L’esperienza dei parchi toscani discussa a San Rossore – Iniziativa del Centro Studi


A pochi mesi dalla istituzione e dopo un primo incontro dedicato alla “Carta dei parchi”, il Centro Studi sulle aree protette del Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli ha tenuto l’11 aprile scorso, alla ex Villa presidenziale del Gombo, nella tenuta di San Rossore, un seminario sulla esperienza toscana in materia di aree protette. Il seminario ha visto una insolita e appassionata partecipazione, non soltanto toscana.
Il dibattito, grazie anche ad alcune importanti relazioni - di Carlo Desideri, di Andrea Simoncini, di Virginia Masserini – e agli interventi - del responsabile delle aree protette della Regione Toscana Edoardo Fornaciari, di Antonello Nuzzo, del presidente del Centro Fabrizio Bianchi, di Stefano Maestrelli, Giampiero Sammuri, Luigi Bertone di Federparchi, e molti altri - ha spaziato ampiamente oltre le tematiche regionali, come era inevitabile.
Una attenzione particolare è stata dedicata alla nuova legge urbanistica regionale. In effetti è questo un tema che nell’affollato seminario ha suscitato più di una preoccupazione, da parte specialmente degli amministratori dei parchi. La legge urbanistica toscana è considerata con giudizio unanime tra le più avanzate. Che si cerchi di renderla più efficace, coordinando meglio i vari interventi, è obiettivo più che giusto. I timori riguardano il possibile indebolimento delle normative cosiddette ‘speciali’, in primis quella dei parchi. In questi anni i parchi regionali toscani hanno acquisito piena competenza anche sulle cosiddette “aree contigue”, ovvero su quei territori di confine nei quali sovente si esercita anche l’attività venatoria. In questi territori piuttosto cospicui, sebbene si possa cacciare, vige infatti a tutti gli effetti la normativa del parco. Sottrarre questi territori alla gestione dei parchi, come taluno pensa di fare per ‘restituirli’ ai comuni, penalizza l’area protetta e non premia nessuno. Su questo punto, nel corso della discussione, è stata chiesta molta chiarezza. Chi parla di “restituire” al comune una competenza che gli sarebbe stata sottratta sbaglia di grosso perché in queste aree – come dimostra l’esperienza concreta di questi anni - parchi e amministrazioni locali hanno potuto maturare scelte comuni, nel reciproco interesse e, quel che più conta, a vantaggio dell’ambiente. Tornare indietro rispetto a queste scelte, quindi, non avvantaggerebbe nessuno, tanto meno quel maggiore coordinamento tra strumenti urbanistici che si intende perseguire.
A San Rossore, però, non si è discusso solo di questo aspetto, che pure costituirà un argomento non secondario alla prossima Conferenza regionale dei parchi, prevista per giugno. Come segnala il documento conclusivo, approvato all’unanimità dei presenti, alla Villa del Gombo si è discusso anche della fase delicatissima e preoccupante che stanno attraversando i parchi, inclusi quelli toscani. Due dei tre parchi nazionali operanti in Toscana sono ancora privi degli organi di gestione ‘ordinari’, in quanto commissariati dal ministero. Ha un bel dire il ministro Matteoli che i parchi li vuole operosi e concreti, se poi li imbriglia e impedisce alla Regione e agli Enti locali di fare la loro parte, del resto prevista dalla legge e non soggetta alla “discrezionalità” arrogante del ministero. Ecco, alla conferenza regionale si discuterà anche di questo.

Renzo Moschini- del Centro Studi del Parco Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli




Mozione approvata all'unanimità al seminario si San Rossore dell'11/04/03

A conclusione del seminario tenutosi a San Rossore l’11 aprile 2003 sulle esperienze delle Aree Protette toscane, riteniamo necessario, anche in vista dello svolgimento della Conferenza Regionale sulle Aree Protette prevista per il prossimo giugno, manifestare la più viva preoccupazione sullo stato attuale di degrado delle politiche nazionali per le Aree Protette e per il possibile peggioramento prospettato dalla delega al Governo per il riordino delle politiche ambientali, ivi comprese quelle per le Aree Protette.
In questa prospettiva si sollecita il ruolo delle Regioni e in particolare della Regione Toscana, la cui esperienza avanzata, riconosciuta per altro nel quadro nazionale, la investe di responsabilità nella difesa dell’effetto finora conseguito nella gestione della Legge quadro 394/91.
In tale contesto riteniamo doveroso segnalare l’urgenza di un sostegno dell’esperienza in corso nella formazione e gestione del sistema regionale delle Aree Protette, garantendo il raccordo e l’integrazione tra tali politiche e le altre politiche regionali sul territorio e sull’ambiente.
In particolare il perfezionamento della proposta di legge regionale di sviluppo e rafforzamento della L.R. n° 5/95 richiede un chiarimento definitivo nel rapporto di convergenza tra pianificazione ordinaria e pianificazione straordinaria riferita alle Aree Protette, che discende dal regime speciale della Legge quadro.
Oggi più che mai è indispensabile stabilire la priorità della pianificazione speciale nei perimetri delle Aree Protette e delle loro aree contigue, per assicurare la necessaria integrazione con il contesto territoriale, ambientale, economico e sociale, pur nella necessaria autonomia del regime speciale che non può in alcun modo confondersi con quello di un assetto di settore.




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