Sulla Fiera “Mediterre” – Intervista a Matteo Fusilli


Mercoledì 26 marzo si inaugura, a Bari, la prima fiera dei Parchi del Mediterraneo. “Mediterre” è stata ideata da Federparchi e dall’associazione organizzata per conto della Regione Puglia, che ha fatto propria la manifestazione e l’ha sostenuta con la Fiera del Levante e l’Università di Bari.
Sull’iniziativa abbiamo rivolto alcune domande al presidente di Federparchi, Matteo Fusilli

All’annuncio dell’iniziativa, in settembre, lei presidente parlò di Mediterre come di una scommessa. Vuole dirci oggi, alla vigilia dell’inaugurazione, se la scommessa è stata vinta?

La manifestazione si giudicherà dai risultati finali, ma certo ad oggi non possiamo che essere soddisfatti per avere costruito in poco più di sei mesi una rassegna unica nel suo genere e mai tentata prima. Un incontro al quale parteciperanno rappresentanze di quindici paesi che confronteranno esperienze e progetti e che dialogheranno con esperti e studiosi di natura, cultura, conservazione e sviluppo sostenibile. Dunque la sfida organizzativa è stata vinta, ma credo sia più giusto dire che sono state poste le basi per ciò che più sta a cuore alle aree protette italiane: una collaborazione internazionale più intensa - tra i parchi e tra questi e le altre istituzioni - per affrontare problemi che non conoscono confini, secondo una concezione che ci è cara e che è quella del lavoro per grandi ambiti geografici. Oggi, anche alla luce del successo che si profila per Mediterre, o al rilievo che siamo riusciti a conferire al lavoro per sistemi geografici come l’Appennino e le Alpi, questa concezione può sembrare scontata ma posso assicurare che la sua affermazione è il frutto di un impegno intenso e anche di una battaglia culturale per il superamento dell’idea dei parchi come di spazi isolati autosufficienti, una sorta di Arca nella quale mettere al riparo gli elementi naturali minacciati.

Avete dovuto superare anche difficoltà organizzative concrete, come ci siete riusciti?

Quando si avvia per la prima volta un’impresa del genere le difficoltà sono inevitabili. Ha pesato poi moltissimo la contingenza internazionale, con la crescita della tensione per la situazione irachena. Se si considera il clima politico e diplomatico di questi mesi, e in particolare di queste ultime settimane, nell’area alla quale si rivolge Mediterre c’è da non credere che sia stato possibile avere comunque la rappresentanza straniera di cui ho parlato. Vogliamo vedere in questa presenza un piccolo grande messaggio di pace e di cooperazione che il mondo dei parchi manda a coloro che stanno decidendo la guerra e le sorti di intere nazioni. Vi sono poi state altre difficoltà, dipendenti dalle condizioni, spesso non esaltanti dal punto di vista economico e organizzativo, in cui si trovano – non per loro responsabilità evidentemente - tante aree protette (e non solo straniere, ma anche italiane). Sono state superate quasi tutte, grazie alla disponibilità e all’impegno davvero straordinario della Regione Puglia, al lavoro di uno staff di prim’ordine e, credo, alla bontà dell’idea originale. Il Ministero dell’Ambiente ha deciso una importante partecipazione e ha sostenuto la partecipazione di parchi e riserve, i duemila metri quadri dell’esposizione sono stati tutti acquistati, l’interesse è via via cresciuto e basta guardare al lungo elenco di eventi, incontri e manifestazioni collaterali ai convegni centrali, per avere la dimostrazione del grande interesse suscitato.

Torniamo allo scopo della manifestazione. Il Mediterraneo ci sembra comunque oggetto dell’attenzione di diverse istituzioni internazionali. Come si colloca Mediterre in questo contesto?

Guardi, il problema è proprio questo: con gradi più o meno alti di coordinamento molte istituzioni, molti progetti, molte relazioni internazionali si stanno occupando del Mediterraneo. Noi abbiamo voluto concepire una manifestazione – un luogo fisico, oltre che un’occasione culturale – che potesse raccogliere, e mettere in contatto e a confronto tra loro, i protagonisti, i risultati, le prospettive di tutte queste iniziative. E che potesse costituire un elemento di comunicazione interessante anche per il grande pubblico, che deve essere coinvolto nella consapevolezza dei problemi ambientali e di ciò che si sta facendo per affrontarli. Ma soprattutto, presentando i parchi e le altre aree protette, terrestri e marine, abbiamo voluto dire a tutti che è da lì che occorre partire. I Paesi del bacino mediterraneo hanno costituito complessivamente fino ad oggi quasi 2.000 aree protette. Bene, noi sosteniamo che dal protagonismo di queste istituzioni, dal loro coinvolgimento in programmi internazionali, dal loro collegamento nel lavoro per finalità condivise, può venire un contributo eccezionale alla definizione di strategie e di pratiche concrete utili a tutti. Faccio un esempio banale, legato alle ricorrenze internazionali che hanno voluto il 2003 anno dell’acqua potabile e dei disabili. Ebbene: i parchi sono soggetti che su queste materie hanno già realizzato obiettivi importanti, che possono dire la loro (come faranno con la loro presenza ai convegni di Mediterre) per un salto di qualità “oltre i confini” loro, per citare lo slogan che distingue il prossimo Congresso mondiale dei parchi che si terrà in Sudafrica a settembre.

Voi insistete spesso sul fatto che i parchi non sono solo conservazione della natura. Come si è tradotta questo visione nell’organizzazione di Mediterre?

La moderna concezione dei parchi, maturata proprio fra gli studiosi e gli operatori di questa parte del mondo rappresentata a Mediterre, è quella che li definisce come ambiti nei quali la conservazione e la tutela della natura sono destinate ad essere durature – e dunque in realtà possibili – solo in quanto collegate alla difesa di quelle complesse relazioni tra l’uomo e il suo ambiente che hanno costruito i paesaggi, ad esempio, del nostro mare Mediterraneo. E’ dunque un problema di culture da preservare e mettere in luce, di civiltà da studiare nelle loro relazioni con il territorio, di nuovi sviluppi economici da realizzare, avendo al centro la valorizzazione di un patrimonio inestimabile che è insieme naturale, culturale e sociale. Mediterre si è posta fin dal suo primo abbozzo questa finalità. E credo che abbia raggiunto lo scopo dal momento che gli espositori e le delegazioni non presenteranno solo natura e luoghi di favola, ma civiltà e modi di vivere; dal momento che ai parchi saranno affiancate altre istituzioni di ricerca e di sviluppo; dal momento, infine, che negli incontri e nei dibattiti che caratterizzeranno la rassegna si parlerà insieme di tutela e sviluppo economico, di esperienze di conservazione e di turismo sostenibile, di storia comune e di sviluppo comune dei popoli del Mediterraneo.




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