, finiranno per intralciarsi a vicenda.
Ma dove la confusione raggiunge il massimo è con il decreto istitutivo della Riserva dell’Isola dell’Asinara. In questo caso, a manifestare tutto l’imbarazzo del Governo, non viene indicato alcun Ente di gestione, ma si fa solo riferimento alle altre due strutture: Commissione di Riserva ed eventuale Comitato scientifico. Che significato può avere tutto ciò, quando il buon senso non può che consigliare l’affidamento della gestione al Parco terrestre già istituito? Come si può tentare di separare la natura terrestre da quella marina, soprattutto in un’isola? Di fronte a questi nodi, che preannunciano contenziosi e paralisi, sanno ancor più di grottesco i richiami, rivolti dall’alto ai Parchi, per una maggior efficienza ed una minore burocratizzazione.
In questo caso fa male sottolineare che la responsabilità di un tale pasticcio è anche delle Regioni che hanno espresso il loro assenso in sede di Conferenza.

r.m.




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