L’Albo degli idonei alla Direzione di Parco Nazionale: qualche considerazione


Lo scorso 11 dicembre è scaduto il termine per la presentazione delle domande per l’iscrizione all’albo degli idonei all’esercizio dell’attività di direttore di Parco.
Sta così auspicabilmente giungendo alla fase finale una vicenda, quella delle individuazione di chi, in Italia, è idoneo alla direzione di un Parco Nazionale, che presenta toni che si potrebbero definire farseschi, se non coinvolgesse la professionalità e le opportunità di lavoro di molte persone. Tutti ricordano la vicenda dell’”elenco degli idonei” previsto dalla Legge 394/91, formulato ma mai ufficializzato, come pure il secondo decreto per la formulazione dell’elenco, di cui si è persa traccia. Con l’istituzione dell’albo, prevista dalla legge 426/98 e dal successivo decreto ministeriale del 10 agosto 1999, si è indubbiamente cercato di rimediare al clima di incertezza che tra gli addetti ai lavori serpeggiava dopo il naufragio dei precedenti elenchi: purtuttavia elementi di perplessità e necessità di chiarimento sussistono anche a seguito della procedura concorsuale oggi in essere.
Innanzitutto è da stigmatizzare che in nessuna parte del bando si faccia riferimento a specifiche professionalità in campo ambientale e/o naturalistico. Se è vero che il Direttore di Parco deve essere essenzialmente un manager, dotato di una conoscenza approfondita degli aspetti tecnici ed amministrativi connessi alla gestione di un ente pubblico, è altrettanto vero che tale conoscenza non può che essere fondata su una preparazione tecnica specifica, attinente i temi della pianificazione e gestione territoriale, della conservazione della natura, dell’uso compatibile ed integrato delle risorse. In questo senso il presente bando sembra un passo indietro notevole rispetto a quello del 1993 con il quale era stato istituito l’originario “elenco degli idonei”, nel quale si faceva esplicito riferimento a titoli “atti a dimostrare una specifica ed elevata competenza in materia naturalistica ed ambientale”. La assoluta genericità dei titoli richiesti, che vengono valutati in termini esclusivamente quantitativi senza una preventiva selezione qualitativa, comporterà l’iscrizione all’albo di figure che con i temi specifici della conservazione della natura e con l’esperienza concreta dei Parchi maturata in questo paese non hanno alcuna dimestichezza.
Una seconda perplessità di fondo riguarda i titoli scientifici e la loro valutazione. Di fatto vengono presi in considerazione solo titoli accademici, con il risultato di una possibile penalizzazione di chi, impegnato in attività gestionale di settore (ad esempio nella direzione di un Parco Regionale o nel coordinamento dell’area tecnica di un Parco Nazionale) non ha avuto materialmente modo di esplicare attività di ricerca che portasse a pubblicazioni.
Ritengo un assurdo il fatto che il bando possa consentire l’iscrizione all’albo di un dottore di ricerca in filologia romanza (senza nulla togliere a questa nobilissima disciplina) che abbia svolto incarichi ad esempio in un museo e nel contempo escludere il direttore in carica di un’area protetta regionale solo per il fatto che non abbia firmato qualche pubblicazione negli ultimi cinque anni.
Come correttamente ha fatto notare l’Associazione dei Direttori di Aree Protette (Aidap) nella sua nota al Ministro sull’argomento, il bando ignora totalmente i titoli tipici dell’attività tecnico-scientifica dei direttori di parco e degli altri addetti alle aree protette, quali il coordinamento di progetti di ricerca e della redazione di piani di gestione, la progettazione e direzione lavori di interventi tipici del settore. Il rischio che il Bando così congegnato comporta è a mio modo di vedere duplice. Da un lato c’è la possibilità che l’albo sia costituito da moltissimi nominativi, in maggior parte senza alcuna specifica preparazione riguardo alle competenza reali richieste ad un direttore di Parco: questo renderà un pessimo servizio ai Parchi, ed ai Consigli Direttivi che si troveranno a dover individuare le terne di candidati.
Dall’altro lato c’è la concreta possibilità che la genericità e l’indeterminatezza dei criteri fissati porti il bando a fare la fine dell’elenco precedente, vale a dire ad essere sommerso dai ricorsi. In questo caso, tutt’altro che remoto, si continuerà come oggi, senza sapere quali sono i reali criteri di selezione di un pezzo - ritengo non secondario - della dirigenza pubblica. Ma tutto questo non deve spaventare: la soluzione si è già trovata, e risponde al nome di “Coordinatore amministrativo” o “Direttore f.f.”, figura che con creatività tutta italiana si pone al di sopra delle noie e delle contraddizioni insite nella iscrizione concorsuale ad un albo.

Vittorio Ducoli
Direttore del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna




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