Si è conclusa Mediterre - Il commento di Matteo Fusilli


Domenica 30 marzo si è conclusa a Bari “Mediterre”, la prima fiera dei Parchi del Mediterraneo ideata da Federparchi e da essa organizzata per conto della Regione Puglia. Per un bilancio dei cinque giorni di rassegna espositiva, di convegni, di incontri internazionali sul tema della conservazione del Mediterraneo abbiamo raccolto il giudizio del presidente dell’associazione, Matteo Fusilli

Presidente Fusilli, ora che le luci nei padiglioni di Mediterre si sono spente ed è possibile trarre un bilancio completo dell’iniziativa, si sente di confermare il giudizio che diede nell’imminenza dell’inaugurazione, quando parlò di una “sfida vinta”?

Mi riferivo allora alla sfida organizzativa. Il successo, da questo punto di vista, è stato eccezionale, confermato dall’intero svolgesi della rassegna, che sin dall’inaugurazione - caratterizzata dalla presenza del Governo al massimo livello, ed è stata la prima volta in una manifestazione autonoma dei parchi - ha immediatamente assunto una sua fisionomia precisa, una caratterizzazione chiara, che ha saputo emergere con decisione nell’ambito di una esposizione già affermata come Expolevante.
Ora però voglio parlare di sfida vinta anche sul piano politico. Per questo basterebbe citare l’intenzione della Regione Puglia, che ha investito molto nel sostegno alla manifestazione e che in base al successo registrato ci ha già chiesto, attraverso l’Assessore Saccomanno, di discutere dell’edizione prossima e dei modi per rendere permanente la rassegna. Si tratta di un riconoscimento significativo, del quale non possiamo che essere grati.
Ma vorrei aggiungere altri elementi altrettanto importanti: la dimostrazione della capacità di autorganizzazione dei parchi, l’interesse del pubblico e dei mezzi di comunicazione, l’apprezzamento unanime degli ospiti stranieri i quali, oltre a scoprire la ricchezza e la varietà delle aree protette italiane, hanno tratto da Mediterre una prospettiva di lavoro comune per obiettivi generali che siamo orgogliosi di aver concepito e proposto.

Vogliamo approfondire meglio questi aspetti, per darne conto ai nostri lettori?

Certamente. Partiamo dalla considerazione che Mediterre è l’unica fiera di cui i parchi sono gli organizzatori attraverso la loro associazione, la Federparchi. Non ospiti, non protagonisti invitati da altre organizzazioni, non appendice di iniziative proprie di altri settori (il turismo, il buon vivere o l’ambiente in senso generale) ma, appunto, promotori in proprio. Non c’è nemmeno da sottolineare la testimonianza di maturità che ciò comporta e il valore che questo fatto può avere per il futuro del nostro sistema.
Per quanto riguarda poi l’interesse dei media e soprattutto del pubblico, che è stato numerosissimo, occorre dire che la conoscenza del ruolo e dell’attività delle aree protette è la condizione essenziale per loro difesa e la loro crescita. Un’identificazione da parte delle popolazioni con la loro missione ha un peso immenso, soprattutto al Sud, dove i parchi sono più giovani e dove il compito che è stato loro attribuito, di strumenti utili per un riscatto anche sociale e culturale, li rende più esposti e perciò stesso più bisognosi di sostegno e di trasparenza.
L’aspetto delle relazioni e della collaborazione internazionale, infine, è decisivo per conferire credibilità ed efficacia al lavoro delle tante organizzazioni che operano per la conservazione del Mediterraneo. L’idea dal protagonismo dei parchi in vista di questo obiettivo è l’idea vincente di Mediterre, i colleghi delle altre nazioni lo hanno apprezzato immediatamente. In questo senso non è esagerato dire che a Bari si è segnata una svolta che avrà conseguenze ora nemmeno immaginabili: si sono messe le basi per la saldatura tra un lavoro “scientifico” per la conservazione, un’idea politica di cooperazione al di là delle frontiere e un sentimento popolare di comunione e di unità.

Non le sembra troppo affidare ad una manifestazione la soluzione di così tanti e rilevanti problemi?

Le manifestazioni certo non risolvono i problemi; esse però servono a creare momenti di ricaduta positiva, a sollecitare l’attenzione dando conto della realtà e delle possibilità future, a lanciare messaggi e ad acquisire ascolto e credito. E Mediterre – alla sua prima esperienza, vale la pena di sottolinearlo – ha svolto tutte queste funzioni in modo egregio, segnalando la creatività, la vivacità, la modernità dei parchi italiani.
Perché alla fine il maggior risultato realizzato da Mediterre, senza il quale dovremmo oggi parlare di “un’altra fiera dei parchi” è stato proprio questo: l’affermazione della presenza viva e attiva dei nostri parchi, della loro autorevolezza sul piano internazionale, della loro capacità di concepirsi come sistema e di avanzare proposte addirittura a scala continentale. Con buona pace di chi li denigra ad ogni occasione.
C’è poi un altro aspetto che vorrei citare, un risultato virtuoso che presumiamo di poter almeno in parte considerare come un “effetto collaterale” di Mediterre: la Regione Puglia ha voluto giungere all’appuntamento avendo finalmente portato a termine l’iter di sua competenza riguardante la creazione del Parco nazionale dell’Alta Murgia. Un segno che se le cose sono buone aiutano ad andare nella direzione giusta.

Oltre ai molti apprezzamenti c’è stata anche qualche critica. Il Wwf ha visto delle ombre, per esempio nel rapporto tra i costi e i benefici.

Ombre ce ne sono sempre, in qualsiasi iniziativa. Gli amici del Wwf - che sembrano lamentare un investimento economico che pure ci ha consentito di ospitare loro così come le altre associazioni ambientaliste - hanno voluto evidenziare quelle che ritengono di aver individuato. Lo hanno fatto in un momento in cui, anche per gratificare i tanti sforzi profusi in una impresa inedita, sarebbe forse stato meglio concentrarsi sulle luci di Mediterre piuttosto che farsi condizionare solo dall’ombra scura che la difficile situazione attuale proietta sui parchi italiani. La Federparchi comunque è estremamente interessata alla valutazione di alcuni limiti che qua e là si sono manifestati – nelle relazioni con gli espositori, nella partecipazione di alcuni paesi, nella comunicazione generale e specifica - che erano inevitabili alla prima esperienza e che hanno però tolto ben poco alla bontà dell’idea originaria e all’efficacia della sua attuazione. L’esperienza è stata del tutto positiva e importantissima e servirà, insieme alle osservazioni e anche alle critiche di tutti, a migliorare ciò che desideriamo abbia senz’altro un futuro. E io vedo un futuro di consistente rafforzamento di Mediterre, una rassegna che coinvolgerà ambienti sempre più ampi, da quelli culturali a quelli economici e dell’imprenditoria perché, se l’edizione che si è appena conclusa ha dimostrato che, per affrontare questioni vitali per il bacino del Mediterraneo, non è marginale la realtà dei parchi, le edizioni future dimostreranno che la loro esperienza e la loro capacità può essere addirittura determinante.



Commenta l'articolo
Il Giornale dei ParchiTorna alla prima pagina
del Giornale dei Parchi