Vi ricordate della “Nicole”?


A due mesi dall’affondamento della carretta del mare Nicole a tre chilometri dalle coste del monte Conero, di fronte a Numana, nessuno sembra più ricordarsi che l’Adriatico quella notte ha sfiorato una delle più grosse catastrofi ecologiche di sempre. Il ferro vecchio, nonostante le rassicurazioni del governo Berlusconi che ha promesso di rimuoverlo entro l’inizio dell’estate, continua a stazionare a 12 metri di profondità nelle acque del Conero, ma tutti sembrano aver perso di vista le circostanze misteriose in cui è affondato.
Il parco del Conero, nel corso del consiglio direttivo, ha lanciato il suo grido di allarme. La vicenda della nave battente bandiera del Belize naufragata tra il 26 e il 27 gennaio doveva essere un campanello per svegliare tutti: le istituzioni, gli enti, gli operatori turistici e la gente comune. Invece tutto sta già cadendo nell’oblio più completo. Per questo, il Consorzio ha approvato all’unanimità una mozione. Nel documento proposto dal presidente del Parco Mariano Guzzini, si chiede in primis alle autorità statali di ispezionare il carico della Nicole per controllare se custodiscano sostanze nocive. L’equipaggio aveva dichiarato che la vecchia nave trasportava 36 tonnellate di feldspato, minerale a base di potassio, sodio e calcio utilizzato per la lavorazione del vetro. Praticamente un silicio non inquinante. Le circostanze dell’affondamento, però, danno adito a più di un dubbio. L’equipaggio ucraino della Nicole, infatti, secondo alcuni testimoni oculari (i quali avrebbero notato l’imbarcazione stranamente sotto costa) era in difficoltà già dalle prime ore del pomeriggio, ma avrebbe aspettato le 11 della sera per dare l’allarme quando ormai non c’era più nulla da fare. Molto significative, in questo senso, le impressioni del sindaco di Numana, Giancarlo Balducci, il quale vanta esperienza di ufficiale a bordo di petroliere: “La storia della Nicole - osserva il primo cittadino - non è chiara. Ho chiesto sia alla Capitaneria di Porto che al ministero dell’ambiente che il relitto venga recuperato al più presto. Non sappiamo cosa c’è dentro le stive e comunque le tubazioni sono coperte da cuscinetti d’amianto e i carter dei motori sono impregnati di olio lubrificante. Cosa faremo se a giugno verrà a galla una grossa macchia d’olio? O se l’amianto si disperderà in filamenti? Non capisco, inoltre, perché la nave non si sia spiaggiata e non abbia chiesto subito soccorso scegliendo, in pratica, di affondare. Forse perché – si chiede sibillino Balducci - l’iter burocratico per ispezionarla è molto più lungo in mare che sulla terra ferma? E poi, perché pochi giorni dopo un’altra nave si è avvicinata alla Nicole dichiarando di essere fuori rotta e si è allontanata solo quando è stata costretta a farlo dalla Capitaneria? Cosa cercavano e soprattutto cosa nasconde la Nicole? Forse niente e non voglio fare allarmismo, ma penso che per evitare brutte sorprese la nave vada recuperata”.
Ed i timori del sindaco di Numana sulla possibile fuoriuscita dell’olio motore rimasto ancora dentro nei serbatoi della Nicole sono condivisi anche dal direttivo del Parco del Conero, il quale, nel documento approvato, ha chiesto in seconda istanza all’esecutivo nazionale di recuperare quanto prima il relitto. Inoltre, secondo il documento del direttivo bisogna impedire il transito nell’Adriatico a tutte le navi monoscafo adibite al trasporto di petrolio e dei suoi derivati, nonché al trasporto di qualunque sostanza chimica allo stato liquido o solido che possa contaminare le acque marine, costruite prima del 1996 di qualunque stazza. Il mare che bagna le coste est italiane, infatti, è un mare chiuso e particolarmente basso, quindi in caso di incidente sarebbero addirittura irrimediabili i danni che si andrebbero a verificare in siti costieri di pregio ambientale come il Cònero, il Gargano, il Delta del Po, senza considerare che attività economiche legate alle caratteristiche del mare come la pesca, l’itticultura ed il turismo sarebbero letteralmente azzerate, creando una emorragia di posti di lavoro che potrebbe mettere in ginocchio intere regioni.
“Nel Mediterraneo – spiega Mariano Guzzini, presidente del parco del Cònero -, sebbene rappresenti lo 0,7% della superficie delle acque marine nel mondo, si svolge il 25% del traffico petrolifero globale con la movimentazione di oltre 3000 milioni di tonnellate di greggio ogni anno. Nei porti italiani annualmente transitano 125 milioni di tonnellate di greggio in gran parte movimentate dai porti dell’Adriatico con un aumento medio annuo di 1,35%. Il 78% delle navi affondate tra il 1992 e il 1999 aveva un’età di servizio superiore ai 20 anni, analogamente alla Nicole che ne contava addirittura 37”.
“Se consideriamo – gli fa eco Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche - che lo stato della flotta europea è drammaticamente preoccupante, dato che nel 1999 oltre il 45% delle petroliere immatricolata nell'UE aveva un'età superiore ai 20 anni, si capisce quanto i nostri mari siano costantemente a repentaglio. Il governo italiano, soprattutto dopo questo scampato pericolo, deve capire che è ora di anticipare i contenuti della buona direttiva europea che entrerà in vigore nel 2005, ma sarà recepita solo intorno al 2012, come hanno fatto Francia e Spagna dopo il disastro della Prestigi, la quale ha deturpato le coste della Galizia. Tutto ciò – continua Quarchioni - potrebbe essere ottenuto anche adoperandosi già da oggi con determinazione per ottenere il riconoscimento internazionale, da anni in discussione, del mare Adriatico come ‘Sensisitive Special Area’ (area sensibile speciale) al fine di fissare regole più restrittive per il transito delle pseudo-navi come quella affondata davanti al Conero”.
Anche la Provincia di Ancona si è mossa in maniera incisiva. La Giunta guidata da Enzo Giancarli ha invitato, approvando un apposito ordine del giorno, il governo, il parlamento italiano e quello europeo “ad un sollecito impegno per definire accordi a livello internazionale per impedire il trasporto via mare con navi che non diano assoluta sicurezza”. Nel contempo si sono mossi diversi parlamentari. Gli onorevoli Lion, Bulgarelli, Pecoraro Scanio, Boato, Cima, Zanella, Cento, Galeazzi, Abbondanzieri, Albertini, Ceremigna, Buemi, Intini, Villetti, Pappaterra, Cossa, Nicolosi, Molinari, Grotto, Cusumano, Mazzucca, Gianni hanno presentato un’interrogazione a risposta scritta al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro degli esteri, al ministro dei trasporti, al ministro dell’ambiente e al ministro dell’interno per sapere: quali urgenti iniziative intendono assumere i ministri competenti per scongiurare ulteriori e pericolosi incidenti in un mare particolarmente delicato quale l’Adriatico; per quale motivo la Capitaneria di porto non ha provveduto ad un ispezione a bordo della nave, al momento dell’invio della motovedetta a largo di Numana, in acque territoriali italiane, limitandosi ad accettare le poco credibili assicurazioni dell’equipaggio; se non si ritenga opportuno varare un provvedimento d’urgenza per impedire il transito di navi obsolete e con carichi inquinanti.
Il pericolo c’è e la Nicole ce lo ha ricordato. Continuare ad ignorare questo inconfutabile segnale potrebbe avere conseguenze gravissime.

Michele Paoletti




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