Mare Nostrum tra aree protette e co-operazione internazionale


Murcia (Spagna)

Dal 23 al 30 Marzo si è tenuta nel capoluogo dell’omonima regione spagnola la prima conferenza sulle aree protette del Mediterraneo, dal titolo: “Le aree protette del Mediterraneo: verso un uso razionale degli spazi naturali”. L’ evento è stato organizzato dal neo-istituito Ufficio IUCN per la Cooperazione Mediterranea, nato a Malaga nel 2001 con il supporto dell’ organizzazione madre (IUCN), del governo spagnolo e della regione Andalusia. L’ IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), fondata nel 1948, è un organo ufficiale delle Nazioni Unite, ha sede centrale a Gland (Svizzera) e conta tra i propri membri 107 agenzie governative, più di 750 Organizzazioni Non Governative e 10.000 tra scienziati ed esperti di 181 paesi.
Alla Conferenza erano presenti 120 tra esperti di conservazione della natura, direttori di parchi, imprese di consulenza private e associazioni ambientaliste provenienti dai 22 paesi mediterranei: dal Marocco, Tunisia, Libano, Siria e Giordania sino a Italia, Francia e, Spagna passando per Cipro, Turchia, Albania e Croazia. Tutti quei popoli insomma, che da secoli si dividono quel mare meraviglioso e antico che è il Mediterraneo, ricco di tradizioni e storia ma anche di pericoli e sfide. Come quelli che minacciano la salvaguardia dei nostri tesori naturali, paesaggistici e culturali e l’ uso sostenibile delle nostre risorse.
Tema centrale della conferenza di Malaga la gestione delle aree protette quali parchi nazionali, regionali, riserve marine e terrestri. Per quattro intensi giorni e immersi nei profumati aromi della macchia mediterranea, i partecipanti hanno discusso problemi comuni di gestione delle aree protette, presentando casi di esperienze nazionali, con lo scopo stabilire casi di best practices e linee generali d’ azione verso un uso delle aree naturali attento non solo alla conservazione della natura e dei suoi delicati ecosistemi, ma anche alle esigenze di sviluppo sociale ed economico delle popolazioni che vi vivono.
“Il Mediterraneo si distingue dalle altre eco-regioni del mondo per l’ elevata presenza umana – ha affermato Jamie Skinner, Direttore del Centro IUCN di Malaga - e per la millenaria coesistenza di diverse pratiche e culture che lungo la storia ha alterato l’ ambiente naturale circostante. La grande sfida dell’ IUCN – continua Skinner - è quella di trasformare le aree protette in opportunità di sviluppo locale e crescita economica sostenibile”.
Quattro i temi principali in discussione: Governabilità, Reti ecologiche tra aree marine e terrestri, Finanza Sostenibile e Nuove Professioni. I partecipanti si sono divisi nei rispettivi gruppi di lavoro, analizzando ciascuno un aspetto diverso: la formazione di figure professionali competenti tramite corsi di specializzazioni e training; la governabilità delle aree e le nuove forme di partnenariato necessarie per una gestione partecipata che coinvolga sia attori pubblici che privati; la fianziabilità delle aree protette e l’ esigenza di pensare forme auto-sostenibili di guadagno economico che riducano la dipendenza dell’ area dai sempre meno generosi finanziamenti statali (interessanti in questo ambito strategie quali la certificazione ambientale, il turismo sostenibile o il marketing di prodotti locali); e per finire, la connettività tra diverse aree naturali e l’importanza di “corridoi” ecologici e sociali tra ambienti marini e terrestri.
Critici, in ognuna delle tematiche sopra citate, gli aspetti finanziari e legislativi, oltre all’assenza nella maggior parte dei casi di piani di gestione delle aree protette. “ Incontri come questi servono a creare una piattaforma di dialogo e scambio tra paesi spesso molto diversi tra loro in termini di politica ambientale, contesti socio-economici e capacità istituzionali – riprende entusiasta il Direttore dell’ IUCN-Mediterraneo –. I partecipanti si sentono parte di un’unica realtà ed iniziano a vedere i benefici della cooperazione tra Paesi”.
Obiettivo finale della Conferenza quello di produrre una carta di visione comune del Mediterraneo, a dire una dichiarazione di principi guida da presentare al prossimo Congresso Mondiale dei Parchi che si terrà a Durban – Sud Africa – il settembre prossimo.
Il piu’ grande mare chiuso della Terra, il Mediterraneo ospita circa 25.000 specie di piante, di cui 13. 000 endemiche. Le sue coste costituiscono tappe fondamentali per le specie migratorie, nonché meta principale del turismo internazionale, due caratteristiche non sempre compatibili. Come raggiungere una sinergia tra conservazione ambientale e sviluppo socio-economico rimane una – forse la più importante – delle sfide di questo millennio. L’ Italia, paese mediterraneo col maggior numero e superficie di aree protette, ha grandi potenzialità per vincerla. Ma se è certo che le aree protette giocano un ruolo cruciale nello stimolare modelli di sviluppo sostenibile, è altrettanto certo che la politica ambientale e di conservazione da sola non riuscirà a sostenere questa sfida. Occorre una visione integrata di pianificazione territoriale che combini le varie politiche sociali, economiche ed ambientali in una visione sostenibile e di lungo respiro.

Anna Chiesura (achiesura@hotmail.com)




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