Informazione, etica e soldi


Due notizie nell’ultimo mese riguardanti l’informazione ambientale e quella dei parchi. La prima è positiva: è stata varata la Carta del Delta per un’”informazione più attenta ai tesori ambientali”. “Gli operatori dei media sono chiamati a dare spazio, evidenza e voce, al di là di ogni appartenenza politica e ideologica, alle aree parco, a chi opera e vive in esse”: è forse il punto chiave, il programma, l’espressione d’intenti dei giornalisti che aderiscono all’organizzazione sindacale ”QP” (Quarto Potere), componente “trasversale” nata circa tre anni fa dopo l’ultimo congresso.
La “Carta del Delta”, viene spiegato in un comunicato, intende sancire il diritto prioritario dei cittadini a un'informazione corretta sui temi ambientali, mettendo in risalto l'importanza dei territori protetti. In particolare, sottolinea QP “le aree a vocazione ambientale e densamente popolate come il Delta Veneto del Po” (nei pressi del quale, a Cà Vendramin, i giornalisti si sono riuniti per discutere il documento).
Come tutte le carte, anche i codici deontologici vivono poi sulla buona volontà, coerenza e correttezza dei singoli giornalisti. Non ci resta che augurarci che gli aderenti all’organizzazione sindacale vi si attengano convinti nel profondo che, come scrivono nel documento, “informazione e coinvolgimento su ambiti avanzati della società sono i doveri del giornalista, non ambientalista per forza, ma professionista attento alle fonti delle notizie ed equidistante dalla mera promozione e dalla mera denuncia”.
La seconda è meno buona. Passato sotto silenzio nei giorni della guerra in Iraq, un regolamento del Ministero delle comunicazioni aumenta quasi di cinque volte le spese di spedizione del materiale cartaceo gratuito di enti pubblici. Per i parchi comporta costi pressoché insostenibili per produrre fogli di contatto con le popolazioni locali diventando più costoso spedirli che realizzarli. L’intento non è chiaro. Dubitiamo che si intendesse moderare l’abuso di carta stampata inviata gratuitamente fatta dozzinalmente. Non strumenti di informazione ma pura e semplice propaganda di cui però temiamo non vedremo scemare i polverosi pacchi che si accumulano negli scantinati di Comuni, Regioni ecc.Sovente questi enti producono materiale “tanto per farlo”, per poter dire “lo abbiamo scritto”, per “far girare risorse”. Un altro obiettivo potrebbe essere “recuperare” risorse dagli enti locali dopo averle distribuite. Sarebbe una logica puramente furbastra e di ben corto respiro. Quindi? Quindi restiamo con i nostri interrogativi mettendo in conto invece che un altro, piccolo e modesto, strumento “per farci capire” è diventato praticamente inutilizzabile.
Probabilmente gli enti locali non pensano si tratti di una gran guasto in quanto non si sono levate proteste da alcuna parte. D’altronde la scarsa attenzione a queste cose è nota “tra gli addetti ai lavori”. Tant’è che una ricerca in corso della Federazione nazionale della stampa (FNSI) fa emergere che la legge 150/2000 relativa agli uffici stampa pubblici e uffici relazioni per il pubblico (URP) è ampiamente disattesa.

g.b.



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del Giornale dei Parchi