L’audizione di Aldo Cosentino alla Camera
Un contributo nella giusta “Direzione”


Dall’ ottobre dello scorso anno, ossia dalla Conferenza nazionale di Torino, abbondano le polemiche sui parchi - su cosa dovrebbero essere e non sono, su cosa dovrebbero fare e non fanno o non fanno bene - ma scarseggiano le occasioni e le sedi appropriate, in cui i vari soggetti interessati possano discutere seriamente, confrontarsi liberamente e decidere congiuntamente.
In questa situazione anche le audizioni parlamentari nell’ambito dell’indagine in corso alla Camera dei Deputati, possono perciò aiutarci e contribuire a individuare i problemi, smuovendo un po’ le acque nel senso giusto.
Da questo punto di vista la recente audizione del responsabile della Direzione per la Conservazione della Natura Aldo Cosentino alla Commissione Ambiente della Camera (2 aprile), offre sicuramente più d’uno spunto, perché finalmente si individuino i temi giusti da discutere in quelle sedi, da tempo proposte e richieste da Federparchi, ma ancora da istituire.
In questi casi si può scegliere se partire da quanto è stato detto o taciuto. Preferiamo la prima opzione senza tralasciare però la seconda. Cosentino ha ribadito che il bilancio di questi anni è nel complesso positivo e ricco di risultati. Lo sapevamo ma, dati i tempi che corrono in cui i denigratori appaiono fin troppo solerti, è bene sentirselo ripetere da chi ha importanti responsabilità istituzionali. Anche della controversa questione dell’autofinanziamento il Direttore del ministero, pur senza ridimensionarne il significato, ha evitato di fare un oggetto irresistibile di desiderio. Con equilibrio ha ricordato che è bene utilizzare al meglio tutte le potenzialità, senza illudersi però che lì stia la soluzione dei problemi. I parchi hanno precise responsabilità e finalità e quelle vanno sostenute. Infine sui residui passivi di alcuni parchi nazionali, da tempo oggetto di furibonde quanto vaghe e strumentali polemiche, Cosentino ha ricordato con equilibrio che quei ritardi nella spesa sono dovuti ad una serie di ragioni politico-istituzionali, prima ancora che tecniche. Farne un capro espiatorio non servirebbe a niente, mentre è necessario porre tutte le istituzioni, e non soltanto i parchi, nelle condizioni di progettare e spendere.
Dicevamo dei silenzi. Va detto per onestà che da nessuna relazione si può pretendere la completezza. Ma parlando di piani dei parchi nazionali, fermi in più d’un caso alla stazione regionale, perché non accennare anche ai progetti d’area - APE, Alpi, Coste - che ristagnano? E poi: il tavolo istituzionale ipotizzato e proposto a Torino che fine ha fatto? E che fine hanno fatto la Carta della Natura e il Piano nazionale della Biodiversità?
Si capisce l’imbarazzo di chi deve rispondere alle interruzioni di un presidente che sembra preoccupato unicamente di ricordare urbi et orbi che, con il nuovo titolo V, lo Stato può fregarsi bellamente delle Regioni, ma qualche accenno anche a queste questioni da troppo tempo sul tappeto (o sotto?) non avrebbe guastato. Tanto più che il direttore Cosentino in più occasioni, anche recenti, ha avuto modo di dichiarare la sua disponibilità a impegnarsi, ad esempio, perché il progetto sulle Coste, CIP, assuma a tutti gli effetti le dimensioni e i caratteri di un progetto nazionale, specie ora che terra e mare sono ricondotti ad un'unica responsabilità (la sua) di gestione ministeriale.

Renzo Moschini



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